Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: virgily    06/12/2011    2 recensioni
"Ci vediamo dunque costretti a sguinzagliare le tre ombre della Regina: il fedele Cane; l’abile Ragno e la nobile Perla. Speriamo che la collaborazione di questi grandi enti della sicurezza inglese possano rendere sua Altezza fiera di voi, come sempre è stato.
Cordiali saluti.
Sua maestà, la Regina."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva come una puledra selvaggia, lasciando che il suo fiato corto si tramutasse in soffice e pallida condensa. I capelli, ormai sciolti dalla loro architettata acconciatura, sembravano danzare nel vento, mentre il suono delle frecce d’argento, contenute all’interno della faretra che aveva sulle spalle, scandiva una ritmata colonna sonora. Gocce cristalline e gelide d’acqua scorrevano sulle sue gambe lisce, asciugandosi lentamente. Attraversare il torrente non era stato difficile; la caduta invece era stata molto piacevole: i brividi sulla pelle, le farfalle allo stomaco... Viola amava lanciarsi da altezze impossibili, volteggiare in aria coccolata dal vuoto, atterrando con grazia felina al suolo. Non vi era un sentiero preciso, ma ben sì una grande distesa di viuzze sterrate che s’intrecciavano l’una con l’altra attorno alla vasta quantità di alberi folti e scuri. Attraversando il bosco a passo svelto, la duchessa cominciava a guardarsi intorno senza abbassare mai la guardia, sapeva bene che Claude sarebbe arrivato presto, e non poteva lasciarsi cogliere impreparata. Cercò per una decina di minuti un albero che fosse abbastanza alto e robusto, e accontentandosi di una vecchia e possente quercia la giovane vi si arrampicò con destrezza. Atleticamente faceva passare le sue gambe e le sue braccia nella fitta rete di rami, confondendosi tra le foglie. Una volta raggiunta l’altezza desiderata, Viola si sfilò dalle spalle quello che doveva essere un sottilissimo arco. Da quel momento la duchessa cominciò a respirare pianissimo, osservando tra le verdi foglie il paesaggio circostante. Perfettamente immobile come una statua attendeva che il suo cacciatore venisse a cercarla, e prestando molta attenzione ascoltò il leggerissimo passo di piedi agili e scattanti provenire da nord-est, in direzione del torrente che aveva attraversato qualche minuto prima. Lentamente estrasse una freccia, e con maestria tese l’arco. I secondi sembravano aver fermato il loro scorrere,  mentre il suo cuore bussava ripetutamente sula sua cassa toracica. Si passò la punta della lingua sule labbra, umidendole appena mentre respirava profondamente, fissando un punto ben preciso tra le ampie foglie che incorniciavano il suo nascondiglio tattico. Da quella altezza aveva una perfetta visuale del suo bersaglio, così prese accuratamente la mira, e quando vide il maggiordomo del casato Trancy con il suo padroncino tra le braccia, Viola scoccò la freccia. Questa emise un sottile soffio acuto come lo squittio di un topo, fendendo ogni possibile intralcio con la sua punta acuminata.
Accorgendosi appena in tempo dell’improvviso spostamento d’aria che s’avvicinava sempre più, Claude, senza minimamente lasciarsi scomporre da alcuna ruga d’espressione, schivò atleticamente la pericolosa freccia che invano aveva attentato alla loro vita. Vedendosela passare velocissima e tagliente al fianco del suo viso, Alois per un breve istante sussultò, lasciando che il suo cuore perdesse qualche battito. Subito dopo sorrise, stringendosi appena più forte al corpo del suo prestante maggiordomo; quella donna era molto più abile del previsto, e tutto ciò rendeva la caccia estremamente eccitante.
-Tsk...- sibilò sulle sue labbra la giovane duchessa mentre estraeva velocemente un’altra freccia, prendendo la mira con concentrata precisione. Scoccò nuovamente cominciando a guardarsi frettolosamente intorno, alla ricerca di un nuovo nascondiglio da poter raggiungere alla svelta.  Con un movimento secco e deciso dell’avanbraccio il maggiordomo deviò la traiettoria della freccia, ghignando soddisfatto quando i suoi occhi dorati si posarono sulla folta chioma di una gigantesca quercia non molto distante dalla loro posizione
-Trovata...- affermò il moro lasciando scendere dalle sue braccia il giovane conte, che con un riso beffardo e divertito rispondeva:
-Valla a prendere allora...-
E nello stesso istante in cui Claude cominciava la sua rapida corsa contro il suo nascondiglio, Viola scattava tra i rami balzando leggera con le punte dei piedi. Lo strascico color porpora, oramai ridotto in brandelli, si sfilacciava ogni qual volta che si andava ad incastrare con le ruvide venature di legno che le impedivano movimenti fluidi e più veloci. E proprio ad uno di quei sottili lembi di stoffa cremisi, la mano guantata e grande del maggiordomo oscuro si aggrappò con tutta la forza che possedeva, ma astutamente Viola sciolse il grazioso fiocco che teneva lo strascico legato alla sua schiena, lasciandolo con nient’altro che un misero pezzo di stoffa tra le mani. Sbucò di sorpresa dalla massa incolta di foglie e legname, alle mani l’arco era già ben teso, e la punta della sua arma mirava il centro pieno della fronte di Alois Trancy. Era questione di secondi, doveva solamente lasciare la presa e la sua freccia questa volta non sarebbe stata fermata da niente e da nessuno. Con un fischio stridulo lasciò che la freccia partisse ad altissima velocità, ma i suoi occhi verdi si spalancarono di colpo quando, da dietro le sue spalle, quel drappeggio dal colore fiammante, che aveva ben riconosciuto come il suo strascico, si era proteso con la stessa elasticità di una frusta robusta, e aveva fermato la sua freccia argentea cambiandone la direzione. Rimasta senza parole lady Killarney non ebbe neanche il tempo di voltarsi che due grandi mani guantate si posarono sui suoi fianchi, stringendole le carne sotto la veste candida che cadeva morbidamente attorno al suo esile corpicino
-Confesso che siete in grado di darmi del filo da torcere, my lady... Tuttavia non siete forte abbastanza da fermarmi...- affermò quasi con aria cortese mentre la sollevava di peso, trasportandola senza alcuna fatica innanzi il suo euforico padroncino. Si agitava e si dimenava come una belva appena catturata e messa in gabbia. Come un leone faceva vorticare la sua folta criniera bruna, e quasi un ringhio di rabbia pareva la sua voce soffice e vellutata. Doveva ammettere che l’idea di possedere una donna selvaggia come lei non gli dispiaceva affatto
-Bene, Bene... Il moccioso è riuscito a prendervi, mia cara- cominciò il giovane conte avvicinandosi con passo lento e seducente alla donna, incatenata al corpo del suo diabolico servo
-A questo punto credo proprio che vi convenga collaborare...- sussurrò facendo scorrere una mano sulla sua guancia, lenta e sinuosa facendola scendere sulla rotondità del suo seno. Umido e fastidioso lo sputo della duchessa colpì in pieno l’iride sinistra del più piccolo, scatenando un piccolo attacco di rabbia che lo costrinse a colpirle il viso. L’impatto della sua mano tesa sul suo viso era risuonato per l’intera area, tuttavia la duchessa, con la pelle lievemente arrossata, scoppiò a ridere sotto gli occhi indispettiti e ardenti del piccolo Alois
-E’ questo tutto quello che sai fare?- domandò beffarda penetrandolo con due occhi che trasudavano una spudorata sfida. Se non fosse stato per un generoso attacco di buon senso, Alois l’avrebbe schiaffeggiata ancora. Invece sorrise, e rivolse lo sguardo al suo amato servo
-Pensaci tu Claude. Oh, non disturbarti di essere troppo cortese e delicato... Sembra che alla nostra ospite piaccia una lenta e violenta perversione- affermò ridacchiando all’improvviso pallore che cominciò a sbiancare il suo viso. Lord Trancy gli diede scortesemente le spalle, ghignando soddisfatto quando sentì il primo urlo straziato e terrorizzato della duchessa, che nel frattempo era stata scaraventata rudemente sul prato. Immobilizzata con i polsi bloccati a terra, Claude sostava a cavalcioni sopra la donna mantenendo uno sguardo freddo ed inespressivo, fissandola mentre questa era rimasta paralizzata dal modo in cui quel maggiordomo la stava guardando. Le lacrime cominciarono a bagnarle le ciglia, solcandole le guance; si sollevava freneticamente la sua cassa toracica, mentre il suo cuore batteva all’impazzata. Sentiva la testa girarle forte mentre i singhiozzi crescevano sulle sue labbra pallide e calde. Paura, per la prima volta Viola veniva sopraffatta dalla paura
-Non mi occupo di questo genere di mansioni my lady, spero che possiate perdonarmi per la mia mancanza di... Tatto...- affermò il maggiordomo chinandosi lentamente sul collo sfiorandoglielo appena con labbra vellutate e calde. Disgustata da quel lieve contatto Viola non riuscì a trattenere un piccolo sussulto, una preghiera che curiosa ed affascinante giuse all’orecchio del freddo demone
-Uccidimi...- Claude si sollevò appena scrutandole il viso: gli occhi lievemente socchiusi celavano due iridi tristi e velate da uno spesso strato di lacrime, eppure dentro quel verde bagnato vi scorgeva un fuoco ardente e vivo
-Perché dovrei?- domandò mantenendo la sua faccia totalmente inespressiva, intento a studiare quella curiosa persona che teneva sotto di se
-Preferisco morire piuttosto che farmi possedere da te...-con rabbia e furore, quelle parole fuoriuscirono da quelle labbra come miele dorato per gli occhi del diavolo che si spalancarono di colpo. Arguta e tagliente la sua voce trasudava un’anima purissima e succulente; deliziosa e prelibata... Motivo in più per adempiere il suo dovere e farla sua, sottraendole la verginità e saggiandole parte della sua anima castamente umana prima che fosse troppo tardi. Senza rispondere allora Claude tornò al suo lavoro di labbra sul suo collo, mordendole appena la succosa pelle candida, facendola fremere. Scivolando con le mani sulle sue spalle, le graffiò la carne nel tentativo di strapparle le spille che tenevano ferma la stoffa leggera della sua tunica. Viola cacciò un gridolino straziato alla vista delle due goccioline di sangue che cominciavano a colarle lungo le clavicole, disegnando una linea sottile che giungeva sino al suo decolté parzialmente scoperto. Ponendo rimedio a quella sgraziata scia purpurea sulla sua pelle, l’uomo le leccò via tutto il sangue, premendole una mano sul seno scoperto, mentre con quella libera sgusciava sulle sue gambe, sfiorandole le cosce. E con tutta la forza che le restava, Viola premeva ambo i palmi sulle spalle del maggiordomo del casato Trancy, che così spietatamente cominciava ad avere la meglio su di lei, stuzzicando il suo fragile corpo umano affinché cedesse. Non le piaceva il suo odore, troppo forte e secco, quei baci non erano accattivanti e morbidi... I suoi occhi non scaturivano alcuna reazione da parte del suo cuore. Odio, disprezzo, disgusto... Queste erano le sensazioni che s’arrampicavano amare come conati di vomito sulla sua gola. Serrò decisa gli occhi, così forte da farsi male, trattenendo una scarica impulsiva di singhiozzi e lacrime mentre sentiva quella mani luride giungere lentamente sul ricamo sottile del suo intimo. Nella mente ricordi fioccavano quasi come un ultimo tentativo di confortarla: occhi cremisi ed ardenti come le fiamme dell’ inferno; un corpo caldo e bianco come la neve; capelli corvini che carezzavano le sue guance, delle labbra gentili e assetate delle sue... Stentava a crederci, ma mentre stava per subire violenza tutto quello a cui riusciva a pensare era soltanto a lui...
-S-Sebastian...-
 
Seguito a ruota da un potente scoppio, che risuonò per l’intera area, l’odore acre della polvere da sparo giunse perfino alle narici di lord Trancy e del suo maggiordomo, che interrotto sul più bello, si sollevò di scatto per afferrare con due dita il proiettile che avrebbe potuto trapassargli da parte a parte la testa. Automaticamente gli occhi chiari e divertiti di Alois si puntarono su quelli scuri e magnetici del Cane da guardia, sollevando beffardo l’angolo sinistro delle labbra
-Oh Ciel, pensavi davvero di fermare Claude con un misero colpo di pistola? Mi deludi mio caro! Che fine ha fatto il tuo maggiordomo eh?- domandò reggendosi la pancia mentre un riso di gusto gli solleticava le budella. Amava il sapore dolce della vittoria, anche se prematura.
Ciel inizialmente non rispose, ma si limitò ad abbassare la sua arma mentre sorrideva all’espressione del biondino a pochi metri distante da lui, che notato il disegno sottile sulle sue labbra, smise immediatamente di ridere
-Cos’è quel sorriso?- perfino il maggiordomo di lord Trancy era rimasto colpito dalla sadica espressione sul suo visetto: sembrava genuina e serena. Ma perché?
-Sebastian, fatti avanti così che ti possano vedere bene...-
-Yes, my lord- bassa e suadente, la voce del demone corvino provenne da una zona d’ombra che i due non avevano minimamente considerato. Brillarono nel buio i suoi occhi cremisi, e quando venne alla luce il mero maggiordomo si mostrò nella sua più completa compostezza, mentre tra le braccia sorreggeva il corpo tremante e tiepido della preziosa fanciulla che avevano rincorso tanto. Essendosi distratto con la pallottola, Claude non si era reso minimamente conto che Michaelis gli avesse sfilato la mezzosangue da sotto il naso
-Maledetto...- ringhiò a denti stretti il giovane rampollo dei Trancy, richiamando a sé il suo maggiordomo
-Questo è stato solo un caso fortunato. La prossima volta Viola sarà mia te lo posso assicurare Ciel... Claude, andiamocene!-
-Yes, your Highness- rispose il mero maggiordomo afferrando il suo padroncino furioso, e lanciando un ultimo sguardo rovente al demone dagli occhi rossi, Claude ed Alois sparirono, battendosi in ritirata.
-Ottimo lavoro Sebastian...- affermò il conte raggiungendoli a passo moderato, riponendo l’arma della sua custodia nascosta dell’imbottitura della giacca scura
-Vi ringrazio, Bocchan...- lo ringraziò il diavolo prima di volgere gli occhi alla figura rannicchiata al suo petto. Con il capo immerso nei suoi pettorali, Viola si reggeva i brandelli della tunica nel tentativo di coprire le sue nudità in vista. Tremava come una foglia sotto il vento gelido dell’inverno, e le sue lacrime macchiavano la sua camicia chiara. Riusciva a percepire il battito accelerato del suo cuore, e i singhiozzi soffocati dalla stoffa delle sue vesti scure
-My lady...- sussurrò in un primo momento adagiando la fanciulla al suolo, lasciandola aggomitolata in se stessa, mentre agilmente si spogliava del frac di lana pesante che gli rivestiva il torso. Calda ed accogliente la giacca del maggiordomo si posò leggera sulle sue spalle. Sollevando di scatto lo sguardo, i suoi occhi fragili ed ingenui vennero penetrati dallo sguardo ammaliante e gentile di quel diavolo di maggiordomo che elegantemente la vestiva
-Dovete coprirvi o prenderete freddo...- rispose sorridendole dolcemente, rassicurandola per un istante che l’incubo fosse finalmente finito
-Andiamo a casa Sebastian. Non ha più senso restare qui...- affermò serio il giovane Cane, chinandosi appena per raccogliere l’ultima lacrima che si riversava lentamente sulla gote arrossata della sua amica
-State tranquilla mia cara, non c’è nulla da temere adesso...- affermò il piccolo Phantomhive prendendole la mano. Dal canto suo Viola accennò un piccolo sorriso, stringendo a sua volta la mano del piccolo conte tra le sue sussurrando un lievissimo –Grazie- mentre le braccia forti e prestanti di Sebastian tornavano a stringerla al suo corpo, portandola nell’unico posto dove Viola sarebbe rimasta sempre al sicuro: tra le sue braccia.
 
Il pallore giallognolo delle lampade ad olio illuminavano il maestoso orologio a pendolo, posto nella camera da letto del giovane conte, che segnava le due meno un quarto. Impalato al lato del suo giaciglio Ciel si lasciava spogliare delle vesti per indossare una morbida camicia da notte bianca. Il suo contratto, finalmente scoperto dalla benda scura, brillava di luce violacea in un sublime contrasto cromatico con il blu notte del suo occhio. Guardava un ponto indefinito della sua camera mentre Sebastian sollevava l’angolo delle lenzuola, invitandolo ad infilarsi sotto le coperte
-Bocchan?- lo chiamò facendolo scendere con i piedi per terra, disincantandolo dal suo piccolo attimo di smarrimento
-Oh, si...- affermò stendendosi sotto le lenzuola morbide e profumate, aggomitolandosi per procurarsi qualche dolce brivido di calore
-A cosa pensate bocchan?- domandò il mero maggiordomo passando a chiudere le pesanti tende scure, sistemandole adeguatamente affinché non presentassero grinze o pieghe sgraziate
-All’espressione di Viola. Non l’ho mai vista così... Non sembrava neanche più lei...- rispose cercando di non pensare a quel visetto triste e spaventato che sembrava aver cancellato l’aria frizzante e beffarda che caratterizzava il bel volto della sua amica. Un brivido s’aggrappò lungo la schiena del suo maggiordomo facendolo fremere sottopelle. Quegli occhi così spenti e vuoti avevano catturato la sua attenzione, quel verde smorto e impaurito aveva deliziato il suo animo dannato. Per la seconda volta Sebastian Michaelis si era intenerito. Fece un impercettibile respiro profondo mentre stritolava nelle sue mani la stoffa pensante delle tende. Poi, riacquistando compostezza equilibrata e convenevole, l’uomo tornò al fianco del suo padroncino, ascoltando i suoi ultimi desideri prima che se lo fosse preso la notte
-Vedi di badare a lei. La vostra affinità le gioverà senz’altro...- sussurrò sorridendogli quasi malevolo. La sua frecciatina stava punzecchiando dispettosamente l’orgoglio del demone, che per la prima volta non osò controbattere all’affermazione audace del suo bocchan. Per quanto persistesse a negarlo, Sebastian era piuttosto incline verso un atteggiamento inusuale nei confronti della duchessa; in parte per la loro natura demoniaca, i parte per un retrogusto disgustosamente dolce che gli avvelenava l’animo. Eppure era più forte di lui, la salvaguardia di Viola prendeva maniacalmente possesso delle virtù del diavolo, obbligandolo a piegare anche le più rigorose delle regole della sua etichetta
-Yes, my lord- si limitò a rispondere prima di svanire dietro la porta della sua camera. Rimasto solo nella penombra della notte, Ciel rimase immobile a fissare il vuoto per qualche istante
-I diavoli e l’amore... Che accoppiata affasciante- ridacchiò prima di lasciarsi trascinare in un sonno profondo.
 
Con le coperte che le coprivano il grembo, Viola rimaneva seduta nel suo letto ad osservare la luna che s’intravedeva dalla finestra. Non sarebbe riuscita a dormire quella notte, ne era certa. Sentiva ancora l’odore di Claude sulla sua pelle, sebbene si fosse lavata ben tre volte prima di indossare la camicia da notte. Se non fosse stato per quel demone, Claude le avrebbe portato via l’unica cosa che le rimaneva: l’integrità, l’orgoglio. Adagiato sulla seggiola del suo scrittoio, il frac di Sebastian restava immobile sotto il suo sguardo serio. Ancora sentiva lo sguardo cremisi del diavolo vegliare su di lei, come se fosse la cosa più preziosa del suo mondo come se fosse più di una “mezzo sangue” ma semplicemente Viola. Scivolando fuori dal suo comodo giaciglio, e a piedi scalzi si avviò lentamente alla sedia. Vi posò le mani, carezzando la morbida stoffa nera della sua giacca, soffermandosi con i polpastrelli sui dettagli incisi sui bottoni argentati. Delicatamente la portò al viso, e sfiorandola con le labbra e la punta del naso, Viola ne assaporò l’odore, quella fragranza pungente ed accattivante che le annebbiava i pensieri. Si chiuse di scatto la porta della sua camera, e sussultando la duchessa lasciò andare l’indumento nel suo posto originario, voltandosi di scatto. Non era poi così difficile indovinare chi fosse stato ad intrufolarsi nelle sue stanze: rimaneva immobile davanti la porta che aveva chiuso alle sue spalle, il suo torso era rivestito della camicia su cui aveva riversato le sue lacrime, incorniciata da un leggero gilet scuro e una cravatta del medesimo colore. Le braccia morbide lungo i fianchi parevano descriverlo in un atteggiamento rilassato, sebbene i suoi occhi la inchiodassero come spilli roventi
-Sono venuto a controllare se riuscivate a dormire, my lady- affermò il mero maggiordomo avvicinandosi lentamente alla fanciulla mentre questa, dandogli le spalle, rivolgeva il suo sguardo nuovamente alla finestra, a quel cielo stellato che l’aveva fatta sentire libera, che l’aveva fatta sentire parte di quel mondo spietato e crudele che le dava continuamente la caccia
-Prenderei ogni sorta di sonnifero se solo mi facesse effetto...- rispose secca senza minimamente scomporsi, nemmeno quando sentì la presenza del demone a pochi passi da lei. Sembrava passare un’eternità tra un passo e l’altro, che il tempo si fosse fermato per poi rallentare notevolmente il suo corso. Giuse alle sue spalle, la duchessa ne percepì il respiro soffice tra i capelli. Timide ma tutt’altro che inesperte le sue mani si legarono attorno ai suoi fianchi piatti, delineati dalla graziosa camicetta da notte verde. E il petto del diavolo si adagiò sulla sua schiena, stringendola in un caloroso abbraccio inusualmente spontaneo e desiderato. La castana socchiuse appena gli occhi, sollevando scetticamente l’angolo destro delle labbra
-Sei venuto a riscuotere la tua ricompensa per avermi salvata. Non è vero?- domandò con un tono sottile e amaro, mentre le sue manine candide e fredde lentamente raggiungevano le maniche, calandole appena dalle spalle. Sciogliendo l’abbraccio il maggiordomo fece scorrere le mani lungo i suoi capelli, raccogliendoli per poi adagiarli lungo la clavicola della duchessa, che sussultò appena quando le labbra del diavolo baciarono le sue scapole lievemente in vista. Il battito del cuore di Viola risuonava nel suo petto, accompagnato dal tremore della sua pelle. Eppure non piangeva, forse per la rassegnazione, forse perché se doveva scegliere un approfittatore aveva scelto proprio lui. O magari perché semplicemente non era triste, ma serena avvolta nelle sue bollenti premure
-No...- sussurrò piano il maggiordomo, sfiorandole con le labbra la pelle, mentre le sue mani ricoprivano le spalle che Viola stessa aveva scoperto. Interdetta e confusa Viola si voltò appena, fissando gli occhi grandi e languidi dell’uomo innanzi a lei
-No?- chiese con un filo di voce senza neanche rendersi conto del fatto che gli occhi avevano cominciato a gonfiarsi, rilasciando una scintillante scia di lacrime cristallina e pura
-Non vi costringerei mai a donarmi la vostra purezza. Non è nella mia etica- rispose beffardo, sorridendole divertito mentre con i pollici raccoglieva le sue preziosissime lacrime, portandole alle labbra per assaggiarle: fresche e molto salate. Una vergine è buona a condizione che le sue lacrime siano deliziose; Viola era succulente e prelibata
-Venite a letto. Dovete riposare...- sorrise prendendola tra le braccia, accompagnandola al suo letto come un marito trasporta la sua consorte nella loro casa, nel loro nido d’amore. Eppure sui loro volti non trapelava amore: curiosità, incanto... Paura? Che forse veramente la paura a rendere i due così maledettamente inermi l’uno con l’altra? Sebastian la fece adagiare sotto le lenzuola, senza lasciare che il loro scambio di sguardi s’interrompesse neanche per un istante. Le rimboccò le coperte e successivamente si sollevò, osservandola intensamente. Era ora per lui di dileguarsi, ma qualcosa lo tratteneva, come se quelle iridi verdastre lo incatenassero a lei, rendendolo schiavo
-Se non avete altre richieste, my lady...- cominciò inchinandosi compostamente. Il cuore di Viola in quel esatto momento le parve di imploso nel petto. Se ne stava andando, e qualcosa dentro di lei gli diceva di fare qualcosa, di impedire che il demone sparisse in quel modo dalla sua camera, che non la lasciasse sola proprio quella notte... Proprio in quel momento. Un singhiozzo improvviso giunse all’orecchio del demonio, che stranito si sollevò di scatto, accogliendo al suo petto la giovane duchessa che con un piccolo balzo in avanti, era sgusciata fuori dal letto legandogli le braccia al collo. Il viso inizialmente stranito del demone assunse all’improvviso una faccia serena, rilassata con tanto di un dolcissimo sorriso dipinto sulle sue sinuose labbra pallide e morbide
-Non piangete my lady...- sussurrò teneramente carezzandole il capo e i capelli. Si perse nelle iridi bagnate della fanciulla, che con la voce rotta dai singhiozzi implorò:
-Sebastian resta, ti prego, resta..-
***
Erano passate due ore, e alle quattro del mattino Sebastian Michaelis era lì, steso al fianco della duchessa. Si guardavano intensamente senza dire una parola. Ogni tanto gli occhi dolci della donna stillavano candide lacrime, ma il maggiordomo provvedeva a rassicurarla con teneri baci che asciugavano quelle gemme preziose. Con la punta delle dita Viola carezzava le guance del demone totalmente rapito dal suo sguardo. Sorrideva, e forse era quell’improvvisa felicità a farla ridere. Era così nuovo quello che le stava capitando, così surreale che quasi stentava a crederci. Non parlarono, ma Viola ebbe finalmente il coraggio di mettere da parte l’orgoglio, e lentamente accorciò quella breve distanza che separava le loro labbra. Un brivido percosse le loro membra, mentre scioglievano le loro labbra in una danza elegante e sublime. Fu grazie a quel bacio che lady Killarney ritrovò il sonno perduto. Fu con quel bacio che si convinse che, infondo, non tutti i demoni erano poi così uguali tra loro.
  
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