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Autore: kiddoB    03/12/2011    13 recensioni
La rosa, il suo fiore preferito, bianca, pura, semplice e profumata.
Il Tranello del Diavolo, pianta veramente bellissima, mozzafiato a vedersi. Ma avvicinarsi era impossibile; era pericolosa, faceva male, uccideva. La si poteva amare, ma solo da lontano

Hermione Granger commette una leggerezza. Che forse le costerà la dignità, o le aprirà la via del paradiso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La Rosa e il Tranello del Diavolo




Le otto meno dieci.
Hermione tornava in biblioteca dopo essere passata un momento dal bagno; forse ce l’avrebbe fatta, a finire il tema di Erbologia, non aveva proprio voglia di doverlo continuare l’indomani.
Va bene, quindi, ricapitolando. La Ruta, da alcuni ritenuta la mitica "Erba Moly", aiuta a riconoscere i propri errori e bruciata ad allontanare le cattive abitudini. Ad essa è abbinata la Verbena, pianta protettiva delle streghe dei tempi passati che può essere usata per bagni purificanti, e il Patchouli che aiuta gli amori appassionati…
Rientrando rimase un momento interdetta; al suo posto si era seduto un ragazzo. Cos’era, cieco? Insomma, c’erano i suoi libri lì! E poi ormai la biblioteca era completamente vuota con una ventina di tavoli liberi!
Aprì la bocca per reclamare il suo spazio, ma la voce le morì in gola quando si rese conto di due particolari.
Uno, quel ragazzo era Draco Malfoy.
Due, stava sfogliando il suo libro.
La rabbia le risalì da sotto i piedi. Anche mentre studiava doveva infastidirla? Li aveva, lui, i suoi libri, tutti ben rilegati e nuovi di zecca con l’incisione D.L.M. sul dorso. Lo stava scarabocchiando, sicuramente, gli stava facendo le pieghe agli angoli, giusto per farla arrabbiare e sfotterla come sempre.
In realtà una vocina nella sua testa, la maledetta vocina sincera e sfacciata che la tormentava da troppo, troppo tempo, le stava dicendo anche qualcos’altro, ma non era quello il momento di darle ascolto.
O forse sì.
Perché quella vocina le stava ricordando un terzo particolare.
Hermione iniziò a sudare freddo.
 
In quel libro c’era qualcosa che nessuno avrebbe mai dovuto vedere. Il segreto inconfessato e inconfessabile che si portava dietro da un anno, o forse più, non ricordava. In quel libro, tre notti prima, quando aveva iniziato quello stramaledetto tema, aveva inserito un foglio volante scribacchiato e decorato con cinque parole ripetute su due colonne, in una bella grafia svolazzante. Insomma, era comprensibile: erano le due e mezzo e lei era ancora in Sala Comune a ripetere ad alta voce tutti gli usi e  le origini delle piante magiche, così una parte del suo cervello si era disconnessa, aveva afferrato una pergamena e una piuma e aveva iniziato a mettere nero su bianco l’assurda ma, purtroppo, incontrovertibile verità che le attanagliava cuore e viscere. No, la sua ragione no. Quella era la sua guida, la sua forza, sapeva cosa si poteva o non si poteva dire o fare. Ma si sa che alle due e mezzo di notte anche lei va a dormire.
Era il cuore che aveva guidato la sua mano, mentre la voce ripeteva meccanicamente ciò che già sapeva bene, solo per darle l’illusione che non era completamente impazzita, che le parole che stava vergando erano solo una parentesi, il suo angolo di follia e che era giusto, ci poteva stare, ma solo in quella fascia oraria e solo con se stessa.
Quando aveva finito aveva riguardato quel foglio e si era sentita come una sciocca bambinetta illusa, una dodicenne alla prima cotta, di quelle che riempiono diari e diari di frasi romantiche e disegnano i puntini sulle i come cuoricini. In fondo, però, quella era l’unica dimensione in cui il suo segreto poteva esistere, e non le dispiaceva; quella era la sua debolezza, la sua privata e personale perversione e in fondo le voleva bene, in fondo, ma proprio in fondo. Perché molto più spesso la faceva impazzire, piangere e sognare situazioni ed anche (dio, quanto si vergognava) scene di passione che non si sarebbero mai verificate.
Come tutte le altre volte, avrebbe dovuto gettare quel foglio nel fuoco e guardarlo bruciare lentamente, centimetro dopo centimetro, lettera dopo lettera, così come anche il suo cuore andava in fiamme.
Lei e il fuoco, unicamente con lui condivideva l’occulto desiderio che le graffiava l’anima.
Solo che tre notti prima aveva desistito, le era piaciuto tanto quel foglio, era venuto proprio bene, ordinato e preciso, con una calligrafia tondeggiante ed equilibrata. Così l’aveva piegato a metà ed inserito nel libro, tra la pagina della Rosa e quella del Tranello del Diavolo. Inizialmente non ci aveva fatto caso, ma poi quella coincidenza l’aveva fatta sorridere.
La rosa, il suo fiore preferito, bianca, pura, semplice e profumata.
Il Tranello del Diavolo, pianta veramente bellissima, mozzafiato a vedersi. Ma avvicinarsi era impossibile; era pericolosa, faceva male, uccideva. La si poteva amare, ma solo da lontano.
E lo spacco della rilegatura segnava in confine, il burrone, il crepaccio da cui queste due pagine erano e dovevano rimanere separate. Il foglio, inserito in quel canyon dalla parte piegata, rimaneva dritto. Hermione ci lesse la grande verità che purtroppo avvolgeva il suo segreto: quella pergamena sarebbe rimasta sempre e per sempre così, in piedi, dritta, muro invisibile ma esistente. La diversità era immensa e invalicabile, erano due piante purtroppo incompatibili. C’era solo un modo di far combaciare la Rosa, il Tranello e quelle parole che la ragazza avrebbe immensamente desiderato che non fossero solo parole; chissà, forse, in un’altra vita.
La Rosa sul Tranello, il Tranello sulla Rosa, insieme, uniti, appiccicati. In mezzo a loro un foglio che celava al suo interno quel desiderio spasmodico e destinato a rimanere muto.
C’era un solo modo per ottenere quel risultato. Chiudere il libro.
 
Solo che adesso il libro era stato aperto. Il vaso di Pandora era stato scoperchiato.
Da qualcuno che non era Hermione.
Dall’ultima persona che avrebbe dovuto saperlo.
Dal Tranello del Diavolo in persona.
Il panico la investì come una secchiata d’acqua gelida. Il sudore freddo ormai la faceva rabbrividire. Sapeva di dover correre, strappare di mano a Malfoy il tomo e pregare, pregare che non avesse trovato il foglio.
Il problema era che i piedi si rifiutavano di muoversi.
Era troppo umiliante, troppo imbarazzante. Era troppo.
Era il suo segreto.
- Cara, la biblioteca chiude tra dieci minuti – le disse Madama Pince, gentile.
- Sì... sì... vado…
Quelle parole la risvegliarono. Corse verso il ragazzo e gli strappò di mano il libro.
- Ce li hai i libri, Malfoy. Usa i tuoi. La biblioteca sta chiudendo.
Lui alzò gli occhi e la fissò profondamente.
Non erano mai stati così vicini.
Il respiro le si spezzò mentre la fantasia galoppava e uno stramaledetto e poco opportuno rossore le invadeva le guance. Quei due laghi ghiacciati e cristallini dove Hermione, nelle notti insonni, immaginava con gioia perversa di annegare. Quel naso dritto, quella pelle diafana e morbida che non chiedeva di meglio che assaggiare. Quelle labbra sottili su cui sarebbe voluta morire. Quei capelli biondi e profumati per cui avrebbe venduto l’anima, pur di stringerli tra le sue dita.
Un inaspettato calore le crebbe tra le gambe. Si sentì una stupida.
E lui continuava a fissarla.
- Che… che hai da guardare? – balbettò incerta.
- Niente.
Draco si alzò con calma, viso di marmo, serafico e immoto. Continuava a guardarla.
Se Hermione gli avesse guardato le mani, avrebbe notato che tremavano incontrollabilmente.
- Perché stavi leggendo…
- Stavo facendo anche io il tema di Erbologia, solo che Blaise si è portato via il mio libro per sbaglio. L’ho finito ma volevo controllare una cosa, così ho visto il tuo e ho cercato l’informazione che mi serviva. Tutto qui.
Non l’aveva presa in giro o ferita. Aveva parlato con un tono di voce tranquillo, calmo. Gentile?
- Va… va bene… ora dobbiamo andare…
- Sì, lo so.
Il ragazzo l’aggirò e tornò verso il suo tavolo, dove raccolse le sue cose.
Hermione tirò un sospiro di sollievo. Aveva avuto una fortuna sfacciata. Mai più. Quel foglio sarebbe finito tra le fiamme entro un minuto.
- Granger... – si sentì sussurrare sul collo.
Si irrigidì come una corda di violino.
- Non mi chiedi quale informazione stavo cercando?
Salivazione azzerata. Mente annebbiata. Capacità di parlare scomparsa.
-  Non mi ricordavo i metodi per sconfiggere il Tranello del Diavolo.
Lacrime di vergogna le salirono agli occhi, mentre diventava bordeaux e il cuore galoppava forsennato.
Draco tirò fuori un foglio dalla tasca e glielo aprì davanti. Il suo foglio.
Mai come in quel momento Hermione desiderò di morire.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Hermione Granger e Draco Malfoy.

 
 
Gli strappò di mano la pergamena e si girò verso di lui, ma non riuscì a guardarlo, non avrebbe retto al suo sguardo sicuramente derisorio, irrispettoso o ancor peggio schifato. Non voleva farsi vedere in lacrime, umiliata e sconvolta. Desiderava solo che si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e che la inghiottisse.
Prese il foglio dalle due estremità e fece per strapparlo.
- No!
Si bloccò stupefatta. Senza rifletterci alzò lo sguardo verso di lui.
Sorrideva.
- Non lo strappare.
La ragazza tentò di trovare una risposta acida, una frecciatina, qualsiasi cosa che potesse… che potesse cosa? Cosa poteva dire per minimizzare la situazione? Non c’era niente che potesse dire o fare per dare un’impressione diversa. Non era più questione di impressioni. Era lì, scritto, nero su bianco, ben visibile e ben leggibile. Era una verità.
Il sorriso di Draco si trasformò in un ghigno.
Ecco, lo sapeva. Il Tranello del Diavolo iniziava ad agire.
- Mi…
Hermione preparò mentalmente una lista delle possibili frasi che avrebbe sentito.
Mi fai schifo, Mezzosangue.
Mi fai pena.
Mi divertirò un sacco a spargere la voce in giro per la scuola.
Mi sono fatto le migliori risate della mia vita.
Mi dispiace, ma non starei mai con te nemmeno se fossi l’ultima donna sulla Terra.

- Mi piace ciò che c’è scritto.
A questa non era preparata.
Ormai era certa di essere color prugna, il cuore sarebbe esploso entro mezzo secondo.
- Malfoy, io…
Si rese conto di non avere più un cuore, né polmoni, né viscere, niente di niente, quando due braccia forti l’avvolsero e due labbra dolci e passionali si posarono sulle sue.
Si rese conto di non avere più la gambe quando queste non ressero e il ragazzo dovette stringere la presa sulla sua vita per impedirle di scivolare.
Si rese conto, invece, di avere ancora due braccia quando le buttò al collo di lui. E si rese conto di avere ancora una lingua quando la usò per rispondere a quel bacio meraviglioso che aprì la serratura della gabbia dove aveva imprigionato il suo segreto.
Quando si separarono, Hermione si diede un pizzicotto su una coscia. No, non stava sognando.
Draco le prese il foglio.
- Questo, se permetti, lo tengo io.
- Ma… ma tu….
- Ci dobbiamo spiegare un po’ di cose, Granger – le sorrise. Poi si buttò di nuovo a baciarla, come un assetato si abbevera ad un’oasi.
Hermione si ritrovò a pensare a un dettaglio irrilevante ma che le accese il cuore di speranza e che la fece ridere nella bocca di lui.
Il Tranello del Diavolo si sconfigge con la luce.
 
 
Madama Pince sorrise.
Ma sì, per una volta la biblioteca poteva ritardare la chiusura di dieci minuti.

 

  
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