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Autore: _IlaLion    05/12/2011    2 recensioni
Non m'interessava il giudizio degl'altri, m'importava solo di Harry,Gabriel e me, insieme come una vera famiglia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto il fatto che non ho riletto tutta la os,
spero che vi piaccia e che vi appassioni tanto quanto
ha appassionato me scriverla. Mi piacerebbe
che qualcuno recensisse la os. Mmm..che altro aggiungere?
Buona Lettura e grazie alle ragazze che hanno
recensito la mia os su Niall!!  Baci _Ila<3

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Guarda che lo so , che gli occhi che hai non sono sinceri ... sinceri mai.


“Ehi Gabriel torna qui.” Iniziai a correre dietro a quella peste di mio figlio.
“Gabriel se non ti fermi giuro che..Ah”
Lo vidi avvinghiato alla gamba di un ragazzo che al massimo avrà avuto una ventina d’anni.
“Gabriel sei sempre la solita peste, ma come deve fare mamma con te?”
Mi accovacciai  un po’ distante da lui e lo incitai a venire.
All’improvviso vidi che il proprietario della gamba prese mio figlio in braccio.
“Ehi piccola peste non si fanno queste cose!” Stava sicuramente per fare una battuta per rimorchiare, come ogni uomo e infatti..
“Soprattutto visto che hai una mamma così..SAMANTHA?”
Non ero ancora riuscita a guardarlo in faccia, essendo troppo presa a guardare Gabriel in modo severo.
“Scusa ma ci cono..HARRY?”
Sbarrai gl’occhi riconoscendolo. Ma che cazzo ci faceva lui qui? Mi ero alzata di botto e questo mi ha causato un giramento di testa. Una visione del genere non faceva bene alla mia salute, infatti dopo che ho partorito Gabriel ho avuto problemi di pressione. Bastava qualcosa che mi sconvolgesse che la mia pressione calava a dismisura. Dopo poco svenni.
Nella mia mente riaffioravano i ricordi di quella settimana passata insieme e tutti i mesi che seguirono senza di lui.
 

Stavo correndo come ogni mattina sulla spiaggia. Con l’I-pod nelle orecchie e la mente altrove non vidi che c’era una persona sdraiata sul bagnasciuga.
Se avrei cambiato strada all’ultimo istante avrei rischiato di fargli del male e allora lo superai saltando.
“Scusami” gli urlai. Continuai a correre fin quando una persona non mi prese il polso. ‘Ed ora chi cavolo è?’ pensai.
Mi fermai di botto solo che ci fu un imprevisto, il ragazzo non riuscì a fermarsi in tempo così mi cadde addosso.
“Tutto bene?”
“Se non fosse che tu mi stai schiacciando, starei una meraviglia.”
Sorrise. Un sorriso ampio tanto da formare due fossette ai lati delle labbra.
“Certo fai con comodo. Quando vuoi eh.” Dissi sbuffando.
“Oh scusa.” Si alzò e si sistemò i capelli. Roteai gl’occhi e lui se ne accorse.
Mi alzai e mi pulii.
“Ok adesso devo proprio andare ciao riccio.”
“Ehi aspetta.”
“Cosa c’è?”
“Mi hai saltato addosso, ora dovresti almeno concedermi un’uscita insieme.”
“Veramente ti ho schivato,sai avrei potuto farti davvero male se non l’avrei fatto.”
“Molto gentile.”
“Grazie”
“Cosa posso fare per riuscire ad uscire con te?”
“Un bel niente. I ragazzi portano solo guai soprattutto a me.”
“Dai ti prego.”
“Corri con me e se riuscirai a tenere il mio passo potrei pensarci su.”
“Quando?”
“Stasera verso le 18.30 al bar qui di fronte ok?”
“Per me va bene.”
“Ti conviene metterti qualcosa di leggero perché suderai parecchio e delle scarpe comode perché non correremo poco te lo assicuro.”
“Invece a te conviene ricrederti su quello che hai detto prima.”
“Allora a stasera riccio.”
“Contaci.”
Tornai a casa e mi feci una doccia rilassante. Il pomeriggio passò come tutte le altre: Pranzo e lavoro al bar. Tornai a casa solo per cambiarmi, infatti erano già le 18.15. Arrivai davanti al bar puntuale. Erano le 18.35 e di lui nemmeno l’ombra. Mi alzai dalla sedia dove mi ero seduta e stavo incominciando a correre quando una mano si poggiò sulla mia spalla.
“Scusami ma non trovavo niente da mettermi.” Aveva una magliettina leggera bianca e dei pantaloncini viola. Delle converse ai piedi.
“Sai che con quelle scarpe non correrai affatto bene vero?”
“Avevo solo queste scusa.”
“Dai incominciamo, dobbiamo recuperare i minuti persi.”
“Cosa?”
“Corri invece di sprecare fiato per parlare.”
Rimase interdetto per un po’ e poi mi raggiunse visto che io avevo iniziato già a correre. I capelli gli ricadevano sul viso così perfetto. Aveva gl’occhi verdi come il mare in questo momento, le labbra piene e con una forma che t’invitava a prenderne possesso. Sbuffai. Aumentai il passo mentre mi lasciavo quei pensieri e lui qualche metro alle spalle. Avevamo fatto già metà della strada che facevo di solito io e lui ancora non era stanco. La parte finale della corsa era più faticosa, quella sulla sabbia bagnata. Mentre correvo sulla sabbia iniziai a fare delle ruote e capriole qua e la. Avevo voglia di fare qualcosa di diverso. Alla fine mi stesi sulla riva esausta come mai prima e lui fece la stessa cosa.
“Tu sei pazza.”
“Mi dispiace ma io sono Samantha non pazza.”
“Ed io sono Harry, non un corridore.”
“Te la sei cavata bene comunque.”
“Oh grazie. La mia forza di volontà e la forza di ottenere qualcosa mi fanno fare di tutto.”
“ E cosa vorresti ottenere scusa?”
“Te.”
In cielo c’erano già delle stelle mentre il sole pian piano scompariva all’orizzonte. Harry si alzò e mi si piazzò davanti.
“Allora stasera alle 21.30 davanti al bar ok?”
“Per far cosa?”
“Devi uscire con me.”
“E chi te lo dice che io voglia uscire?”
“Devi mantenere la tua promessa.”
“Va bene. Dimmi solo come devo vestirmi.”
“Puoi venire anche così o nuda per me non fa alcuna differenza.”
“Stronzo” sussurrai.
Ci salutammo e ci avviammo ognuno per la propria strada.
Feci una doccia veloce e mi cambiai. Indossai un vestitino alla marinara, scarpe col tacco jeansate e un fiocco rosso sopra. Indossai un foulard rosso che richiamava la cinta e il rossetto che avevo messo. Sugl’occhi un semplice filo di eye-liner e mascara a volontà. Tra i miei capelli scuri misi un frontino bianco.
Questa volta quella che era in ritardo ero io ma non me ne preoccupai.
“Sei in ritardo cara.”
“Le donne si devono fare sempre aspettare.”
“Beh se il risultato è stupendo come il tuo, aspetterei anche in eterno.”
“Andiamo a mangiare che è meglio.”
“Come vuole lei signorina.”
La serata passò in modo diverso da quello che avevo pensato. Avrei immaginato che la serata finisse con io che buttavo del vino in faccia al riccio ma finì diversamente, io lo abbracciai perché avevo passato una serata stupenda.
Quando mai io avevo passato una serata fantastica in compagnia di un ragazzo?
Di solito non accettavo mai o se accettavo, prima del dessert  ero già tornata a casa da un pezzo.
Il giorno dopo ci demmo appuntamento per andare in spiaggia insieme.
Andai a dormire con lui nella mia mente. C’era solo il suo sorriso, le sue labbra, le sue fossette e i suoi occhi. Mi addormentai subito, dopo aver fatto una corsa del genere ci credo! La mattina mi svegliai verso le 5. Feci colazione, mi lavai velocemente,indossai il costume e il vestitino che utilizzavo ogni volta che andavo al mare. Preparai la borsa per il mare con l’asciugamano, telefono, i-pod, maglioncino se magari faceva fresco e occhiali da sole.
Andai in spiaggia e a quell’ora c’era una quiete mai vista prima. C’erano solo i pescatori che pian piano di avviavano per andare a pescare con il sole che gli faceva compagnia mentre iniziava a sorgere. Non era la prima volta che vedevo l’alba ma ogni volta mi meravigliava. Faceva fresco e indossai il maglioncino. Mi stesi sull’asciugamano,le cuffie nelle orecchie e chiusi gl’occhi mentre la musica entrava in ogni mia cellula. Aprii gl’occhi e notai l’ora. Erano le 8, questo voleva dire due cose: o mi ero addormentata o ero talmente presa dalla musica che ho perso la cognizione del tempo. Mi spogliai e corsi in acqua. Feci una nuotata fino alle boe rosse e poi tornai indietro. Mentre uscii dall’acqua vidi Harry sdraiato a qualche metro dalla mia asciugamano. Era girato di schiena. Ero ancora bagnata e allora decisi di strizzare i capelli ancora gocciolanti sulla sua schiena e appena lo feci lui si alzò di scatto e mi guardò male.
“Ciao riccio.” Sorrisi.
“Ciao Sam.”  Mi sorrise in modo malizioso e questo voleva dire che voleva fare qualcosa.
“Harry cosa vuoi fare?”
“Questo.” Si avvicinò di scatto a me ma io mi spostai prima che lui mi prendesse.
“Ti ricordo che io sono più veloce di te caro.”
“Sicura?”
“Si.”
“Facciamo una gara.”
“Quale?”
“Chi arriva prima a quel molo e  chi perde paga pegno.”
“Mmm.. dai il via.”
“Ok..3..2..” Lui era già partito e disse via mentre era qualche metro più avanti. Arrivò prima lui al molo.
“Non vale stronzo.” Urlai. Anche se avevo accorciato la distanza non era stato abbastanza.
“E non essere arrabbiata, si vince e si perde.”
“Si ma non barando.”
Feci il broncio e incrociai le braccia. Mi circondò con le braccia la vita stando dietro di me. Mi scesero dei brividi lungo la schiena. Aveva il mento sulla mia testa mentre canticchiava una melodia dolcissima.
“Io il pegno non lo pago.”
“Si che lo farai.”
“No!”
Mi girai verso di lui e lo guardai dritto negl’occhi. Mi stava guardando pure lui solo che non riuscivo a capire perché i suoi occhi brillassero in quella maniera.
“Ok allora il pegno che avevo in mente di farti fare, lo faccio io.”
“eh?” dissi alzando un sopracciglio. Mi poggiò le mani sulle guancie e mi baciò.
Oh le sue labbra! Erano morbide e calde, con un certo retrogusto di salsedine mischiato al cioccolato. Quando ci staccammo rimasi ancora qualche secondo con gl’occhi chiusi e un sorriso sulle labbra finché lui non accarezzò le mie labbra e chiedendomi il perché stessi sorridendo.
“Ehi signorino non si chiedono queste cose u.u”
“Si che si chiedono io sono curioso.” Fece le mosse di quando un bambino vuole per forza qualcosa e li scoppiai a ridere.
“Oddio riccio tu sei matto ahahah io non ce la faccio ahahahha”
“Chi è il matto?”
“Tu ahahah”
“Ah si?” Mi prese in braccio e si stava avviando verso il mare.
“Harry mettimi giù!”
“Allora scusati per quello che hai detto.”
“Giammai. Preferisco baciare una carota che scusarmi con te.”
“Cosa c’entrano ora le carote?”
“SCEMO METTIMI GIÙ!”
“Stai peggiorando la situazione chiamandomi scemo.”
“Tutto pur di scendere basta che non devo chiederti scusa.”
“Baciami allora.”
“È una domanda o un ordine? No perché io non prendo ordini da nessuno caro.”
“Baciami e sta zitta per un momento.” Non resistetti e lo baciai.
“Non è giusto anche il fatto che le tue labbra siano così irresistibili.”
Eravamo sulla riva e mi mise giù.
“Si lo so.” Fece una faccia da saputello tanto che in quel momento l’avrei preso a schiaffi. Gli tirai un pugno leggero sul petto.
“Ehi. Io sono delicato e tu così mi fai male.”
“Era questo il mio intento caro.” Imitai la stessa espressione che aveva fatto prima lui.
“Ricordati che questo l’hai voluto te.” Mi prese in braccio e iniziò a correre dove l’acqua era più profonda. Stavamo ridendo come due scemi. La sua risata era musica per le mie orecchie.
Giocammo tutta la giornata come due bambini e la sera uscimmo. Facemmo così tutti i giorni seguenti. Giocavamo, ci bisticciavamo come bambini, facevamo pace con baci e carezze. L’ultimo giorno che passammo insieme fu diverso dagl’altri. Non andammo al mare ma passammo la mattinata a passeggiare mano nella mano per le vie piene di negozi e bancarelle. Per pranzo comprammo dei panini che consumammo nel parco verde poco distante dal mare. In quei giorni capii quanto quel ragazzo mi stava regalando, quanto mi stava arricchendo. Non avevo mai passato momenti del genere nemmeno con il mio primo ragazzo. Parlammo un sacco quel giorno, anche di più degli altri giorni.
“Stasera ti porto in un posto.”
“Dove?”
“Sorpresa.”
Ero appoggiata con la testa sulle sue gambe e il viso rivolto verso di lui. Mi accarezzava i capelli e sorrideva. Non l’avevo mai visto sorridere così.
“Sei stupendo sai?”
“Si me lo dicono in molte.”
“Oh..” il mio volto si rattristò di colpo. Mi girai dall’altra parte.
“Guarda che io stavo scherzando.”
“Mmm..io non stavo scherzando invece.” Lo guardai dritto negl’occhi. Quel giorno erano su un verde chiaro tendente al grigio.
“Scusa.” Sussurrò.
“Mi accompagni a casa?”
“Perché?”
“Sono già le 18 ed io devo comunque farmi bella no?” Sorrisi.
“Certo.”
Guardando di nuovo quegl’occhi tutto il rancore e la tristezza di quel momento passarono in un istante.
“Cosa stavi dicendo prima scusa?”
Gli presi la mano e ci incamminammo a passo lento. Sospirai.
“Ti stavo dicendo che sei stupendo non solo fisicamente come tutte possono pensare, sei stupendo dentro.” Feci una pausa e guardando le scarpe, sorrisi e arrossii leggermente.
“Sei riuscito ad arricchirmi dentro. Non penso che sarei mai riuscita a creare un legame simile con qualcun altro. Tu m’infondi sicurezza, tenerezza e dolcezza..Tanta sicurezza e questo a me serve. Non ho passato momenti felici, i miei si sono separati, mio padre è diventato un alcolizzato e mia madre è una donna troppo ambiziosa. La tua presenza mi fa sentire bene e completa. Quando domani non ci sarai più non so come farò.”
“Tornerò contaci.”
Mi abbracciò fortissimo. Il suo profumo mi invadeva le narici e la sua stretta mi infondeva una sensazione piacevole. Riprendemmo a camminare e arrivammo davanti casa mia.
“Grazie per la splendida giornata.”
“La giornata non è ancora finita. Vatti a preparare che stasera dovrai essere stupenda. Anche se lo sei già.”
“Si soprattutto con gli occhi gonfi.”
“Sei stupenda te l’ho detto.”
“Ciao bello.”
“Ciao piccola.”
Salii in casa e andai a farmi un bagno rilassante e mi lavai anche i capelli. Quando uscii dalla vasca andai a cercare nell’armadio qualcosa di decente da mettere. Indossai una camicia bianca, una gonna a vita alta nera e dei tacchi color carne lucidi. Non indossai ne braccialetti, ne collane ne niente. Arricciai i capelli con il ferro e mi truccai leggermente. Mentre preparavo la borsa con telefono, portafoglio e carta d’identità sentii bussare. Andai al citofono e chiesi chi è, anche se sapevo già chi era. Dissi ad Harry che sarei scesa in un secondo. Mi diedi un’ultima revisione allo specchio, un po’ di profumo e scesi le scale.
Mentre uscii dal portoncino vidi Harry appoggiato al muro di casa che giocherellava con le chiavi della macchina.
“Signorino Styles, buona sera. Come siamo belli stasera.”
Indossava un pantalone bianco, le converse nere, la t-shirt bianca con sopra una camicia a quadri rossa e nera.
“Lei Signorina Stevens ancora di più.” Sorrisi.
“Mi dispiace ma ora la devo bendare.”
“Come vuole. Basta che non mi fa cadere.”
“Fidati di me.”
Mi bendò e ci avviammo alla macchina. Mi fece accomodare e partimmo.
Chissà cos’aveva in mente quel riccio. La radio era l’unica cosa che si sentiva all’interno dell’auto. Nessuno dei due parlava. Saranno passati  una ventina di minuti e si fermò.
“Aspettami che ora ti apro.”
Mi aprì lo sportello e mi fece scendere. Mi prese la mano e c’incamminammo. Dopo un po’ mi tolse la benda e notai l’atmosfera romantica che c’era in quel luogo. Eravamo su una terrazza che si sporgeva sugli scogli dove le onde andavano ad infrangersi. Poco distante c’era un tavolo apparecchiato per due. “È tutto meraviglioso qui Harry.”
Lo guardai dritto negl’occhi e mentre mi specchiavo nei suoi occhi notai come i miei erano lucidi per la forte emozione. Nessuno mai ha fatto una cosa del genere per me. La serata continuò a tavola mentre mangiavamo e parlavamo. Si era fatto tardi in un battibaleno e decidemmo di andare. Arrivammo sotto casa e decidemmo di fare una passeggiata sulla spiaggia. Mano nella mano, con la sabbia che entrava tra le dita dei nostri piedi, con il rumore delle onde che si infrangevano e l’odore di salsedine mi sentivo finalmente completa.
Lui si fermò di botto. Mi girai verso di lui e mi avvicinai, circondandogli il collo con le mie braccia. Lui invece mise le sue forti braccia intorno alla mia vita.
“In questo momento mi sento completo,come se contassimo solo io e te in questo momento.”
“Harry so che è presto ma..”
“Ti amo Sam.”
“Anch’io Harry.”
Le nostre labbra si stavano per unire quando iniziò a cadere la pioggia. Noi corremmo in direzione di casa mia ridendo come pazzi, rischiando di scivolare.
Aprii il più velocemente possibile la porta di casa e lo trascinai dentro.
“Dov’eravamo rimasti?” dissi con voce suadente.
“A questo.” E mi baciò con passione e  trasporto. Ci staccammo ancora con il bisogno delle labbra dell’altro. Lo presi per mano e lo trascinai in camera mia. Aprii la porta della camera ed entrai. Fece un sorriso malizioso e iniziò a baciarmi. Mentre ancora ci baciavamo mi prese in braccio e mi adagiò sul letto.
Ci staccammo un attimo e lo guardai dritto negl’occhi,sorridendogli e cercando di trasmettergli tutto ciò che stavo provando in quel preciso istante. Con le mani che fremevano gli sbottonai lentamente la camicia, da una parte per farlo aspettare mentre dall’altra per incidere nella mente il ricordo di ciò che stava per succedere. Gli sfilai la t-shirt e iniziai ad accarezzargli i pettorali e la schiena. Intanto lui con la stessa lentezza con qui io gli avevo sbottonato la camicia, fece con la mia e mi sfilò anche la gonna. Stavo impazzendo. Gli sbottonai il pantalone e lo buttai a terra dove ormai giacevano gl’altri nostri vestiti. Eravamo rimasti in intimo e in un attimo anche quelli raggiunsero il resto. La passione ci travolse e i nostri corpi si unirono finalmente. Facemmo l’amore 2 volte consecutive. È stata la notte più bella della mia vita. Ricordo che quando ci staccammo, lui mi strinse a se e iniziò a giocare con i miei capelli mentre io gli accarezzavo la schiena liscia. Quella notte non dormimmo, la passammo a parlare e a dirci cose dolci, cercando di sfruttare il poco tempo che ci rimaneva. Verso le sette mi alzai dal letto e indossando l’intimo e la sua camicia che mi stava un po’ larga andai a preparare la colazione. Preparai pane tostato con burro e marmellata, due tazze con il cappuccino e presi dei biscotti al cioccolato che avevo nella credenza. Quando finii di preparare tutto e stavo per chiamare Harry lui mi cinse la vita.
“Mmm che odorino, mi hai venire ancora più fame, soprattutto dopo la nottata appena passata.”
Gli diedi un pugno sul braccio.
“Sta zitto e mangia.” Risi.
“Agl’ordini capitano.”
“La smetti?”
“No, mi piace vederti ridere e per questo che faccio lo scemo.”
Sorrise e in quel momento lo abbracciai appoggiando il viso sul suo petto.
“Vorrei stare così per sempre.” Era un mio modo per chiedergli di restare ma lui mi rispose che non poteva in questo momento ma sarebbe tornato.
Mi andai a mettere un jeans e delle scarpe comode. L’ho accompagnato in aeroporto dopo essere passati in hotel a prendere le sue valigie.
Ci salutammo con un bacio e una promessa, quella di tornare il più presto possibile ed io che sarei rimasta ad aspettarlo.
 Era passato un mese da quando lui era partito e dall’ora l’avevo sentito si e no 2 o 3 volte. Iniziai a provare dolori mai avuti prima, tipo mal di schiena e delle volte scappavo in bagno per vomitare. Pensai ad una brutta influenza ma quando mi accorsi che in quel mese il mio ciclo era saltato e non era mai successa una cosa simile. Andai subito in panico e decisi di chiamare subito mia madre. Ero ancora minorenne e cosa avrei potuto fare da sola se fossi stata incinta? Certo lavoravo però non avrei potuto più farlo assiduamente come prima. Andammo insieme dal ginecologo, lei mi teneva quando feci la visita e quando si scoprì che il test era positivo. In quel periodo mia madre mi aiutò tantissimo. Non avrei mai pensato che potesse rivelarsi così protettiva nei miei confronti essendo una donna così ambiziosa. Nei nove mesi di gravidanza ritornai a vivere con mia madre anche se non era facile ritornare fra quelle quattro mura che mi facevano rivivere tutti i momenti tristi della mia infanzia. Quello ormai era il passato ora dovevo pensare solo al bambino o bambina che stava nel mio pancione e che a mano a mano cresceva.
“Ehi Sam ma il padre del bambino o della bambina lo sa?”
Avevo deciso che il sesso del bambino non volevo saperlo prima ma dopo il parto, volevo che tutto fosse una sorpresa.
“No.. ormai lui è lontano e non credo tornerebbe qui sapendo questo. Non voglio soffrire perché magari lui non voglia un bambino o una bambina  in questo momento della sua vita o che sia costretto a tornare. Ci sarà il momento per questo.”
“Certo piccola.” Mi accarezzò i capelli.
“Grazie mamma per esserci.”
“Come vorresti chiamarlo se fosse maschio?”
“Gabriel o Daniel sono ancora indecisa.”
“E se fosse femmina?”
“La chiamerò Leslie.”
“Mi piacciono come nomi.”
Una cosa che penso mi ricorderò sempre è una cosa accaduta durante l’ottavo mese più o meno. Mi ricordo che ero sdraiata sul letto a vedere video al portatile quando una foto attirò la mia attenzione. Era lui insieme ad altri quattro ragazzi. Erano su un palco a cantare. Il titolo era : X-Factor tour One direction – Grenade. Iniziarono a cantare ed erano bravissimi. Iniziai a piangere e accarezzavo il mio pancione.
“Piccolo o piccola, tra quei 5 ragazzi c’è il tuo papà. È quello riccio e bello.”
In tutta risposta ricevetti un calcio. Ero sbalordita, non avrei mai pensato che i bambini ascoltassero. Iniziai a chiamare mia madre urlando.
“Mammaaaa vieni qui subito.”
Salì le scale in un lampo e aprì la porta sbattendola.
“Cos’è successo piccola?”
“Ha scalciato.”
“Oh e allora?”
“Si ma io gli ho detto che quello al computer era il padre e lui ha scalciato. Non l’aveva mai fatto prima.”
“Fa vedere.”
Appoggiò una mano sul pancione ed io mettendo play al video di poco prima iniziai a parlare di lui. Il bambino o la bambina scalciò di nuovo ma questa volta ripetutamente.
“Ti piace la voce di papà vero?”
Un altro calcio.
“Oh.. Adesso basta dai. Andiamo a mangiare così poi ti calmi un po’.”
Mia madre mi guardava con occhi sbarrati e non capivo per cosa.
“Mamma perché mi guardi così?”
“Il padre è un cantante.”
“Veramente quando lui è venuto qui non era ancora un cantante.”
“In che senso?”
“Quando se n’è andato ha partecipato ad X-Factor UK ed ora è diventato cantante. In questo video stanno facendo il tour con tutti i concorrenti come loro che hanno partecipato a questo programma.” Delle lacrime scesero dai miei occhi.
“Piccola mia vieni qui.”
L’abbracciai forte e iniziai a piangere. Lei mi accarezzava la schiena mentre il bambino scalciava come se volesse che io non fossi triste.
“Andiamo a mangiare dai.”
“Si. Un attimo e scendo.”
Mi sorrise e mi lasciò sola.
‘Ti amo Harry, non scordarlo mai.’ Sussurrai tra me e me. Accarezzai la pancia e sorrisi.
‘Amo anche te piccolo esserino, non scordarlo mai nemmeno tu ok?’.
Scesi in cucina e mangiammo.
All’incirca 20 giorni dopo mi si ruppero le acque e corsi in ospedale per partorire. Fortunatamente non ci furono complicazioni durante il parto. L’unica cosa negativa che mi portò il parto era un abbassamento di pressione.
“È un bel maschietto, auguri.”
Me lo diedero in braccio e l’unico nome che mi venne in mente fu..
“Gabriel.”
“Che bel nome.”
“Grazie.”  
Aveva i capelli ricci come il padre ma scuri come i miei, aveva gl’occhi verdi come quelli del padre e le labbra rosse e piene come le mie, aveva le dita delle mani lunghe rispetto ad un neonato che mi ricordavano tanto quelle del padre e il nasino piccolo come il mio.
Aveva preso il meglio da entrambi ma dal padre avrebbe potuto prendere qualsiasi cosa, tanto lui non aveva niente di brutto.
I mesi più duri furono i primi, in cui dovevo svegliarmi la notte e dovevo allattarlo spesso. Il dolore che provavo per la mancata presenza di Harry al mio fianco era alleviato da Gabriel che riusciva a distrarmi sempre anche se aveva appena pochi giorni. Ricordo che gli facevo foto e filmini sempre, non tanto per ma per Harry. Magari quando sarei riuscita a dirgli tutto avrebbe voluto vedere tutto del proprio bambino sempre se non mi avrebbe iniziato ad odiare. Si perché magari lui poteva prenderla male il fatto che io non gli ho detto che aveva un figlio e ce l’avrebbe avuta a morte con me oppure all’inizio si sarebbe arrabbiato ma mi avrebbe perdonato.
Sono passati anni da quando ho avuto Gabriel, 4 per la precisione. Furono quattro anni di amore e dolore.

 
Mi svegliai di soprassalto.
“GABRIEL!” urlai.
“Mamma sono qui.”
“Amore mio vieni qui.”
Presi Gabriel in braccio e lo strinsi forte a me. Lui fece lo stesso.
“Non farlo mai più capito?”
“Si mamma scusa solo avevo visto papà.”  Sussurrò.
“Scusa piccolo mio.”
In quel momento aprii gl’occhi e mi trovai davanti 5 facce al che urlai.
“Oddio datemi un bicchiere d’acqua o qui svengo di nuovo.”
Subito arrivò e bevvi.
“Se fate di nuovo una cosa del genere mi farete morire.”
“Scusa.” Dissero quei 5 ragazzi. Li riconobbi tutti, erano i componenti della band dove c’era anche Harry.
“Ok ora io Gabriel andiamo via e togliamo il disturbo vero Gabriel?”
“Ma mamma io volevo stare con papà.”
“Shh..”
Mi ero completamente dimenticata che Gabriel conosceva il padre visto che guardavamo spesso i suoi video e io gli raccontavo sempre come ci eravamo conosciuti prima che andasse a dormire. Stavo per andare alla porta quando Harry mi fermò per il braccio e mi guardò implorante.
“Resta. Non pensi che dovremmo parlare?” aveva uno sguardo triste.
“Noi andiamo,ciao ragazzi.”
“Ciao Louis, ciao Liam, ciao Zayn e ciao Niall ci si vede.” Dissi.
“Come sai i nostri nomi?”
“Sono un’agente della CIA e vi spio continuamente.” Dissi seria.
Le uniche persone che risero furono Harry e Gabriel visto che essendo gl’unici che mi conoscevano, sapevano che in quel momento io stavo scherzando.
Quando uscirono dalla stanza, presumo di un hotel, qualcuno si fece scappare una fase che mi fece ridere a crepapelle: “ Ci ha fregati tutti.”
“Allora vogliamo parlare Sam?”
“Si. Aspetta un attimo.”
Presi Gabriel per mano e lo portai vicino al tavolo.
“Piccolo di mamma, resta qui e fai il bravo ok? Così mamma parla con papà.” Gli sussurrai.
“Si mamma.”
“Tieni qui ci sono i tuoi giocattoli se vuoi giocare o dei fogli e dei colori se vuoi disegnare.”
“Grazie mamma.” Mi strinse le spalle al collo e mi diede un bacio sulla guancia.
Feci lo stesso pure io e poi tornai da Harry. Ero agitata e non poco. Cos’avrei fatto ora?.
“Come stai Sam?”
“Bene tu?” feci un sorriso forzato e lui se ne accorse.
“Bene ma te non stai bene.”
Eravamo seduti sul letto e lui in quel momento si avvicinò di più a me.
Più lui si avvicinava e più io mi spostavo. Non so perché ma avevo paura, non per lui ma per ciò che potrebbe succedere dopo questo momento.
“Ehi perché scappi?”
“Non sto scappando.”
“E allora perché se io mi avvicino  ti allontani?”
Si alzò e si mise a cavalcioni sopra di me. In quel preciso momento speravo:
1-    Che Gabriel non ci vedesse.
2-    Che non diventassi come un peperone.
3-    Che lui non si accorgesse di niente.
Ma non fu così per le ultime due cose.
“Ehm.. Harry potresti scendermi da dosso?” Non riuscivo a guardarlo in faccia. Lo sentii sorridere e  in quel momento le sue mani presero il mio viso facendo in modo che si rivolgesse verso di lui.
“No perché poi tu scapperai.”
“Prometto che non lo faccio.”
Si sdraiò al mio fianco. Sospirai.
“Parlami un po’ di te, del bambino e del papà del bambino.”
“Oh ehm…” mi grattai la testa.
“Non dovresti essere così imbarazzata, mi conosci.”
“Giusto.” Sospirai di nuovo e continuai. “Il bambino come avrai capito si chiama Gabriel, è nato il 12 marzo. È il bambino più bello, dolce e bravo del mondo anche se a volte fa delle marachelle. Quando sono triste fa di tutto per rendermi felice.” Sorrisi e avrei scommesso oro che i miei occhi in quel momento brillavano più che mai.
“Non puoi capire cosa si prova ad avere un bambino in casa è stupendo soprattutto se è un bambino calmo come Gabriel.”
“E il papà?”
“Il papà dici? Lui non lo sa..”
“Come non lo sa?” Disse quasi urlando. Io stavo per piangere. Girai il viso verso il muro, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia.
“Non lo sa..”
“E perché?”
“Perché lui se n’è andato e non ci sentivamo più da parecchio. Quando scoprii di essere incinta lui non mi calcolava più minimamente e allora decisi di non dirgli niente. Avevo paura di come avrebbe reagito e se poi si sarebbe arrabbiato con me? Se non avesse voluto avere un bambino? Io non volevo soffrire ulteriormente e allora ho mantenuto il silenzio. Oppure lui avrebbe potuto tornare da me e rinfacciarmi tutto questo a vita, dicendo che probabilmente gli avevo rovinato la vita.”
“Come fa un bambino a rovinare la vita a qualcuno?”
Stetti in silenzio. Non riuscivo a dire niente in quel momento, come se la voce non volesse uscire e le lacrime stavano iniziando a scendere. Si tolse da dosso e si sedette al mio fianco. Mi prese e mi stinse a se.
“Dai calmati..”
“Harry..” La mia voce tremava ancora in più era resa ancora più incomprensibile dal fatto che avevo il viso immerso nel petto di Harry.
“Si?”
“Se ti dicessi che..”
“Cosa?”
“Che sei tu il padre di Gabriel?” La mia voce si spezzò a padre. In quel momento Harry mi allontanò da lui e cercava in tutti i modi di attirare la mia attenzione sul suo viso ma i miei occhi è come se fossero attirati da qualsiasi cosa che non fossero i suoi occhi.
“Sam se non mi guardi negl’occhi giuro che mi arrabbio di brutto.”
“Non ci riesco.” Mugugnai.
“Sam..Ti prego guardami.” Aveva il tono di voce quasi disperato e a quello non resistetti e lo guardai negl’occhi.”
“Finalmente ti sei decisa a guardarmi negl’occhi.”
Annuii.
“Veramente Gabriel è mio figlio?”
Annuii di nuovo.
“Perché non me l’hai detto prima?”
“Non volevo rovinarti la carriera, non volevo rovinare i tuoi sogni.. E poi non vedi com’è uguale a te? Ha i tuoi ricci, i tuoi occhi verdi, ha le tue mani..”
“Ma lui lo sa?”
“Si..Lo sa da quando era nella pancia.”
“In che senso?”
Gli raccontai il fatto che mentre io parlavo di lui, Gabriel nella pancia iniziò a scalciare per la prima volta. Si commosse. Aveva gli occhi lucidi e non riusciva a parlare dalla forte emozione.
“Sono padre.”
“Si, sei il padre di un bellissimo bambino.” Si girò a guardare Gabriel che era intento a disegnare.
“Sei stata una vera stupida lo sai?”
“Si, lo so e capirò se non vorrai parlarmi mai più dopo questo.”
“Ora che hai detto questa cavolata ti senti realizzata?”
Corrugai la fronte, non capendo cosa intendesse dire.
“Io non riuscirei mai a non rivolgerti la parola. Sei..Sei la perfezione fatta a persona. Hai pensato prima a me che a te, hai voluto essere forte per tutti e tre anche se io ero chilometri e chilometri lontano da te, hai dato alla luce il nostro bambino crescendolo fin’ora in modo stupendo e i miei sentimenti non sono mai mutati in questi 4 anni credimi.”
“Scusa ripeti l’ultimo periodo.”
“e i miei sentimenti non so..”
“Quello prima.”
Oh. Hai dato alla luce il nostro bambino.”
Mi sorrise e anche io sorrisi.
“Scusa Harry non avrei mai dovuto fare una cosa del gene..”
“Shh..” Mi disse prima di baciarmi.
Quanto mi erano mancate le sue labbra. Erano calde e morbide come quattro anni fa e con lo stesso sapore al cioccolato.
“Ti amo” Disse.
“Ti amo anchio.”
“Non ti abbandonerò mai più sappilo. D’adesso in poi tu e Gabriel starete sempre con me in ogni mio spostamento e non voglio repliche.”
“Andiamo da Gabriel allora a dargli la bella notizia.”
“Certo amore.”
Ci prendemmo per mano e andammo da Gabriel.
“Amore che stai disegnando a papà?”
“Sto disegnando noi tre per mano guarda.” Disse con voce fiera di se.
“Oh ma come siamo belli, sei proprio un artista nato.” Dissi accarezzandogli la testa e dandogli un bacino.
“Ehi sono geloso di tutte queste coccole a Gabriel, voglio anche io un bacino.” Disse Harry facendo il labbruccio.
“Gabriel posso?”
“Si mamma però non è che ora dai più bacini a papà che a me.”
“ahahah non ti preoccupare mio principe.”
Sorrise. Io baciai Harry e mentre ci baciammo Gabriel scattò una foto mettendola non so come fece sul mio Twitter. Aveva scritto : Il mio papà con la mia mamma.
Il giorno stesso feci conoscere Harry a mia madre che ci diede la sua benedizione. Quella sera preparammo le valigie perché l’indomani saremmo partiti tutti e tre, non come persone conoscenti ma come una famiglia, una famiglia vera.
Su Twitter, Facebook e tutti i giornali scandalistici possibili ed immaginabili, avevano pubblicato la nostra foto. Harry nella settimana seguente alla nostra partenza mentre era a fare un’intervista ad una radio famosa rese la notizia pubblica. Non m’interessava il giudizio di nessuno, m’importava solo di Harry, Gabriel e me, insieme come una vera e propria famiglia.
  
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