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Autore: valentinamiky    05/12/2011    5 recensioni
4^Classificata al "Cluedocontest" indetto da Tifa Lockheart90
Dal cap.1 "Arthur alzò gli occhi al cielo: possibile che il padre non avesse il minimo senso dell’umorismo?
-Stavo scherzando, ovviamente. Merlin è il figlio di Hunith-[...]
Uther lo guardò torvo.
-E tu come fai a conoscerlo?-
Arthur chiuse gli occhi, sperando pur sapendo di illudersi, che il padre non scatenasse un uragano dopo la sua semplice e schietta risposta.
-Viviamo insieme-"
Dal Cap.4 "-Arthur! No...no, vi prego! Sono innocente! Arthur, diglielo, ti prego! Non ho fatto niente, sono innocente!- Merlin continuò a urlare in preda alla frustrazione, disperato, voltandosi per quanto gli fosse consentito dalla morsa dei due agenti che lo stavano trascinando lontano, verso un loculo freddo e buio.
Aveva paura. [...]
Paura che, alla fine, anche l’ispettore lo abbandonasse al suo triste destino.
Fu proprio Arthur a riportarlo alla realtà: lo aveva afferrato per una spalla, rallentando così il percorso degli agenti. Lo aveva abbracciato, stringendolo a sé, protettivo.
-Giuro che ti tirerò fuori di qui, fosse l’ultima cosa che faccio...- aveva sussurrato, affondando il palmo nei suoi capelli scuri."
Genere: Commedia, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guilford Saga'
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Siamo infine giunti al termine della prima serie ç_ç Sono commossa. Ma in realtà, non è finito proprio nulla . Vi aspetto prossimamente, con un piccolo regalino per avermi seguita fin'ora, così numerosi/e! A presto! ^_^


41 di sangue


Capitolo 8:
Giù le maschere, signori!

 

-Vediamo...- l’ispettore Pendragon si schiarì la gola. –Sapete, il problema principale di queste due indagini, è che abbiamo immediatamente pensato che ci fosse un collegamento e che la vittima avesse scoperto qualcosa riguardo all’incidente avvenuto all’EDR. Poi, però, il dubbio è sorto spontaneo: che fosse una vendetta ai danni dei signori Emrys? Dopo quello che Hunith mi ha raccontato, mi ero quasi convinto che fosse così. Ma in seguito, mi sono dovuto ricredere-
-Che intendi dire? Pensavo che a tagliare le cinghie del mio cavallo fosse stata la stessa persona che ha ucciso Will e cercato di fare lo stesso al povero Merlin- sussultò la mora, confusa.
Arthur sbirciò in direzione del colpevole, sorprendendolo mentre cercava di trattenere un sussulto di tensione. Sapere che la vittima designata era ancora viva, doveva essere stato un duro colpo, per lui.
-Ripeto, all’inizio abbiamo pensato la stessa cosa. Anche se, a dirla tutta, in parte, la colpa è del killer. Comunque, grazie a un’accurata analisi delle prove, abbiamo scoperto che a commettere un simile gesto...- Arthur alzò il dito contro la persona incriminata. –Sei stata tu!-
Morgause sbuffò, risentita.
-Insomma, ancora con questa storia?-
-Non preoccuparti. Sappiamo bene per quale ragione l’hai fatto. Volevi salvare Morgana-
La ragazza sgranò gli occhi. Allora quel biondino dalla faccia idiota aveva davvero capito tutto.
Le espressioni confuse di tutti, lo convinsero a proseguire con la spiegazione.
-Il giorno delle selezioni per i campionati regionali all’EDR, dopo che Morgana e Belinor si erano occupati di sellare il cavallo ed altri preparativi di varia natura, hai atteso che uscissero dai box, perché avevi notato dei movimenti sospetti. So per certo che avevi visto qualcosa di anomalo, ti spiacerebbe dirci com’è andata?-
La bionda si arrese all’evidenza.
-Beh...prima della gara volevo incontrare Morgana. Forse sembrerà strano, ma desideravo augurarle buona fortuna-
-Come? Facendomi cadere durante la gara?- la mora era a dir poco scettica.
-Certo che no! Ma se fossi stata squalificata per la caduta, nessuno si sarebbe accorto che Priscilla era stata dopata!-
-Ma di che diamine parli?- Morgana era a dir poco furente per quelle illazioni.
-Qualcuno è entrato di nascosto, dopo che ve ne siete andati. L’ho visto dare qualcosa a Priscilla, con una siringa in mano. Non sono una stupida. Ho capito immediatamente che, per qualche motivo desiderava che tu venissi squalificata. Ma se avessero eseguito i test, avrebbero incolpato te, o Belinor. Non potevo permetterlo. Nonostante le incomprensioni, ti considero ancora la mia più grande rivale. Solo...non pensavo che ti saresti slogata la caviglia. Mi dispiace molto.-
La figliastra del commissario boccheggiò, sconvolta.
-Ma chi era, Morgause?-
La bionda, sul punto di risponderle, venne bloccata dall’ispettore, che scosse convinto la testa.
-Non ancora. Prima vorrei proseguire con le spiegazioni, se non vi spiace. A differenza di quanto aveva inizialmente ipotizzato il commissario...- riprese, lanciando un’occhiata allusiva al padre, che ricambiò insospettito –il nostro, caro colpevole non era affatto uno sprovveduto. Al contrario, conosceva bene il centro ippico di Wildwoods e le persone che vi lavoravano, così come il loro passato. Per questo, è riuscito ad organizzarsi così bene, convincendoci per un momento che il suo scopo fosse quello di vendicarsi per la morte dei signori Greller. In realtà, stava pianificando di uccidere il suo obiettivo da mesi. Aveva calcolato ogni cosa: la squalifica di Morgana e la presunta malattia di Kilgarrah erano solamente dei diversivi. Mi sto forse sbagliando, signor Hunter?-
L’uomo, accorgendosi di essere al centro dell’attenzione, alzò le spalle con noncuranza.
-Non capisco di cosa stiate parlando. Per quale ragione avrei dovuto uccidere Will? Lo conoscevo appena. E poi, come avrei fatto a dopare Priscilla?-
-Bene, ora mi spiego. Il commissario Pendragon, avrà anche commesso un errore nel pensare che Merlin fosse il responsabile della morte di Will. Ma aveva ragione sul messaggio lasciato dalla vittima: William voleva scrivere proprio il nome del suo migliore amico e questo perché lo voleva proteggere!-
-Ma se davvero era questo il suo obiettivo, perché ha cercato di scrivere il suo nome? Era ovvio che la polizia avrebbe collegato le sue lettere al colpevole!- la domanda di Hunith sorse spontanea.
-Questo perché Will non voleva fornirci il nome del colpevole, ma la persona che l’assassino aveva programmato di uccidere. -
Il silenzio calò nell’ufficio di Arthur.
- Signor Halig, qualcuno deve averle raccontato il passato dei signori Emrys e lei, che già progettava di uccidere loro figlio, ha ben pensato di approfittarne, coinvolgendo anche il signor Witcher.- Arthur si rivolse quindi al veterinario, ora assediato dagli sguardi furenti di Hunith e Belinor. –Ha fornito una fiala di apomorfina al signor Hunter, certo che nessuno l’avrebbe mai scoperta. Infatti, il furto avvenuto l’altra mattina, ai danni della signorina Morgause, era studiato appositamente per ottenere le chiavi dell’ambulatorio, così da far ricadere i sospetti sul ladro improvvisato. Quando Gwaine le ha chiesto se mancasse qualcosa dal suo studio, lei sapeva già che non avrebbe trovato quella sostanza dopante.-
-Sono solo supposizioni!- si lamentò Aridian. –Non avete uno straccio di prova!-
-Allora perché non ha avvertito i signori Emrys delle condizioni di Kilgarrah? Perché lei sapeva, che gli veniva puntualmente somministrato del cioccolato. O sbaglio?-
-No! No, io non me ne sono mai accorto!- assicurò.
-Come può non essersene reso conto? Lei è il migliore veterinario della città! E sono certa che abbia seguito la prassi, con dei prelievi e tutto il resto.- lo riprese Morgause.
-No, no! Non ne so nulla!- l’uomo continuava a negare.
-È inutile, signor Witcher.- Gwaine prese parola. –Ho già chiesto alla signorina Lot, la sua tirocinante, di effettuare le analisi in laboratorio e lei è stata così gentile da fornirci I risultati. Diamine, ci credo che quel cavallo era agitato! Chissà per quanto tempo lo avete rimpinzato di schifezze!-
Aridian boccheggiò, senza riuscire a ribattere.
-Come hai potuto aiutarlo? Aridian, mi fidavo di te! Mio figlio ha rischiato di morire, per colpa tua! E Will...oh, povero Will!- Hunith scoppiò in lacrime, incredula.
-E va bene, lo ammetto! Sapevo delle condizioni di quel cavallo. Ma non avevo la più pallida idea che sarebbe morto qualcuno! Mi hanno raggirato!- si difese l’uomo, facendo sbuffare sonoramente il commissario.
- Per favore! Portalo via!- ordinò a Perceval, alzando gli occhi al cielo.
Il ragazzo annuì solenne, trascinando via un avvilito veterinario.
-Bene. Direi che ora possiamo tornare a lei, signor Hunter- riprese il giovane Pendragon. –Questi tiri mancini erano tesi solamente a depistarci e indurre la polizia a pensare che qualcuno volesse screditare Wildwoods. Avremmo tutti pensato che Merlin fosse stato ucciso per vendetta e avremmo ricollegato l’accaduto alla morte dei Greller, indagando su quelle vicende e accusando, di conseguenza, il signor Aridian, che aveva lavorato per loro. Invece, per sua sfortuna, qualcuno ha scoperto la verità e lei è stato costretto ad uccidere William Grant. Di certo, avrà prima cercato di persuaderlo. Se avesse collaborato, come aveva fatto il signor Witcher, sarebbe stato molto più semplice e, soprattutto, non avrebbe attirato in quel modo l’attenzione della polizia. Purtroppo per lei, Will era un vero amico ed ha preferito morire atrocemente, piuttosto che tradire Merlin.-
-Ma lei aveva previsto anche questo- intervenne Lancelot, senza lasciare all’uomo la possibilità di spiegare. –Infatti, aveva predisposto tutto, nel caso in cui Will non avesse accettato. Aveva indossato delle scarpe che non le appartenevano, rubandole dalla scarpiera dei signori Emrys e le ha indossate. Inoltre, sapeva che quel giorno Will avrebbe aiutato i proprietari a rimestare il foraggio da essiccare e ha atteso che Hunith tornasse a casa, per preparare la cena. Ha colpito Will, con il forcone da lei abbandonato, lo ha lasciato esanime sulla strada e poi è andato al granaio.
-Progettava l’omicidio di Merlin da molto tempo, di sicuro aveva già lasciato lì dei vestiti di ricambio e il necessario per sbarazzarsi delle prove. Ha raccolto della legna, bruciato i suoi vestiti e lavato le scarpe. Sapeva che le avrebbero esaminate col luminol, ma non saremmo risaliti a lei, poiché il suo piede era più grande. Beh, le è andata male, perché Gaius, insieme alla scientifica ha svolto un ottimo lavoro e se n’è accorto. Senza contare che, nella fretta, ha preso proprio le scarpe di Merlin.-
Arthur annuì.
-Will non poteva saperlo e ha cercato, con le ultime forze, di scrivere “Merlin is in danger”. Ma lei lo ha colpito alla testa, facendogli perdere i sensi e vanificando i suoi sforzi. Ad ogni modo, il nome, unito al numero di scarpe ritrovate sulla scena del crimine, hanno condotto le indagini a una svolta per lei inaspettata: abbiamo arrestato Merlin-
-Ma è stato rilasciato perché incompatibile con la fisionomia dell’assassino, che secondo il referto del medico legale, era una persona robusta. Ovviamente, la cosa avrà fatto piacere anche a lei, visto che le si è ripresentata l’occasione per ucciderlo- concluse per lui il viceispettore Orkney.
Il viso rubicondo dell’omaccione diventò paonazzo per le fragorose risate. Improvvisamente, tornò serio. Gli occhi lampeggiavano, in una muta sfida.
-Tutto ciò che avete detto è estremamente interessante, ma non avete uno straccio di prova! Se, come avete detto, i vestiti e l’arma sono andati distrutti, con cosa pensate di dimostrare queste vostre folli teorie?- sottolineò, canzonatorio.
-Oh, ma Lancelot non ha detto che l’arma è andata distrutta. Non del tutto, almeno- Arthur sorrise trionfante. –Vede, lei si sarà anche liberato del manico in legno, bruciandolo. Ma sapeva di non potersi sbarazzare tanto facilmente della forca in acciaio. Quindi l’ha sotterrata, vicino al granaio. Non è forse così, Gwaine?-
-La pioggia ha riportato in superficie l’attaccatura, sulla quale sono inciampato poche ore fa. La scientifica la sta già esaminando, sono certo che troveranno tracce di sangue con il DNA di Will. E forse, anche delle impronte digitali.- il viceispettore sfoderò il suo sorriso più irriverente. –A meno che non abbia usato dei guanti come ha supposto Gaius. Ma, anche in quel caso, potremmo avvalerci di altre prove. Per esempio, vorrebbe consegnarci le sue scarpe?-
Halig si aprì in una smorfia scettica.
-Non vedo come potrebbero servirvi le mie scarpe. Se quello che dite è vero, non troverete proprio nulla esaminandole-
-Beh, allora vediamo se comprende in questo modo: l’assassino, dopo aver barbaramente ucciso Will, ha sì lavato le scarpe di Merlin, ma poi ha indossato le proprie. Ed avendo utilizzato una calzatura che gli andava piccola per commettere l’omicidio, ha lasciato che il tallone uscisse dalla suola. Secondo questa ricostruzione, se le mie ipotesi sono corrette, troveremo delle mezzelune di sangue, all’interno delle sue scarpe. Se questo non dovesse bastarle, le fornirò un’altra prova.-
-Sarebbe a dire?- Halig iniziò a sudare freddo.
-Potrebbe scrivere il suo nome, su questo foglio?- lo invitò, porgendogli un pezzo di carta.
L’uomo si avvicinò con riluttanza, scrivendo ciò che l’ispettore gli aveva richiesto. Si rimise in posizione eretta, scrutando il biondo con impazienza.
-Quindi?-
-Quindi, come pensavo, lei è mancino-
-E con questo?-
-Prima di infliggere il colpo mortale a Will, sull’addome, ha stordito Will con una potente botta sul viso, inferta con il manico del forcone. Signor Emrys?-
Il padre di Merlin focalizzò tutta la sua attenzione sul coetaneo del figlio, domandandogli come potesse essergli utile.
-Potrebbe fingere per un momento di essere l’assassino, per cortesia?-
Belinor annuì, incerto. Che aveva in mente l’ispettore?
Vide Lancelot avvicinarsi con una scopa in mano.
-Immagini che l’agente Lake sia la vittima e simuli il colpo sul suo viso-
L’istruttore annuì e alzò la scopa sulla spalla destra come se volesse colpire Lancelot, avvicinandola alla guancia del ragazzo fino a sfiorarlo con il manico.
-Molto bene. Dov’è arrivato il colpo, Lance?-
-Sulla guancia sinistra- rispose prontamente il giovane.
-Questo perché Belinor è solito usare la mano destra. Ma se prendessimo il signor Halig, che è mancino, il bastone sarebbe certamente arrivato a colpire la guancia destra, proprio come è successo a Will!- terminò brillantemente Arthur.
-Forse lo hanno colpito alle spalle!- provò a opporsi l’accusato.
-Non avrebbe senso. Lo avrebbero aggredito con un colpo diretto alla nuca. E anche se così fosse, ricevendo il colpo da dietro, non si sarebbe spaccato il labbro come invece è accaduto- gli fece notare il biondo.
-Ottimo lavoro, figliolo!- si complimentò il commissario.
-No! No, vi state sbagliando! Non ho ucciso io quel ragazzo, dico sul serio!- il signor Hunter iniziò ad agitarsi.
-Lei dimentica una cosa fondamentale, Halig.-
L’uomo bloccò ogni protesta sul nascere, incuriosito da quanto l’ispettore stava per dirgli.
-Anche se non dovessimo trovare lo zaino di Merlin, lui è sopravvissuto. Abbiamo un testimone oculare, quindi non ha possibilità di scampo. Avanti, ci dica la verità-
Hunter sospirò, sconfitto.
-Se solo quell’idiota di Will non mi avesse scoperto...Mi ha minacciato. Io gli avevo offerto la possibilità di salvarsi, dei soldi. Ma quello stronzetto insisteva. Diceva che Merlin era il suo migliore amico, che non mi avrebbe permesso di toccarlo. Che avrebbe chiamato gli sbirri, se non lo avessi lasciato in pace e che lo avrebbe detto a tutti. A quel punto, ho capito che non potevo lasciarlo in vita. Avrebbe rovinato il mio piano perfetto, dopo che avevo faticato tanto a convincere Aridian a collaborare. Non potevo permettere a un moccioso di mandare a monte tutto. Se non mi avesse scoperto, a quest’ora il mio piano...-
-Perché voleva uccidere il figlio degli Emrys?- l’ispettore non era certo di volerlo sapere.
-Io lo odiavo! La donna che amo non ha occhi che per lui! Era una palla al piede! Per questo io...io volevo ucciderlo. Conoscevo le sue fobie, per questo l’ho chiuso in quel bidone, al buio. Volevo che la sua morte fosse terribile, così avrebbe pagato per tutto quello che ho dovuto subire per colpa sua!- fu la risposta furibonda.
Arthur fu costretto a chiamare a raccolta tutta la sua calma per non saltargli addosso e sbranarlo: quell’uomo era certamente pazzo. Come si poteva anche solo pensare di far del male a un ragazzo, a Merlin, per una ragione stupida come quella?
E pensare che se lui e Gwaine fossero arrivati un minuto più tardi, per il moro non ci sarebbe stato più nulla da fare. Era mancato così poco...
Distolse lo sguardo dalla faccia di quel folle: aveva la nausea.
-Portatelo via-
Lancelot e Gwaine si avvicinarono a lui, bloccandogli i polsi con le manette. Lo trascinarono lontano dall’ufficio del giovane Pendragon, prima che quest’ultimo potesse perdere le staffe.
Arthur sperava che quella giornata d’inferno fosse finita e dopo aver riposto il cellulare nella tasca interna del giubbotto, salutò tutti.
-Vado in ospedale a controllare se Merlin si è ripreso-
Hunith e Belinor annuirono, pronti a seguirlo. Purtroppo per loro, il viceispettore Orkney tornò indietro piuttosto agitato.
-Arthur! Hunter ci ha appena riferito che hai commesso un errore nel decifrare il messaggio!-
-Ritrattare ora non gli servirà a nulla. Se vuole, può parlarne con il suo avvocato- sbuffò il biondo, seccato.
-Invece credo che dovresti ascoltare ciò che mi ha riferito. Potrebbe essere una sciocchezza, ma non possiamo ignorarlo, se avesse ragione sarebbe tremendo! A quanto pare, Will aveva scoperto anche un’altra cosa e le lettere da lui lasciate, potrebbero essere riferite a Freya!-
I coniugi Emrys si scambiarono un’occhiata preoccupata.
-Che intende dire, viceispettore?- il commissario si accigliò.
-Il signor Hunter sostiene che la ragazza abbia una doppia personalità e in quel caso, il messaggio potrebbe essere “MP”: Multiple Personality. Non è detto che sia vero, ma se avesse ragione...- il castano non terminò la frase, perché venne bruscamente interrotto dall’ispettore.
-Merlin è da solo con lei!-
Arthur schizzò via, senza aspettare un secondo di più.
 
Quando Merlin si svegliò, riconobbe l’esile figura di Freya accanto alla finestra aperta. Un vento leggero le scompigliava i capelli, facendoli ondeggiare lievemente.
-Sorellina?-
La ragazza si voltò a guardarlo, ma c’era qualcosa di insolito nel suo sorriso, nel suo atteggiamento: si avvicinò al letto sicura, decisa, sorprendendo il moro ancora intontito.
-Sono felice che ti sia ripreso, Merlin. Eravamo tutti molto preoccupati.- disse, prendendo posto sul letto, sedendosi sul bordo.
Lui cercò di sedersi, ma la giovane bloccò i suoi movimenti.
-Sei ancora debole, non affaticarti.-
Improvvisamente, gli eventi recenti investirono la memoria del ragazzo e le conseguenze non tardarono a manifestarsi: gli occhi si riempirono di paura e agitazione, mentre il respiro diveniva difficoltoso.
Freya gli accarezzò i capelli corvini, ancora umidi, scendendo poi sulla guancia pallida e magra.
-Non aver paura, ora sei al sicuro. Il tuo ispettore avrà già arrestato Halig e Aridian, quindi non hai motivo di preoccuparti. Anche se...-
Merlin, confuso e impaurito, cercò nuovamente di alzarsi, di allontanarsi da lei. Ma lei bloccò nuovamente i suoi movimenti, stringendo la mano attorno alla gola e prendendo possesso delle sue labbra.
Il ragazzo restò impietrito per quell’inaspettato gesto. Avvertiva una strana sensazione, come se sua sorella fosse improvvisamente stata posseduta da una presenza maligna. E ne era terrorizzato.
-Freya...ma cosa...?- provò a chiedere, ma era troppo sconvolto per formulare una frase sensata. Restò semplicemente a fissarla, ammutolito, aprendo la bocca e richiudendola subito, come un pesce.
La castana rise di gusto.
-Ho sempre sognato di poterlo fare, Merlin. Io sono sempre stata innamorata di te, ma tu...tu non ti sei mai nemmeno accorto dei miei sentimenti. Mi hai fatto soffrire, Merlin!-
Il moro non riusciva a credere che il volto dolce della sorellina fosse sfigurato da quel ghigno malvagio.
-Tu...tu non sei Freya- provò ad allontanarsi da lei, ma era costretto a letto, troppo debole per reagire in modo efficace.
Le sue parole provocarono una nuova risata sguaiata della ragazza, che tornò a baciarlo con prepotenza.
Cosa stava succedendo a sua sorella? Perché, improvvisamente, agiva in quel modo, strappandogli dei baci non voluti? Era una sensazione orribile: non aveva mai pensato a Freya in quell’ottica, perché l’aveva sempre trattata come se fossero davvero fratelli. E non voleva che qualcosa cambiasse, dannazione! Era tutto perfetto così.
-Ma cosa ti prende, così all’improvviso, Freya? Le cose che hai detto...- Merlin scrutò il viso della giovane, ora completamente diverso. Non la riconosceva più.
-È esattamente come ho detto, fratellino. Io dovrei odiarti, per quello che hai fatto ai miei genitori. Dovrei maledirti, invece ti desidero più di ogni altra cosa. Io non avrò pace, finchè non sarai mio. E se per farlo dovrò uccidere il tuo poliziotto, allora sta certo che andrò fino in fondo- sibilò minacciosa.
Merlin boccheggiò, la gola improvvisamente secca e il torace bruciava in modo pazzesco.
-Tu non sei Freya! Non sei...- le sue proteste si bloccarono sul nascere: la sorella aveva afferrato qualcosa dalla tasca dei jeans scuri, mettendola bene in vista. Una catenina d’argento, con un ciondolo a forma di cuore, in plastica rossa.
-Te lo ricordi, Merlin?- chiese retorica, con voce nostalgica.
Eccome, se lo ricordava. Non riusciva a credere che Freya lo tenesse ancora con sé.
Era un ciondolo che aveva trovato da bambino, più precisamente il giorno in cui aveva incontrato Freya, in una confezione di patatine. Mentre giocava con la piccola, glielo aveva regalato, come pegno per la bellissima principessa da lei interpretata. Si era stupito, quando la bambina gli aveva gettato le braccia al collo, raggiante, ma ne era stato felice. Era certo che, dopo tutto quel tempo, se ne fosse liberata; non immaginava che lo avesse conservato come una reliquia.
-L’ho sempre portato con me, come portafortuna. Questo è il simbolo dell’amore che ci lega-
-No, Freya. Io ti voglio bene, è vero. Ma solo come sorella, non potrà mai esserci qualcosa, tra noi!- il moro era a dir poco sconvolto. Non riusciva in alcun modo a spiegarsi l’improvviso cambiamento della ragazza. Provò a farla ragionare, ma fu tutto inutile. Ricordarle i bei momenti trascorsi insieme, da bambini, non servì a nulla.
-Hai ragione, fratellino. Ne abbiamo passate tante insieme ed era tutto così semplice, quando eravamo dei bambini. Ma non posso continuare a guardare, senza fare nulla. Credo che sparirò, per un po’ di tempo. Così, mentre sarò in viaggio avrai tempo di riflettere meglio sui tuoi sentimenti per me. Ma sappi che se dovessi decidere di restare con quel biondino, non potrò mai perdonarti!-
-Freya...ti prego, ascoltami-
-No, Merlin! Ascoltami tu... Avrei tanto desiderato che le cose restassero così per sempre. Mi dispiace, Merlin. Devo farlo. Non ho altra scelta, capisci?-
Il ventitreenne guardava Freya con aria assente. Gli occhi spenti, la bocca dischiusa in un misero tentativo di dire qualcosa, di fermare quella follia. Ma non ci riuscì. La ragazza che da anni considerava una sorellina, improvvisamente, appariva come una sconosciuta.
In un momento, venne colto dalla consapevolezza che tutto stava per finire. Il suo mondo era stato sconvolto troppo velocemente, crollato a pezzi in pochi secondi.
Incredulo, appena venne colpito dall’oggetto che la giovane teneva in mano, cadde all’indietro, mentre la ragazza spariva dal suo campo visivo, che lentamente si offuscava.
Il respiro mozzato, l’aria si rifiutava di raggiungere i polmoni, nonostante la leggera brezza che gli carezzava il viso. Si sentiva solo, ora più che mai.
Un solo, flebile nome uscì dalle sue labbra, lo stesso che lo aveva tormentato in quei giorni d’inferno.
Il nome di una persona di cui non poteva più fare a meno.
“Arthur”.
 
-...lin...Merlin!-
Il moro riaprì gli occhi, disturbato dalla voce insistente dell’ispettore: era chinato su di lui, con l’espressione più preoccupata che ricordasse di aver mai visto su quel volto da babbeo.
-Arthur? Cos’è successo?- sbatté più volte le palpebre, cercando di richiamare alla memoria gli ultimi eventi. Scacciò immediatamente la discussione avuta con Freya dai propri ricordi, così come i baci che la ragazza gli aveva dato: quella situazione era davvero troppo assurda, probabilmente l’aveva sognata. Si guardò attorno, scrutando ogni angolo della stanza d’ospedale, cercando la sorellina. -Dov’è Freya?-
Il biondo sospirò: l’infermiera alla reception affermava di aver visto la ragazza andarsene pochi minuti prima e i suoi colleghi la stavano già cercando in ogni angolo della città. Ma finchè non si fossero accertati della veridicità delle accuse di Halig, non poteva allarmare Merlin, già provato dalla terribile esperienza.
-Le ho detto di tornare a casa, è rimasta con te tutto il tempo e mi sembrava piuttosto stanca- lo rassicurò, sperando che credesse a quella bugia.
Per sua fortuna, il ragazzo annuì, ancora vagamente intontito. Si riaddormentò quasi subito.
L’ispettore tirò un sospiro di sollievo: non voleva pensare a nulla.
Merlin era sano e salvo e questa era la sola cosa che gli importasse davvero.

 
 


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