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Autore: The barbarian    05/12/2011    0 recensioni
Ciao a tutti! Ho deciso di tornare alla carica con una nuova storia, che ha per protagonista Akane nelle vesti di una brigantessa!!! E precisamente in quelli di una brigantessa realmente esistita. Spero vi piaccia e che commentiate numerosi. Buona lettura.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I fatti di Acri destarono molto scalpore in Italia, poiché i rapiti dai briganti erano dei simboli del nuovo Regno d’Italia e questo era un duro colpo al prestigio nazionale. Ranma aveva raggiunto il suo scopo: attirare su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica e intascare un cospicuo riscatto. La sua banda infatti portò i prigionieri, rigorosamente bendati, nelle loro grotte, dove furono adagiati sul fondo. Una volta all’interno della grotta, i rapiti furono sbendati, gli furono legati le mani e furono sospinti verso le pareti della caverna. Quindi fu Ranma a parlare: “Bene signori, eccovi qua! Vi comunico che siete nostri prigionieri e che sarete liberi solo dopo che i vostri accoliti pagheranno un congruo riscatto per voi!”. “Cosa ci farete nel frattempo?” chiese, tremante di paura, il vescovo di Tropea, a cui Ranma rispose sornione: “Tranquilli, verrete trattati bene e non vi si torcerà un solo capello. Non siamo come i bersaglieri, che appena ci prendono ci fucilano!”. Quindi se ne andò, lasciando i prigionieri sorvegliati dai suoi uomini; andò poi da sua moglie, ancora vestita da uomo, che abbracciò sussurrandole: “Sei stata grande, Akane! Ammetto di essermi un poco ingelosito quanto ti sei tolta la camicia, ma ciò è servito per il nostro scopo!!!” “Grazie, marito!” rispose lei “ho dovuto inventarmi quel piccolo stratagemma per distrarre quei due babbei, perché non ne ho trovato un altro”. “Già, sei proprio irresistibile” rispose di rimando Ranma. La Oliviero arrossì e lo baciò. Poi andò a coricarsi sul pagliericcio, seguita bene presto da suo uomo.
Era una bella giornata di agosto: la luce del sole riscaldava e illuminava la piccola valle del Crati dove doveva avvenire l’incontro tra la banda di briganti del Monaco e i soldati regi venuti a riscattare i prigionieri. Per primi arrivarono i briganti di Ranma, che si accamparono all’ingresso della radura, poi giunse un reparto di carabinieri a cavallo, con dei cavalli di scorta per i prigionieri. A metà del terreno i due schieramenti si fermarono, i prigionieri in prima fila. Akane osservò la scena dall’ ingresso della valle, assieme ai due luogotenenti del marito, Ryoga De Benedetto e Mousse Celestino, mettendo la mano sulla pistola nel caso fossero successi guai.  Il Monaco iniziò a parlare al comandante dei carabinieri sul destino dei prigionieri: “Bene tenente, siete arrivati! Se volete riscattare i prigionieri, consegnatemi subito le duemila lire del riscatto, o giuro che giustizierò un prigioniero ogni ora!”. Il militare sbiancò, ma con voce ferma gli rispose: “E va bene. Rilasciate i notabili di Acri e il vescovo di Tropea e vi consegneremo i soldi” . “No caro mio, prima i soldi e poi i prigionieri!!”, urlò il capo brigante, ordinando ai suoi uomini di puntare i fucili alle schiene degli ostaggi. Il tenente, spiazzato da questa manovra, chiese, quasi supplicante: “Chi mi assicura della loro incolumità?”. “Nessuno”, rispose Ranma, “dovete fidarvi della mia parola!”. “La parola di un bandito?” disse acidamente l’ufficiale, sentendosi rispondere: “Noi manteniamo sempre la parola data, non come il vostro comandante Fumel, che fa fucilare anche i briganti che si arrendono!!!” Quella frase non mancò di fare effetto tra i carabinieri, e alla fine l’ufficiale sentenziò:  “Va bene! Caporale!!”. Subito, un caporale si affiancò al cavallo del tenete e gli consegnò una borsa, cha l’ufficiale buttò con fare altezzoso a Ranma. Il capo – brigante l’aprì: dentro c’erano duemila lire in banconote del nuovo Regno d’Italia. Soddisfatto, si rivolse al tenente: “Bene tenente! Il conto è saldato! Riprendetevi gli ostaggi!!”, facendo un cenno ai suoi di far avanzare gli uomini in prima fila. Quando i rapiti furono saliti sui cavalli, Ranma ordinò a gran voce: “In sella! Ce ne andiamo!”. L’ordine fu subito eseguito e la comitiva si sparse nel bosco. Dall’altra parte, anche i carabinieri se ne stavano andando, non senza un’imprecazione mentale del tenente: -Maledetto brigante! Beffare così l’esercito italiano!! Aspetta e vedrai!!!-. Dall’alto dell’altura Akane, Mousse e Ryoga eseguirono l’ordine del Monaco e girarono i cavalli, unendosi al resto della banda.
  
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