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Mi ero sempre chiesta come mai la mia vita era sempre stata così ingiusta. Ero nata in una famiglia per bene. I miei genitori erano due importanti dottori di Roma. Papà si occupava di chirurgia plastica, e mamma invece era primario. Io ero l’unica loro figlia femmina. Daniele, mio fratello maggiore, era diventato medico da poco, si occupava di ostetrica. Simone era il mio fratello più piccolo. Era effetto da autismo, ma era un amore. Ero appassionata dalla ginnastica artistica fin dalla età di due anni. Passavo sei giorni su sette in palestra, ad allenarmi. All’età di dodici anni ero entrata a far parte della nazionale italiana. Avevo ricevuto medaglie, trofei che mamma fu costretto a creare una stanza solo per metterli in casa nostra. Essendo impegnata così tanti giorni con la palestra, avevo una professoressa privata fin dalla età di sette anni. Portavo a casa sempre ottimi voti. Mamma da sempre fissata con il rispetto, mi aveva iscritto a un corso di galateo. Inoltre due ore alla settimana le dedicavo al volontariato. Papà mi portava al canile della città e seguivo i cuccioli abbandonati. Gli fornivo il pranzo, gli lavavo i recinti e gli dedicavo il mio amore. Ero considerata la figlia modello. Ma tutto questo cambiò quando mi innamorai di un atleta di ginnastica artistica. Si chiamava Matteo. Si allenava nella mia stessa palestra, essendo che faceva parte della nazionale anche lui. Una regola che dovevamo rispettare, era di non avere relazioni. Ma come si faceva a non innamorarsi di lui, di Matteo. Alto, capelli castano chiaro, e occhi azzurri. Dopo vari mesi, che ci lanciavamo frecciatine, ci fidanzammo. Decidemmo di parlarne con il nostro allenatore. Non volevo avere segreti, proprio con lui. Dopo qualche dubbio, il nostro allenatore decise di farci rimanere assieme, e sciolse quella regola dalla palestra. Io e Matteo passavamo la maggior parte del tempo assieme. Al mio sedicesimo compleanno lo presentai ai miei genitori. Mamma e papà furono contenti di Matteo. Daniele da sempre geloso di me, ero un po’ titubante, ma alla fine diventarono ottimo amici.
Un anno dall’inizio della nostra relazione, avevo scoperto di aspettare un bambino. Avevo 17 anni. Ero spaventatissima. Avevo troppi allenamenti, e soprattutto impegno per avere un figlio. Mamma e papà cosa avrebbero detto? La sera di natale decidemmo, io e Matteo di dare la notizia. Mamma reagì in modo sorprendente, al contrario di mio padre e Daniele. Daniele era deluso, ma poi lo placai, dicendogli che poteva essere il mio dottore. Quindi alla fine sia lui che mio padre accettarono la notizia.
Ero la ragazza più contenta di questo mondo. Dopo tre mesi di aver scoperto di essere incinta, il mondo mi crollò addosso. Matteo mi lasciò. Non riesco ancora capire il motivo del suo gesto.
Dopo nove mesi di gravidanza, perfetti senza nessun problema di gestazione, diedi alla luce, Sofia. La mia bambina, Matteo non è mai venuto a vedere sua figlia. Decisi quindi di dargli il mio cognome. Ora Sofia ha due anni, ed è felice. Daniele gli fa un po’ da padre. Ho ripreso la ginnastica. Inoltre tengo un corso per le bambine più piccole.
Beh ora vi saluto, esco con il mio futuro marito, Mattia. E questa volta so per certo, che è la persona giusta per me.