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Autore: SusanTheGentle    05/12/2011    2 recensioni
Bill, Tom, Georg, Gustav e Maddy sono cinque ragazzi normalissimi, Vivono a Magdeburg, una città ordinaria sotto ogni aspetto. Hanno i loro amici, i piccoli problemi quotidiani quali la scuola, l'amore. Hanno i loro sogni...E se questi sogni si trasformassero in un incubo? Se loro, così come potremmo essere tutti noi, un giorno venissimo a conoscenza di strani e spaventosi avvenimenti che minacciano la nostra vita, la nostra casa e le persone che amiamo di più? Che cosa faresti per salvarli, sapendo che solo tu hai il potere di farlo?
Dalla scleta di una persona può dipendere il destino del mondo. E loro decisero di cambiare il destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Prologo:

Preparativi

 
La natura è padrona di ogni cosa. La natura non si piega, non obbedisce all’uomo, è lei quella che mantiene l’equilibrio delle cose.
Minacciata, la Natura si ribella, si impone sul male che nasce dalle viscere del mondo.
 
 
Il lampo illuminò il cielo e la città come la luce del giorno. Il fulmine saettò verso il suolo, spaccando la terra. Poi il tuono. L’imponente, assordante tuono…e in quel mentre, gli abitanti di Magdeburg si portarono istintivamente le mani alle orecchie.
Gli argini del fiume rischiarono di spezzarsi, perché quella tempesta sembrava, più di ogni altra cosa, concentrarsi sulla parte occidentale della città.
Cercava di fendere lo scudo protettivo di nebbia grigiastra che aleggiava attorno ad un isolotto piccolo e insignificante, ma che in realtà non lo era affatto.
Le persone non riuscivano mai a scorgerlo nitidamente e tantomeno a raggiungerlo, perché sembrava come protetto da una foschia appiccicosa.
Gli incauti temerari che nel passato  avevano provato ad addentrarvisi, o erano spariti misteriosamente, o avevano fatto ritorno con un aspetto irriconoscibile: lo sguardo terrorizzato, gli occhi fissi su un punto lontano, le guance smunte. Quasi non riuscivano più a parlare, e tantomeno a narrare dei suoni e delle creature spaventose che abitavano al di là della nebbia.
Ma queste erano superstizioni che ormai non interessavano più alle generazioni attuali, anche se in molti credevano che qualcosa ci fosse realmente su quella strana isoletta chiamata Isealina.
Ed era là che il vento si dirigeva, prendendo la rincorsa e cercando di fendere la sua protezione biancastra.
La dimora di Solquest rischiava di venire invasa.
Si, Solquest, il più grande degli stregoni appartenenti alla razza Zentyre, coloro che nascevano da un uomo e un demone.
Ritto sulla roccia più alta, i capelli e la barba neri e lisci inzuppati dalla pioggia, gli occhi di un azzurro quasi bianco, alzò una mano e la levò al cielo, parlando con la sua voce tonante.
“Fermati! Sfoga la tua ira altrove! Tu non hai potere sulla mia dimora!”
La voce di Solquest era come ipnotica per gli umani. Essi, le poche volte che si erano trovati in contatto con lui, erano stati costretti ad obbedire al suo volere. Nessuno poteva essergli indifferente.
La tempesta, al suono della sua voce, sembrò acquietarsi, ritirarsi.
I piccoli, orrendi servitori di Solquest, gli zaninoi, lo osservavano con sguardo adornate. I loro occhi erano acquosi, dalle iridi rossastre.
Il loro aspetto era ripugnante. Un centinaio di piccoli esseri alti più o meno un metro, dal pelo ispido, marrone o grigio. Avevano gambe e braccia sottili come rami secchi, camminavano ondeggiando come grottesche scimmie, ritti sulle zampe posteriori,  stringendosi  attorno al loro padrone.
“Nulla può opporsi al volere di Solquest!” esclamarono con la loro voce gorgogliante.
Solquest sembrò soddisfatto, ma se credeva di aver vinto, si sbagliava.
La Natura era il suo grande nemico, e mai gli avrebbe permesso di spezzare gli equilibri del mondo.
L’urlo del vento tornò più impetuoso che mai e si abbatté con tutta la forza che aveva contro la nebbia di Isealina, infrangendola.
La tempesta aveva solo radunato le forze per sferrare il suo ultimo attacco.
Quello che sembrava il più vecchio tra gli zaninoni, guardò negli occhi Solquest con espressione spaventata.
Non aspettò risposta, alzò la sua orrenda, gutturale voce dando un ordine agli altri suoi fratelli.
“Correte giù al fiume! Correte! Correte!”
Solquest seguì con grandi falcate i pelosi esseri.
Nel centro esatto dell’isola sorgeva un piccolo fiume, il Duin*, che sfociava direttamente nel suo gemello più grande, l’Elba. Sul fondo del primo fiume venivano custodite da tempo immemore tre pietre verdi, la linfa vitale dell’isola e dei suoi abitanti.
Ma quando il corteo arrivò laggiù, il fiume era vuoto.
L'Elba era salito e aveva rotto gli argini del Duin, e si era portato via le tre pietre verdi.
Poco dopo, la tempesta cessò, ritirandosi. Il suo compito era finito. La nebbia si richiuse di nuovo attorno a Solquest e ai suoi servi. Ma ormai era tutto perduto. Gli zaninoni si disperavano, gemendo di disperazione.
Sapevano che le tre pietre erano il solo modo che il loro signore aveva per vivere per sempre. Il segreto della sua eterna giovinezza.
Ogni anno, quando le acque si illuminavano della luce argentea della luna in una particolare notte di plenilunio, lo stregone si immergeva in quelle acque, e allora il suo corpo veniva purificato di tutti i giorni che erano trascorsi dalla sua nascita.
Erano passato otto mesi da quando questo rituale era avvenuto. Se lo Zentyre non avesse recuperato in tempo le pietre, il peso di duemila anni si sarebbe abbattuto su di lui, e il suo corpo giovane, sano e forte, si sarebbe trasformato in quello di un vecchio. E poi, passato l’attimo che gli sarebbe bastato per comprendere che ormai per lui sarebbe giunta la fine, si sarebbe trasformato in un ammasso di membra putrescenti e sarebbe morto, riunendosi alla terra di Isealina.
Non poteva permetterlo. Ma le pietre erano svanite nel nulla e la nebbia aveva perso il suo potere, lo sentiva.  Presto la sua dimora sarebbe stata distrutta dallo scorrere del tempo che era normale nel mondo esterno, ma che mai si era posato su Isealina.
Già, il mondo esterno. Il mondo degli uomini.
Gli zaninoni ancora si lamentavano. Che ne sarebbe stato di loro e del loro potente padrone?
“Silenzio!” ordinò Solquest. “Non tutto è perduto, miei adorati. C’è sempre una soluzione. Non siamo ancora così in pericolo. Ma dovete lasciarmi del tempo, perché ho bisogno di interrogare i magici cristalli di Ulum”
Un brusio si levò dagli stupiti zaninoni.
I cristalli di Ulum erano una  magia proibita persino per Solquest. Essi, erano piccole pietruzze colorate che potevano prevedere il futuro se interrogati come si deve. Era una magia antica, ma lo Zentyre sapeva come fare. Era molto complicato, perché se gli spiriti del male che evocava non fossero stati ben disposti verso di lui, avrebbe sprecato tempo inutile, poiché non gli avrebbero mai risposto, o addirittura aggredito. Ma Solquest era il più devoto servitore dell’oscurità, per cui, doveva solo porre le giuste domande e pazientare che Coloro che erano al di là delle Tenebre lo ritenessero all’altezza della loro attenzione.
Per una settimana, Solquest rimase dentro la Grotta dei Cristalli, nel centro esatto dell’Isola, giù in profondità.
Sentiva Isealina respirare, sussurrare. Percepiva la vita in quella terra brulla e inospitale. Per chiunque, ma non per lui e per i suoi zaninoni. E sentiva pure altre voci, le voci che aveva bisogno di chiamare a sé perché gli dicessero cosa fare.
Gli zaninoni gli portavano del cibo di tanto in tanto, girandogli attorno ansiosi, ma senza mai turbare la concentrazione del loro padrone.
Infine Solquest aprì gli occhi, e fece un sospiro profondo e soddisfatto. Un sorriso crudele gli si aprì sul bel volto e già sentiva un fremito di eccitazione attraversargli le membra stanche.
Uscì dalla grotta e subito i suoi servi si alzarono.
“Tra quattordici settimane salperemo per Magdeburg” annunciò.
Un brusio di eccitata perplessità si alzò tra gli zaninoni, mentre si spintonavano tra loro per avvicinarsi a Solquest e toccargli la veste candida e guardarlo con occhi adornati.
“Qualsiasi cosa faremo, per il nostro padrone e signore!”
“Prima di allora, abbiamo molte cose da fare, miei cari” li informò lo stregone, poi puntò un dito contrò una cavità nella roccia della Grotta dei Cristalli di Ulum, e di colpo essa si aprì rivelando una cavità somigliante a una vasca scolpita nella pietra grezza. Essa si riempì presto di un liquido verdastro, ribollente, che poi divenne nero.
“La Polla di Trasformazione” mormorarono gli zaninoni ancor più eccitati. Sapevano che presto avrebbero cambiato aspetto. Sarebbero divenuto ciò che il loro padrone desiderava, per ingannare gli stolti umani.
Nel corso dei giorni, Solquest descrisse dettagliatamente il suo piano, istruendo le creature pelose che, erano si orripilanti a vedersi, ma erano astute come poche altre al mondo.
“Trascorsi cinque giorni dal nostro arrivo a Magdeburg, la nostra missione sarà conclusa e ritorneremo a Isealina con la marea della mezzanotte del quinto giorno. Sarà per me un piacere tornare nuovamente in quella città”
Gli zaninoni compresero e annuirono maligni.
Ricordavano benissimo quando, molto tempo addietro, Magdeburg era solo una landa desolata che si congiungeva con l’Isola, il cui picco svettava sull’intera valle sottostante. Ma poi, qualcuno aveva avuto l’idea di edificarvi una città e Isealina si era staccata per sempre da essa, chiudendosi dentro la sua nebbia. Da allora, moltissimi erano stati i cambiamenti subiti dalla valle verdeggiante che Solquest amava ricordare.
Gli umani avevano costruito case, palazzi, strade, cambiandone per sempre l’aspetto. Il Tempo, l’orribile Tempo, aveva invecchiato Magdeburg e rovinata inesorabilmente. Maledetti fossero gli umani e le loro idee nefande! Non solo gli avevano rubato la Terra, ma la stavano distruggendo sotto i suoi occhi. E Solquest, a modo suo, soffriva per questo.
“Il sesto giorno” riprese lo Zentyre, “appronteremo il grande sacrificio. E quando la luna piena illuminerà le acque del Duin, io berrò dalla coppa dell’eterna giovinezza!”
Gli zaninoni esultarono, mentre Solquest scrutava l’orizzonte oltre la nebbia. La risata gorgogliante delle creature riecheggiò per tutta Isealina, balzò verso il fiume e si liberò al di là di esso, estendendosi fino alla città di Magdeburg, che dormiva tranquilla dopo la grande tempesta. L’avvolse come un’ombra di inquietanti presagi.
Ma gli abitanti non lo sentirono.
Col passare del tempo, Solquest fece un’accurata selezione tra i giovani di Magdeburg. Gli occorrevano cinquanta maschi e cinquanta femmine, per eseguire il grande sacrificio.
Solquest sorrise tra sé, mentre osservava gli zaninoni si affaccendavano a preparare la grande nave che serviva loro per il lungo viaggio.
Apparentemente, tra Magdeburg e Isealina, sembrava esserci solo un tratto di fiume, ma in realtà ci voleva un giorno intero per viaggiare attraverso la nebbia magica, dall’una all’altra terra.
Infine, giunse il giorno tanto atteso.
Gli zaninoni si affollarono attorno alla Polla di Trasformazione e mentre Solquest li guardava immergersi uno dopo l’altro, provò uno strano brivido al pensiero di lasciare la protezione di quella foschia che teneva lontani gli occhi dei curiosi. Ma non doveva nutrire timori, nessuno avrebbe mai potuto sconfiggerlo, neanche solo provarci. Nessuno.
 
Il ragazzo si svegliò di soprassalto. I capelli neri e lisci gli finirono davanti agli occhi. Aveva la gola secca e il respiro affannoso. Non ricordava che sogno stava facendo, ma di certo doveva essere stato spaventoso per agitarlo così.
Uscì piano dalla sua stanza, scese le scale ed entrò in cucina, prendendo un bicchiere d’acqua che svuotò in sol sorso. Poi tornò al piano di sopra, rientrò in camera e guardò la sveglia sul comodino. Le tre e trenta di notte. Si voltò a guardare suo fratello dormire nel letto dall’altra parte della camera, poi si rimise sotto le coperte e si riaddormentò.
 
 
*Duin: è una parola che ho preso dal dizionario elfico di Tolkien. Significa semplicemente fiume.
 
Salve a tutti!
Questa è la prima ff che scrivo con protagonisti i Tokio Hotel, perché di solito il mio fandom è Narnia. Cosa ne uscirà non lo so nemmeno io, ahah!
Preciso che la trovata dell’eterna giovinezza è un pallino che ho. E’ perfetta per i cattivi secondo me, infatti l’ho usata anche in un'altra storia che sto scrivendo (non dirò il titolo se no è spam, giusto? XD). Spero che possiate gradire questa mia fanfiction che, come ho già detto, è mia solo per un quarto, eccezion fatta per i personaggi e alcune parti totalmente inventate da me.
Recensioni accette di tutti i tipi.
Susan<3

 
 
  

   
 
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