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Autore: Arwen297    06/12/2011    1 recensioni
Due giorni.
Mancavano solamente due giorni e poi la sua vita sarebbe cambiata, avrebbe avuto responsabilità più grandi a cui badare. Una famiglia da assistere quando tornava a casa, e perché no? Un giorno avrebbe potuto godere dell’abbraccio e delle grida gioiose dei suoi bambini.
Iscritta al contest: Il mio grosso, grasso matrimonio non giunto a conclusione per ritiro dei partecipanti.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Nick: Arwen297 sia per EFP che per l’iscrizione al contest
Pacchetto usato e coppia: Pacchetto Diamante – Harry e Hermione
Titolo storia: Sogno di una Notte di Mezza Estate.
N° capitoli: Tre capitoli + Epilogo
Genere: Romantico, Introspettivo ( in minima parte )
Rating: Arancione
Introduzione:

Due giorni.
Mancavano solamente due giorni e poi la sua vita sarebbe cambiata, avrebbe avuto responsabilità più grandi a cui badare. Una famiglia da assistere quando tornava a casa, e perché no? Un giorno avrebbe potuto godere dell’abbraccio e delle grida gioiose dei suoi bambini.
NdA: AU

Sogno di una notte di Mezza Estate

Idea di Arwen297 – Personaggi di J.K Rowling

Iscritta al contest: Il Mio Grosso, Grasso, Matrimonio… organizzato da: OneLove4

 

Capitolo 1: Preparativi e ricordi.

L’abitazione era immersa nel silenzio assoluto delle otto del mattino grazie al quale poteva sentire perfino il respiro dei suoi genitori che, cullati dalle braccia di Morfeo, dormivano ancora molto profondamente. Lei invece non ci riusciva, era dalle sei che era sveglia. Gli occhi rivolti al calendario appeso proprio nella parete di fronte al letto. La sua stanza non era eccessivamente grande, il muro era decorato con uno stucco veneziano rosa salmone, i mobili erano bianchi con le rifiniture in argento, fatta eccezione per la scrivania che era bordeaux. Su questa faceva bella mostra di se un MacBook Pro della Apple in quel momento spento. Sul muro immediatamente sopra di esso c’erano delle mensole del medesimo colore della scrivania, ricche di libri dell’università e di qualche libro comprato per una lettura leggera nel tempo libero. Sulla parete della finestra c’era invece un lungo comodino i cui cassetti formavano una scacchiera con i due colori presenti sul resto del mobilio.

Due giorni.

Mancavano solamente due giorni e poi la sua vita sarebbe cambiata, avrebbe avuto responsabilità più grandi a cui badare. Una famiglia da assistere quando tornava a casa, e perché no? Un giorno avrebbe potuto godere dell’abbraccio e delle grida gioiose dei suoi bambini. Ne voleva almeno due, e lui, il ragazzo che le aveva stravolto la vita, facendole vedere il mondo a colori era d’accordo con lei.

Hermione si lasciò sfuggire un sospiro, il caldo era soffocante in quel periodo, erano in piena estate e la calura si faceva sentire.

La giornata che le si parava davanti era lunga, e faticosa sarebbe stata impegnata tutto il giorno con le ultime prove del trucco e quella del vestito per aggiustare le ultime eventuali imperfezioni, poi c’era la decorazione della torta da definire e soprattutto doveva passare dalla parrucchiera per l’acconciatura. Alle decorazioni floreali – per fortuna - aveva provveduto sua madre qualche giorno prima in accordo con le sue preferenze.

Si sarebbe sposata.

E per di più con la persona che più le era insopportabile ai tempi del Liceo: Harry Potter.

Era leale, fin troppo per i suoi gusti, coraggioso a dir poco e non era mai riuscita a capire se fossero i guai a trovare lui, oppure se era lui stesso a cercarli nel tempo libero come se fossero il più strambo dei giochi. Era poi circondato sempre da un gruppo di ragazzine urlanti che lo riempivano di moine, di cui lui non sembrava curarsi eccessivamente. Eppure il suo fascino pian piano l’aveva colpita, stupita, meravigliata. Quegli occhi verde smeraldo incorniciati da quella zazzera bruna sempre spettinata l’avevano incantata, portandola in un prato di cui non conosceva la fine, ma solamente il bellissimo e magico inizio.

 

Ricordava il tutto come se fosse ieri, erano nel bel mezzo della gita di quinta Liceo, l’ultima della loro vita e per questo importante. Da vivere fino all’ultimo respiro poiché andava a concludere un ciclo, un percorso di crescita, di cambiamento.

Di scoperta. Un periodo in cui si litiga con le amiche, si scoprono i primi battiti accelerati del cuore, ma anche durante il quale si scopre la falsità di talune persone e dei sentimenti che ci legano a costoro. Una sorta di malinconia l’aveva spinta ad uscire sulla terrazza dell’albergo, lontana dagli schiamazzi e dalle urla dei suoi compagni di classe che continuavano a brindare agli esami di Maturità ormai così tremendamente vicini.

Al solo pensiero le veniva l’ansia. All’idea che si sarebbe divisa da Cho, la sua compagna di banco, stava semplicemente male. Ma soprattutto stava male al pensiero di non rivedere più lui.

Lui che le illuminava le giornate con gli occhi verdi che aveva scoperto di amare da poco, dopo quattro anni di autentico odio verso le stesse iridi.

“Ciao  Granger” la voce melliflua di uno dei compagni di classe da lei più odiati dopo Potter, quando ancora poteva dire di odiarlo, la raggiunse all’improvviso. Facendola sobbalzare.

Si volse di scattò poggiando i reni alla sbarra della terrazza poco illuminata, dietro di lui l’albergo. Un edificio moderno, di colore bianco e dalle ampie vetrate che mettevano in risalto la presenza delle sale interne comuni agli ospiti. In una di queste, c’era il locale adibito a piano bar e discoteca.

“Malfoy Sparisci” disse secca, non aveva proprio voglia di avere a che fare con lui. Non in quel momento. Detestava i suoi capelli, detestava la sua aria di superiorità che ostentava ovunque andasse solo per il cognome che portava. E soprattutto non sopportava la corte neanche troppo nascosta che aveva iniziato a farle al terzo anno. Senza ottenere risultati.

“Ti sembra il modo di salutare?” rispose lui avvicinandosi pericolosamente alla ragazza, mentre le spostava una ciocca ribelle dal viso.

“Non mi toccare con quelle manacce” controbatté lei infastidita da quel contatto, come se non bastasse aveva pure bevuto, lo sentiva. L’odore agrodolce dell’alcol permeava l’aria, di un odore nauseabondo.

“Sei bella quando ti arrabbi” sussurrò lui, bloccandole il viso con una mano, una stretta forte, solida.

Una stretta che le mise paura. Che aveva intenzione di fare?

Il panico la percorse, mentre gli occhi le cominciarono a pizzicare. Fu un attimo: e sentì  qualcosa di umido, viscido e disgustoso invaderle la bocca. Malfoy la stava baciando.

E lei avrebbe vomitato di sicuro.

Approfitto della morbidezza delle mani di lui per divincolarsi, fece fatica ma ci riuscì. Era angosciata da quello che era appena accaduto. Un senso di disgusto per quell’essere biondo platino le invase le viscere mentre le lacrime iniziarono a rigarle il volto. Corse dentro, verso il bagno dell’albergo per cercare di calmarsi.

Nella fretta non guardò dove stava andando.

E fu un attimo.

Uno scontro violento contro un’altra persona.

“Ehy stai attenta ma dove hai la testa?” quella voce così soave, così sensuale…così attraente. Tirò su con il naso, cercando di non far vedere che stava piangendo. Non a lui.

“Sc..scusami…non so dove ho la testa” gli disse tenendo lo sguardo basso, nel tentativo di nascondere le lacrime nel buio della sala da ballo.

“Sicura di stare bene, Hermione?” sembrava sinceramente preoccupato, e dal senso di vomito passò alle farfalle nello stomaco. Di quelle potenti, che ti lasciano senza fiato, senza la possibilità di deambulare un discorso che abbia almeno un minimo di senso compiuto.

“Si non ti preoccupare per me, pensa a divertirti” sentì la mano di lui, la seconda di un ragazzo in così breve tempo, alzarle il volto.

“Che ti è successo?”

“Niente davvero…” l’unica cosa che voleva era metterlo nei guai per causa sua, era ormai risaputo che Potter e Malfoy erano grandi rivali, soprattutto per quanto concerneva il successo in campo amoroso.

“E’ stato Malfoy vero?” incalzò lui innervosito “L’ho viso uscire per venire sul davanzale, quel coglione ora vede cosa gli succede” sbottò prima di sparire tra la folla.

Harry si era preoccupato per lei, e non lo aveva mai fatto. Anzi si divertiva a punzecchiarla, a prenderla in giro. Che tutto ciò fosse solamente l’inizio di un nuovo capitolo della sua vita?

 

Con il senno di poi, aveva formulato una risposta seria a quella domanda che si era fatta qualche anno prima, alla fine del Liceo. Si quel tramonto aveva dato inizio ad un nuovo capitolo della sua vita, da quella sera Harry e lei si erano avvicinati, avevano stretto amicizia. E poco a poco avevano scoperto di non poter far a meno l’uno dell’altra. Era divenuto per lei una casa con il tetto di vetro, entro la quale poteva osservare il cielo sentendosi al sicuro, protetta. Coccolata da quella brezza d’amore che li avvolgeva in un’alchimia che li separava da tutto ciò che li circondava, trasportandoli in una dimensione di cui solamente loro possedevano la chiave. E lei lo amava per questo, portandola a dire si quel giorno di tanti mesi prima quando le aveva chiesto di sposarla. Non aveva avuto bisogno di pensarci nemmeno un secondo. Perché aveva sempre saputo che lui era l’uomo giusto con cui formare una sua famiglia, ma soprattutto il resto dei giorni che le rimanevano da vivere.

I suoi pensieri furono interrotti da un lieve bussare alla porta, presa com’era nelle sue elucubrazioni non aveva avvertito i passi della madre avvicinarsi alla sua camera, ne che i suoi si fossero già svegliati.

“Posso?” la voce della signora Granger fece eco ai rintocchi sulla porta di legno massello che divideva la camera dal resto dell’abitazione, indossava ancora la vestaglia verde pastello. La sua preferita.

“Si mamma entra pure” rispose la ragazza mettendosi a sedere sul letto, buttando indietro le braccia per stirarsi come si deve, mentre si abbandonava a un sonoro sbadiglio, che tuttavia non si portò con se le tracce di sonno che le avevano tenuto compagnia fino a quel momento.

“Sei ancora in pigiama?” mormorò sconcertata “Sono quasi le nove del mattino, non avevi appuntamento con Ginevra per andare a fare le ultime prove del trucco e dell’acconciatura?”

Ginevra Molly Weasley, detta Ginny,  era la sua migliore amica di sempre. Era l’esempio vivente di come un’amicizia nata sui banchi delle medie potesse andare avanti anche se si ha un anno di differenza, era un turbine di allegria dai capelli rossi, il viso cosparso da un lieve velo di lentiggini che le donava quel tocco in più che la contraddistingueva da tante altre persone, e soprattutto dalla massa.

“Si ma faccio subito a prepararmi tranquilla…” mormorò Hermione “Magari se vuoi renderti utile prepara la colazione così recuperiamo tempo”

“Ok come vuoi, sbrigati però” la rimbeccò la donna chiudendosi alle spalle la porta della camera della figlia, trattenendo il nodo che le si formava in gola. La sua bambina era cresciuta, le sembrava ieri che era ancora piccola e fragile, incapace di affrontare il mondo senza la sua protezione. Ricordava ancora quando bastava un sasso più grosso degli altri per farla capitolare in terra, provocando in lei un pianto disperato, quasi la caduta fosse il male più incurabile del mondo.

Poi pian piano l’aveva vista crescere, cambiare nel percorso che la vita le aveva posto davanti, rimanendo comunque e sempre se stessa; cogliendo in tal modo l’occasione di prendere la sua esistenza tra le dita e farne ciò che voleva. Fino a trasformarsi nella giovane donna che aveva lasciato poco prima, pronta a dire il si più importante della sua vita, per legarsi indissolubilmente all’uomo che amava. Tirò su con il naso appena arrivò in cucina per non far trasparire la malinconia di cui era caduta vittima davanti al marito.

La zona giorno era moderna, di colore rosso con il piano in marmo bianco con le striature nero grigie, il pavimento bianco e nero mentre le piastrelle candide erano ravvivate a circa metà dell’altezza delle mura da un bordo color amaranto a tema floreale. Era collegata al soggiorno mediante un arco che lasciava vedere senza difficoltà alcuna la televisione poggiata sul mobile della sala, che creava a sua volta un bel contrasto per via del bianco che risaltava sulla parente di sfondo color rosso anch’ella. Il divano ad angolo era in pelle bianca, davanti ad esso c’era un tavolino di cristallo e sotto un tappeto che riprendeva il colore del muro dietro al mobile. Le restanti pareti erano bianche.

Poco dopo avvertì il rumore dei sandali della figlia muovere i passi verso la cucina, la ragazza aveva indossato per la giornata un top turchese legato dietro al collo che le lasciava scoperta quasi tutta la schiena, sotto ad esso una gonna di jeans che arrivava sopra il ginocchio, gli stivali stile romano dell’Impero in colore nero come la borsa. Sul viso solo un lucida labbra per risaltare lievemente la parte del corpo a cui era destinato.

Hermione aveva appena finito di far colazione quando sentì il campanello suonare, in quel modo che ormai le era familiare e che sapeva appartenere solamente ad una persona: Harry.

“Mamma è Harry, scendo che aspetto Ginny giù” urlò dall’ingresso. Accorgendosi solo in quel momento di quanto le fosse mancata la sua dolce metà in quei giorni critici per i preparativi che li avevano tenuti così crudelmente divisi. Quando arrivò al cancello della palazzina lui era li, più bello che mai ad aspettarla, con i raggi del sole che gli illuminavano il viso d’angelo e risaltavano il suo fisico scolpito al punto giusto.

“Giorno piccola” le disse stringendola forte a se prima di donarle un bacio profondo e passionale, per farle capire quanto le era mancata, e quanto era forte la voglia di poter condividere con lei ogni giorno della sua vita. Ai suoi occhi era semplicemente bellissima già così, non osava immaginare quando l’avrebbe vista avvolta nell’abito bianco. “Mi sei mancata”

“Anche tu amore” mormorò lei sulle sue labbra “Questi preparativi sono veramente intensi, tra loro e il tuo lavoro non riusciamo proprio a vederci” concluse mettendo su un amorevole broncio, con il labbro inferiore leggermente sporgente sull’altro.

Adorava quell’espressione che la sua fidanzata assumeva quando non le andava particolarmente a genio qualcosa.

“Principessa un ultimo sforzo e poi potremmo stare insieme quanto vogliamo” le disse baciandola nuovamente “Oggi che programmi hai?”

“Devo fare l’ultima prova dell’abito, e se tutto va bene lo porto a casa, poi ultima prova del trucco e dell’acconciatura e poi la pasticceria ha chiesto di passare per le decorazioni da mettere intorno e sulla torta” rispose lei tradendo l’agitazione al solo pensiero di tutto quello che aveva da fare quel giorno. Andando avanti di quel passo le sarebbe venuto un esaurimento nervoso.

“Tu che ci fai qui?” disse una voce che entrambi conoscevano bene. Fin troppo. “Non lo sai che gli sposi non si possono vedere prima del matrimonio?”  Ginny piombò  all’improvviso, ponendosi tra loro appositamente per non farli tubare più del dovuto, con il casco del motorino sotto il braccio destro. Indossava dei jeans leggeri, un top nero e una giacca sempre di jeans che teneva sbottonata.

“Gin dai, è quasi una settimana che non ci vediamo abbi pietà di noi” mormorò con enfasi Harry.

“Non mi interessa le regole sono regole, quindi sparisci da qui… subito!!” esclamò con un tono che non ammetteva repliche la rossa di capelli.

“A proposito di gente che sparisce, quello scapigliato di tuo fratello dove è andato a finire? Lo sa che mi deve fare da testimone di nozze?” la punzecchiò lui in modo scherzoso.

“Si si lo sa…lo sa. Anzi! E’ fin troppo agitato per i miei gusti. Da in escandescenze artistiche con un po’ troppa facilità” rispose lei, ripensando all’ultimo murales disegnato da Ronald. Dopo di che afferrò il braccio dell’amica “Bando alle cretinate, qui abbiamo una sposa da vestire, quindi sarà meglio darci una mossa” detto questo tirò con se la futura moglie, senza darle neanche il tempo di salutare con un ciao il futuro marito.

Ginny era così, arrivava con la potenza di uragano e ti trascinava via.

Un vortice di allegria, determinazione e vivacità.

Era anche solo impensabile fermarla.

 

Arrivarono dopo una quarantina di minuti al negozio di abiti da sposa nel centro cittadino, in vetrina erano presenti svariati modelli di abiti, che arrivavano a coprire anche i paggetti.

“Buongiorno signorina Granger” la salutò cordiale la commessa del negozio “Allora è pronta per il grande giorno?” sfoderò un grande sorriso di cortesia. Era una donna sulla sessantina d’anni dai capelli grigi e un paio di occhiali da vista con la montatura dorata in ottone. Lo sguardo bonario e simpatico.

“Si direi di si, ero qui per l’ultima prova dell’abito, che se è tutto a posto lo porto a casa oggi” rispose la ragazza.

“Mi segua di la allora, così lo prova subito e vediamo se le modifiche apportate sono perfette o se c’è ancora qualche problema” l’anziana signora fece loro strada nell’ala più interna del negozio dove vi era un camerino per permettere ai clienti di cambiarsi in tutta comodità. La stanza sulla destra aveva degli appendi abiti con i vestiti appesi e coperti da un telo di plastica per non sporcarli, il negozio aveva il pavimento in legno chiaro, identico al battiscopa, le mura erano bianchi e con molti specchi.

Hermione entrò nel camerino, cercando di moderare l’agitazione che l’aveva invasa.

Era l’ultima prova dell’abito.

Erano giunti al matrimonio vero e proprio.

Al giorno tanto atteso e sognato quando era bambina.

Calma Hermione. Non serve a nulla agitarsi, e poi se ti agiti ora tra due giorni che farai? Pensò tra se e se.

“Signorina ecco il vestito” le disse la signora, porgendole attraverso la tenda il vestito protetto dal telo di plastica. Decise quindi di togliersi le scarpe e i vestiti prima di aprirlo per evitare di sporcarlo proprio all’ultimo minuto. Dopo di che infilò il tutto per la testa e uscì per farsi chiudere il corpino, operazione troppo difficile per essere compiuta da lei. Salì dunque sullo sgabello e attese con il fiato sospeso che la commessa controllasse per bene tutto il vestito alla ricerca di qualche difetto.

“Come mi sta?” chiese a Ginny per smorzare un po’ il pesante silenzio che si era creato, e per cercare di ignorare la donna che le girava intorno affannata per fare meglio che poteva e rendere felice la ragazza ventisettenne che aveva davanti. Sperando che il suo sogno d’amore avesse lunga durata, e che non fosse una di quelle ragazze sfortunate che divorziavano dopo tre mesi per aver scoperto lati del marito che non avevano mai sospettato durante gli anni di fidanzamento prima di compiere il grande passo.

“Sei bellissima” rispose la rossa di capelli euforica battendo piano le mani all’altezza del petto. Con gli occhi luccicanti.

“Vuole anche il velo per organizzare al meglio l’acconciatura con la parrucchiera?” chiese la signora dopo aver finito di revisionare l’abito.

“Si è meglio, devo proprio andare a definire gli ultimi particolari dell’acconciatura dopo aver concluso qui, averla mi sarebbe veramente di grande aiuto.” Mormorò Hermione.

“Ok allora il vestito è a posto, se vuole intanto cambiarsi così lo preparo per il trasporto insieme alle scarpe e al velo” rispose lei l’anziana.

“Grazie mille signora” detto questo si diresse nuovamente in camerino, e si fermò ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio dopo aver chiuso le tende.

Sembrava una principessa.

Come quella delle fiabe che tanto amava leggere quando era più piccola.

Si alzò leggermente i capelli come a raccoglierli per vedere l’effetto che facevano” Wow. Pensò senza smettere di osservare la propria immagine nello specchio mentre si girava leggermente di lato per vedere come stava. Non vedeva l’ora che arrivasse il giorno del matrimonio, allora si che si sarebbe sentita una vera regnante delle fiabe, il luogo che avevano scelto per la cerimonia e la cena sembrava essere uscito da un vero film romantico.

Si ridestò dal suo sogno ad occhi aperti, accorgendosi di quanto fosse tardi in realtà. Si sfilò il vestito in fretta e furia e si catapultò fuori dal camerino ancora con i capelli in disordine, stare dentro a un posto così ristretto la soffocava, era claustrofobica.

Quello era poco ma sicuro.

Si diresse nell'altra stanza del negozio dopo aver affidato l'abito bianco alla commessa, trovò ad aspettarla Ginevra che picchiettava sul banco con i polpastrelli guardandosi intorno con gli occhiali da sole a mo di cerchietto sul capo. Guardava intorno a se con molto interesse.

Sulla superficie in legno davanti a lei c'erano già la scatola delle scarpe e quella nella quale erano contenuti il velo e la coroncina che avrebbe dovuto indossare con esso, e che dovevano appunto vedere come inserirla nell'acconciatura senza modificarla in modo significativo. In un altro pacchetto c'erano la giarrettiera e la biancheria intima rigorosamente in colore bianco.

“Eccomi!!” esclamò divertita, nel vedere l'amica sobbalzare per la voce inaspettata.

“Stavo guardando i vestiti dei paggetti, voi non ne avete uno?” chiese dubbiosa, Ronald le aveva accennato che le fedi sarebbero stati portate da un bambino all'altare.

“Si abbiamo scelto il figlio di un caro amico dei genitori di Harry, credo che tu lo conosca, Remus... Remus Lupin è invitato anche lui con la moglie e il bambino” spiegò la ragazza dai capelli castani.

“Capisco..” mormorò l'altra piegando il capo in cenno d'assenso.

“Signorina eccole il suo vestito”  sentirono dire dalla signora del negozio, che le aveva raggiunte, reggeva nella mano destra il vestito all'interno del copri abito, lo porse a Ginevra, mentre inseriva il resto delle compere nel sacchetto. “Paga in contanti?” chiese poi.

“No con la carta di credito grazie” rispose Hermione, la donna che aveva davanti le diede la tastiera dove digitare il codice segreto, e il ronzio della cassa che emetteva lo scontrino solleticò i loro timpani rimbombando nell'ambiente silenzioso.

Una volta uscite dal negozio si diressero verso la macchina, la loro prossima meta era il parrucchiere e la truccatrice, avrebbero incontrato entrambe insieme per ottimizzare i tempi e soprattutto per vedere se il trucco si intonava alla pettinatura come avrebbe dovuto fare, senza stonare ne con essa ne con l'abito. Ma soprattutto non doveva stonare con l'atmosfera della cerimonia e con il luogo della cena.

 

Giunsero a destinazione che erano già le undici e mezza, in ritardo di un po' rispetto all'appuntamento che la futura sposa aveva preso con entrambe le donne due giorni prima.

Per fortuna la parrucchiera aveva fatto si che il negozio fosse libero almeno fino alle tredici in modo da seguire esclusivamente lei.

“Buongiorno!” esclamò la castana “Scusatemi per il ritardo ma ho avuto un piccolo contrattempo con l'acquisto del vestito”

“Non ti preoccupare” le rispose Alice, una brunetta dai capelli corti e sbarazzini tutto pepe. Era la truccatrice, e dopo neanche un'ora che lavorava sul suo viso si era letteralmente scocciata di doverle dare del lei visto che a occhio e croce erano coetanee. Da quel giorno, per tutte le restanti prove del trucco, il darsi del lei era passato in secondo piano. “Capisco benissimo che gli ultimi giorni prima del grande passo sono molto intensi” sorrise cordiale “ In ogni caso non perdiamo altri minuti preziosi siediti e lascia fare a noi”

“Senta” si rivolse alla parrucchiera “ Ho portato la coroncina alla quale andrà attaccato poi il velo per provare a integrarla nell'acconciatura nel modo migliore”

“Ha fatto benissimo signorina Granger” rispose la donna, bionda occhi verdi su una quarantina d'anni, con il tono sicuro di chi sapeva come fare il proprio lavoro.

Hermione si sedette sulla sedia in pelle nera, pronta a passare due ore di assoluta immobilità, ignorando completamente il caldo dato dai faretti che sovrastavano gli specchi del negozio, le vetrine erano ricche di parrucche e prodotti per i capelli oltre che dei listini prezzi.

“Avevamo deciso che per gli occhi il colore doveva essere molto tenue, ponendo così maggiore rilevanza sulla matita scura e il rimmel in modo tale da conferire maggior profondità all'occhio. Correggimi se sbaglio” le chiese Alice.

“No sei stata perfetta tu con quello che hai detto” rispose lei, mentre Marta aveva iniziato a dividerle i capelli in ciocche il più possibili uguali tra loro in modo tale da raccoglierle in seguito con più facilità.

La loro cliente chiuse gli occhi cercando di rilassarsi il più possibile senza pensare a niente, fin da piccola adorava quando le toccavano i capelli, lo reputava un tranquillante migliore di qualsiasi additivo chimico presente nei medicinali. E Harry questo lo sapeva.

Già...Harry. Avrebbe voluto averlo li con lei in quel momento, al posto di Ginny, avrebbe dato chissà quanto per poterlo rendere partecipe anche dei preparativi della figura femminile di ogni matrimonio che lui ignorava così come ogni marito che si rispetti.

Dopo tutto non c'era l'usanza che vedere la sposa prima della cerimonia portasse male all'unione sancita dai sentimenti e dalla religione?

E chi avrebbe mai rischiato di decretare la fine della propria storia di amore ancor prima di coronare il traguardo tanto ambito? Lei no di sicuro.

E nemmeno Harry.

Non vedeva l'ora tuttavia di abbracciarlo, di poter stare con lui per sentire i loro respiri mischiarsi in una sinfonia il cui tempo era battuto dai brividi che sapeva donarle con il suolo sfiorare il suo corpo con le dica in una carezza carica di sentimento.

Non sapeva quanto tempo fosse passato quando finalmente poté aprire gli occhi per ammirare il risultato della prova appena finita.

“O Hermy sei stupenda, stai benissimo!!” il gridolino eccitato di Ginny stordì i suoi timpani mentre guardava l'amica euforica attraverso lo specchio. E come poteva darle torto? Il trucco che aveva scelto, dai colori perlacei rosati le donava luce al viso, il rimmel nero e la matita posti sull'occhio ne risaltavano la forma in modo preciso e delicato, e soprattutto c'erano le labbra a donare quel tocco speciale che avevano scelto di dare al suo viso dopo che la truccatrice era stata messa a conoscenza di come era il suo vestito.

Erano rosse, di un rosso intenso ma che era estremamente elegante unito a tutto il resto. Adattissime per un ricevimento nuziale serale quale era il loro.

“Lasciamo così allora? Che ne dice?” la voce dell'addetta alla acconciatura giunse da un punto imprecisato dietro di lei, poco prima di sentire le mani posarsi sulla sua spalla.

“Si credo sia la sistemazione più adeguata credo...” mormorò lei senza staccare gli occhi dall'immagine riflessa nello specchio. Era davvero lei quella che faceva la stessa cosa di rimando? Sorrise a se stessa, sospirando.

“Ok allora le tolgo i fermagli provvisori in modo da scioglierla e poi come concordato domani pomeriggio sul tardi ci rivediamo per quella definitiva, poi con calma a casa sua le dico come cercare di dormire senza rovinare in modo eccessivo i capelli” disse la donna.

Erano già le tredici passate, l'ora del pranzo e per tanto la pasticceria sarebbe slittata al pomeriggio sul tardi, tanto meglio. Almeno avrebbe potuto tornare a  casa e tirare un sospiro di sollievo prima di andare a svolgere gli ultimi preparativi. Con quel caldo ci voleva proprio!

“Ok perfetto, saldiamo il conto domani allora?” chiese lei.

“Certamente oppure anche con calma dopo la cerimonia la prossima settimana non vi è alcun problema” rispose Marta.

“Noi invece ci vediamo Sabato pomeriggio alle tre per il trucco va bene?” chiese Alice, amava truccare le spose, e coloro che partecipavano alle cerimonie, era la parte che le piaceva di più del suo lavoro. Oltre al trucco delle modelle che scendevano in passerella durante le sfilate.

“Ok perfetto, allora ci vediamo domani e dopo domani, io scappo perché ho le ultime cose da definire, e vorrei anche andare a mangiare.” rispose la ragazza senza dar peso al fatto che la sua affermazione riguardo al cibo sarebbe potuta essere decisamente fuori luogo in quel momento.

“Buona giornata”

“Ciao”

   
 
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