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Autore: voiceOFsoul    03/12/2011    1 recensioni
Bree, a causa di un incidente, ha perso momentaneamente la memoria. Dovrà ricostruire quello che le è successo in questi tre mesi "di buio" aiutata da qualsiasi cosa riesca a sollecitare in lei un ricordo, un "fulmine" come li definisce lei.
Cosa sarà successo e cosa succederà ancora?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi infilo sotto le lenzuola in tempo record.
- No, no. Continuate pure! Volete spettatori o posso vado via? -
Steve si alza e inizia a sbraitargli contro di sparire mentre preleva dal cassetto dei boxer neri e li infila saltellando su un piede.
- Calmo, calmo, Stefano. Non c'è bisogno che ti rivesti così in fretta. Non ti vergognerai di farti vedere nudo da tuo cugino, no? -
- Gran pezzo di stronzo. Ti ho detto di uscire! -
Mi infilo la maglietta di Steve ed esco dalle coperte.
- Perché l'hai rimessa? Potevi stare senza tranquillamente. -
- Eh no, ora basta! -
Steve si lancia su Alex a pugni serrati. Mi getto su di lui bloccandolo appena in tempo. - Fermo! -
- Levati. -
- No! Non vale niente quello che ti ho detto prima? - Mi fissa con gli occhi in fiamme. - Per favore. - Sussurro guardandolo preoccupata.
Si scioglie piano e respirando profondamente si rivolge ad Alex. - Ringrazia che c'è lei. -
- Altrimenti? - Alex si avvicina sfidandolo senza mezzi termini.
Steve serra i pugni quasi a farsi male e il suo respiro si fa sempre più pesante. Guarda me, cercando un assenzo che non gli concedo. Mi volto verso Alex. - Senti Alex. Non vogliamo che nessuno picchi nessun altro qui, no? Facciamo le persone civili ed adulte. -
- Come vuole lei, principessa. - Si porta una mano alla testa, mimando una riverenza. Mi prende per il culo e mi sta facendo alterare, ma devo controllarmi.
- Che cosa è successo ieri con Cristina? -
- Niente. -
- Non sparare cazzate. -
- Senti, io non sono il babysitter di nessuno. -
- Dimmi che cazzo è successo ieri sera! - Urlo. Sento Steve afferrarmi le mani per calmarmi.
Dall'espressione stranita che ha montato su, sembra che nemmeno Alex si aspettasse una reazione del genere da me. Cosa voleva? I complimenti forse?
- Non so che ti ha detto la tua amica, ma io non l'ho toccata nemmeno con un dito. -
- La mia amica non mi ha detto niente, perché non si ricorda niente. So solo che siete andati via insieme ma un semi-sconosciuto l'ha portata a casa mia dopo averla trovata totalmente ubriaca, senza la forza di reggersi in piedi, vicino alla porta di un locale. Adesso tu mi spieghi come le due cose si conciliano col tuo "niente". -
- Io non ho fatto niente. E' lei che ha dato di matto! -
- Che significa "ha dato di matto"? -
- Siamo usciti, mi si è buttata addosso e poi ha iniziato a sclerare! Prima mi infila due chilometri di lingua in bocca e appena faccio mezza cosa inizia a prendermi a schiaffi. -
- L'hai toccata, no? Brutto schifoso! -
- Ehi, se una ragazza mi salta in braccio infilandomi la lingua in bocca non si può lamentare se le butto una mano sul culo! -
Non riesco a rispondergli, non so come contraddirlo. Forse perché tutti i torti non li ha.
- Mi ha tirato uno schiaffo. Per fortuna, ubriaca per com'era non m'ha nemmeno preso. Per un pelo non cadeva. Poi barcollando è tornata verso l'ingresso e io me ne sono andato. -
- L'hai lasciata lì, da sola, in quello stato? -
- Non l'ho lasciata lì da sola. Credevo stesse entrando di nuovo in discoteca e sono andato via. -
- A cercare qualcuno da portarti a letto, ovviamente. Era più importante di controllare una ragazza in quelle condizioni. -
- Te l'ho già detto. Non sono il babysitter di nessuno. -
- No, ma sei un gran stronzo. - Non sostiene il mio sguardo, iniziando a fare vagare gli occhi per la stanza. - Ringrazia soltanto che è andata a finire bene. Se le fosse successo qualcosa, io... io... -
Steve mi stringe, accarezandomi le braccia. - Calmati piccola. - Mi sussurra all'orecchio.
Alex è ancora fermo ad evitare il mio sguardo. Si scambiano uno sguardo incendiario. Steve si allontana da me per avvicinarsi a lui. Lo fissa per qualche istante. Un pugno dritto allo stomaco, così veloce da non permettere a nessuno di accorgersene in tempo, così forte da far piegare Alex in due, così meritato da non permettergli di reagire. - Questo è per Cristina. - Alex si risolleva continuando a premere il braccio contro lo stomaco per riprendersi. Riceve un altro pugno, stavolta in faccia, più pensato e assestato meglio. - E questo è per Bree. -
Non riesco a mettermi in mezzo e a dirgli di non farlo. Torna da me, mi accarezza la guancia. - Scusa. Ho dovuto. -
Non gli rispondo, ma non sono arrabbiata con lui. Come potrei? Ha fatto quello che averi fatto io. Prende la mia mano e mi porta via da casa.

Abbiamo passato la giornata insieme fuori, a non pensare a quello che è successo e poteva succedere ieri. Mi ha portato in una località turistica poco fuori città. Un'idea stupenda e romanitica da far venire il diabete sentimentale: siamo su una barchetta da turisti, tra le acqua stupende del nostro mare, ad esplorare le grotte e le insenature della nostra costa alla luce rossastra del tramonto. Intorno a noi solo profumo di mare e il rumore dell'acqua che sbatte contro le pareti della piccola imbarcazione. L'anziano che guida la barca è l'unica persona presente oltre noi. Inizialmente si è lasciato andare a numerosi racconti e descrizioni, ma adesso fissa il mare in silenzio. In una situazione del genere solitamente tirerei fuori una di quelle battute squallide ed ammazza-atmosfera. Le cose troppo romantiche non sono il mio forte. Ma adesso, guardando Steve che mi osserva sorridente in questa luce quasi magica, non so farlo. Non ci sono parole, no. Lo guardo mordersi il labbro.
- Che c'è? - Siamo praticamente da soli perché il marinaio è immerso nel suo mondo, ma parliamo a voce quasi impercettibile. Come se usare un tono un po' più altro rischiasse di svegliarci da quel sogno fatto di silenzi, sguardi e profumo di salsedine.
- Niente. Cosa dovrebbe esserci? - Arrossisce continuando a mordersi il labbro e a giocare con le mie dita.
- Non lo so. Sembra che... -
- Cosa? -
- Che tu debba dire qualcosa, ma non trovi il coraggio. - Sì, sembra esattamente così. Ho improvvisamente paura che davvero possa finire un sogno, il mio con lui.
Non mi risponde, ma abbassa gli occhi. Quasi una conferma delle mie paure. Li abbasso anche io, a fissare le nostre mani intrecciate. Piano divincolo le mie portandole a torturare il bordo della maglietta. Non voglio guardarlo. Ho paura di scoppiare a piangere da un momento all'altro.
- Bree, io... -
Ecco, ci siamo. Tra poco troverà il coraggio o le parole giuste per fare meno male. Mi dirà che ha bisogno di tempo, di spazio, di libertà. Mi dirà che ha capito che non può stare con me, che non gli piaccio, che non sono giusta per lui.
Steve mi abbraccia, attirandomi a sé, quasi prendendomi in braccio. Affonda il viso tra il mio collo e la spalla. Lo sento cercare di regolarizzare il respiro. Una lacrima più coraggiosa delle altre sfugge al mio controllo e va ad esplorare la mia guancia. Il cuore inizia a perdere battiti e lo stomaco fa strane capriole.
- Ti amo. - Lo dico senza pensarci un secondo di più di niente, come se non fosse la prima volta che riesco a dirgli realmente cosa sento, come se non ci fosse da decidere se dirlo o meno.
Sento le sue mani stringere di più la mia schiena e le sue dita calcare di più nella mia pelle, quasi volessero penetrarci dentro. Perde il controllo del suo respiro che inizia a farsi sempre più veloce. Credo di averlo messo in difficoltà. Stacca il viso da me e torna a fissarmi negli occhi. I suoi sono lucidi.
- Steve, non devi sentir... - Serra le mie labbra poggiandoci l'indice.
- Volevo essere io il primo a dirtelo. - Il suo sorriso si apre, mentre gli occhi continuano a luccicare.
- Quindi non stavi per dirmi che volevi lasciarmi? -
- Che idee ti vengono in mente? - Perplesso e quasi irritato dal solo pensiero che un'idea del genere potesse essere presa in considerazione.
- Non lo so. Ti ho visto così serio. -
- E secondo te, ti avrei portato qui per lasciarti? - Un sorriso ironico sostituisce l'espressione perplessa.
Faccio spallucce sorridendo a mia volta. Ha ragione, ma come posso spiegargli che è la mia mente bacata a giungere a certe conclusioni?
Il mio sorriso, però, dura poco. Steve, infatti, torna improvvisamente serio. - Mi hai detto che mi ami solo per evitare che ti lasciassi? -
- No! - Rispondo istintivamente, di nuovo senza pensarci.
- Ne sei sicura? -
- Steve io ho avuto paura che tu mi lasciassi, ma giuro che non avrei mai voluto che tu continuassi a starmi vicino solo per pietà, perché non avresti avuto il coraggio di lasciare una ragazza che ti dice 'ti amo' per la prima volta. -
- Quindi mi ami davvero? -
- Te l'ho già detto, no? Mi sento una quindicenne. -
- Oh, Bree! -
Mi stringe baciandomi e continuando a sussurrarmi il suo amore tra le labbra.
- Non vorrei disturbare, ma siamo arrivati al molo. - Il vecchio marinaio ci interrompe delicatamente ed armato di sorriso, quasi dispiaciuto. - Sapete che io chiesi a mia moglie, santa donna, di sposarmi proprio su una barca come questa? -
- Davvero? - Rispondo io eccitata, mentre Steve si è già alzato per scendere.
- Sì, ed è stata una benedizione. Ragazzo! - Richiama l'attenzione di Steve. - Una promessa fatta in mare è sacra, ricordalo sempre. -
Steve annuisce, quasi infastidito e scende dalla barca, aiutandomi a seguirlo. Saluto sorridente il marinaio per poi prendere il suo braccio.
Il tramonto si è ormai concluso e, coccolati dalla luna appena arrivata ed ancora colorata di rosso, ci baciamo di nuovo sul molo. - Promettimi qualcosa. Una promessa fatta in mare è sacra. -
- Cosa vuoi che ti prometta? -
- Quello che senti di poter realizzare. -
- Allora ti prometto che fin quando vorrai dividere la tua vita con me, ti proteggerò. E quando non vorrai più farlo, continuerò a proteggerti di nascosto. -
- E' una cosa dolcissima. -
- Ti amo, Bree. -
- Ti amo anch'io. -

   
 
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