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Autore: coralie    05/12/2011    1 recensioni
Prima classificata all'"Amore fraterno Contest" di Chicca Weasley.
"Come nella stagione fiorita di molti anni prima, quando, lungo la riva del fiume, solevano giocare tre fratelli [...]Ma forse i tre fratelli nei loro giochi avevano sfidato la sorte una volta di troppo"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Impronte sulla neve
 

 

Delle orme tracciavano un sentiero nella neve, che si allontanava da Godric’s Hollow verso il fiume poco lontano; giunte alla riva, si arrestavano improvvisamente, come se chi le aveva lasciate fosse scomparso nel nulla.  Ma chiunque fosse a conoscenza delle leggende che circolavano nella cittadina, avrebbe sicuramente sospettato che si trattasse del vecchio Ignotus, un uomo che -si vociferava- si aggirava nei dintorni coperto da un Mantello dell’Invisibilità, ricevuto in dono molti anni prima dalla Morte in persona.
Era inverno inoltrato, il fiume era congelato in una morsa di ghiaccio, e la neve ricopriva gli alberi ormai spogli. Ma un’unica foglia, ormai rinsecchita, rimaneva appesa ad un ramo di sambuco, opponendosi strenuamente al vento gelido che cercava di strapparla, fingendo che la sua stagione non fosse terminata da tempo. Com’era lontano il mattino in cui le gemme fresche si erano dischiuse per la prima volta al tiepido sole di primavera!

***


Come nella stagione fiorita di molti anni prima, quando, lungo la riva del fiume, solevano giocare tre fratelli. Le corse,  i sorrisi, i segreti…In quella stagione, non c’era tempo per le preoccupazioni:
così tanto da scoprire, così tanti giochi nuovi da sperimentare…Avevano sempre delle ferite sulle ginocchia, quelle di chi aveva appena sfidato la sorte in una nuova avventura, e una determinazione negli occhi, quella di chi non avrebbe mai tradito i fratelli con cui l’aveva condivisa. Uniti per la vita, si sarebbe detto.
Il maggiore, Antioch, era un giovane mago della Casa di Grifondoro, coraggioso e leale, sempre pronto a battersi per ciò in cui credeva. 
Erano anni di profonda tensione nella comunità magica: era facile restare coinvolti negli scontri  tra chi difendeva la purezza del sangue e chi sosteneva invece i diritti dei Nati Babbani.  Il giovane Antioch era  cresciuto in questo clima violento: giorno dopo giorno aveva visto persone che conosceva cadere, e gradualmente era nato in lui un forte senso di indignazione e ribellione.
“Guardate le foglie verdi su quel ramo” disse una volta ai suoi fratelli, mentre giacevano nell’erba “sono il primo segno di rinascita dopo il lungo inverno. Noi siamo come loro: dobbiamo portare nel nostro mondo la speranza che torni la primavera, che ciascuno possa essere finalmente libero di essere se stesso, che il valore di un mago possa essere giudicato solo dalla sua bravura e non più dalla sua discendenza”.
I fratelli lo guardavano con ammirazione, sperando di diventare da grandi coraggiosi e bravi come lui. Forse non comprendevano fino in fondo le sue parole, ma a Ignotus, il più piccolo, bastava sapere che Antioch riusciva sempre a terminare i compiti in fretta e a trovare il tempo per giocare con lui, e questo lo rendeva il fratello migliore del mondo; Cadmus, dal canto suo,  sperava che, quando avrebbe frequentato Hogwarts, si sarebbe rivelato all’altezza del successo del  fratello maggiore.
 


Ma  forse i tre fratelli nei loro giochi  avevano sfidato la sorte una forza di troppo, perché, negli anni che seguirono,  sembrava davvero che una qualche forza soprannaturale fosse determinata a spezzare  il meraviglioso legame che li univa. O forse, tutto ciò accadde solo perché i sogni sono come le stelle: quando si è piccoli sembrano splendide lucciole a portata di mano, poi, crescendo, ci si rende conto che esse sono in realtà pericolose fornaci, e che è più prudente rimanere ad osservarle da lontano, perché avvicinandosi troppo si corre il rischio di farsi consumare dalle fiamme.
Ma Antioch non conosceva la prudenza, non aveva altra ragione di vita al di là del suo sogno.
Crescendo, si convinse che l’unica speranza di far cessare le lotte e riportare la pace fosse qualcuno che imponesse la giustizia dall’alto, qualcuno che avesse a cuore solo il bene comune e non l’interesse personale…qualcuno come lui.  Per questo iniziò ad impegnarsi sempre di più in tutte le sue attività, perché i suoi risultati scolastici da ottimi diventassero eccellenti, perché la sua popolarità si trasformasse in pubblica ammirazione. Voleva ottenere la stima oppure il timore di tutti: i due strumenti necessari per il potere. Sapeva che avrebbe potuto cambiare il mondo in meglio. Così divenne sempre più ambizioso e cominciò ad isolarsi da tutti, persino dai suoi amati fratelli, nel disperato tentativo di diventare il mago più potente del mondo.

Tutto ciò non era semplice per Cadmus, destinato ad essere l’eterno secondo. Mentre la fama di Antioch cresceva a dismisura a Hogwarts, egli rimaneva nell’ombra, dimenticato persino da quel fratello che aveva promesso di proteggerlo. “Non sarai triste a causa di quello sporco traditore del suo sangue”  gli rivolse un giorno la parola Anneli Malfoy, la ragazza più bella dell’intera Hogwarts. Cadmus aprì la bocca per difendere il fratello, ma quella volta il suono non uscì. Antioch gli aveva sempre promesso che gli sarebbe stato vicino, ma invece l’aveva abbandonato per inseguire le sue manie di grandezza. Aveva davvero tradito il suo stesso sangue. “Sai, io sono migliore di lui” le rispose, specchiandosi nei suoi occhi verdi come le foglie in estate, e ritrovando in essi una fiducia che non riceveva da molto tempo. “Non ne dubito” gli sorrise lei accogliente “Vieni, siediti con noi”. Finalmente i suoi nuovi amici lo rispettavano perché era Cadmus Peverell, discendente di un’antica stirpe di maghi, e non soltanto perché era il fratello minore di Antioch.
Cadmus amava Anneli più della sua stessa vita. Solo lei riusciva a sollevarlo dalla frustrazione di provenire da una famiglia di traditori del proprio sangue, solo lei poteva consolarlo quando nei corridoi di Hogwarts incrociava lo sguardo ferito e accusatorio del fratello maggiore, solo lei lo rendeva, giorno dopo giorno, sicuro di aver compiuto la scelta giusta. Il più grande desiderio di Cadmus era quello di sposarla e poi andare via con lei, lontano da quel mondo sbagliato...Invece fu lei ad andarsene, colpita da una malattia fulminante e incurabile, e da quel giorno,per Cadmus, il colore delle foglie in estate non fu mai più lo stesso.
 
Ignotus invece crebbe diventando un ragazzo umile e saggio. Superò gli anni scolastici senza lasciarsi coinvolgere dalle fazioni in lotta, pur mantenendo sempre un grande rispetto per la giustizia, poi aprì una libreria a Godric’s Hollow e sposò la sua vicina di casa, una ragazza semplice e solare, dalla quale ebbe un figlio. Continuava ad amare entrambi i suoi fratelli allo stesso modo, come se le stagioni non fossero mai trascorse dalla primavera della loro infanzia, perché era fermamente convinto che, anche dopo il più freddo degli inverni, le foglie verdi avrebbero ricominciato a germogliare.
Un fatidico giorno, Ignotus riuscì  persino a convincere Antioch ad abbandonare per qualche ora le sue attività e ad accompagnarlo in una passeggiata sulla riva del fiume; sulla sponda opposta stava seduto Cadmus, che sempre più spesso rifiutava ogni compagnia e si rifugiava in quel luogo colmo di ricordi.
Negli ultimi anni Antioch si era abituato ad agire anziché pensare, a fingere indifferenza verso quel fratello traditore anziché ascoltare il dolore che provava nel vederlo così solo, a controllarsi anziché dare libero sfogo alle proprie emozioni: per questo non avrebbe saputo spiegare come mai quel giorno estrasse la bacchetta magica e scagliò uno Schiantesimo contro il fratello con tutta la forza che aveva nell’anima.  Fu il duro colpo, la sorpresa o forse una rabbia troppo a lungo repressa che spinse Cadmus ad uscire dal proprio torpore per aggredirlo a sua volta.
Entrambi i fratelli mostrarono la loro grande abilità nel combattimento. Sembrava che solo attraverso gli incantesimi che esplodevano dalle loro bacchette i due riuscissero ad esprimere ciò in cui le parole avevano fallito. Soltanto al culmine della violenta battaglia, si resero conto che l’odio che provavano l’uno per l’altro non era altro che la degenerazione di un desiderio profondo, che era stato deluso.
Quando abbassarono le bacchette, si accorsero che Ignotus aveva già gettato i pilastri per costruire un ponte. Lentamente, iniziarono a ricoprirli con listelli di legno presi da un albero di sambuco nelle vicinanze, ciascuno protendendosi verso la riva opposta finché, nel mezzo del fiume, i tre fratelli si incontrarono.

A questo punto, le leggende narrano che una figura incappucciata si disperò per non essere riuscita ad impossessarsi di loro e preparò la sua vendetta. Così, dopo aver ritrovato per un breve istante la freschezza della vita, i tre fratelli  incontrarono la Morte, e caddero in preda al fascino dei suoi Doni.
Antioch non riusciva a credere alla propria fortuna: tutti i suoi sforzi per raggiungere il potere, tutti i suoi piani intessuti in lunghi anni, si sarebbero realizzati una volta per tutte grazie alla Bacchetta di Sambuco.  Decenni di guerra per la purezza del sangue sarebbero terminati l’indomani stesso, e l’alba sarebbe sorta su un mondo nuovo, quel mondo che Antioch sognava da sempre. Con questa certezza, si affrettò verso la locanda in cui erano soliti riunirsi i suoi seguaci  per comunicare loro la notizia.
 
“Che cosa ci fa qui lui? Sta con gli altri, è  una spia!” gridò uno dei rivoluzonari rivolto a Cadmus, che aveva seguito il fratello maggiore alla riunione.
 “Posso garantire io per lui” replicò risoluto Antioch. “Sono sicuro che mio fratello abbia capito i suoi errori. Ora affiderei a lui la mia stessa vita”.
L’altro non riusciva a credere alle proprie orecchie: “ Proprio tu che non ti sei mai fidato di nessuno, neanche di chi ti ha sempre dimostrato lealtà! In questo momento ti fidi forse di noi? Ti fideresti forse di me abbastanza da lasciarmi prendere la tua Bacchetta invincibile?”.
Cadde un silenzio che sembrò eterno; infine, Antioch gliela porse.
In quel momento, la porta della locanda  si spalancò di colpo: erano alcuni uomini della fazione avversaria, che, insospettiti dal comportamento anomalo di Cadmus, l’avevano seguito a distanza. Uno di essi puntò la bacchetta ad Antioch, e questi cadde al suolo sanguinante. L’amico estrasse la Bacchetta di Sambuco, ma questa non lo riconosceva come padrone, si rifiutava di concedergli la sua lealtà. Nel giro di pochi secondi fu disarmato, esattamente come i compagni.
“Non fai più lo sbruffone, adesso, Antioch?” lo prese in giro il nuovo possessore della Bacchetta di Sambuco.
“Non rimpiango nulla” rispose con una smorfia che voleva essere un sorriso “Ho vissuto tutta la mia vita per la causa della libertà e della giustizia, e ora volentieri muoio per essa. Dopotutto, se un uomo non ha scoperto nulla per cui vorrebbe morire, non è adatto a vivere!”
 
 
L’ultimo sguardo del fratello morente era stato troppo intenso perché Cadmus potesse sopportarlo. Non capiva più da che parte stare, non sapeva più chi era. Corse fino alla riva del fiume, strofinò la Pietra della Risurrezione, e si voltò verso Anneli, come faceva sempre un tempo per cercare conforto, ma lo sguardo di lei era vacuo, fissava qualcosa, al di là del cielo, che lui non poteva vedere. Lei non apparteneva più al suo mondo. Solo allora Cadmus capì che quel mondo triste e corrotto non era poteva essere adatto ad un angelo come Anneli, e che la Morte, pietosa, doveva averla portata in un luogo più degno di lei. E capì che sarebbe stato in quel luogo oltre l’azzuro che sarebbero stati insieme per sempre. Le parole di Antioch risuonavano nella sua mente: se un uomo non ha scoperto nulla per cui vorrebbe morire, non è adatto a vivere”. Fu l’ultimo pensiero, prima che l’acqua soffocasse il suo respiro.
 
 
La Morte si era già presa la sua vittoria su due dei fratelli, e per raggiungere il suo obiettivo non aveva esistato a colpire le persone più vicine a loro. Improvvisamente, Ignotus ebbe paura per sua moglie e per il suo bambino. Sarebbe stato meglio per tutti se lui fosse scomparso senza lasciare traccia. Trascorse l’ultima notte con lei e diede l’ultimo bacio al figlio, prima di indossare il Mantello dell’Invisibilità e allontanarsi.


 

Si narra che viaggiò per lunghi mesi incontro all’orizzonte, che navigò oltre il mare, che visitò molti paesi di maghi e di Babbani, persino alcuni che non erano ancora stati scoperti, osservando tutto da sotto il suo mantello. Qualcuno era persino sicuro che di tanto in tanto tornasse a Godric’s Hollow, ma che in quelle occasioni non andasse mai a visitare la sua famiglia, per non turbarne la quiete ridestando tristi ricordi, e che invece si recasse alla vecchia locanda. Talvolta, infatti, la porta si apriva per poi richiudersi da sola, e allora l’anziano barista, sorridendo al vuoto, ridacchiava: “ Il solito, Ignotus?”. E alcuni dei bevitori più incalliti giuravano di aver visto più volte il bicchiere di Burrobirra sollevarsi in aria e sparire sotto il Mantello. Allora qualcuno diceva: “Ignotus, raccontaci di nuovo di quella volta in cui tu e i tuoi fratelli sconfiggeste la Morte”, e gli stessi testimoni dicevano di aver sentito una voce roca e nostalgica raccontare una storia che sfumava nella leggenda.
Man mano che le stagioni passavano e le generazioni di amici alla locanda si alternavano, sempre meno gente finì per credere a queste storie di paese. Probabilmente erano solo il vento e l’alcool a creare certe suggestioni. Non c’era nessuna prova dell’esistenza di Ignotus, se si escludevano le impronte sulla neve che conducevano verso il fiume.
 
 

 ***

Forse, sulla riva del fiume sedeva un uomo, avvolto nel suo mantello. L’ombra di un uomo, per meglio dire: una sorta di fantasma, sospeso tra la vita e la morte. Se anche poteva vedere il mondo, il mondo non poteva vedere lui. Se anche aveva conosciuto popoli lontani, questi non l’avevano mai conosciuto. Poteva aver contato più anni di chiunque altro, ma si poteva davvero dire che avesse vissuto?
 Se un uomo non ha scoperto nulla per cui morire, non è adatto a vivere”,aveva detto qualcuno una volta. E Ignotus non lo era. La verità era che la sua vita era finita lo stesso giorno di quella dei suoi fratelli. Da allora, Ignotus non aveva trovato più nulla in grado di fargli battere forte il cuore, nulla per cui valesse la pena impegnarsi e lottare, mettendo in gioco la propria vita. Non era stato altro che un muto spettatore del tempo che passava.
Ora Ignotus era solo, come la neve che cadeva sui tetti di Godric’s Hollow.
Era solo, come una foglia rinsecchita che non voleva saperne di staccarsi dal suo ramo.
Era solo come quell’albero di sambuco, con le sue radici lungo la riva del fiume, e con i suoi rami, che non sapevano più verso quale cielo protendersi.
Era solo, senza la sua famiglia e senza i suoi fratelli.
Era solo un vecchio vagabondo, senza più una ragione per vivere o per morire.
Era solo come sono soli tutti gli eroi: era solo l’unico uomo ad avere mai sconfitto la Morte.
O forse, era solo leggenda, erano solo delle impronte sulla neve.
 
  
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