Tre amiche, cinque ragazzi, una città, milioni di emozioni. Sembrava apparentemente un semplice viaggio, ma in realtà non lo era. Un grande sogno, una grande passione, riusciranno le tre ragazze a raggiungere i loro obiettivi?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
-Tra quanto tempo tornate a casa?
-Non lo so, stiamo aspettando l’autobus ora…
-Ok, cercate di venire in fretta. – disse mia madre al telefono. Aveva un tono strano, euforico. Non sapevo il perché, ma ero curiosa.
Era un sabato, del mese di maggio. Si cominciava a respirare l’aria di estate, di vacanze e del nostro meritato riposo. Così io e le mie amiche Jowy e Imara decidemmo di andare in aeroporto per prenotare quella che sarebbe stata la nostra vacanza. Destinazione: LONDRA. Era da una vita che sognavamo questo viaggio, ed ora che eravamo maggiorenni, o almeno due di noi, e potevamo realizzare questo sogno. Solo io e Jowy avevamo compiuto 18 anni, mentre Imara non ancora, infatti questo fu uno dei motivi che stavano quasi ostacolando questo viaggio. I genitori di Imara non volevano farla partire con noi, ed io e Jowy non avremmo mai avuto il coraggio di andare nella tanto attesa Londra senza di lei; o tutte o nessuna. Chissà come, però, riuscimmo a convincerli.
Comunque sia, dopo la chiamata di mia madre le ragazze mi guardavano in un modo strano.
-Cosa c’è?- chiesi.
-Sei silenziosa, non è da te, cos’ha detto tua madre?-replicò Imara.
-No, nulla, ma era strana. Cioè, mi ha detto di tornare presto a casa… Non vorrei fosse successo qualcosa, però sembrava piuttosto allegra, quindi non so cosa pensare…
-Allora non preoccuparti, vedrai che non è nulla di particolare, è solo una tua impressione.
-Lo spero!
Finalmente arrivò l’autobus. Ridevo e scherzavo con le ragazze, ma pensavo ancora alla telefonata di mia madre, per questo motivo non vedevo l’ora di tornare a casa.
Quel giorno avevo invitato le mie amiche a pranzo da me, quindi tornammo tutte insieme e camminando non facevamo altro che parlare di Londra, dei luoghi da visitare, delle compere da fare.
Arrivammo a casa. Mia madre aprì la porta e aveva un grosso sorriso stampato sulle labbra, così capii subito che non era successo nulla di grave, e fu un sollievo.
-C’è una piccola sorpresa per voi.-disse mia madre.
-Cosa?-ripetemmo in coro io e le ragazze.
-E’ arrivata questa mattina…- disse porgendomi una busta bianca.
Presi quella busta e rimasi a fissarla per qualche secondo. Forse avevo intuito cosa contenesse, e non avevo il coraggio di aprirla.
-Carò, apri ‘sta busta!-mi urlò contro Jowy.
-E’ vero Tò, ci fai venire l’ansia!- urlò Imara.
Avevano ragione, dovevo darmi una mossa. Passarono altri secondi e la busta era ancora chiusa. Ad un tratto mi ritrovai con i loro sguardi puntati su di me, che avrebbero voluto fulminarmi.
-Ok, la apro. Va bene…- risposi alla loro domanda, che non mi fecero, ma che avevo capito.
Feci un grosso respiro, presi coraggio e la aprii. Dopo due secondi mi ritrovai con 3 biglietti tra le mani. Erano i biglietti del concerto degli One Direction a Londra, che avevamo ordinato tramite internet qualche tempo prima. Non volevo succedesse, ma cominciai ad urlare, saltare e piangere dalla felicità e con me le mie amiche. Ci stringemmo in un abbraccio che durò qualche minuto; un abbraccio intenso, forte. Era davvero una bella sensazione. Non potevo ancora crederci. Avevo il biglietto per Londra, il biglietto per il concerto, e tutto era reale.
Dopo aver pranzato ci chiudemmo nella mia stanza, accendemmo il computer e iniziammo ad ascoltare proprio il cd dei 1D.
“Un mese, solo un fottutissimo mese, e saremo lì”disse Jowy.
“Già. Vorrei che il tempo accelerasse per poi fermarsi una volta arrivate là…”le risposi io, mentre Imara non ci ascoltava, intenta a cantare I Wish a squarciagola. “Rimarremo solo 3 settimane e mezzo, quasi un mese, ma non mi basterà” replicai io. Jowy annuì come a condividere ciò che avevo appena detto, mentre come prima Imara non ci degnava di uno sguardo e cantava. “Mimò!” fece Jowy dandole uno spintone.
A quella scena scoppiai a ridere, guardando la faccia di Imara con espressione alquanto infastidita per l’interruzione di Jowy.
Insomma, il pomeriggio passò così, tra canzoni, risate, chiacchierate e performance canore di Imara. Poi la sera, come sempre, uscimmo con i nostri amici, euforiche di raccontargli dei biglietti, del viaggio.
Quella sera,tornai a casa ed ero distrutta. Tutti quei colpi in una sola giornata avevano nobilitato le mie forze. Mi misi subito a letto, ma nonostante la stanchezza regnasse non riuscivo a dormire. Così iniziai a pensare a tutto ciò che stava succedendo, pensavo alle mie amiche. Eh già, le mie amiche, Imara e Jowy. Ormai ci conoscevamo da qualche anno. Ci siamo conosciute il primo anno di liceo, e sin dall’inizio è nata una grande complicità tra noi. Loro sono fantastiche, delle vere amiche, e poter condividere con loro il mio sogno era una cosa grandiosa. Ma tra i mille pensieri che mi frullavano nella testa, mi addormentai.