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Autore: ilpunto    05/12/2011    1 recensioni
credo che un'auto prefazione sia una violenza al testo, alla speranza dell'autore. tuttavia quanto ho scritto è frutto di deduzione e dedizione: ho immaginato L molto prima del caso kira, L nella vita privata, i suoi legami, la sua emotività, l'ho fatto muovere a New York alle prese con l'attraente sensibilità di una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lo spettacolo diede dopo due ore le spalle a tutti i presenti, uno scroscio di grati applausi.

 

Di nuovo in strada l'uno accanto all'altra, entrambi rapiti dal ridente dibattito, speculazioni sulle emozioni, sulle figure date dell' l'insieme di note:  Erano dei cerchi, dei gigli, erano torrenti indisciplinati, erano tasti di telecomando, occhi che si fissavano, lampioni e vicoli, sentieri, erano tacchi, erano conchiglie, erano stelle cadenti, erano fogli di carta, scontrini; erano uomini.

 

E' particolare la familiarità che ci viene dalle libere associazioni che come miriadi di gocce di rugiada si collegano, l'una all'altra all'infinito: figlie di una sola mente, di generazione in generazione , di pensiero in pensiero, si dilatano fino a perdere il senso della propria origine, ma conquistando l'infinito. 

Divagare tanto a lungo sulle sensazioni, era un esperimento nuovo per Alice, di certo aveva sviscerato più e più argomenti, tramutando le sue considerazioni da lucenti ed agili lucciole a brillanti e immote stelle; ma mai aveva condiviso questo percorso con qualcuno. Probabilmente ora si rendeva conto che l’attraente in Ryuzaki era il vigile ascolto, come pigmalione sapeva spingerla ancora un po’ più in la di dove era solita arrivare. Per la prima volta, sentì di essere realmente sciolta dai legami della formalità, provando anzi i limiti creativi  della mente.

 

Camminando passarono davanti ad un McDonald's, Alice chiese di fermarsi per due patatine, Ryuzaki assaporava per la prima volta il piacere di assecondare gli altrui desideri; vi trovava un'ego eccentrico e divertente, un innato piacere personale, diverso dalla deduzione cui era abituato, da quella ragione che sempre sapeva di ottenere; smetteva adesso di studiarla per prevederne possibili mosse, l' assecondava perchè quei piccoli moti dell' animo riprendessero vita; quasi gli sembrò che lei fosse una piacevole isola sparsa fra la sua solitudine; la realtà con la quale aveva istaurato rapporti sporadici e formali adesso lo ipnotizzava. 

 

Le patatine scricchiolavano fra i denti di Alice mentre i suoi occhi si fecero stanchi e distanti.

"c'è qualcosa che non va?"

"no, no. tutto benissimo grazie."

"tranquilla, anche a me i cibi salati fanno quest'effetto!" Rise tiepido Ryuzaki 

Lei lo inquisì, stava scherzando o diceva il vero?

"comunque, se puoi vuoi dirmelo."

"cos'è che dovrei dirti?"

"quello cui stavi pensando poco fa, vedi, a me puoi dirlo, dicono che io sia molto bravo a mantenere segreti."

 

 "mio padre." e poi uno di quei sorrisi che celan l'amarezza "non credo di avertelo detto, è morto qualche mese fa. Mi è venuto in mente di telefonargli e raccontargli del concerto di stasera. a lui sarebbe piaciuto. però ecco, non si può. mi ero appena resa conto di questo." il suo viso si fece candido fra i neon. 

Ryuzaki  desiderò consolarla, ma rimase in silenzio, dubitando dei proprio strumenti per rendere meno amaro il boccone di qualcuno, quindi incerto domandò  "È da questo che volevi di fuggire?" e le porse un'altra patatina.

Alice rimase in prima battuta sconcertata da tanta cruda schiettezza, per poi venir colpita dal delicato gesto.

"scusami, credo di aver posto la questione in maniera troppo diretta."

"di niente, però l'hai centrato."

"ti fa star meglio l'essere lontana dai tuoi fantasmi?"

"credo di si."

Ryuzaki era davvero un incerto chaperon, a metà fra un inquisitore ed un essere di pietra, sapeva animarsi di una bellezza tutta sua, il tono profondo e lento della sua voce, la rilassava.

 

Il ragazzo assaggiava quel primo momento di sentimentale verità nascosta nella piccola confessione, forse preludio di molte altre, fissando un punto vuoto del tavolino sentì soddisfazione verso se stesso, per aver portato li tale minuta rivoluzione.

Per la terza volta in strada, la notte estiva si intruffolava nei loro discorsi. 

di li a poco trovarono, vicino ad un guardiano del tempo e della strada, un tossico che conversava con le sue visioni, allungò le mani: "la non differenza fra realtà e sogno tu sai qual'è? sai qual'è l'origine della sicurezza che gli esseri umani hanno di vivere piuttosto che esistere?" il manichino d'allucinazioni stese le braccia, dopo un lampione il loro discorso lo toccò:

"quell'uomo aveva preso dell' lsd" esordì Ryuzaki "è interessantissima la storia di come le varie culture abbiano usato in maniera diversa gli stupefacenti, credo che nel come siano usate sia il riflesso lo spirito di un epoca, o di una civiltà stessa." 

"tipo la fatina verde?"

"precisamente, ma quello non ne è che un esempio, pensa ai maya che usavano le foglie di cocaina per costruire le  alte piramidi, pensa al peyote: un uomo scelto fra la tribù, per le sue qualità mentali o sensibili, in una notte di allucinazioni, di ricerca interiore, di risposte fatte di simboli pieni qualità comunicative, avrebbe guidato gli altri, pensa che oppio nel 600 veniva usato per curare principi e nobili, chiaramente con nessun risultato; il vino nel rito di Bacco... sapere queste cose ti fa capire quanto ogni tipo di società produca per il suo sviluppo un equilibrio bacato; ma tuttavia credo che l'uomo potrà essere migliore, non appena avrà capito quanto sia stupido il gioco dell'avidità." 

 "messa così ha tutt'un altro sapore."

"credo comunque che Rimbaud sia stato il più bravo a seguirla."

" chi?" 

"la fatina, è ovvio. lo sai che significa il termine psichedelico?"

"no."

"rendere manifesta l'anima."

Tante divagazioni quanti lampioni.

il portone, alice frugò nella borsa in cerca delle chiavi, piacevolmente confusa e leggermente irritata dal tempo trascorso troppo in fretta:

"Non sarà un po’ pericoloso... " disse lei trovato il mazzo. 

"stai tranquilla."  Ryuzaki, quasi si tradì " non vedi pericoli di quì al fuor season." ma solo disse "inoltre so camminare da solo..."

Alice rise dubbiosa, l'uomo aveva forse previsto il suo tentativo di invitarlo a salire ed aveva anzitempo rifiutato oppure stava tentando realmente di tranquillizzarla? questo gioco di nonsenso la attirava come un magnete. 

Di nuovo Ryuzaki: " spero che ti sia divertita."

"moltissimo." 

"ma?"

"niente." Eppure qualcosa c'era. 

l'arco delle ciglia di Alice fisso a terra, il suo mordersi le labbra rendevano quel niente qualcosa di reale. 

Lei gli guardo il volto senza dir niente, gli occhi di Ryuzaki rimanevano fissi sulla sua figura, coglievano ed immagazzinavano tutte le briciole di quel niente, minime fibre di un emozione malcelata. 

Alice fece un passo verso di lui, gli baciò l'angolo sinistro delle labbra.

L'inesperta controparte fu scossa dal tepore che dalle labbra gli giungeva diretto: Era una farfalla a ricamare nel suo stomaco, era l'asfalto a tremare sotto di lui, era il cuore a fingere d'aver corso per miglia e miglia, erano gli occhi  a chiudersi, erano germogli a fiorire dentro di lui; finché non lasciò che l'azzardo del momento lo coinvolgesse; Le lunghe e sottili dita andavano scavalcando i capelli sciolti fino ad arrivare a collo e nuca. 

  
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