Capitolo 1.
 
La pioggia cadeva ininterrottamente da quattro giorni, ormai.
Calde  lacrime bagnavano il cuscino di Hermione Granger da altrettanti giorni.
Immerse ancora più forte la faccia dentro il cuscino senza riuscire a trattenere i singhiozzi.
“Andiamo, Herm..combatti”, diceva la sua coscienza. Ma lei non riusciva.
Aveva combattuto, aveva perso persone a lei care, aveva visto la morte e l’aveva
scampata sempre per un pelo. Aveva il diritto di piangere.
Quelle lacrime significavano che non aveva dimenticato, che non avrebbe mai
dimenticato i volti di, Remus, Tonks o Fred stesi sul terreno freddo con gli occhi
privi di qualsiasi espressione senza battito.
Non avrebbe mai dimenticato Moody, Silente, Piton.
Il loro professore più antipatico si era rivelato uno dei principali salvatori del mondo.
Sotto quella maschera di freddezza, c’era un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla salvezza di Harry Potter, unico figlio del suo amore, Lily Potter.
Queste lacrime  erano tutto il dolore che si teneva dentro, ma che non riusciva più a contenere. Il suo corpo, la sua anima, il suo cuore erano stanchi di soffrire.
Tirò su col naso e alzò il viso dal cuscino guardando fuori dalla finestra.
Anche il tempo era pessimo, come il suo umore.
“Loro non vorrebbero che tu stessi a piangerti addosso”, disse ancora una vocina
dentro di sé e Hermione si rese conto che aveva ragione.
“Sorridi, Herm. Qualunque cosa ti succeda nella vita, sorridi”.
Le parole di Fred le tornarono alla mente e con un nuovo scopo nella vita si alzò
e si asciugò le lacrime, nello stesso istante in cui un raggio di sole riuscì a penetrare le grosse nuvole grigie.
 
 
“Finalmente è scesa fra i comuni mortali, Hermione Jane Granger!”, disse Ron
muovendo le braccia sopra la testa.
Hermione gli rispose facendo un piccolo sorriso.
“Bentornata”, le sussurrò Harry dandole un piccolo bacio sulle tempie.
“Non sono andata da nessuna parte”, le ricordò lei sedendosi e incominciare
la colazione. Mandò giù un grande pezzo di pane e marmellata mentre Harry
si affettava a rispondere: “Invece ti sei allontanata da noi”.
Lei alzò lo sguardo dalla colazione per guardare negli occhi il suo migliore amico.
“Harry io..”, iniziò, ma lui la interruppe. “Non ti preoccupare, ognuno di noi
ha un modo diverso per mostrare il dolore”.
“Il suo è quello di cucinare..e sinceramente questa cosa mi piace”, si intromise
Ron mentre riempiva il suo piatto di salsiccia.
Harry e Hermione si guardarono negli occhi prima di ridere talmente tanto da
tenersi la pancia con le mani.
Ron li guardava stranito. “Cosa ho fatto adesso?”, chiese.
“Oh Ron..se non ci fossi credo che ti dovrebbero inventare”, disse Harry
dandogli un pacca leggera sulla spalla.
Lui sorrise. “Beh modestamente..”, iniziò ma fu interrotto da Hermione.
“Oh, no Ron! Non iniziare ad adularti”, disse sorridendo.
Per il resto della colazione gli unici rumore che si sentirono furono le
forchette che battevano sui piatti
.“Mi mancherà Grimmauld Place”, disse ad un certo punto Hermione
guardandosi intorno. Sentì Harry sospirare pesantemente.
"Anche a me”, concordò.
“Però domani andiamo alla Tana, perché fra due giorni si ritorna a scuola”,
disse contenta Hermione.
Ron scosse la testa. “ ‘Mione tu sei l’unica che è contenta di ritornare a scuola”, disse.
“Quest’anno si cambia regola ragazzi: studio e divertimento”, continuò lei
sotto lo sguardo sbigottito dei ragazzi.
“Finalmente, Herm. Non ti vogliamo vedere più di quattro ore al giorno
in biblioteca”, disse Ron.
“Quattro ore? Ron, ma sei impazzito? Minimo starò dentro un pomeriggio
intero e l’altro pure”, la prese in giro Harry.
“Ah,ah,ah. Si voi ridete ragazzi tanto poi vedremo chi riderà quando
arriveremo ai MAGO”, disse Hermione.
“Dai, piccola. Ti stavamo prendendo in giro”.
“Harry non mi interessa, fate come volete”.
“Non ti sarai mica arrabbiata, vero?”.
“No, Ronald non sono arrabbiata”.
“Oddio..ti ha chiamato con il nome completo, Ron. Deve essere
veramente arrabbiata”.
“Cosa hai detto Harry James Potter?”.
“Stavo giusto dicendo, Herm che Ron non può permettersi di prenderti in giro”.
“Per questa volta ti sei parato il culo, Harry James Potter, ma la storia non finisce qui”.
“Ahah..ti sta bene amico”.
“Hai detto qualcosa Ronald?”.
“Assolutamente no, Hermione cara”.
Hermione scosse la testa divertita.
“Mmm..ragazzi?”, chiamò Hermione.
“Dicci tesoro, luce dei nostri occhi..”, disse Harry.
La ragazza alzò gli occhi al cielo. “Lo sapete che vi voglio bene, vero?”.
“Certamente, ‘Mione. Anche noi te ne vogliamo veramente tanto”,
disse Ron per entrambi.
“Bene, perché sapete ho giusto bisogno di due intrepidi migliori amici
che mi portano giù le valigie..”.
“Ma Herm non puoi usare la magia?”, chiese Harry.
“Sì che potrei, Harry ma sai ho un piccolo problemino..”.
“E sarebbe?”, Ron si fece più vicino alla ragazza.
“NON TROVO PIU’ LA MIA BACCHETTA!”, urlò in preda alla disperazione più totale.