Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Ikumi91    03/12/2011    4 recensioni
[Remake della fanfiction "Obscure"]
Due anni sono passati dalla morte del dio Hades, ormai la pace regnava sulla Terra.
Almeno così sembrerebbe...
Un nemico ormai dimenticato da tempo reclamerà vendetta.
I Saint di Athena riusciranno a far ritornare la pace sul loro amato pianeta?
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Shun si fermò un attimo, giusto per vedere in che direzione stesse andando Shaina che camminava a passo spedito verso il dormitorio, da quanto aveva osservato in quell'istante: per un attimo gli sembrò che al Cavaliere di Ofiuco i capelli avessero assunto vita propria da come si erano raddrizzati e mossi senza alcuna logica apparente, o forse era meglio dire che avevano preso ad 'ondeggiare' come serpenti, come i capelli della Gorgone Medusa. Sbatté un paio di volte le palpebre a quella visione: sarà stata sicuramente un allucinazione, pensò Shun. Improvvisamente qualcuno lo chiamò facendogli cambiare oggetto della sua attenzione, ovvero una voce femminile a lui familiare, la sua amica June.
Il Bronze Saint rivolse lo sguardo alla ragazza bionda mentre si avvicinava all'amico, poco prima di sorpassare Kanon, che stava avanzando verso la sua casa, fece un piccolo inchino in segno di rispetto, poi continuò a correre, raggiunto Shun si fermò.
Aveva il fiatone.

Tirò un sospiro di sollievo, finalmente l'aveva trovato. “Eccoti, ti stavo cercando da un bel po', ma dov'eri finito?” Chiese June con tono leggermente sfiancato ed esasperato, dato che aveva girato per tutto il Santuario e Rodorio come un’ossessa.
“Perché mi cercavi June?” Chiese un po' tra il preoccupato e il curioso, doveva essere qualcosa d'importante probabilmente, pensò.
“Non mi hai-Vabbeh! Volevo sapere se saresti venuto con noi a Rodorio.”
Il giovane Shun ci pensò un attimo prima di parlare, “Noi chi?”
June rispose prontamente: “Beh, io, Hyoga, Seiya e gli altri Bronze...”
Shun ci pensò un po' prima di  decidersi, non che non avesse voglia dopo tutte le battaglie affrontate in precedenza un po' di divertimento se lo meritavano, poi ora che c'era la pace non vi era motivo di preoccuparsi nel caso qualche nemico attaccasse il Santuario e facesse del male a Saori. “Ok, verrò con voi!” sorrise annuendo.
“Ottimo!” Esclamò la bionda, si guardò attorno come se cercasse qualcuno. “Uff che peccato, se n'è andato...” Disse mezza sconsolata.
“Che succede June?” Domandò.
“Mi chiedevo se anche al cavaliere di Gemini, Kanon, sarebbe piaciuto venire con noi, ma non c'è!”
“Non credo che a Kanon sarebbe interessato venire con noi, June. Fidati.” Sorrise alle proprie parole, non sconosceva bene il cavaliere di Gemini ma sapeva che non era il tipo da uscite in gruppo et similia.
June invece rimase interdetta dalla sua frase, ma fece spallucce. “Se lo dici tu, Shun, allora ti credo. Andiamo?” La Bronze Saint le porse la mano. Il ragazzo dai capelli verdi prontamente annuì e prese la mano della bionda, dopo di ché seguì al di fuori del Santuario.

Nel giro di qualche istante il tramonto era quasi scomparso per dare spazio al cielo notturno, tant'è che ormai erano apparse le prime stelle, un piccolo ricordo affiorò alla mente del Gold Saint di Gemini llegato a quando era ancora un bambino, nel periodo in cui lui e Saga andavano d'accordo e i problemi erano una cosa lontana. Avevano sei anni, se lo rimembrava perfettamente, erano i primi tempi in cui stavano al Santuario, sotto la protezione di Shion, allora Gran Sacerdote del Grande Tempio…

Era quasi tramontato il sole ed erano apparse le prime stelle del firmamento, Saga e Kanon erano seduti su degli scalini che avrebbero portato verso l’acropoli, alzò lo sguardo verso cielo. Saga gli disse che se si vedeva la prima stella per primo, si poteva esprimere un desiderio, in quel momento ne erano presenti due o tre, allora, insieme, espressero un desiderio per ognuno, Kanon, curioso di sapere cosa avesse chiesto il fratello gli chiese cosa aveva richiesto alla stella, ma lui prontamente rispose: ”Non te lo dico e sai perché?” Diede uno leggero sguardo al fratello per poi ammirare il cielo farsi scuro. “Perché sennò il desiderio non si avvererà!” Kanon fissava il fratello e annuì comprensivo anche se era curioso di scoprire cos’era.

L'aria si era fatta più fresca del solito e un leggero venticello faceva muovere i fili d'erba e le foglie degli alberi, Kanon ormai era quasi giunto alla sua dimora, in quella scalinata, oltre al rumore dei suoi passi, non si udiva alcun suono che provenisse da una delle case vicino, se fosse stato un tipo sentimentale avrebbe detto che tutto questo fosse malinconico. Chissà se le undici case vuote sarebbe state occupate da dei nuovi cavalieri; Seiya, Hyoga, Shiryu, Shun e Ikki erano dei validissimi candidati, ma a quanto pare la sua Dea non li riteneva adatti, o chissà cos’altro avesse in mente per loro.
Entrando nella Terza Casa di cui era custode Kanon, udì chiaramente che dentro a quella dimora vi regnava il silenzio più assoluto e dava ad un aspetto quasi spettrale alla casa, anche se non avrebbe mai superato la Quarta sotto quell’aspetto, sebbene ormai il suo custode fosse assente da molto tempo. I suoi passi rimbombavano per tutta l’entrata del tempio che era austero, quasi privo di ogni decorazione, non si era preso neanche la briga di accendere la luce anche se non serviva; la luce esterna arrivava persino dentro la casa per via dell’entrata.
Ormai aveva quasi raggiunto le sue stanze private e dentro vi era la completa oscurità, ma il Gold Saint sapendo a memoria la sua abitazione non aveva problemi ad orientarsi, appena ci arrivò vicino ad una porta l’aprì e quando entrò nella stanza, accese la luce; con la ristrutturazione del Grande Tempio avevano modernizzato l’impianto elettrico che prima si trovava solo in alcune stanze.
Dopo di ché si ritirò in bagno per lavarsi e poi si sarebbe rifocillato.


Intanto, a Rodorio, in uno dei bar del centro cittadino vi si trovavano alcuni Saint di Athena e Seika. Rodorio faceva parte del mondo segreto dei Saint. O meglio, era una specie di confine tra due mondi, ossia quello moderno e quello cosiddetto ‘Antico’; era l’ordine del giorno vedere delle ragazze col volto coperto da una maschera, oppure ragazzi con indosso delle armature. Quella sera il bar era pieno di gente e la maggior parte proveniva dal Santuario per trovare un po’ di svago, Seiya e gli altri avevano trovato un tavolo verso il fondo del locale per starsene un po’ tranquilli per i fatti loro. Tutto era nella normalità, il piccolo gruppo parlava e scherzava, in apparenza potevano sembrare dei ragazzini normali anche se non erano così.
June era felice nel fatto di non essere l’unica ragazza del gruppo, perché se fosse stato così non avrebbe accettato l’invito: non che avesse paura che le facessero qualcosa, sia chiaro, soprattutto Shun che lui non avrebbe fatto male neanche ad una mosca, ma si sarebbe sentita fuori luogo; peccato che con loro non ci fossero Marin e Shaina, ma da quel che aveva capito erano stanche e necessitavano di riposo.
I Ragazzi del gruppo stavano parlando del più e del meno, ricordando qualche aneddoto del passato, anche se ogni tanto scendeva il silenzio per via di alcuni ricordi tristi e degli amici che avevano perso durante le varie battaglie, ma poi tutto ritornava come prima poiché ormai era inutile rimpiangere il passato. L’unico che invece era rimasto quasi sempre giù di morale era Shun. Hyoga e Seiya, vedendo il loro amico malinconico, cercavano di fargli passare quel sentimento negativo.
Seika dal canto suo era felice di passare il tempo con loro, soprattutto col fratellino; si ricordava ancora il periodo di quando era una bambina, dove i ragazzi ora presenti con lei (escludendo June) passavano le giornate a divertirsi in villa Kido.
In quel momento stava meditando alle parole pronunciate da Marin qualche giorno fa, ovvero quelle di trasferirsi al Santuario. Sarà stata l’aria di allegria a farle venire la pulce nell’orecchio, eppure era stata ben chiara le precedenti volte con se stessa e gli altri: non aveva nessuna intenzione di alloggiare alla Tredicesima Casa, specie se vi era pure la presenza della nipote di Matsumada Kido.
Sicuramente le sarebbe passata, una bella dormita ed avrebbe risolto tutto.

“Ma qualcuno sa qualcosa di Shinryu?” Chiese improvvisamente Nachi, mentre prendeva qualche stuzzichino.
“Da quanto ne so” iniziò a parlare Seiya, “E’ in Cina con ShunRei, ovviamente!” E rubò da sotto il naso il salatino a Nachi e se lo trangugiò. Il Bronze Saint del Lupo lo guardò malissimo e lo fulminò con lo sguardo. Il Saint di Pegasus gli fece la linguaccia in tutta risposta.
“Iniziavo a sentire la sua mancanza, non si fa sentire molto spesso.” Commentò Ichi ridacchiando.
“Già! Potrebbero venire qua al Grande Tempio, pure ShunRei; è una ragazza così cara!” Propose Seiya, appoggiando le mani sul bordo del tavolo.
Jabu rispose prontamente: “ Certo, e poi? Manco fosse un albergo il Santuario; perché non invitiamo pure qualcun altro! Chessò: i clienti di questo locale!”
Seiya si voltò di scatto verso il Saint dell’Unicorno. “Ho detto solo di invitare la fidanzata di un nostro amico e compagno, manco invitassi chissà chi!” Gli rispose stizzito.
“Dai ragazzi, vi sembra il momento di litigare? Ci dovremmo divertire piuttosto, siamo qui per questo, no?” Intervenne June, ci mancava solo che rovinassero la serata. “Vero Marin? Oddio… Lapsus, volevo dire: Seika?” Arrossì da sotto la maschera, che figura; ci mancava solo questo!
“Non ti preoccupare, cose che succedono.” La tranquillizzò sorridendole, poi aggiunse tranquillamente: “Ha ragione June, sarebbe meglio evitare di litigare in queste uscite.” Guardò attentamente i due Bronze.

Così i due si calmarono ed a unisono presero il loro bicchiere e si bevvero il contenuto quasi con foga, finendo per andare di traverso, gli altri risero di gusto alla scena.
Seika pensò che quella scena fosse mandata quasi da qualche entità superiore, insomma; stava meditando sul fatto di trasferirsi al Santuario per stare più vicina a Seiya e ora? Si ritrova questa scena con Jabu che, giustamente diceva che il Santuario non era un albergo. Forse erano segni del destino… Prese tra le mani sul bicchiere e rimase a fissare il liquido contenuto dentro.



Con una lentezza disarmante Edgard spense la sveglia.
Non ne aveva proprio voglia di alzarsi, colpa dei stupidi sogni che lo perseguitavano una notte sì e le altre quattro pure; erano nottate che li faceva. E gli erano comparse pure le occhiaie per quanto non riusciva a riposare a sufficienza.
Con tutta la forza che possedeva in corpo si alzò dal letto e andò a prepararsi per andare a scuola, magari era la volta buona che si sarebbe confidato con Micheal su questa faccenda, se non andava errato lui sapeva i significati dei sogni, perciò appena lo beccava gliene avrebbe parlato.

Appena uscito di casa si apprestò a camminare alla svelta, in modo da poter trovare subito il biondo amico e potergli parlare.
Nel giro di un quarto d’ora arrivò all’edificio scolastico e si direzionò verso la propria aula, ovvero al secondo piano a qualche metro dopo le scale, appena vi entrò non lo trovò, anzi, era il primo ad essere entrato nella stanza, non c’era neanche il professore. Edgard fece un espressione triste, sembrava un cucciolo bastonato o forse un panda, per via delle occhiaie.
Raggiunse il proprio banco e ci appoggiò la tracolla e la sua giacca, poco dopo uscì dalla classe si fece un giro per il piano, da quanto osservava vi erano ancora pochi studenti in giro e la cosa lo stupiva, poiché in tutti quegli anni era probabilmente la prima volta che arrivava così in anticipo in tre anni di scuola superiore. Forse l’influenza positiva di Micheal si faceva sentire.
Già, dove cavolo era? Solitamente, da quando diceva, era uno dei primi ad arrivare… Magari era appena entrato mentre lui si stava facendo la sua passeggiatina, per cui fece marcia indietro e si incamminò  nella propria aula. E proprio quando stava per superare la soglia una mano fredda e femminile lo bloccò per una mano.

“Buh!” Disse in tono scherzoso la presenza femminile.
Edgard rabbrividì leggermente a quel contatto e voltò verso la figura: “Ciao.” Sorrise felice.
“Ciao!” Ripeté lei e lo baciò sulla guancia sinistra. Edgard arrossì lievemente; era felice di essere tornato insieme ad Anna dopo quel litigio e le cose sembravano tornate nella normalità, poi la castana disse: “Non è da te arrivare così in anticipo, che ti è successo?”
Il ragazzo rimase qualche secondo in silenzio e le rispose: “Bah, così!” Fece sul vago.
Lei inarcò le sue sopracciglia sottili e l’osservò meglio e con una mano andò a toccargli le occhiaie, facendo attenzione a non fargli del male agli occhi. “Queste occhiaie fanno paura Ed, sei sicuro di dormire a sufficienza?” Gli chiese in tono preoccupato.
“Sìsì! Non ti preoccupare.” Cercò di tranquillizzarla.
“Se vuoi ti posso dare una sistemata, non so… ti metto un po’ di fondotinta!” E ad Anna gli occhi si illuminarono in una luce molto inquietante ad Edgard.
“NO, ti prego! Non voglio essere truccato che poi che figura ci faccio?” Si disperò il povero austriaco.
“Beh, dai! Una volta si truccavano pure gli uomini sai? Ritorni solo a delle vecchie tradizioni.” Cercò di convincerlo facendo l’occhiolino.
“No.” Rincarò serio ed imbarazzato al contempo. Non aveva alcuna voglia di essere truccato, specie in un edificio pubblico come la scuola, preferiva sembrare un panda anziché venire deriso da tutti e preso per quello che non era.
“Daii!” Cercò di far maggior leva, sbatté le ciglia più volte e con la mano strinse maggiormente quella del suo ragazzo, quasi da fargli male.
Edgard spalancò li occhi dal dolore che stava subendo, certe volte Anna era terribile quando si impuntava su certe faccende. Il povero ragazzo dal canto suo faceva quel che poteva per non far arrabbiare lei, però questa era una situazione molto diversa a detta sua, in quel momento avrebbe tanto voluto piangere. Dov’era Micheal quando ne aveva bisogno? Lo pensò intensamente, o almeno cercava di richiamarlo in qualche maniera per farsi che gli potesse salvare la vita; non voleva certo morire giovane. Si voltò un attimo e come una manna venuta dal cielo vide il suo amico tutto allegro e con lo sguardo da beato avvicinarsi a loro, e li salutò con un accenno alla testa, sempre felice, l’austriaco con una velocità impressionante bloccò il biondo per lo zaino. “Michael” Disse in un tono quasi strozzato, il suo amico lo guardò stranito.
“Sì?” Li guardò entrambi, Anna sembrava preda a qualche tipo di problema delle palpebre degli occhi da quanto le sbatteva e Edgard cercava di dirgli qualcosa, ma cosa?
La ragazza del trio si voltò di scatto verso il biondo. “Oh, ciao!” Gli parlò con tutto il tono più dolce possibile, ai due ragazzi vennero dei brividi lungo la schiena. “Dillo anche tu a Ed che è meglio che si trucchi! Guarda con che occhiaie si ritrova!” Il castano faceva cenno di no con la testa, desiderava tanto non essere truccato.
E da lì Micheal capì la situazione! “…” Non sapeva che dire. “Beh… Secondo me sta meglio così! Li danno un’aria di… Maturità!” Sparò a caso, voleva tanto sprofondare nel pavimento.
“Visto? Sembro più maturo!” Cercò di mollare la pressante presa; ormai non sentiva più la mano! Nel frattempo il piano si stava riempendo di gente, segno che ormai stavano per iniziare le lezioni.
Anna mollò la presa e Edgard cantò un Alleluia mentale, “Per ora passi.” Disse. Salutò i due e se ne andò nella propria aula.
“Grazie al cielo che sei arrivato tu!” Lo ringraziò e lo seguì mentre Micheal appoggiava la sua roba nel proprio posto.
“Non c’è di che!” E si sedette.
“Comunque volevo chiederti un altro favore..”
“Ovvero?”
“… Non è proprio il luogo adatto però ecco… E’ da un po’ di giorni che faccio degli strani sogni e dato che tu sai il significato di essi… Mi chiedevo se tu…”
“Che io ti dica il significato? Ok.” Gli finì la frase con tutta tranquillità.
“Davvero? Oh grazie! Son giorni che non riesco a dormire decentemente per via di questi maledetti sogni!”
“Eh, si vede!” Osservò l’amico. “Comunque riprendiamo dopo allora! Che è appena suonata la campanella.”


Finita la scuola e dopo aver salutato Anna, i due amici fecero la strada per il ritorno e nel mentre Edgard iniziò a parlare del problema:

“Ti dicevo: Son notti che mi sogno più o meno le stesse cose.” Spiegò.
“Ovvero?”
“Beh… Sogno di essere nell’Antica Grecia… E che combatto contro una donna...” Si grattò la testa in segno di imbarazzo.
“E da quanto tempo li fai questi sogni?” Chiese curioso.
“Da circa due settimane.” Gli rispose, avrebbe voluto dirgli che è da quando ha visto quella strana allucinazione che li fa, ma lui di questo non ne sapeva nulla.
“Capisco.. e poi c’è dell’altro?”
“Sì… Poi ogni tanto cambio scenario e mi ritrovo in un posto arido, e poi in un deserto in compagnia di altre persone con delle armature.”
Micheal si voltò sgranando gli occhi verso il suo amico “… Prima eri in Grecia e poi a fare delle crociate?” Ci scherzò un po’ su.
“Divertente.”
Ridacchiò “Scherzavo! Comunque al momento non saprei Ed..”
“Fa nulla.” Fece spallucce. “Beh, io sono arrivato, al massimo ti telefono, ci sentiamo!” Ed entrò dentro un piccolo condominio.
“Ciao!” Lo salutò con una mano.

Alla fine Ed trascorse una giornata abbastanza piacevole, alla sera si andò a ritirare in camera propria, per poter dormire e possibilmente riuscire a non sognare. Dopo essersi cambiato si mise sotto le coperte e spense la luce e si accoccolò per bene, era mezza notte passata.
Proprio quando stava per prendere sonno qualcosa lo turbò, non sapeva il perché ma gli sembrava già di conoscere quella strana sensazione, si sentiva osservato, con un po’ di timore cercò di accendere la piccola lampada del comodino.
E la luce si accese, e non era stato lui. La cosa lo paralizzò.
Si spaventò ulteriormente quando avvertì uno strano odore nell’aria; gli sembrava odore di bruciato, scartò immediatamente l’idea che la madre potesse aver bruciato qualcosa anche perché e era in salotto insieme al padre a guardare la TV.
Con un po’ di coraggio e un profondo respiro si voltò nella direzione dei piedi del letto e sbiancò letteralmente.

“Ciao Edgard, Il tempo è scaduto; i nove anni sono passati e ora e il tempo che mi prenda quello che era negli accordi.”

E fu così che Edgard si ricordò di tutto e sapeva che non poteva fare più nulla per tornare indietro.



Note dell'autrice: Prima di tutto mi scuso per il capitolo forse un po' frettoloso >-< ma volevo finirlo di scrivere entro sera! E spero che vi sia piaciuto e che non l'abbiate trovato noioso. Ed ecco che possiamo dire che è finito questo intro di 4 capitoli! XD D'ora in poi spero di fare capitoli più interessanti! E come al solito Anna non doveva starci nel capitolo ma è finito così omg °-°.... Ho voluto inserire pure i bronzini meno citati nelle fict per il semplice fatto che mi dispiace che siano un po' bistrattati! XD E come al solito ringrazio chi mi legge, recensisce e mette la mia fict tra i Preferiti/Seguite/Ricordate! Un grazie di cuore e alle risposte alle recensioni ci penserò domani, ora son stanca >-<
EDIT: mi sono dimenticata di dire una cosa! Il pezzo del ricordo di kanon l'ho lasciato corto per una ragione, cioè che voglio riprendere anch in altre parti il loro rapporto

   
 
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