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Autore: Maricuz_M    04/12/2011    8 recensioni
Ilaria, una semplice ragazza di diciassette anni che, come la maggior parte dei suoi coetanei, usa spesso i social network. Facebook per gli amici, Twitter per sfogarsi.
Negli ultimi giorni estivi “fa conoscenza” con Anonymous. Entrambi sono all’oscuro dell’identità dell’altro.
Il nuovo anno scolastico non si apre nel migliore dei modi per Ilaria, costretta ad avere a che fare con Gabriele, trasferitosi da poco nella sua stessa città.
*Dal capitolo 2:
Per un secondo, incrociando quello sguardo color ghiaccio e quel volto di rara bellezza, mi dimenticai dell’istinto omicida dentro di me.
Non poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Non poteva esistere un essere mortale così divino. Chi era la madre? Chi il padre? Dovevo assolutamente stringere loro la mano, avevano fatto un lavoro eccellente.
Si schiarì la voce “Posso passare o vuoi contemplarmi per altri dieci minuti?”
Mi pentii di aver sfornato così tanti complimenti tutti in una volta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8


“The end.” Chiusi il libro di spagnolo sospirando di sollievo.
“Finito tutto tutto?” mi chiese speranzoso per conferma, ed io annuii. Presi il cellulare e controllai l’ora, sperando di avere abbastanza tempo per prepararmi con calma –perché avrei dovuto farlo di fretta?-. Erano le quattro e un quarto, non male.
Tornai a fissare Gabriele, che stava silenziosamente sistemando la propria roba nello zaino. Era dalla mattina stessa che avevo notato il suo strano comportamento. La sua testa non faceva che vagare tra le nuvole.
D’un tratto sospirò, avendo terminato. Puntò lo sguardo su di me e notando che lo stessi studiando, alzò un sopracciglio, domandandomi senza l’uso della voce perché lo stessi facendo. Scossi la testa.
“Sei strano.”
“Anche tu, ma non ti spio.” Replicò ridacchiando.
“In realtà martedì in autobus anche tu lo stavi facendo, e con la solita scusa, poi!” Precisai.
“Davvero?”
“Davvero. E sai perché ero strana, secondo te?” domanda a cui mi risposi subito dopo “Perché non ti sbavo dietro e perché ti odio.”
“E sei ancora strana?” sorrise malizioso, chiedendomi due cose con un solo quesito: se gli sbavassi dietro e se lo odiassi.
“Non puoi neanche immaginare quanto sono strana.”
“Ok, seriamente” Così dicendo, assunse un’espressione più seriosa “mi odi ancora?”
Mi schiarii la voce. Aveva voglia di parlare? Avremmo parlato. C’era ancora tempo e arrivare in ritardo all’appuntamento con Lorenzo, mi stava più che bene. Sono una donna, meglio abituarsi subito.
“Sempre martedì avevamo discusso del nostro neo-rapporto, ricordi?” annuì  “Volevi instaurarne uno decente, ma io non te lo permettevo. La tua vendetta consisteva nel starmi appiccicato, e l’idea immagino ti sia venuta all’ora di spagnolo, o sbaglio?”
“No, non sbagli.”
“Ecco. Io ancora non capisco se lo scopo di tutto questo è di permetterti di diventare mio.. amico o quello di farmi morire causandomi problemi al sistema nervoso.” Davvero, non stavo capendo. Se il suo intento era il secondo, allora aveva fallito. Mi stavo abituando alla sua presenza. Con questo non voglio dire che non esistevano più i momenti in cui l’avrei strozzato volentieri.
“In realtà non lo so.” Come non lo sapeva? “Cioè, inizialmente volevo ucciderti, però poi ho colto dei segnali. Ti stavi sciogliendo, così ho deciso di proseguire e ritentare. Con te bisogna insistere, l’ho capito, sai?” e sorrise sornione.
“Ti senti potente?” risi, cercando di nascondere il mio nervosismo. Non mi piaceva il fatto che in pochi giorni avesse capito anche solo una cosa di me mentre io di lui non capivo niente.
“Non mi lamento.”
Silenzio. Uno di quelli tesi, che non sono per niente piacevoli perché non te li gusti, preso da un pensiero, da un gesto o qualsiasi altra cosa che ti distragga dal silenzio stesso. Ci guardavamo negli occhi, come se ci stessimo sfidando con lo sguardo, o almeno così faceva lui. Io lo sfidavo a sfidarmi, nonostante avessi una strana sensazione che non so spiegare bene tuttora: avrei sicuramente perso.
Sembrò quasi accorgersene. Mi graziò sorridendo allegro, spezzando poi il silenzio.
“Dove ti trovi con il bellimbusto?”
Sospirai di sollievo senza darlo troppo a vedere, poi scrollai le spalle “Davanti alla gelateria in piazza.”
Gabriele addolcì lo sguardo “Che tenera..”
“Scusa?” chiesi io, abbastanza perplessa. Cosa c’era di tenero in una gelateria?
“La gelateria in piazza.. Dove ci siamo incontrati, o meglio, scontrati la prima volta!” ok, era vero “Nonostante tu esca con un altro ragazzo vuoi comunque avermi tra i tuoi pensieri! Oh, Ilaria.. Ti penserò anche io, te lo prometto!”
Rimasi impassibile, poi scossi la testa “Pessima mossa, Bonetti.”
“E perché mai?”
“Perché mi hai appena ricordato l’aneddoto che mi ha permesso di provare un profondo sentimento, chiamato comunemente odio!”
“Solo perché non ti ho chiesto scusa..” sbuffò divertito.
“No, caro mio.” Sorrisi indispettita. Era un argomento che mi innervosiva un po’, se non veniva affrontato nel modo giusto. “Non solo non mi hai chiesto scusa, mi hai anche presa in giro. Mi hai chiamata tigre e..” spalancai gli occhi, ricordando anche il suo gesto. Aveva preso il gelato dalla mia maglietta -più precisamente quasi sul seno- con un dito, ciò significava che mi aveva toccata. Mi alzai di scatto e aggirai il tavolo. Lui mi guardava confuso, non capendo cosa stessi facendo.
Alzai il braccio destro e gli tirai uno schiaffo, non troppo forte ma neanche debole. Giusta potenza.
“EHI!” urlò lui accarezzandosi la guancia colpita.
“Te lo meriti..” pensai velocemente a una qualche parola d’effetto per mettere la ciliegina sulla torta “..MAIALE!”
Non so per quale motivo. Forse per il modo in cui l’avevo urlato, o magari per l’espressione che avevo assunto mentre riflettevo, fatto sta che scoppiò a ridere. Mi innervosii “Ma perché non prendi mai niente sul serio?”
“Scusa..” prese fiato, cercando di ricomporsi, ma proprio non ce la faceva “è che.. manca solo la talpa dal muso stellato e poi abbiamo detto tutti gli animali esistenti.”
Lo guardai per qualche secondo, ma poi non riuscii a non aggregarmi a lui. Aveva una risata bella, spontanea, e gli occhi leggermente inumiditi dalle lacrime che premevano per uscire, più belli che mai. Si teneva lo stomaco e si era leggermente piegato in avanti.
“Gabriele.. Non fa poi così ridere.” Dissi tra le risate.
“E allora?” si asciugò una guancia “E’ bello anche così!”
Dopo un paio di minuti, in cui ridevamo senza un motivo ben preciso, ci calmammo.
“Sto soffrendo.” Dissi dolorante accarezzandomi la pancia.
“Come un cane..” sghignazzò lui. Scossi la testa, avvertendo l’ennesima fitta agli addominali, ma ridacchiai anche io.
D’un tratto, mentre stavamo riguadagnando la giusta respirazione, si alzò dalla sedia e prese lo zaino “Basta. Io vado, sennò ti faccio arrivare tardi all’appuntamento.”
“Già.” Wow, già me n’ero dimenticata.
Si avvicinò e, come il giorno precedente, mi lasciò un bacio sulla guancia.
“Grazie per le ripetizioni e buon divertimento. Mi raccomando, stai attenta. Prima di attraversare guarda se arriva qualche macchina e non accettare nessuna caramella da quel tipo, piuttosto scappa e vieni da me. Sempre disponibile, per la mia tigre.” Occhiolino in collaborazione con un sorrisetto malizioso e sghembo –come suo solito-.
“Certo. A domani!” semplice e diretta.
 
Avevo bisogno di internet. Facebook, Twitter, Google! Qualsiasi cosa.
Mi stavo preparando più velocemente che potevo, ed il ritardo era già certo, ma questo non bastava. Stava suonando il cellulare mentre stavo cercando di tirarmi su i jeans saltellando inutilmente sul posto. Ero ingrassata?
Con i pantaloni che mi ostacolavano il cammino immobilizzandomi le gambe, cercai di dirigermi verso la scrivania dove era poggiato quel maledetto oggetto elettronico che sparava a tutto volume Learn to fly dei Foo Fighters. Figa quella canzone.
Purtroppo però, non vidi la scarpa su cui stavo inciampando.
Caddi a terra urlando, e sempre stesa a terra ringhiai. Per fortuna non mi ero rotta il braccio o qualcos’altro. Avevo un lieve dolore alla spalla, ma dopo qualche minuto sarebbe passato. Mi misi in ginocchio –sempre in mutande, naturalmente- e afferrai il cellulare.
“Pronto.” Dissi con tono poco amichevole.
“Ilaria! Scusa. So che ti stai preparando” no, mi stavo ammazzando “ma è successa una cosa che.. Oh mio Dio ancora non ci credo.” Dafne sembrava quasi avesse avuto la fortuna di vedere Chace Crawford in persona. Si sarebbe messa a piangere, lo sentivo.
“Cosa è successo?” chiesi interessata, riuscendo finalmente a tirarmi su i jeans tenendo il cellulare tra l’orecchio e la spalla.
“Gianmarco mi ha chiesto di uscire!”
No. Non ora. Non ora che sapevo cosa provava Andrea per Dafne. Non ora che non sarei riuscita ad essere felice per lei come avrei dovuto essere.
“Oh. Cavolo. Cioè.. Wow!” brava Ilaria, voto 10 all’orale.
“Infatti!” non avevo detto niente “Non ci posso credere. Non ci posso credere!”
“Eh, neanche io!” cos’avevo fatto di male? Ero anche caduta, poteva bastare.
“E quando uscirete?” domandai, girando per la camera pensando a cos’altro avrei dovuto fare prima di uscire.
“Domani!” era la felicità fatta a persona, in quel momento, e mi faceva tenerezza. Come mi dispiaceva per Andrea, tra l’altro.
“Hai tempo per prepararti psicologicamente! Ma io non ho tempo per prepararmi fisicamente. Dafne, scusami ma sono in stra-ritardo e devo sistemarmi, ancora.” Tono dispiaciuto mode on.
“Si, certo! Sei tu che devi scusarmi, ma non resistevo. Ora chiamo Selene!”
Risi, la salutai e riattaccai. Sospirai. Era ora di concentrarsi e uscire, prima però avrei dovuto massaggiarmi la spalla.
 
“Eccomi! Scusa il ritardo.” Presi un respiro profondo avvicinandomi a Lorenzo. Sarà stata l’aria aperta, il sole o chissà cosa, ma sembrava più bello di quella mattina, specialmente gli occhi. Con quella luce erano ancora più azzurri.
“Tranquilla!” mi sorrise e si avvicinò per darmi due baci sulla guancia, ma mi scansai.
“Troppa confidenza che non dovrebbe esserci.”
Sospirò “Pardon.”
Dopo aver fatto l’espressione più angelica del mondo, gli chiesi se volesse prendere un gelato. Non sarebbe stato facile per lui, e non doveva esserlo. Non so se ricordate il mio test. Non esistevano eccezioni, neanche per uno dei ragazzi più belli e agognati della scuola, anche se mi ritenevo abbastanza fortunata per un’occasione del genere.
Non successe niente di che, mangiammo il gelato senza che finisse addosso a qualcuno e parlammo del più e del meno. La discussione più interessante venne affrontata nell’ultima mezz’ora del nostro appuntamento.
“Come mai hai accettato subito il mio invito? Dei ragazzi che conosco mi hanno detto che non sei molto disponibile.” I ragazzi che conosceva avevano ragione. Scrollai le spalle, perché in realtà non lo sapevo neanche io il motivo. Forse era colpa del pessimo flirt iniziale. Il coraggio andava premiato da qualcuno, no?
“Mi andava.” Risposi.
“Ti piace qualcuno?”
“Cos’è, un interrogatorio?” chiesi a mia volta abbastanza acidamente.
“No, curiosità.” Sospirai e risposi “No, non mi piace nessuno.”
“Sicura che non ti piaccia quello nuovo?” forse non gli era chiaro il concetto.
“No, non mi piace e mai mi piacerà.”
“Scusa, era per esserne sicuro.” Lo guardai. Si stava mordendo il labbro inferiore e aveva lo sguardo perso in chissà quale pensiero “Il fatto è che.. Mi era già capitato di essere la seconda scelta di qualcuno, quindi sono un po’ paranoico.”
Aggrottai la fronte “Tu la seconda scelta?”
“Esatto. Non sono mai stato tradito, ma mi hanno sempre lasciato per qualcun altro.” Abbozzò un sorriso triste “Non ha favorito molto la mia autostima.”
Ci pensai su qualche secondo, poi cercai in qualche modo di non farlo sentire solo “Io non ho mai avuto una relazione vera e propria. Sono uscita con qualche ragazzo, ma tutti si sono stancati di me. Ancora non ho trovato nessuno che abbia abbattuto il muro di aggressività che innalzo con tutti. Nessuno mi ha mai voluto veramente.” Sorrisi “Inizialmente pensavo fosse un problema mio, ma poi ho capito che non avevo ancora avuto a che fare con la persona giusta. Credo valga la stessa cosa per te, no?”
Mi fissò per qualche secondo, poi annuì convinto “Hai ragione.”
Sorrisi compiaciuta “Lo so, ma è sempre bello sentirselo dire.”
 
Mi sedetti alla scrivania, stanca. Era stata una giornata impegnativa: scuola e ripetizioni con Gabriele –le ore scolastiche non bastavano, evidentemente- e infine l’uscita con Lorenzo, che nel finale era migliorata tantissimo. Mi ero sciolta anche io, con lui, e riuscivo a scherzare a parlare senza dover fare troppa attenzione a non espormi troppo. Ormai la mia tecnica era stata rivelata, per cui era del tutto inutile utilizzarla.
E poi il ragazzo mi sembrava abbastanza affidabile.
Andai immediatamente su Twitter. Tanto stress portava ad aver bisogno di sfogarsi, e quale social network se non il mio preferito? Prima ancora di scrivere qualcosa però, controllai tra le menzioni se mi aveva contattata qualcuno.
Anonymous. Aggrottai le sopracciglia leggendo il suo messaggio.
 

Come è andata la giornata? :)

 
Era la prima volta che me lo chiedeva direttamente. Decisi di non farci caso e pensai alla risposta. Faticosa ma piacevole? Poteva andare. Inclinai leggermente la testa verso sinistra, e poco dopo gli risposi.
 

Direi bene! Pesante, ma a tratti soddisfacente! La tua?

 
Si, soddisfacente. Gabriele, anche se ad un certo punto mi aveva messa in difficoltà, in un altro mi aveva fatta morire dal ridere tanto da sentir dolore, e non mi capitava da tanto. Lorenzo invece si era rivelata una persona.. carina. Avevamo già deciso di uscire un’altra volta.
Poco dopo, un’altra menzione.
 

Piena di pensieri, ma gradevole.

 
Un altro pensieroso nella mia vita, anche se virtuale. Bonetti non bastava, con quel suo strano comportamento? Mancava solo lui, anche se mi sembrava molto più maturo di quell’idiota patentato.
 
Quella sera, tra le coperte calde del  mio amato letto, pensai a tutto quello che era successo in pochi giorni. Un nuovo compagno di classe, un nuovo amico, Lorenzo, la cotta di Andrea per Dafne, Gi-Emme che chiede un appuntamento a quest’ultima, cotta di lui. Il giorno dopo era il primo venerdì dell’anno scolastico. Cos’altro avrei dovuto aspettarmi? Eravamo solo all’inizio. Sospirai e mi misi supina. Dovevo affrontare troppe cose, ce l’avrei fatta a resistere?
 


Ora vi narro.
Era mia intenzione pubblicare domani, ma.. no.
Oggi è il compleanno di una mia amica, lettrice di questa fan fiction che, tra l'altro, mi ha "incitato" per scrivere questa storia, così ho pensato di cambiare idea. u_u
Tanti auguri Ashi. :)

Tornando al capitolo.. Seconda e ultima giornata di ripetizioni e appuntamento con Lorenzo. Qualcuno che si ricrede su di lui esiste o lo odiate, se possibile, più di prima? :D Di Gabriele non ve lo chiedo nemmeno. Lo adorate tutte. ._. [E vi capisco.]

Grazie a tutti, come al solito. :')

A, probabilmente, Venerdì! :)
Un bacio

Maricuz

   
 
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