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Autore: _LuNaE_    04/12/2011    0 recensioni
Ogni erba diventa paglia. Ogni cosa passa, tranne la vera amicizia, ma quella che non finisce neanche se milioni di chilometri stanno in mezzo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno, per Alex era uno come tanti. Si alzava alle otto, faceva colazione, si vestiva e usciva per il lavoro, il suo amato lavoro. Aveva un’officina costruita da lei, tre anni fa, Alex era una ragazza particolare, i suoi hobby erano gli stesi di quelli di un ragazzo: Motocross, motori, la pallacanestro, Playstation. Era anche delicata e affettuosa come solo una ragazza sa essere, era alta con i capelli castano chiaro e gli occhi anche loro castano chiaro aveva ventitré anni.
Si sapeva vestire e non esagerava mai con i colori, non aveva tatuaggi né pearcing; sapeva apprezzare le cose belle e brutte della vita.
Non aveva un uomo perché non lo aveva ancora trovato, attenzione di spasimanti ne aveva, ma a lei interessavano solo quelli che la sapevano prendere veramente.
Stava per uscire da casa, erano le nove di mattina, ma all’improvviso squillò il telefono e subito dopo si sentì abbaiare << Basta Tequila, smettila, è solo il telefono! >> e il cane si zittì!
<< Pronto? >> << Aiutami, ti prego aiutami, ho fatto una cosa orribile!!! >>
<< Ma chi è?? >> << Aiutami... >> << Ma sei Abbie cosa hai fatto, cosa è successo? >> << L’ho ucciso. L’ho ucciso >> << cosa, chi, chi hai ucciso? >> << Mi picchiava, non ce la facevo più! >> << Hai ucciso Mark? >> << SI >> << Oddio, Oddio... Va bene, Facciamo così, io adesso vado all’aeroporto e prendo il primo aereo che trovo per venire li, poi ci incontriamo al solito bar, OK?>>  << Si mai fai in fretta!! >>.
<< O mio dio, l’ha fatto davvero. L’ha ucciso! >>. Rimase un attimo sbigottita alla scoperta che la sua migliore amica avesse veramente ucciso il suo ragazzo! Loro quando ne parlavano lo dicevano, ma lei ha sempre pensato che Abbie scherzasse!
Poi si ricompose, << Ok andiamo all’aeroporto e prendiamo il primo aereo... Ah, aspetta devo avvisare l’officina e prendere due cose per questi giorni! >>
Allora salì le scale tirò fuori la sua valigia ci mise dentro: maglioni, jeans e tutto il necessario per stare via qualche giorno! Avvisò l’officina appena in macchina e subito dopo si diresse all’aeroporto.
Arrivò all’aeroporto, parcheggiò l’auto perse il cane al guinzaglio e la valigia e andarono alle informazioni... << Buon giorno mi dica! >>, << Emm, si buon giorno vorrei un biglietto per il primo volo per Iowa! >> << Il primo dice, si c’è, è alle 14.30 >> << ok va benissimo! >> << grazie e arriderci >> << arrivederci >>
S’imbracarono, il cane e la valigia andarono nello scomparto bagagli, mentre lei invece si sedeva in seconda classe.
Alex si addormentò, fino a quando il comandante al microfono disse, che saremmo atterrati tra mezz’ora.
 
Abbie quella mattina era sdraiata nel letto a pensare alla sua vita: ricordi di quando era piccola, le violenze da parte dei suoi genitori quando lei non faceva ciò che dicevano, un’amica sempre lì pronta ad aiutarla e ad ascoltarla. Una vita di strazi continui, una luce in fondo al tunnel quando conobbe Mark, la speranza di una vita migliore strappatole da lui stesso il secondo anno di fidanzamento, quando iniziano i soprusi su di lei.
Quella mattina decise che l’avrebbe fatta finita con le violenze, il dolore e le speranze vane. Nello stesso momento Mark entrò in camera e la vide ancora dentro il letto in lacrime, e allora si avvicinò e le sussurrò all’orecchio << Come mai sei ancore a letto?? >> << Non sto tanto bene, comunque adesso mi alzo! >> il suo tono cambiò subito << Ecco brava, fattela passare perché non c’è tempo da perdere! >>
Nello stesso momento in cui lui le diceva così, la prese per i capelli e la fece alzare, per poi darle uno schiaffo in piena faccia, così che cadde di nuovo sul letto! Poi iniziò a urlare in faccia, mentre lei piangeva con la guancia rossa per lo schiaffo. << Ora alzati devi farmi la colazione, non te lo ripeto più. Mi sto stufando a dirtelo tutte le mattine! >> << Va bene >> rispose lei con gli occhi gonfi di lacrime. Ogni mattina era sempre la stessa storia.
A quel punto lui stava per dirigersi in salotto quando invece, si sdraiò sul letto accanto a lei per vedere se si fosse alzata subito! Ma lei non aveva la forza per alzarsi, troppo stanca per il lavoro notturno, per le violenze subite di continuo.
Allora lui le prese di nuovo i capelli, glieli tirò così che lei si alzò e le tirò un altro schiaffo, ma cadde per terra, e le urlò << Ora vai a lavarti, muoviti! >>. Lei si alzò si diresse in bagno e si chiuse a chiave dentro, non ce la faceva più! A quel punto Mark sentì la porta chiudersi a chiave e si fiondò sperando di aver fatto in tempo. La porta era già chiusa così che lui iniziò a gridare come un pazzo << Apri questa porta, aprila! >> Lei continuava a piangere, non riusciva a smettere. Poi si mise a gridare anche lei << No, se la apro tu, mi uccidi, lo so! Sei pazzo, io non la apro la porta >>
<< Apri ho detto, se non lo fai il butto giù io >>, quando lui disse così Abbie, si spaventò ancora di più e iniziò a cercare qualcosa in quel bagno che poteva usare per difendersi.
Dopo pochi minuti Mark, iniziò a dare delle spallate alla porta, finche non riuscì definitivamente a buttarla giù! In quell’istante Abbie si fiondò su di lui con un pezzo di metallo, che serviva come porta asciugamani, e cercò di colpirlo; ma Mark era un uomo molto alto, sarà stato un metro e novanta circa, allora lui riuscì a bloccare il colpo e gliene diede un altro e la fece andare in terra. Lei iniziò a urlare, un po’ per il dolore un po’ sperando che qualcuno la sentisse... Ma loro abitavano fuori dalla città in aperta campagna!
Lui le si avvicino, la guardò con uno sguardo da fare paura e subito dopo le prese il viso le strappò un bacio per poi ancora una volta darle uno schiaffo da romperle il labbro.
Era disperata pensava che sarebbe morta! Ad un certo punto le venne in mente di aver comprato una pistola e allora cercò di prenderla. Mark intanto si era sdraiato sul letto con ancora il pezzo di metallo tra le mani, poi la vide che stava per rialzarsi e allora la colpi sulla schiena! Intanto che lui la colpiva, lei tentava di avvicinarsi al letto strisciando per terra, finché non arrivò al cassetto del comodino, tirò fuori la pistola si girò velocemente e iniziò a sparare uno, due, tre, colpi finche lui non si accasciò a terra e scoppiò di nuovo a piangere. Lui giaceva in una pozza di sangue, lei capii che era morto, capii anche che le sue sofferenze erano veramente finite. Si lavò, si vestì e poi chiuse la casa, prese l’auto uscii dal vialetto e si diresse alla prima cabina telefonica, digitò il numero e aspettò che rispose. Si misero d’accordo di trovarsi al solito bar, dove loro s’incontravano sempre.
 
 
  
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