- Capitolo 2
- "Ricapitolando:
io distraggo le guardie all'entrata, tu ne
approfitti sgattaiolando giù nelle celle, il Cavaliere
sarà sicuramente nella
cella di sicurezza che si trova nel piano inferiore, inoltre
è l'unica
abbastanza ampia da poter contenere il drago. Lì troverai
altre guardie, credi
di potertene sbarazzare?"
- "Devo"
rispose la ragazza. Stava iniziando ad albeggiare, ed
Aranel poté finalmente osservare lo sconosciuto.
Notò con un certo disappunto
che si trattava di un uomo molto giovane, non avrà avuto
più di vent'anni. Era
alto e dal fisico asciutto. Aveva degli occhi scuri ed il viso era
incorniciato
da folti capelli neri. Parlava con tono autorevole, dimostrando una
sicurezza
precoce per la sua età, ciononostante ciò, Aranel
non potè far a meno di
domandarsi se fosse cosciente della gravità della situazione
in cui si stava
cacciando.
- "Devo
richiedertelo. Sei sicuro che vuoi andare fino in fondo?
Potresti morire" lo avvertii nuovamente, mentre erano intenti a correre
verso Gil'ead.
- "Non
sono un novellino" rispose quello secco, aumentando il
passo. Eppure Aranel non si sentiva sicura. Stava letteralmente
affidando la
sua vita e quelle di Eragon e Saphira in mano ad un perfetto conosciuto
che,
tra l'altro, conosceva bene la prigione di Gil'ead. "E' la mia sola
possibilità" pensò Aranel "non ho alternative."
- Arrivati
all'entrata della prigione, dopo aver scambiato uno sguardo
d'intesa con Aranel, lo straniero sfoderò la spada e
iniziò ad attaccare le
guardie che, sorprese, passarono subito al contrattacco. La prima parte
del
piano funzionò e la giovane riuscì a intrufolarsi
senza dare nell'occhio.
Attraversò di corsa un lungo corridoio di granito, vuoto,
pregando che stesse
prendendo la giusta via e, quando scorse delle rampe di scale che
scendevano
nel sottosuolo, si precipitò all'ultimo piano. Cercando di
essere più
silenziosa che poteva, si nascose dietro una colonna di marmo. I rumori
della
battaglia qualche piano più su non arrivavano fin
lì e le tre sentinelle che
sorvegliavano una spessa porta di legno erano intente a parlottare tra
loro.
Eliminando dalla mente ogni scrupolo, Aranel si concentrò su
quella piccola
arteria nel cervello di quegli uomini che, fatta esplodere con la
magia,
avrebbe causato la morte istantanea. Un modo di uccidere che richiedeva
la
minima energia e che le avrebbe permesso di farlo silenziosamente. Non
poteva
permettere che le sentinelle chiamassero rinforzi. Mormorando un paio
di parole
nell'antica lingua, due guardie crollarono al suolo improvvisamente.
L'ultima
sentinella emise un urlo strozzato e sfoderò la spada,
guardandosi intorno
spaventata. Aranel balzò fuori dal proprio nascondiglio a
spada sguainata e si
precipitò ad attaccare l'avversario. Riuscì ad
ucciderlo in poche, brutali,
mosse. Non aveva tempo per duelli eleganti. Cercò tra i
cadaveri le chiavi che
avrebbero aperto la porta della cella, che trovò aggiungiate
alla cintura di
una sentinella. Aprì la porta con il cuore in gola,
augurandosi che fosse
quella giusta. Si ritrovò in una vasta sala, alle cui pareti
erano incatenati
Eragon e Saphira. Delle pesanti catene avvolgevano il collo e le zampe
della
bella dragonessa. Era sveglia, ma visibilmente scossa. Sulla parete
opposta il
suo Cavaliere, incatenato ai polsi, giaceva a terra, apparentemente
svenuto. Aranel
usò tutte le energie che
riuscì a raccogliere per liberarli da quelle catene che
dovevano essere state
stregate. Sentì Saphira sfiorarle la coscienza, e le aprii
la sua mente.
- "Aranel!"
la sua voce traboccava di esultanza "è
fantastico! Come hai fatto ad arrivare fin qui?"
- Ma la giovane non riuscii a risponderle. Con un gemito cadde accasciandosi a terra. L'unica cosa che riuscì a percepire fu la ferita che ancora pulsava sul suo braccio destro.
-
- Quando
Aranel riaprì gli occhi, era ormai notte. Si
ritrovò distesa sull’erba
umida, illuminata da un fuoco acceso ad un paio di metri di distanza.
Si mise a
sedere, disorientata. L’ultimo ricordo che aveva era la
prigione di Gil'ead. .
.
- “Hei!
Ben svegliata!” Eragon le venne incontro, sedendosi a sua
volta.
- “Io.
. . cosa? Quanto ho dormito?”
- “Più
di dodici ore, stavamo iniziando a preoccuparci.”
- “Cos’è
successo?”
- “Be’,
a quanto pare sei svenuta dopo averci liberato”
iniziò a spiegare
Eragon “Saphira ci stava portando fuori, quando ha incontrato
Murtagh che le
veniva incontro”
- “Chi?”
lo interruppe Aranel.
- “Murtagh”
disse confuso Eragon “il giovane che ci ha aiutato a
scappare”
- “Ah
già. Vai avanti”
- “Avevo
già ripreso i sensi allora” continuò
“e ti ricordi l’elfa che mi
apparve in sogno? L’abbiamo trovata e portata con
noi” concluse con una
sfumatura di rabbia nella sua voce.
- “Cosa?”
Aranel si alzò di scatto. “Dov’è
ora?”
- Eragon
si rabbuiò e le fece strada. Sdraiata su un letto
improvvisato di
foglie secche, c’era Arya.
- “O
mio dio” mormorò Aranel, vedendo le condizioni in
cui si trova la
figlia di Islanzadi.
- “Dovevi
vederla qualche ora fa. Orribile” disse Eragon, contenendo a
malapena la rabbia.
- “Eragon,
va portata dai Varden, subito!” esclamò Aranel,
allarmata.
- “Credevo
ci stessimo già dirigendo lì”
- “Intendo,
più velocemente. Non possiamo aspettare. Non può
aspettare!”
Prima che Eragon potesse rispondere, sentirono dei passi dietro di
loro. Aranel
si voltò di scatto e vide che anche lo straniero, che aveva
scoperto chiamarsi
Murtagh, si stava unendo a loro.
- “E
tu perché sei ancora qui?” sbottò
Aranel “lascia perdere. Eragon,
domattina devi partire con Shapira portando l’elfa, in volo
sarete più veloci”.
Eragon annuì, serio.
- “E
tu?”
- “Vi
raggiungerò a cavallo, stanotte ti spiegherò la
via più breve.”
- Quando
Saphira tornò dal suo giro di caccia, le spiegarono i piani
per
il giorno successivo.
- “Sicura
di potertela cavare da sola?” domandò la
dragonessa,
preoccupata.
- “Starò
bene. In realtà, correrei pericoli maggiori viaggiando con
voi
due” la tranquillizzò Aranel.
- Murtagh
sembrava contrariato all’idea che Shapira partisse
così presto. Non
faceva che fissarla.
- “E
tu? Che cosa farai?” gli domandò Eragon, che stava
dimostrando una
particolare simpatia per il suo salvatore.
- “Non
lo so” rispose questi, smuovendo del terreno col piede
“credo che accompagnerò
Aranel per un tratto, e poi andrò per la mia strada. Sempre
che per lei vada
bene” si affretto ad aggiungere guardando la ragazza.
- “Perché
no.”