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Autore: Emily Kingston    06/12/2011    2 recensioni
Hermione Granger, Luna Lovegood
“Io penso che gli piaccia tu,” rispose, candidamente.
A Hermione andò di traverso la saliva.
“No, non è possibile,” boccheggiò. “Questo è…è fuori discussione. Lui…lui sta con Lavanda. Se gli fossi piaciuta lui…lui avrebbe scelto me…” le ultime parole le uscirono dalle labbra con un flebile sussurro malinconico.
Non l’aveva mai valutata sotto quel punto di vista; fino a quel momento le era piaciuto pensare che Ron fosse solo un grandissimo idiota con la sfera emotiva di un cucchiaino ed il cervello di un bradipo addormentato, non aveva mai considerato il fatto che lui potesse non averla voluta.
Aveva dato per scontato di contare qualcosa per lui, ma lui l’aveva mai detto?
Aveva mai anche solo dato l’impressione di provare qualcosa per lei?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Luna Lovegood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I guess she gave you things, I didn’t give to you

 
Hermione sospirò, appoggiando il pesante libro sulle gambe e ravviandosi i capelli dietro alle orecchie.
Era un ventoso pomeriggio d’inizio inverno, ma il sole emanava tepore sufficiente da concedere agli studenti di starsene nel cortile, con la faccia rivolta verso il cielo.
Lei si era rintanata all’ombra dell’albero ai piedi del Lago Nero non appena il pranzo era terminato, trovando stranamente insopportabile rimanere al tavolo con gli altri.
Forse per colpa del forte odore di rhum che emanava il dessert di quel giorno, o forse per colpa della voce stridula di Lavanda Brown, Hermione aveva sentito il bisogno di andarsene fuori, lontana da tutti gli altri.
Aveva fatto una piccola sosta in biblioteca e poi un’altra breve fermata nel suo dormitorio e poi, armata di pergamena, piuma e con la compagnia di una lettura leggera, se n’era andata nel cortile, trovando asilo all’ombra dell’amato albero che tante volte era stato testimone dei loro piani o, più semplicemente, delle loro chiacchiere.
Aveva sentito quasi una fitta di nostalgia quando, posato il libro sul prato, aveva appoggiato la schiena contro il ruvido tronco di corteccia, socchiudendo gli occhi.
Nei pochi secondi in cui le sue palpebre erano rimaste calate aveva rivissuto tutti i momenti passati con i suoi migliori amici. Era stato come se l’albero, consapevole della sua malinconia, glieli avesse proiettati in testa, dandole la possibilità di riviverli.
Poi aveva riaperto gli occhi e, con un sospiro, i ricordi erano scivolati via, rotolando lontano dalla sua mente.
Aveva passato giusto qualche secondo ad osservare la superficie del lago che s’increspava al tocco del vento e poi aveva aperto il suo libro, ci aveva infilato il naso e non ce l’aveva più tirato fuori, fino a quel momento.
Nelle poche ore che erano passate dalla fine del pranzo il parco di Hogwarts si era popolato. Hermione riconobbe Neville che, con la testa dentro ad un cespuglio, probabilmente dava la caccia al dispettoso Oscar. In un altro angolo invece, più esposte al sole, stavano le gemelle Patil insieme ad un’altra ragazza di Corvonero che Hermione aveva intravisto al suo corso di Antiche Rune.
Sicuramente, sebbene non riuscisse a scorgerli, anche Harry e Ginny dovevano essersi rintanati da qualche parte sul prato.
Pensando a quei due le scappò un sorriso.
Fin da quando aveva intuito dei sentimenti di Harry, Hermione non aveva fatto altro che pensare che Ginny fosse la cosa migliore mai capitata al suo migliore amico.
Era una ragazza forte, determinata, una di quelle che capiscono ma sanno farsi valere*. Ginny sarebbe stata l’unica in grado di volere Harry, di volerlo tutto, così com’era.
Hermione aveva sempre pensato che, nella miriade di ammiratrici che Harry aveva racimolato negli anni, non ci sarebbe stata una sola ragazza in grado di accettare tutti i pro e i contro della vita del suo migliore amico. La maggior parte di loro era stata attirata dal fattore ‘fama’, mentre la restante parte era attratta da Harry solo perché Harry era motivo d’attrazione per molte ragazze. Era tutta una reazione a catena, insomma.
Ma in tutto questo, Hermione era certa che solo Ginny sarebbe stata in grado di aspettare Harry per il tempo necessario; Ginny era l’unica che l’avrebbe aspettato per una vita intera.
Sospirò, spostando gli occhi lungo il prato, alla ricerca di qualche faccia familiare.
In un angolo, all’estremità del parco, le sembrò di scorgere Seamus e Dean ma fu qualcos’altro ad attirare la sua attenzione; qualcosa non molto lontana dal suo albero, che ne stava sotto ad una chiazza di sole.
Era un qualcosa che aveva i capelli rossi, gli occhi azzurri e così tante lentiggini che se ti fosse venuta voglia di metterti a contarle avresti sicuramente perso il conto.
Di per sé, il fatto che Ron Weasley fosse nel parco non aveva nulla d’insolito o particolare, anzi, tutt’altro. La cosa che turbò Hermione, tanto da farle scivolare il libro dalle ginocchia, fu la voce stridula della ragazza che era con Ron.
Che poi era la stessa che se lo stropicciava a colazione, pranzo e cena; la stessa che se lo sbaciucchiava in sala comune; lo stesso irritante esemplare di sesso femminile che, quando le capitava di incrociarli nei corridoi, si affrettava a baciarlo, per poi guardala con aria di sfida.
E quando succedeva, Hermione aveva sempre una gran voglia di tirare fuori la bacchetta e farle crescere il becco al posto delle labbra, tanto per vedere se Ron, in quel modo, l’avrebbe baciata comunque.
“Ciao, Hermione.”
Lì per lì Hermione sobbalzò. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non s’era accorta d’altro, nemmeno della sagoma di Luna che s’avvicinava a lei.
“Ciao, Luna,” rispose, abbassando gli occhi verso i piedi scalzi della compagna. Decise di non dire nulla, con il tempo aveva imparato che con Luna le cose bizzarre erano all’ordine del giorno.
“Stavo camminando per il castello quando un curioso esemplare di Breez è svolazzato di qua, l’hai visto passare?” domandò, inclinando la testa da un lato.
Indossava quegli strani occhiali caleidoscopici che Hermione le aveva visto all’inizio dell’anno precedente. Avevano le lenti multicolore e la montatura color fucsia ricordava i palmi di due mani un po’ deformate.
“Cos’è un Breez?” sapeva che mettersi a discutere con Luna l’avrebbe tenuta impegnata per un bel po’, ma se fosse servito a non farle notare quanto fastidiosa fosse la voce di Lavanda e quanto ridicolo fosse Ron quando stava con lei, allora ne sarebbe valsa la pena.
“Oh, non lo sai?” Luna pareva molto turbata dal fatto che Hermione non sapesse qualcosa.
La ragazza annuì, alzando gli occhi verso l’amica.
Luna allora, togliendosi gli occhiali dagli occhi e mettendoseli tra i capelli, si sedette al fianco di Hermione ed iniziò a parlare.
“Un Breez è un raro esemplare di ape magica in grado di produrre un tipo particolare di miele che assume un sapore diverso per ognuno di noi a seconda del nostro umore nel momento dell’assaggio. La puntura di Breez, però, più essere molto pericolosa,” l’avvertì, facendo vagare gli occhi per aria. “Può farti spuntare un sacco di bolle blu per tutto il corpo e rischi di sputacchiare miele per una settimana. Inoltre le punture di Breez attirano i Nargilli.”
Hermione face un lieve cenno con il capo, per farle intendere che la stava ascoltando. Non che a Luna importasse molto, comunque.
Hermione sapeva che, in qualunque caso, avrebbe continuato a parlare della strana creatura che diceva di aver visto svolazzare nel cortile.
Non è che Luna fosse una persona spiacevole, ma qualsiasi cosa dicesse o facesse era totalmente priva di ogni logica. Ed Hermione amava la logica, ci sguazzava dentro da quando aveva imparato a leggere.
“Una volta mio padre è stato punto da un Breez,” continuò la ragazza, ignorando il fatto che Hermione non la stesse ascoltando con il dovuto interesse. “Abbiamo avuto la casa imbrattata i miele per una settimana. È per questo che lo sto cercando, non voglio che punga qualcuno.”
Hermione annuì, facendo saettare le sguardo oltre le spalle di Luna, nell’angolino assolato dove Ron e Lavanda ridacchiavano a voce bassa.
“Perché non vai da lui?”
Hermione si riscosse, tornando a vedere l’immagine di Luna.
“Cosa?”
“Ti ho chiesto: perché non vai da lui,” ripeté l’altra, sbattendo le palpebre. “Sai, io non penso proprio che a lui Lavanda Brown piaccia davvero. E poi, a dirtela tutta,” aggiunse, abbassando il tono, “non penso proprio che sia la ragazza giusta per Ronald.”
A sentir pronunciare il nome di Ron così, ad alta voce, Hermione sobbalzò.
Da quando stava con Lavanda praticamente nessuno aveva tentato di nominare il suo nome alla presenza della ragazza, forse sapendo della tensione che s’era creata tra i due, forse volendo evitare le rispostacce che Hermione, per giorni, aveva rifilato ad Harry ogni volta che provava a convincerla a far pace.
“Se sta con lei deve piacergli, non credi?” ribatté Hermione, con una punta d’irritazione.
“Io non credo.”
Hermione rimase colpita da quella risposta ed alzò gli occhi verso quelli di Luna.
“Io non credo che a Ronald piaccia Lavanda.”
“E chi credi che gli piaccia, allora?” domandò Hermione, chiedendosi perché se ne stava lì a discutere con Luna su cose che, sicuramente, si sarebbero rivelate irrazionali. Odiose, quindi.
“Io penso che gli piaccia tu,” rispose, candidamente.
A Hermione andò di traverso la saliva.
“No, non è possibile,” boccheggiò. “Questo è…è fuori discussione. Lui…lui sta con Lavanda. Se gli fossi piaciuta lui…lui avrebbe scelto me…” le ultime parole le uscirono dalle labbra con un flebile sussurro malinconico.
Non l’aveva mai valutata sotto quel punto di vista; fino a quel momento le era piaciuto pensare che Ron fosse solo un grandissimo idiota con la sfera emotiva di un cucchiaino ed il cervello di un bradipo addormentato, non aveva mai considerato il fatto che lui potesse non averla voluta.
Aveva dato per scontato di contare qualcosa per lui, ma lui l’aveva mai detto?
Aveva mai anche solo dato l’impressione di provare qualcosa per lei?
“Perché pensi che abbia scelto Lavanda?”
Hermione si riscosse, guardando Luna.
Per un momento, osservando i suoi occhi, le sembrò di scorgere un barlume di razionalità. Come se tutte quelle domande non fossero frutto di un casuale incontro di idee avvenuto nella sua testa.
“Be’, immagino che lei gli abbia dato qualcosa che io non sono riuscita a dargli,” rispose, abbassando lo sguardo e cogliendo la verità delle sue parole, colpita da essa come uno schiaffo in pieno viso. Lavanda era stato il più potente schiaffo in viso che avesse mai ricevuto.
Luna non aggiunse altro, si alzò e annunciò che doveva proprio trovare quel Breez prima che succedesse qualcosa di molto brutto.
“Comunque io penso che Ronald abbia scelto te,” aggiunse, prima di andare via, “ha solo troppa paura per ammetterlo.”
Hermione la guardò per qualche secondo, sbattendo le palpebre.
“Be’, ciao, ciao!”
Luna si allontanò saltellando nella direzione da cui era venuta ed Hermione la osservò finché la striscia bionda creata dai suoi capelli non fu svanita nel nulla.
Lo sguardo le cadde di nuovo nell’angolo dove Ron e Lavanda si erano appostati poco prima. Lavanda non c’era più, era rimasto solo Ron a godersi il tepore del sole.
Nel momento esatto in cui gli occhi di Hermione raggiunsero il viso di Ron lo trovarono che la stava guardando, un misto di colpevolezza e rimpianto che si rimestava dentro ai suoi occhi.
Hermione voltò subito il viso, fingendo indifferenza.
Sentì gli occhi di Ron posati sulla sua schiena per diversi minuti ancora poi, con passo pesante, lo sentì allontanarsi dal cortile, probabilmente diretto verso il castello.
Un mezzo sorriso si fece strada sul volto di Hermione; qualsiasi scelta Ron avesse preso era sempre in tempo per ripensarci. E lei ce l’avrebbe messa tutta per fargli cambiare idea.
 
 
 
Author's Corner
Buonsalve! Torno a tediarvi con questa semplice shottina.
Non è niete di che, eh, un Missing Moment fritto e rifritto: ciò che Hermione prova nel periodo in cui Ron sta con Lavanda, le sue riflessioni i suoi sentimenti e bla, bla, bla.
Potrei dire che Luna è l'elemento nuovo, ma non so quanto si azzeccata.
Il fatto è che...anzi, i fatti sono molteplici. Uno: Luna ed Hermione sono amiche e, visto che nel quinto Hermione non è che ce la mette proprio tutta per nascondere il suo scetticismo verso le idee di Luna, qualcosa che le ha fatte legare deve pure essere successo, no? Due: non ci ho piazzato Ginny perché, santo Merlino, si è finalmente messa con Harry Potter, dopo anni di attesa, gliela vogliamo lasciare un po' di privacy per spupazzarsi il Prescelto?! Tre: Luna è un personaggio adatto a fare discorsi seri all'interno di discorsi non seri. Nel senso che, essendo una persona che non si vergogna di quello che dice, Luna dice spesso la cosa giusta, dice spesso qualcosa che colpisce nel vivo. Coglie nel segno.
Bene, per la storia del Breez non sono come mi sia saltata in testa, ho deciso di farlo essere un ape perché ho pensato alla parola Bee, che in inglese vuol dire, appunto, ape.
In ultimo vorrei precisare un'altra cosa. Hermione inizia ad avere dei ripensamenti su quelli che credeva fossero i sentimenti di Ron perché, a mio parere, sotto, sotto, credeva che il ragazzo provasse qualcosa per lei; anche se, forse, non aveva mai ammesso di pensarlo neanche con se stessa.
Okay, dopo questa nota abnorme, non mi resta che ringraziarvi e sperare che la storia vi piaccia :D
Una recensione è sempre gradita. Con affetto,
Emily.

PS. per il * volevo solo precisare che 'una di quelle che capiscono' significa che Ginny è una ragazza comprensiva, che scende anche a compromessi, ma che non per questo significa che si fa mettere i piedi in testa e permette agli altri di fare tutto quello che vogliono. Non so se la frase è abbastanza chiara, quindi preferisco precisare :)
   
 
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