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L’amara
verità
Martha era davvero molto stanca
quella sera.
Aveva studiato un copione molto
difficile e occuparsi
della scuola di recitazione le richiedeva un sacco di energie.
Non si accorse della strana
atmosfera che si era
creata mentre salutava Kate.
Quella cara ragazza le piaceva
tantissimo!
Era giusta per suo figlio.
A proposito: ma stava ancora chiuso
nello studio?
Benedetto
figliolo, con una fidanzata del genere lui pensa a scrivere!?!
Alzò gli occhi al cielo,
sconsolata, e si versò un
ultimo bicchiere d’acqua prima di andare a dormire.
Dopo aver bevuto e riposto il
bicchiere al suo posto,
passò davanti allo studio e piano piano sbirciò
all’interno.
Lo vide addormentato sulla
scrivania in una posizione
sicuramente scomoda.
“Richard non faresti
meglio ad andare a letto?” disse
posandogli una mano sulla spalla.
L’uomo non si mosse.
Martha spazientita scosse un po’
più forte la spalla.
Rick si svegliò di
soprassalto.
“Scusa figliolo ma non
vorrei che ti si bloccasse la
schiena in quella posizione” si giustificò subito
sua madre.
“Capisco, un infarto
invece è meglio..”
“Invece di fare lo
spiritoso avresti potuto portare
fuori a cena quella poveretta, se n’è andata via
subito pur di lasciarti
riposare!”
Rick ancora intontito non
capì “Madre di che stai
parlando?” rispose massaggiandosi il volto.
Le carte davanti a se lo
riportarono subito alla
realtà.
Si era addormentato studiando un
piano d’azione.
“Sto dicendo che la tua
ragazza, dopo tutta la fatica
che hai fatto per conquistarla, si meriterebbe un trattamento migliore!
Due
giorni che state insieme e già ti trova moribondo in
poltrona!”
Ancora confuso, stentò a
crederci “Kate è stata qui?”
guardò velocemente il cellulare.
Mancava poco alle ventitre. Si
ricordò che avrebbe
dovuto chiamarla per la buonanotte.
“Qualcosa non va?
È passata per un saluto non mi
sembra la fine del mondo..”
Fissò intensamente i
fogli sulla sua scrivania.
Sembravano essere nell’esatta posizione in cui li aveva
lasciati.
“E’ la fine del
mondo! E’ entrata qui?”
Martha lo vide sconvolto ed
esitò a rispondere.
Rick si alzò di scatto
in piedi “Dannazione, mamma,
Kate è entrata qui dentro?!!!”
Con la coda dell’occhio
vide qualcosa di bianco in
terra, a fianco della scrivania.
La riconobbe subito.
“V-Voleva solo
salutarti..” balbettò la donna prima di
vederlo chinarsi per raccogliere qualcosa.
Quando vide di cosa si trattava la
strinse
istintivamente tra le mani, accartocciandola.
Capì che Kate aveva
letto la lettera di Montgomery e
chissà cos’altro.
“Quanto tempo
è passato?” chiese con foga.
“Non saprei Richard
io...direi una mezz’ora...”
Mezz’ora. Kate aveva solo
mezz’ora di vantaggio.
Poteva raggiungerla.
Arraffò tutti i
documenti e li ripose al sicuro in
cassaforte. Poi provò a chiamarla.
Se era a casa sua, sarebbe corso da
lei.
Nemmeno riusciva ad immaginare in
quale stato
l’avrebbe trovata.
Kate
entrò nel suo appartamento come una furia sbattendo, la
porta.
Girò a
vuoto per il soggiorno lanciando tutto ciò che le capitasse
a tiro.
Era così
confusa. Letteralmente seppellita dai mille pensieri che le vorticavano
in
testa.
Sopraffatta
dalla verità.
Ora
sapeva. Dopo un’intera vita trascorsa
nell’oscurità, ignara di tutto, ora
sapeva.
Dalla
confusione che regnava nel suo cervello emersero quelli che erano i
punti
fondamentali su cui poteva basarsi.
Sapeva il
nome del responsabile della morte della madre.
Sapeva
dove trovarlo.
Sapeva
che doveva vendicare sia Johanna, sia Roy.
Sapeva
che Castle le aveva mentito.
Quest’ultima
certezza le fece più male di quanto avrebbe mai potuto
immaginare.
Si era
esposta, aveva abbattuto il muro, l’aveva lasciato entrare.
Per cosa?
Per
essere tradita dopo un giorno soltanto?
La rabbia
la accecò scaraventando a terra il vaso con le rose che lui
le aveva portato la
sera precedente.
Calpestando
i fiori si diresse decisa in camera recuperando le sue due pistole e il
coltellino da legare alla caviglia. Uscì di corsa non
badando ai vicini che,
sul pianerottolo, si chiedevano chi era a fare tutto quel rumore.
Aveva
appena cominciato a piovere quando avviò il motore.
In auto
da soli pochi minuti sentì il cellulare squillare.
CASTLE
lampeggiò sul display.
Rispose d’istinto. La
rabbia che aveva dentro andava
sfogata.
“Come hai potuto
farlo?” domandò a denti stretti.
“Kate, ascoltami, non
è come credi!”
“So quello che ho visto
Rick! Tu lo sapevi! LO
SAPEVI!” strinse il volante così forte da farsi
venire le nocche completamente
bianche.
“Solo da questa mattina,
io... Kate dimmi dove sei, ti
prego non fare sciocchezze!”
“Non sono una bambina,
sono armata dalla testa ai
piedi e so quello che faccio”
“No, Kate, non lo sai!
È per questo che non sono
riuscito a dirtelo!”
“No, Rick, non me
l’hai detto perché sei uno stronzo!”
le lacrime gli offuscarono rapidamente la vista.
Gettò il telefono sul
sedile accanto e con entrambe le
mani sterzò violentemente per rientrare nella corsia giusta.
Rick ignorò
l’insulto “Sei a casa? Arrivo subito” poi
lo stridere degli pneumatici si udì nel cellulare.
“Stai guidando? Kate?
Kate rispondimi!”
Una volta ripreso il controllo
dell’auto si asciugò
gli occhi con una mano e poi riprese il telefono.
“Kate? Stai
bene?”
“Sto bene. Ho da fare
ora. Ho una questione da
risolvere!” fece per riattaccare ma lo sentì
pronunciare il nome di Montgomery.
“So che hai letto la
lettera di Montgomery, non voleva
che tu lo affrontassi, perché non capisci Kate? Non sei
lucida! Quando si
tratta di tua madre perdi completamente la testa!”
“Avrebbe dovuto mandarli
a me quei documenti! Avrebbe
dovuto dirmi il nome quella notte nell’hangar!”
urlò, nuovamente tra le
lacrime.
“Ti prego, accosta!
Fermati, vengo con te, aspettami!”
la supplicò Castle, mentre mandava velocemente una e-mail
per poi precipitarsi
in soggiorno in cerca delle chiavi dell’auto.
“Hai già fatto
abbastanza!” rispose sprezzante
riagganciando e staccando la batteria del telefono.
“Maledizione
Kate!!” sbottò una volta caduta la linea.
Martha si sentiva tremendamente in
colpa “Dove sta
andando Richard?”
“Sta andando a farsi
ammazzare!” rispose secco con le
chiavi in mano e con un piede già fuori dalla porta.
Fermò l’auto
sotto l’edificio principale di tutta la
città. Pioveva a dirotto ormai
Alzo lo sguardo sulle numerose
vetrate scure. Il cielo
nero si rifletteva su di esse.
A quell’ora sarebbe
dovuto essere semplicemente un
palazzo deserto ma la luce accesa in uno degli uffici le fece capire
immediatamente a quale piano salire.
Con tutti i casini che scoppiavano
a New York era
normale che stesse ancora lavorando. Peccato che quella sera avrebbe
fatto
meglio a starsene a casa, pensò Kate.
Con i suoi attrezzi
scassinò la serratura della porta
sul retro.
All’interno non
c’era anima viva. Trovò le scale e,
pistola alla mano, salì velocemente fino
all’ultimo piano.
Una serie di scrivanie vuote la
accolsero. Fece
qualche passo e poi vide una lama di luce provenire da dietro la porta
in fondo
alla stanza.
Doveva essere il suo ufficio.
Quello che dava sulla
strada e che aveva visto poco fa.
Si avvicinò cauta
serrando con forza la pistola e
lasciando chiazze d’acque dietro di sé.
Arrivò alla porta e con
un studiata lentezza afferrò
la maniglia.
Esitò qualche secondo.
Avrebbe aperto la porta e lo
avrebbe trovato seduto
alla sua scrivania.
Tenendolo sotto tiro si sarebbe
fatta raccontare
tutto, per filo e per segno. E poi...
E poi l’avrebbe ucciso?
Ne sarebbe stata capace?
Sarebbe diventata un’assassina?
Non lo sapeva. Doveva guardarlo in
faccia prima.
Sentirlo implorare pietà. Poi avrebbe deciso.
Strinse la mano attorno alla
maniglia e rapida la
piegò, spalancando la porta.
Nello stesso istante una
dolorosissima fitta al collo
le bloccò ogni movimento.
Solo una voce udì prima
di svenire.
“Forse non lo sai ma
questo è l’edificio più
videosorvegliato della città, bambolina!”
Castle sfrecciava per le vie della
città, cercando di
raggiungerla.
A quanto pare è vero che
New York non dorme mai!
Suonò un paio di volte
il clacson e prese a parolacce
qualche furgone.
Stringeva terrorizzato il volante.
Se non era più a casa
sua sapeva bene dove trovarla.
Aveva letto il nome del suo peggior
nemico e c’era un
unico posto in cui l’avrebbe potuto trovare a
quest’ora. E lui lo sapeva bene.
Lo considerava un caro amico e
sapeva delle sue
abitudini.
In quel periodo di fermento poi
c’era un sacco di
lavoro da sbrigare.
No di sicuro non era già
a casa. Era ancora in
ufficio.
Doveva fare presto. Doveva
raggiungerla!
Se le fosse successo qualcosa lui..
L’immagine di Kate stesa
a terra sanguinante tornò a
perseguitarlo.
Perché diamine non
l’aveva voluto ascoltare!
Avrebbero risolto la situazione
insieme. Avrebbero
messo fine a quella storia una volta per tutte.
Avevano le prove, avevano il
necessario per sbatterlo
in galera a vita.
Bisognava solo incastrarlo! Ma no,
lei doveva fare la
vendicatrice solitaria!
Era arrabbiato. Era preoccupato.
Era spaventato. Era
deluso.
Ma l’avrebbe salvata. A
costo della vita.
Angolo
dell’autrice:
Ragazze la fine è
vicina. Pochi capitoli ancora e
dovrò spuntare la casella 'completa', non so ancora quanti
capitoli ma credo altri
quattro.
Che dire, alcune di voi hanno
capito chi è il ‘dragon’,
altre non si sono pronunciate, ma io non posso dire nulla fino al prox
capitolo
dove, beh, si capirà per forza! xD
Non so se Marlowe ha già
un piano per questo ‘dragon’
o se si deve ancora inventare tutto, ma secondo me (e almeno altre 3
girls) è
fattibile che il mandante di tutto sia... ah, giusto, nn ve lo posso
spoilerare
così xD
Ne riparliamo al prox capitolo!!!
Un bacione e buona lettura a
tutteeeeee ;D
Ivi87