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Autore: ilpunto    05/12/2011    2 recensioni
credo che un'auto prefazione sia una violenza al testo, alla speranza dell'autore. tuttavia quanto ho scritto è frutto di deduzione e dedizione: ho immaginato L molto prima del caso kira, L nella vita privata, i suoi legami, la sua emotività, l'ho fatto muovere a New York alle prese con l'attraente sensibilità di una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alice fissò il portacenere galleggiante intorno a lei, dalla vasca saliva fino alla luminosa finestra odore di liquirizia. Continuava a sorridere. 

 "19.46, 47. ora vado." temporeggiava la pesciolina. 

Ciò che amava di più era crogiolarsi nelle attese, gli avvenimenti tiepidi, così li chiamava, concretamente convinta che non vi fosse gusto più avvincente di quello d'avventurarsi per le fantasie: volare assieme a loro, per poi, in un attimo di razionalità disfare tutto e far beffa allegra di se stessa.

 

sgocciolante e in pantofole il giovane corpo  veniva arrotolato nel telo marrone, si ciondolava davanti l'armadio, qual'era l'abito più indicato per uscire con una persona come Ryuzaki? 

ne osservava attentamente taglio e tessuto, chiedendosi quale sarebbe riuscito a far sortire la reazione che ora quasi sognava.

Il suo pensiero si spostò poi sul bacio offerto.

Di nuovo il suo sguardo si rivolse verso l'austero pendolo moderno, rigoroso guardiano del salotto.

 "le otto e un quarto, adesso vado sul serio." l'abito nero e le scarpe di dorothy; egoisticamente assecondava il desiderio di essere conturbante; desiderio che forse è proprio di ogni donna. 

Temeva di ritrovar per strada qualche imperfezione. 

Se gli uomini sapessero di cosa son fatti i loro quarti d'ora d'attesa scoppierebbero in un rumoroso scherno, rassicurando poi tutto il gentil sesso. 

Alice adornava gli occhi d'una sottile striscia nera, e di una linea rossa bordò le labbra. Il telefono squillando dall'altra stanza la distrasse: "Pronto?"

"signorina Aires?" Alice riconoscendo Bruce sobbalzò, Ryuzaki si era presentato, l'ora del solitario ma duplice gioco era scaduta.

"sì."

"la signorina Summers è in casa?"

"no, stasera tarderà"

"capisco. a buon intenditor poche parole.” declamò fra se e se, “può gentilmente riferirle che poco fa è passata la signorina Muffins ed ha lasciato un cesto di nuove notizie?"

"certamente Bruce." concluse la donna, poi un cipiglio di curiosità sul perchè parlassero un gergo esclusivo ma continuassero a darsi del Lei, le mosse la fronte;

"che spavento mi ha fatto prendere" e rise di sottecchi.

allungandosi le ciglia pensò: " la signorina Muffins, che nome è questo?".

Dopo circa un quarto d'ora il telefono squillò ancora, Bruce distaccato e premuroso disse: "Signorina Aires, c'è uno sconosciuto davanti a me che dice di essere "la persona che lei stava aspettando" e mi dice di chiederle di scendere."

il moro mastino osservava attentamente il precario ospite, osservava il punto nel muro ove gli sembrava  diretto quello sguardo, cercando di intuire cosa fosse a ipnotizzarlo.  

L'inusuale imbarazzo fu interrotto dal campanello dell'ascensore, in poco meno di un minuto Alice assistì quell'assente gioco di sguardi; 

quindi Bruce nel pieno repertorio di frasi del mestiere,  “ Passi una buona serata!". 

 

Una grande porzione dell'animo della ragazza fremeva, vedeva nella situazione un’ombra di poesia, Ryuzaki era la prima impressione  sulla grande mela, della grande male, in senso metaforico il primo regalo; la prima cosa nuova che sarebbe valsa la pena ricordare. 

Lo strambo cavaliere le chiese se preferisse camminare o prendere un taxi, Alice volle passeggiare e dopo poco s'accorse che il compagno non aveva affatto badato al vestiario, anche in quell'occasione indossava la più semplice delle t-shirt e un paio di jeans, due taglie di troppo. 

In Ryuzaki sempre più radicato, un pensiero subdolo, più simile all'istinto che alla logica, pieno di calore e colore allo stesso tempo. Quello stesso pensiero avrebbe trovato nel suo corpo una spontanea reazione se con tutta la tenacia non l'avesse arrestato; Prese ad interrogar se stesso su quale fosse l'ingrediente, forse la scollatura  morbida dal collo alla spalla; cercò distrazioni conversando; voleva eludere il pensiero di toccarla e accertare cosa fosse ciò che sapeva tentarlo tanto; quindi scelse il jazz, vasto e pertinente argomento.

" Vedi Ryuzaki, mi piacciono quelle musichine quasi caramellate ma tanto variegate, la musica degli anni 30, la cosa più rilassante della storia,  pensa Gershwin in rapsody in blue, non è forse uno dei migliori esempi che io ti possa fare? cioè ci sono tutti gli strumenti, vivacissimi ma discordantissimi fra loro, e ad ogni ascolto ti sembra sempre più familiare; ma in realtà non arrivi mai a percepirla nella stessa maniera, perchè è la composizione di tantissimi suoni e sfumature, tutte insieme, semplicissime da riconoscere ma altrettanto difficili da ricordare.”

"il tuo strumento preferito è?"

"il violoncello."e proseguendo:

"cioè, amo vederlo suonare, perchè chi lo suona lo abbraccia, è come se vi fosse realmente un essere vivente fra quelle braccia, ed è come se, muovendosi assieme sapessero dar vita ad una cosa bella."

Ryuzaki s'incuriosì nell'ascolto; coglieva le microscopiche sfumature, piccole espressioni, strani e consoni accenti di  un voce,  la tentazione di toccarla non nasceva più dallo spicchio di pelle nuda, ma dalla stessa fantasiosa eloquenza, fedele compagna del camminare. 

Alice abbassò lo sguardo chiedendosi se quel silenzio fosse sinonimo di noia. 

"ti sbagli, è molto interessante. Sono motivi personali, alcuni avrebbero risposto citando la grandezza di qualche artista, ma le motivazioni personali sono sempre molto interessanti?"

"perchè?"

"perchè ti rivelano l'essenza della persona stessa. Mi piace questo aspetto."

la voce di Ryuzaki sapeva, talvolta, sembrare una profezia, non spifferava mai, attraverso il tono,  il timore di dire quello che avrebbe detto, monocorde procedeva da una parola all'altra, monocorde giungeva a deduzioni ineccepibili. 

La strada finì prima che Alice potesse  ribaltare la domanda, chissà se lui avesse previsto anche questo. 

Nell'accomodarla il ragazzo aveva dimostrato galateo, subito smentito dall' accucciarsi sopra sedia, dal togliersi le scarpe. 

un giovane gufo appollaiato fra gli sguardi increduli dei vicini.

Il cameriere prese l'ordinazione: due semifreddi al lampone con guarnizione di menta piperita, un bicchiere di vino.

Le luci si spensero, i piatti arrivarono simile a piccole divinità commestibili, il palchetto a poco più di un metro s'animava di strumenti e artisti che subito cominciarono a percuoterli e titillarli, fino a farli sembrare dotati di propria  anima. La stanza era ora colma delle note brevi e lunghe, degli spasmi e dei rintocchi che quel legno lavorato ad arte produceva.

Alice conosceva quasi tutti i pezzi, con il piede aggiungeva il personale tocco al ritmo tutt'intorno.

Ryuzaki, dapprima molto più interessato al dolce che alla musica, si fece successivamente rapire dal sofisticato convivere degli strumenti.

  
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