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Autore: Toti    06/12/2011    3 recensioni
Tre amiche, cinque ragazzi, una città, milioni di emozioni. Sembrava apparentemente un semplice viaggio, ma in realtà non lo era. Un grande sogno, una grande passione, riusciranno le tre ragazze a raggiungere i loro obiettivi?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tra quanto tempo tornate a casa?
-Non lo so, stiamo aspettando l’autobus ora…
-Ok, cercate di venire in fretta. – disse mia madre al telefono. Aveva un tono strano, euforico. Non sapevo il perché, ma ero curiosa.
Era un sabato, del mese di maggio. Si cominciava a respirare l’aria di estate, di vacanze e del nostro meritato riposo. Così io e le mie amiche Jowy e Imara decidemmo di andare in aeroporto per prenotare quella che sarebbe stata la nostra vacanza. Destinazione: LONDRA. Era da una vita che sognavamo questo viaggio, ed ora che eravamo maggiorenni, o almeno due di noi, e potevamo realizzare questo sogno. Solo io  e Jowy avevamo compiuto 18 anni, mentre Imara non ancora, infatti questo fu uno dei motivi che stavano quasi ostacolando questo viaggio. I genitori di Imara non volevano farla partire con noi, ed io e Jowy non avremmo mai avuto il coraggio di andare nella tanto attesa Londra senza di lei; o tutte o nessuna. Chissà come, però, riuscimmo a convincerli.
Comunque sia, dopo la chiamata di mia madre le ragazze mi guardavano in un modo strano.
-Cosa c’è?- chiesi.
-Sei silenziosa, non è da te, cos’ha detto tua madre?-replicò Imara.
-No, nulla, ma era strana. Cioè, mi ha detto di tornare presto a casa… Non vorrei fosse successo qualcosa, però sembrava piuttosto allegra, quindi non so cosa pensare…
-Allora non preoccuparti, vedrai che non è nulla di particolare, è solo una tua impressione.
-Lo spero!
Finalmente arrivò l’autobus. Ridevo e scherzavo con le ragazze, ma pensavo ancora alla telefonata di mia madre, per questo motivo non vedevo l’ora di tornare a casa.
Quel giorno avevo invitato le mie amiche a pranzo da me, quindi tornammo tutte insieme e camminando non facevamo altro che parlare di Londra, dei luoghi da visitare, delle compere da fare.
Arrivammo a casa. Mia madre aprì la porta e aveva un grosso sorriso stampato sulle labbra, così capii subito che non era successo nulla di grave, e fu un sollievo.
-C’è una piccola sorpresa per voi.-disse mia madre.
-Cosa?-ripetemmo in coro io e le ragazze.
-E’ arrivata questa mattina…- disse porgendomi una busta bianca.
Presi quella busta e rimasi a fissarla per qualche secondo. Forse avevo intuito cosa contenesse, e non avevo il coraggio di aprirla.
-Carò, apri ‘sta busta!-mi urlò contro Jowy.
-E’ vero Tò, ci fai venire l’ansia!- urlò Imara.
Avevano ragione, dovevo darmi una mossa. Passarono altri secondi e la busta era ancora chiusa. Ad un tratto mi ritrovai con i loro sguardi puntati su di me, che avrebbero voluto fulminarmi.
-Ok, la apro. Va bene…- risposi alla loro domanda, che non mi fecero, ma che avevo capito.
Feci un grosso respiro, presi coraggio e la aprii. Dopo due secondi mi ritrovai con 3 biglietti tra le mani. Erano i biglietti del concerto degli One Direction a Londra, che avevamo ordinato tramite internet qualche tempo prima. Non volevo succedesse, ma cominciai ad urlare, saltare e piangere dalla felicità e con me le mie amiche. Ci stringemmo in un abbraccio che durò qualche minuto; un abbraccio intenso, forte. Era davvero una bella sensazione. Non potevo ancora crederci. Avevo il biglietto per Londra, il biglietto per il concerto, e tutto era reale.
Dopo aver pranzato ci chiudemmo nella mia stanza, accendemmo il computer e iniziammo ad ascoltare proprio il cd dei 1D.
“Un mese, solo un fottutissimo mese, e saremo lì”disse Jowy.
“Già. Vorrei che il tempo accelerasse per poi fermarsi una volta arrivate là…”le risposi io, mentre Imara non ci ascoltava, intenta a cantare I Wish a squarciagola. “Rimarremo solo 3 settimane e mezzo, quasi un mese, ma non mi basterà” replicai io. Jowy annuì come a condividere ciò che avevo appena detto, mentre come prima Imara non ci degnava di uno sguardo e cantava. “Mimò!” fece Jowy dandole uno spintone.
A quella scena scoppiai a ridere, guardando la faccia di Imara con espressione alquanto infastidita per l’interruzione di Jowy.
Insomma, il pomeriggio passò così, tra canzoni, risate, chiacchierate e performance canore di Imara. Poi la sera, come sempre, uscimmo con i nostri amici, euforiche di raccontargli dei biglietti, del viaggio.
Quella sera,tornai a casa ed ero distrutta. Tutti quei colpi in una sola giornata avevano nobilitato le mie forze. Mi misi subito a letto, ma nonostante la stanchezza regnasse non riuscivo a dormire. Così iniziai a pensare a tutto ciò che stava succedendo, pensavo alle mie amiche. Eh già, le mie amiche, Imara e Jowy. Ormai ci conoscevamo da qualche anno. Ci siamo conosciute il primo anno di liceo, e sin dall’inizio è nata una grande complicità tra noi. Loro sono fantastiche, delle vere amiche, e poter condividere con loro il mio sogno era una cosa grandiosa. Ma tra i mille pensieri che mi frullavano nella testa, mi addormentai.

  
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