Nick: Arwen297 sia
per EFP che per l’iscrizione al contest
Pacchetto usato e coppia:
Pacchetto Diamante – Harry e Hermione
Titolo storia:
Sogno di una Notte di Mezza Estate.
N° capitoli:
Tre capitoli + Epilogo
Genere:
Romantico, Introspettivo ( in minima parte )
Rating:
Arancione
Introduzione:
Due
giorni.
Mancavano
solamente due giorni e poi la sua vita sarebbe cambiata, avrebbe avuto
responsabilità più grandi a cui badare. Una
famiglia da assistere quando
tornava a casa, e perché no? Un giorno avrebbe potuto godere
dell’abbraccio e
delle grida gioiose dei suoi bambini.
NdA: AU
Sogno di una notte
di Mezza Estate
Idea
di Arwen297 – Personaggi
di J.K Rowling
Iscritta al contest: Il Mio Grosso, Grasso, Matrimonio… organizzato da: OneLove4
Capitolo
1: Preparativi
e ricordi.
L’abitazione
era immersa nel silenzio assoluto delle otto del mattino grazie al
quale poteva
sentire perfino il respiro dei suoi genitori che, cullati dalle braccia
di
Morfeo, dormivano ancora molto profondamente. Lei invece non ci
riusciva, era
dalle sei che era sveglia. Gli occhi rivolti al calendario appeso
proprio nella
parete di fronte al letto. La sua stanza non era eccessivamente grande,
il muro
era decorato con uno stucco veneziano rosa salmone, i mobili erano
bianchi con
le rifiniture in argento, fatta eccezione per la scrivania che era
bordeaux. Su
questa faceva bella mostra di se un MacBook Pro della Apple in quel
momento
spento. Sul muro immediatamente sopra di esso c’erano delle
mensole del
medesimo colore della scrivania, ricche di libri
dell’università e di qualche
libro comprato per una lettura leggera nel tempo libero. Sulla parete
della
finestra c’era invece un lungo comodino i cui cassetti
formavano una scacchiera
con i due colori presenti sul resto del mobilio.
Due
giorni.
Mancavano
solamente due giorni e poi la sua vita sarebbe cambiata, avrebbe avuto
responsabilità più grandi a cui badare. Una
famiglia da assistere quando
tornava a casa, e perché no? Un giorno avrebbe potuto godere
dell’abbraccio e
delle grida gioiose dei suoi bambini. Ne voleva almeno due, e lui, il
ragazzo
che le aveva stravolto la vita, facendole vedere il mondo a colori era
d’accordo con lei.
Hermione
si lasciò sfuggire un sospiro, il caldo era soffocante in
quel periodo, erano
in piena estate e la calura si faceva sentire.
La
giornata che le si parava davanti era lunga, e faticosa sarebbe stata
impegnata
tutto il giorno con le ultime prove del trucco e quella del vestito per
aggiustare le ultime eventuali imperfezioni, poi c’era la
decorazione della torta
da definire e soprattutto doveva passare dalla parrucchiera per
l’acconciatura.
Alle decorazioni floreali – per fortuna - aveva provveduto
sua madre qualche
giorno prima in accordo con le sue preferenze.
Si
sarebbe sposata.
E
per di più con la persona che più le era
insopportabile ai tempi del Liceo:
Harry Potter.
Era
leale, fin troppo per i suoi gusti, coraggioso a dir poco e non era mai
riuscita a capire se fossero i guai a trovare lui, oppure se era lui
stesso a
cercarli nel tempo libero come se fossero il più strambo dei
giochi. Era poi
circondato sempre da un gruppo di ragazzine urlanti che lo riempivano
di moine,
di cui lui non sembrava curarsi eccessivamente. Eppure il suo fascino
pian
piano l’aveva colpita, stupita, meravigliata. Quegli occhi
verde smeraldo
incorniciati da quella zazzera bruna sempre spettinata
l’avevano incantata,
portandola in un prato di cui non conosceva la fine, ma solamente il
bellissimo
e magico inizio.
Ricordava
il tutto
come se fosse ieri, erano nel bel mezzo della gita di quinta Liceo,
l’ultima
della loro vita e per questo importante. Da vivere fino
all’ultimo respiro
poiché andava a concludere un ciclo, un percorso di
crescita, di cambiamento.
Di
scoperta. Un
periodo in cui si litiga con le amiche, si scoprono i primi battiti
accelerati
del cuore, ma anche durante il quale si scopre la falsità di
talune persone e
dei sentimenti che ci legano a costoro. Una sorta di malinconia
l’aveva spinta
ad uscire sulla terrazza dell’albergo, lontana dagli
schiamazzi e dalle urla dei
suoi compagni di classe che continuavano a brindare agli esami di
Maturità
ormai così tremendamente vicini.
Al
solo pensiero le
veniva l’ansia. All’idea che si sarebbe divisa da
Cho, la sua compagna di
banco, stava semplicemente male. Ma soprattutto stava male al pensiero
di non
rivedere più lui.
Lui
che le
illuminava le giornate con gli occhi verdi che aveva scoperto di amare
da poco,
dopo quattro anni di autentico odio verso le stesse iridi.
“Ciao Granger” la voce
melliflua di uno dei
compagni di classe da lei più odiati dopo Potter, quando
ancora poteva dire di
odiarlo, la raggiunse all’improvviso. Facendola sobbalzare.
Si
volse di scattò
poggiando i reni alla sbarra della terrazza poco illuminata, dietro di
lui
l’albergo. Un edificio moderno, di colore bianco e dalle
ampie vetrate che
mettevano in risalto la presenza delle sale interne comuni agli ospiti.
In una
di queste, c’era il locale adibito a piano bar e discoteca.
“Malfoy
Sparisci”
disse secca, non aveva proprio voglia di avere a che fare con lui. Non
in quel
momento. Detestava i suoi capelli, detestava la sua aria di
superiorità che
ostentava ovunque andasse solo per il cognome che portava. E
soprattutto non
sopportava la corte neanche troppo nascosta che aveva iniziato a farle
al terzo
anno. Senza ottenere risultati.
“Ti
sembra il modo
di salutare?” rispose lui avvicinandosi pericolosamente alla
ragazza, mentre le
spostava una ciocca ribelle dal viso.
“Non
mi toccare con
quelle manacce” controbatté lei infastidita da
quel contatto, come se non bastasse
aveva pure bevuto, lo sentiva. L’odore agrodolce
dell’alcol permeava l’aria, di
un odore nauseabondo.
“Sei
bella quando ti
arrabbi” sussurrò lui, bloccandole il viso con una
mano, una stretta forte,
solida.
Una
stretta che le
mise paura. Che aveva intenzione di fare?
Il
panico la
percorse, mentre gli occhi le cominciarono a pizzicare. Fu un attimo: e
sentì qualcosa
di umido, viscido e
disgustoso invaderle la bocca. Malfoy la stava baciando.
E
lei avrebbe
vomitato di sicuro.
Approfitto
della
morbidezza delle mani di lui per divincolarsi, fece fatica ma ci
riuscì. Era
angosciata da quello che era appena accaduto. Un senso di disgusto per
quell’essere biondo platino le invase le viscere mentre le
lacrime iniziarono a
rigarle il volto. Corse dentro, verso il bagno dell’albergo
per cercare di
calmarsi.
Nella
fretta non
guardò dove stava andando.
E
fu un attimo.
Uno
scontro violento
contro un’altra persona.
“Ehy
stai attenta ma
dove hai la testa?” quella voce così soave,
così sensuale…così attraente.
Tirò su
con il naso, cercando di non far vedere che stava piangendo. Non a lui.
“Sc..scusami…non
so
dove ho la testa” gli disse tenendo lo sguardo basso, nel
tentativo di
nascondere le lacrime nel buio della sala da ballo.
“Sicura
di stare
bene, Hermione?” sembrava sinceramente preoccupato, e dal
senso di vomito passò
alle farfalle nello stomaco. Di quelle potenti, che ti lasciano senza
fiato,
senza la possibilità di deambulare un discorso che abbia
almeno un minimo di
senso compiuto.
“Si
non ti
preoccupare per me, pensa a divertirti” sentì la
mano di lui, la seconda di un
ragazzo in così breve tempo, alzarle il volto.
“Che
ti è successo?”
“Niente
davvero…”
l’unica cosa che voleva era metterlo nei guai per causa sua,
era ormai risaputo
che Potter e Malfoy erano grandi rivali, soprattutto per quanto
concerneva il
successo in campo amoroso.
“E’
stato Malfoy
vero?” incalzò lui innervosito
“L’ho viso uscire per venire sul davanzale, quel
coglione ora vede cosa gli succede” sbottò prima
di sparire tra la folla.
Harry
si era
preoccupato per lei, e non lo aveva mai fatto. Anzi si divertiva a
punzecchiarla, a prenderla in giro. Che tutto ciò fosse
solamente l’inizio di
un nuovo capitolo della sua vita?
Con
il senno di poi, aveva formulato una risposta seria a quella domanda
che si era
fatta qualche anno prima, alla fine del Liceo. Si quel tramonto aveva
dato
inizio ad un nuovo capitolo della sua vita, da quella sera Harry e lei
si erano
avvicinati, avevano stretto amicizia. E poco a poco avevano scoperto di
non
poter far a meno l’uno dell’altra. Era divenuto per
lei una casa con il tetto
di vetro, entro la quale poteva osservare il cielo sentendosi al
sicuro,
protetta. Coccolata da quella brezza d’amore che li avvolgeva
in un’alchimia
che li separava da tutto ciò che li circondava,
trasportandoli in una
dimensione di cui solamente loro possedevano la chiave. E lei lo amava
per
questo, portandola a dire si quel giorno di tanti mesi prima quando le
aveva
chiesto di sposarla. Non aveva avuto bisogno di pensarci nemmeno un
secondo.
Perché aveva sempre saputo che lui era l’uomo
giusto con cui formare una sua famiglia,
ma soprattutto il resto dei giorni che le rimanevano da vivere.
I
suoi pensieri furono interrotti da un lieve bussare alla porta, presa
com’era
nelle sue elucubrazioni non aveva avvertito i passi della madre
avvicinarsi
alla sua camera, ne che i suoi si fossero già svegliati.
“Posso?”
la voce della signora Granger fece eco ai rintocchi sulla porta di
legno
massello che divideva la camera dal resto dell’abitazione,
indossava ancora la
vestaglia verde pastello. La sua preferita.
“Si
mamma entra pure” rispose la ragazza mettendosi a sedere sul
letto, buttando
indietro le braccia per stirarsi come si deve, mentre si abbandonava a
un
sonoro sbadiglio, che tuttavia non si portò con se le tracce
di sonno che le
avevano tenuto compagnia fino a quel momento.
“Sei
ancora in pigiama?” mormorò sconcertata
“Sono quasi le nove del mattino, non
avevi appuntamento con Ginevra per andare a fare le ultime prove del
trucco e
dell’acconciatura?”
Ginevra
Molly Weasley, detta Ginny, era
la sua
migliore amica di sempre. Era l’esempio vivente di come
un’amicizia nata sui
banchi delle medie potesse andare avanti anche se si ha un anno di
differenza,
era un turbine di allegria dai capelli rossi, il viso cosparso da un
lieve velo
di lentiggini che le donava quel tocco in più che la
contraddistingueva da
tante altre persone, e soprattutto dalla massa.
“Si
ma faccio subito a prepararmi tranquilla…”
mormorò Hermione “Magari se vuoi
renderti utile prepara la colazione così recuperiamo
tempo”
“Ok
come vuoi, sbrigati però” la rimbeccò
la donna chiudendosi alle spalle la porta
della camera della figlia, trattenendo il nodo che le si formava in
gola. La
sua bambina era cresciuta, le sembrava ieri che era ancora piccola e
fragile,
incapace di affrontare il mondo senza la sua protezione. Ricordava
ancora
quando bastava un sasso più grosso degli altri per farla
capitolare in terra,
provocando in lei un pianto disperato, quasi la caduta fosse il male
più incurabile
del mondo.
Poi
pian piano l’aveva vista crescere, cambiare nel percorso che
la vita le aveva
posto davanti, rimanendo comunque e sempre se stessa; cogliendo in tal
modo
l’occasione di prendere la sua esistenza tra le dita e farne
ciò che voleva. Fino
a trasformarsi nella giovane donna che aveva lasciato poco prima,
pronta a dire
il si più importante della sua vita, per legarsi
indissolubilmente all’uomo che
amava. Tirò su con il naso appena arrivò in
cucina per non far trasparire la
malinconia di cui era caduta vittima davanti al marito.
La
zona giorno era moderna, di colore rosso con il piano in marmo bianco
con le
striature nero grigie, il pavimento bianco e nero mentre le piastrelle
candide
erano ravvivate a circa metà dell’altezza delle
mura da un bordo color amaranto
a tema floreale. Era collegata al soggiorno mediante un arco che
lasciava
vedere senza difficoltà alcuna la televisione poggiata sul
mobile della sala,
che creava a sua volta un bel contrasto per via del bianco che
risaltava sulla
parente di sfondo color rosso anch’ella. Il divano ad angolo
era in pelle
bianca, davanti ad esso c’era un tavolino di cristallo e
sotto un tappeto che
riprendeva il colore del muro dietro al mobile. Le restanti pareti
erano
bianche.
Poco
dopo avvertì il rumore dei sandali della figlia muovere i
passi verso la
cucina, la ragazza aveva indossato per la giornata un top turchese
legato
dietro al collo che le lasciava scoperta quasi tutta la schiena, sotto
ad esso
una gonna di jeans che arrivava sopra il ginocchio, gli stivali stile
romano
dell’Impero in colore nero come la borsa. Sul viso solo un
lucida labbra per
risaltare lievemente la parte del corpo a cui era destinato.
Hermione
aveva appena finito di far colazione quando sentì il
campanello suonare, in
quel modo che ormai le era familiare e che sapeva appartenere solamente
ad una
persona: Harry.
“Mamma
è Harry, scendo che aspetto Ginny giù”
urlò dall’ingresso. Accorgendosi solo in
quel momento di quanto le fosse mancata la sua dolce metà in
quei giorni critici
per i preparativi che li avevano tenuti così crudelmente
divisi. Quando arrivò
al cancello della palazzina lui era li, più bello che mai ad
aspettarla, con i
raggi del sole che gli illuminavano il viso d’angelo e
risaltavano il suo
fisico scolpito al punto giusto.
“Giorno
piccola” le disse stringendola forte a se prima di donarle un
bacio profondo e
passionale, per farle capire quanto le era mancata, e quanto era forte
la
voglia di poter condividere con lei ogni giorno della sua vita. Ai suoi
occhi
era semplicemente bellissima già così, non osava
immaginare quando l’avrebbe
vista avvolta nell’abito bianco. “Mi sei
mancata”
“Anche
tu amore” mormorò lei sulle sue labbra
“Questi preparativi sono veramente
intensi, tra loro e il tuo lavoro non riusciamo proprio a
vederci” concluse
mettendo su un amorevole broncio, con il labbro inferiore leggermente
sporgente
sull’altro.
Adorava
quell’espressione che la sua fidanzata assumeva quando non le
andava
particolarmente a genio qualcosa.
“Principessa
un ultimo sforzo e poi potremmo stare insieme quanto
vogliamo” le disse
baciandola nuovamente “Oggi che programmi hai?”
“Devo
fare l’ultima prova dell’abito, e se tutto va bene
lo porto a casa, poi ultima
prova del trucco e dell’acconciatura e poi la pasticceria ha
chiesto di passare
per le decorazioni da mettere intorno e sulla torta” rispose
lei tradendo
l’agitazione al solo pensiero di tutto quello che aveva da
fare quel giorno.
Andando avanti di quel passo le sarebbe venuto un esaurimento nervoso.
“Tu
che ci fai qui?” disse una voce che entrambi conoscevano
bene. Fin troppo. “Non
lo sai che gli sposi non si possono vedere prima del
matrimonio?” Ginny
piombò
all’improvviso, ponendosi tra loro appositamente
per non farli tubare
più del dovuto, con il casco del motorino sotto il braccio
destro. Indossava
dei jeans leggeri, un top nero e una giacca sempre di jeans che teneva
sbottonata.
“Gin
dai, è quasi una settimana che non ci vediamo abbi
pietà di noi” mormorò con
enfasi Harry.
“Non
mi interessa le regole sono regole, quindi sparisci da qui…
subito!!” esclamò
con un tono che non ammetteva repliche la rossa di capelli.
“A
proposito di gente che sparisce, quello scapigliato di tuo fratello
dove è
andato a finire? Lo sa che mi deve fare da testimone di
nozze?” la punzecchiò
lui in modo scherzoso.
“Si
si lo sa…lo sa. Anzi! E’ fin troppo agitato per i
miei gusti. Da in
escandescenze artistiche con un po’ troppa
facilità” rispose lei, ripensando
all’ultimo murales disegnato da Ronald. Dopo di che
afferrò il braccio
dell’amica “Bando alle cretinate, qui abbiamo una
sposa da vestire, quindi sarà
meglio darci una mossa” detto questo tirò con se
la futura moglie, senza darle
neanche il tempo di salutare con un ciao il futuro marito.
Ginny
era così, arrivava con la potenza di uragano e ti trascinava
via.
Un
vortice di allegria, determinazione e vivacità.
Era
anche solo impensabile fermarla.
Arrivarono
dopo una quarantina di minuti al negozio di abiti da sposa nel centro
cittadino, in vetrina erano presenti svariati modelli di abiti, che
arrivavano
a coprire anche i paggetti.
“Buongiorno
signorina Granger” la salutò cordiale la commessa
del negozio “Allora è pronta
per il grande giorno?” sfoderò un grande sorriso
di cortesia. Era una donna
sulla sessantina d’anni dai capelli grigi e un paio di
occhiali da vista con la
montatura dorata in ottone. Lo sguardo bonario e simpatico.
“Si
direi di si, ero qui per l’ultima prova dell’abito,
che se è tutto a posto lo
porto a casa oggi” rispose la ragazza.
“Mi
segua di la allora, così lo prova subito e vediamo se le
modifiche apportate
sono perfette o se c’è ancora qualche
problema” l’anziana signora fece loro
strada nell’ala più interna del negozio dove vi
era un camerino per permettere
ai clienti di cambiarsi in tutta comodità. La stanza sulla
destra aveva degli
appendi abiti con i vestiti appesi e coperti da un telo di plastica per
non
sporcarli, il negozio aveva il pavimento in legno chiaro, identico al
battiscopa, le mura erano bianchi e con molti specchi.
Hermione
entrò nel camerino, cercando di moderare
l’agitazione che l’aveva invasa.
Era
l’ultima prova dell’abito.
Erano
giunti al matrimonio vero e proprio.
Al
giorno tanto atteso e sognato quando era bambina.
Calma
Hermione. Non
serve a nulla agitarsi, e poi se ti agiti ora tra due giorni che farai?
Pensò
tra se e se.
“Signorina
ecco il vestito” le disse la signora, porgendole attraverso
la tenda il vestito
protetto dal telo di plastica. Decise quindi di togliersi le scarpe e i
vestiti
prima di aprirlo per evitare di sporcarlo proprio all’ultimo
minuto. Dopo di
che infilò il tutto per la testa e uscì per farsi
chiudere il corpino,
operazione troppo difficile per essere compiuta da lei. Salì
dunque sullo
sgabello e attese con il fiato sospeso che la commessa controllasse per
bene
tutto il vestito alla ricerca di qualche difetto.
“Come
mi sta?” chiese a Ginny per smorzare un po’ il
pesante silenzio che si era
creato, e per cercare di ignorare la donna che le girava intorno
affannata per
fare meglio che poteva e rendere felice la ragazza ventisettenne che
aveva
davanti. Sperando che il suo sogno d’amore avesse lunga
durata, e che non fosse
una di quelle ragazze sfortunate che divorziavano dopo tre mesi per
aver
scoperto lati del marito che non avevano mai sospettato durante gli
anni di
fidanzamento prima di compiere il grande passo.
“Sei
bellissima” rispose la rossa di capelli euforica battendo
piano le mani
all’altezza del petto. Con gli occhi luccicanti.
“Vuole
anche il velo per organizzare al meglio l’acconciatura con la
parrucchiera?”
chiese la signora dopo aver finito di revisionare l’abito.
“Si
è meglio, devo proprio andare a definire gli ultimi
particolari
dell’acconciatura dopo aver concluso qui, averla mi sarebbe
veramente di grande
aiuto.” Mormorò Hermione.
“Ok
allora il vestito è a posto, se vuole intanto cambiarsi
così lo preparo per il
trasporto insieme alle scarpe e al velo” rispose lei
l’anziana.
“Grazie
mille signora” detto questo si diresse nuovamente in
camerino, e si fermò ad
osservare la sua immagine riflessa nello specchio dopo aver chiuso le
tende.
Sembrava
una principessa.
Come
quella delle fiabe che tanto amava leggere quando era più
piccola.
Si
alzò leggermente i capelli come a raccoglierli per vedere
l’effetto che
facevano” Wow.
Pensò senza smettere
di osservare la propria immagine nello specchio mentre si girava
leggermente di
lato per vedere come stava. Non vedeva l’ora che arrivasse il
giorno del
matrimonio, allora si che si sarebbe sentita una vera regnante delle
fiabe, il
luogo che avevano scelto per la cerimonia e la cena sembrava essere
uscito da
un vero film romantico.
Si
ridestò dal suo sogno ad occhi aperti, accorgendosi di
quanto fosse tardi in
realtà. Si sfilò il vestito
in fretta e furia e si
catapultò fuori dal camerino ancora con i capelli in
disordine, stare dentro a
un posto così ristretto la soffocava, era claustrofobica.
Quello
era poco ma sicuro.
Si
diresse nell'altra stanza del negozio dopo aver affidato l'abito bianco
alla
commessa, trovò ad aspettarla Ginevra che picchiettava sul
banco con i
polpastrelli guardandosi intorno con gli occhiali da sole a mo di
cerchietto
sul capo. Guardava intorno a se con molto interesse.
Sulla
superficie in legno davanti a lei c'erano già la scatola
delle scarpe e quella
nella quale erano contenuti il velo e la coroncina che avrebbe dovuto
indossare
con esso, e che dovevano appunto vedere come inserirla
nell'acconciatura senza
modificarla in modo significativo. In un altro pacchetto c'erano la
giarrettiera e la biancheria intima rigorosamente in colore bianco.
“Eccomi!!”
esclamò divertita, nel vedere l'amica sobbalzare per la voce
inaspettata.
“Stavo
guardando i vestiti dei paggetti, voi non ne avete uno?”
chiese dubbiosa,
Ronald le aveva accennato che le fedi sarebbero stati portate da un
bambino
all'altare.
“Si
abbiamo scelto il figlio di un caro amico dei genitori di Harry, credo
che tu
lo conosca, Remus... Remus Lupin è invitato anche lui con la
moglie e il
bambino” spiegò la ragazza dai capelli castani.
“Capisco..”
mormorò l'altra piegando il capo in cenno d'assenso.
“Signorina
eccole il suo vestito” sentirono
dire
dalla signora del negozio, che le aveva raggiunte, reggeva nella mano
destra il
vestito all'interno del copri abito, lo porse a Ginevra, mentre
inseriva il
resto delle compere nel sacchetto. “Paga in
contanti?” chiese poi.
“No
con la carta di credito grazie” rispose Hermione, la donna
che aveva davanti le
diede la tastiera dove digitare il codice segreto, e il ronzio della
cassa che
emetteva lo scontrino solleticò i loro timpani rimbombando
nell'ambiente
silenzioso.
Una
volta uscite dal negozio si diressero verso la macchina, la loro
prossima meta
era il parrucchiere e la truccatrice, avrebbero incontrato entrambe
insieme per
ottimizzare i tempi e soprattutto per vedere se il trucco si intonava
alla
pettinatura come avrebbe dovuto fare, senza stonare ne con essa ne con
l'abito.
Ma soprattutto non doveva stonare con l'atmosfera della cerimonia e con
il
luogo della cena.
Giunsero
a destinazione che erano già le undici e mezza, in ritardo
di un po' rispetto
all'appuntamento che la futura sposa aveva preso con entrambe le donne
due
giorni prima.
Per
fortuna la parrucchiera aveva fatto si che il negozio fosse libero
almeno fino
alle tredici in modo da seguire esclusivamente lei.
“Buongiorno!”
esclamò la castana “Scusatemi per il ritardo ma ho
avuto un piccolo
contrattempo con l'acquisto del vestito”
“Non
ti preoccupare” le rispose Alice, una brunetta dai capelli
corti e sbarazzini
tutto pepe. Era la truccatrice, e dopo neanche un'ora che lavorava sul
suo viso
si era letteralmente scocciata di doverle dare del lei visto che a
occhio e
croce erano coetanee. Da quel giorno, per tutte le restanti prove del
trucco,
il darsi del lei era passato in secondo piano. “Capisco
benissimo che gli
ultimi giorni prima del grande passo sono molto intensi”
sorrise cordiale “ In
ogni caso non perdiamo altri minuti preziosi siediti e lascia fare a
noi”
“Senta”
si rivolse alla parrucchiera “ Ho portato la coroncina alla
quale andrà
attaccato poi il velo per provare a integrarla nell'acconciatura nel
modo
migliore”
“Ha
fatto benissimo signorina Granger” rispose la donna, bionda
occhi verdi su una
quarantina d'anni, con il tono sicuro di chi sapeva come fare il
proprio
lavoro.
Hermione
si sedette sulla sedia in pelle nera, pronta a passare due ore di
assoluta
immobilità, ignorando completamente il caldo dato dai
faretti che sovrastavano
gli specchi del negozio, le vetrine erano ricche di parrucche e
prodotti per i
capelli oltre che dei listini prezzi.
“Avevamo
deciso che per gli occhi il colore doveva essere molto tenue, ponendo
così
maggiore rilevanza sulla matita scura e il rimmel in modo tale da
conferire
maggior profondità all'occhio. Correggimi se
sbaglio” le chiese Alice.
“No
sei stata perfetta tu con quello che hai detto” rispose lei,
mentre Marta aveva
iniziato a dividerle i capelli in ciocche il più possibili
uguali tra loro in
modo tale da raccoglierle in seguito con più
facilità.
La
loro cliente chiuse gli occhi cercando di rilassarsi il più
possibile senza
pensare a niente, fin da piccola adorava quando le toccavano i capelli,
lo
reputava un tranquillante migliore di qualsiasi additivo chimico
presente nei
medicinali. E Harry questo lo sapeva.
Già...Harry.
Avrebbe voluto averlo li con lei in quel momento, al posto di Ginny,
avrebbe
dato chissà quanto per poterlo rendere partecipe anche dei
preparativi della
figura femminile di ogni matrimonio che lui ignorava così
come ogni marito che
si rispetti.
Dopo
tutto non c'era l'usanza che vedere la sposa prima della cerimonia
portasse
male all'unione sancita dai sentimenti e dalla religione?
E
chi avrebbe mai rischiato di decretare la fine della propria storia di
amore
ancor prima di coronare il traguardo tanto ambito? Lei no di sicuro.
E
nemmeno Harry.
Non
vedeva l'ora tuttavia di abbracciarlo, di poter stare con lui per
sentire i
loro respiri mischiarsi in una sinfonia il cui tempo era battuto dai
brividi
che sapeva donarle con il suolo sfiorare il suo corpo con le dica in
una
carezza carica di sentimento.
Non
sapeva quanto tempo fosse passato quando finalmente poté
aprire gli occhi per
ammirare il risultato della prova appena finita.
“O
Hermy sei stupenda, stai benissimo!!” il gridolino eccitato
di Ginny stordì i
suoi timpani mentre guardava l'amica euforica attraverso lo specchio. E
come
poteva darle torto? Il trucco che aveva scelto, dai colori perlacei
rosati le
donava luce al viso, il rimmel nero e la matita posti sull'occhio ne
risaltavano la forma in modo preciso e delicato, e soprattutto c'erano
le
labbra a donare quel tocco speciale che avevano scelto di dare al suo
viso dopo
che la truccatrice era stata messa a conoscenza di come era il suo
vestito.
Erano
rosse, di un rosso intenso ma che era estremamente elegante unito a
tutto il
resto. Adattissime per un ricevimento nuziale serale quale era il loro.
“Lasciamo
così allora? Che ne dice?” la voce dell'addetta
alla acconciatura giunse da un
punto imprecisato dietro di lei, poco prima di sentire le mani posarsi
sulla
sua spalla.
“Si
credo sia la sistemazione più adeguata credo...”
mormorò lei senza staccare gli
occhi dall'immagine riflessa nello specchio. Era davvero lei quella che
faceva
la stessa cosa di rimando? Sorrise a se stessa, sospirando.
“Ok
allora le tolgo i fermagli provvisori in modo da scioglierla e poi come
concordato domani pomeriggio sul tardi ci rivediamo per quella
definitiva, poi
con calma a casa sua le dico come cercare di dormire senza rovinare in
modo
eccessivo i capelli” disse la donna.
Erano
già le tredici passate, l'ora del pranzo e per tanto la
pasticceria sarebbe
slittata al pomeriggio sul tardi, tanto meglio. Almeno avrebbe potuto
tornare
a casa e tirare un
sospiro di sollievo
prima di andare a svolgere gli ultimi preparativi. Con quel caldo ci
voleva
proprio!
“Ok
perfetto, saldiamo il conto domani allora?” chiese lei.
“Certamente
oppure anche con calma dopo la cerimonia la prossima settimana non vi
è alcun
problema” rispose Marta.
“Noi
invece ci vediamo Sabato pomeriggio alle tre per il trucco va
bene?” chiese
Alice, amava truccare le spose, e coloro che partecipavano alle
cerimonie, era
la parte che le piaceva di più del suo lavoro. Oltre al
trucco delle modelle
che scendevano in passerella durante le sfilate.
“Ok
perfetto, allora ci vediamo domani e dopo domani, io scappo
perché ho le ultime
cose da definire, e vorrei anche andare a mangiare.” rispose
la ragazza senza
dar peso al fatto che la sua affermazione riguardo al cibo sarebbe
potuta
essere decisamente fuori luogo in quel momento.
“Buona
giornata”
“Ciao”