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Autore: aki_penn    06/12/2011    7 recensioni
Mentre il condominio Chupa Cabras si prepara ad affrontare l'estate più calda degli ultimi quindici anni, i suoi inquilini più giovani dovranno imparare a sopravvivere a loro stessi. Tra portinaie pettegole, padri apprensivi, furti di ventilatori e agognate quanto temute prime volte, l'estate di Soul Eater.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Death the Kid, Liz Thompson, Patty Thompson, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Trentotto scalini'
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Trentotto scalini

Capitolo Sedicesimo

La dialettica dei film di karate

 

Liz sbatté le palpebre qualche volta per abituarsi alla luce che proveniva da una fessura tra gli scuri e il davanzale. Non doveva essere tardissimo, ma il sole era sicuramente già caldo. Fece un sospiro, aveva il lenzuolo tirato fin sotto al mento, ne tirò fuori un braccio e si voltò verso la luce. Lo stesso movimento, ma al contrario, lo fece Kid, tanto che si voltarono a guardarsi negli occhi.

È buffo come capita spesso di svegliarsi insieme quando si dorme vicini, senza sapere chi dei due ha svegliato l’altro.

“Buongiorno” sussurrò Kid, con le palpebre a mezz’asta. Liz sorrise e rispose al saluto a voce bassa, per poi aggiungere “Patty è sveglia?”

Kid scosse la testa. Si guardarono per qualche secondo, mentre la luce del sole si allungava sul lenzuolo, come per tagliarli a metà, poi Liz fece la cosa che sul momento le sembrò la più naturale del mondo. Appoggiò le labbra su quelle di Kid che si sporse un poco verso di lei per poi voltarsi completamente su un fianco e lasciare che Liz gli infilasse le dita tra i capelli. Gli si strinse addosso, lentamente, come per non spaventarlo. Kid gliene aveva fatte passare di cotte e di crude nel corso della loro bizzarra, quando asimmetrica, convivenza, ci mancava solo che fuggisse mentre finalmente riusciva a baciarlo.

Quello non era come il bacio sotto il vischio, né come quello che gli aveva rubato sulla scogliera, quello lo voleva anche lui, e Liz fece spazio alla mano del ragazzo perché potesse passare tra il suo fianco e il materasso, abbracciandola.

Forse le sarebbe venuto da piangere per la felicità sentendo le labbra morbide di lui finalmente sulla sua bocca, se una voce non avesse detto “Se volete sapere se qualcuno è sveglio dovreste chiederlo direttamente all’interessato”

 

§

 

Soul fissava la macchia d’umido che stava sul soffitto, con aria ebete. Sospirò pesantemente senza che il sorrisetto compiaciuto gli si levasse dalla faccia.

Maka aveva dormito con la consapevolezza di non essere nel posto giusto e si era svegliata prima di tutti, quando la pioggia aveva smesso di cadere incessante e il sole iniziava a fare capolino. L’aveva vista mettersi a sedere, cercando di non svegliarlo, e tornarsene a passo felino nel suo letto accanto a Spirit.

Solo una volta svegliatosi del tutto era riuscito ad analizzare con lucidità gli eventi della notte appena passata.

Maka gli aveva infilato una mano nei pantaloni. Lo aveva fatto davvero. Non avrebbe potuto dire di non averci mai sperato, ma la cosa era incredibile lo stesso. Maka Albarn, la secchiona, gli aveva proprio infilato la mano nei pantaloni.

Si stiracchiò allungando le braccio sul cuscino e sgambettando, continuando a sorridere, probabilmente quella smorfia compiaciuta non gli sarebbe sparita dalla faccia per tutto il giorno.

“Che cos’hai tanto da sghignazzare, te?” domandarono, poco garbatamente, dal letto affianco al suo. Soul trasalì, voltandosi a guardare il suo interlocutore.

Wes, sdraiato sulla pancia, con il suo pigiama preferito indosso, lo guardava con interesse.

“Fatti i fatti tuoi, tu!” sbottò il fratello minore voltandosi dall’altra parte, offeso. Wes, che non era tipo da farsi abbattere da una rispostaccia, alzò le sopracciglia e si chiese cosa ci sarebbe stato per colazione.

Nello stesso momento, il signor Nakatsukasa aprì gli occhi e sorrise alla moglie, che ricambiò con un sorriso altrettanto amoroso.

Fu quando si voltò dall’altra parte, per dare il buongiorno alla signorina Gordon, che rimase perplesso trovandosi davanti il dottor Stein. Sbatté qualche volta le palpebre per essere sicuro che non si trattasse della signorina Medusa alla quale avevano fatto varie operazioni di chirurgia estetica durante la notte, prima di sorridere incerto e dire “Buongiorno dottor Stein”

“Buongiorno anche a lei” salutò affabile il professore che, nonostante fosse sveglio da un po’, era rimasto a poltrire sul letto.

Quella stronza aveva trovato il modo di sfrattarlo dal suo letto in stanza singola e lui si era dovuto adattare andando a dormire nel letto di lei. Avrebbe dovuto vendicarsi, magari affogandola in mare.

La signora Nakatsukasa invece ebbe modo di constatare che il letto di loro figlia era vuoto.

“La nostra Tsubaki deve essersi davvero svegliata all’alba questa mattina. È una così bella giornata, in fin dei conti. Sarà andata a fare una passeggiata”

Tutti annuirono e nessuno ebbe nulla da ridire in proposito.

Il letto del signor autista era rimasto vuoto perché quest’ultimo aveva passato la notte in pullman a farvi la guardia. In sostanza, tanto casino per un letto in più era stato piuttosto vano. 

Fu per la confusione creatasi che anche Kim si ritrovò ad aprire gli occhi. Qualcuno aveva del tutto aperto la finestra, facendo entrare così tanta luce da rendere impossibile continuare a dormire.

Si sfregò gli occhi con la mano destra, era rimasta tutta la notte nella stessa posizione e sentiva una gamba un po’ intorpidita. Come si poteva decidere arbitrariamente che tutti avevano dormito abbastanza, se fosse stato per lei sarebbe rimasta a letto ancora sei anni.

Identificò, sfocata, l’immagine di Free che cercava di rimettere uno scuro nei cardini e Elka Frog che dava direttive. A quanto pareva la finestra non era stata aperta, ma proprio staccata. Free aveva dato nuovamente prova di essere un tipo sbadato e impetuoso.

Storse il naso e sbadigliò prima di accorgersi della mano che le ricadeva subito sotto al seno, con il pollice lo sfiorava.

“Ox!” urlò voltandosi e scaraventandolo giù dal letto. Lo sfortunato ragazzo cascò per terra sbattendo il sedere. Sveglia davvero pessima.

“Oh” soffiò Ox svegliandosi di soprassalto. “Ma che…” chiese, ancora stordito dal sonno e un po’ anche dal dolore al coccige. 

“Sei ancora qui?” domandò brusca, lui balbettò qualche cosa d’incerto, ma lei non lo degnò di uno sguardo e si diresse verso il bagno, indignata.

Lasciando Ox seduto sul pavimento, si avviò a passo di marcia verso la toilette delle signore, sperando che Kid non vi ci fosse rifugiato di nuovo, ma durante il corto tragitto la sua attenzione fu attirata da un armadio che…russava.

Kim era sicura di aver visto varie cose bizzarre nel corso della propria vita, ma un armadio intento a russare non l’aveva mai incontrato.

Si avvicinò furtiva al mobile di metallo. Dai due stanzoni, che avevano affittato per dormirci, veniva del chiacchiericcio sommesso, ma il corridoio era deserto.

Si avvicinò a passo lento fino a trovarsi a pochi centimetri dalla maniglia, allungò la mano e l’aprì.

“Ma voi siete deficienti?” sbottò a voce fin troppo alta.

Black*Star e Tsubaki, uno sopra all’altro si svegliarono di botto e la guardarono spaesati. Se non fossero stati lei con indosso un pigiama con gli orsetti anti-sesso e lui con un impermeabile giallo sarebbe potuta essere una posa piuttosto compromettente, dato che Black*Star stava usando il seno di Tsubaki come cuscino.

“Kim? Tutto a posto?” urlò Ox preoccupato, che probabilmente si alzava dal pavimento solo in quel momento.

La ragazza richiuse le porte dell’armadio con uno scatto, tanto che Black*Star ci sbatté contro la testa.

“Sì. Tutto a posto. Non mi disturbare!”

E il traumatico risveglio finì così più o meno per tutti.

 

§

 

Dopo un’abbondante colazione, una lunga pausa toilette e una sofferta carica dei bagagli dentro al pulmino del signor B.J., tutti erano finalmente riusciti ad arrivare in spiaggia, piantare gli ombrelloni e mettersi a prendere il sole.

C’era un’atmosfera un po’ strana. Spirit stava raccontando al signor Nakatsukasa di essersi svegliato nel cuore della notte e aver visto Maka alzarsi. Per un secondo aveva pensato che volesse infilarsi nel letto di qualcun altro – in particolare quel teppistello figlio degli Evans non gli piaceva proprio, si vedeva con che occhi guardava la sua bambina – ma per fortuna Maka era una ragazza giudiziosa e si era alzata solo per andare in bagno. Poco più in là Stein si era tolto la maglia, mostrando agli astanti tutti i graffi che aveva sulla schiena, compreso qualche livido fatto di fresco.

Neanche a dirlo Liza e Arisa, con la scusa di essere preoccupate per la sua salute, si erano subito interessate a come se le fosse procurate e Stein, con un sorriso bonario, aveva semplicemente detto che era stato Jack The Ripper che amava intrufolarsi nel suo letto. Immediatamente la signora Evans, che aveva deciso di partecipare alla gita solo perché era chiaro che ormai lei e il marito non si sarebbero potuti permettere vacanze migliori, si voltò preoccupata “Signor Stein, non vorrà mica un risarcimento? Sa…ultimamente abbiamo problemi di liquidi e…appena arrivati a casa porteremo quella tigre al gattile e lei non avrà più problemi e…”

Stein alzò le mani in segno di pace “Signora, non si preoccupi. Il suo gatto mi piace molto”

Liza propose allora di farsi medicare dalla signorina Gordon, era medico, no? L’uomo declinò gentilmente l’offerta dicendo che non c’era bisogno di scomodare la dottoressa, andava benissimo così.

Elka e Free, al sole, giocavano ancora a scacchi “Allora rispiegami, Elka : è l’alfiere che si muove a L?”

Ascoltando la loro conversazione c’era da chiedersi come avessero fatto a giocare tutta la notte.

Patty, del canto suo, stava facendo sculture con la sabbia, Justin faceva da accompagnamento musicale con la chitarra e il signor Mifune, sulla battigia, controllava che Angela, con indosso il salvagente, non si allontanasse troppo dalla riva.

Ox, Tsubaki e Kim, del canto loro, si erano tolti di torno per andare a fare una passeggiata nella spiaggetta lì accanto, separata da quella in cui si erano accampati solo da una fila di scogli.

Insomma, procedeva tutto normalmente, ma c’era comunque qualche cosa di strano.

Kid se ne stava rigido, seduto all’ombra, non si era nemmeno accorto che a una delle giraffe scolpite da Patty era crollato un orecchio. La cosa la rendeva terribilmente asimmetrica. In un’altra situazione un avvenimento del genere avrebbe generato il panico, ma in quel momento i pensieri del ragazzo sembravano presi da tutt’altro.  Liz, accanto a lui, leggeva convulsamente una rivista dove si pubblicizzata una fantomatica intervista al signor Kishin Ashura, protagonista della fortunata soap-opera L’amore del Kishin. A un attento osservatore, però, sarebbe stato chiaro che la ragazza continuava a leggere sempre la stessa pagina, come se non riuscisse a capirla. Patty non fu assolutamente preoccupata da tali comportamenti e continuò allegramente a pasticciare con la sabbia.

Poco più in là Maka e Soul sedevano non troppo vicini, ma neanche troppo lontani, silenziosi, senza guardarsi.

Soul osservava Maka di soppiatto, muovendo solo gli occhi e non la testa, evitando di farsi vedere. Lei se ne stava seduta e guardava davanti, masticando un chewing gum e facendo le bolle, mentre muoveva i piedi nella sabbia bollente.

Soul trovava quella maledetta gomma da masticare vagamente porno, anche se non avrebbe saputo dire il perché. Cambiò idea quando una bolla troppo grande le si infranse in faccia. Il ragazzo si esimette dal ridere giusto per non essere picchiato e poi gli piaceva guardarla senza che lei se ne accorgesse. Anche se non aveva il fisico di Tsubaki o di Blair o di Liz o di chiunque altra, la trovava incredibilmente carina, con le sue gambette magroline e i capelli raccolti in quel modo un po’ infantile.

Si morsicò un labbro facendo scivolare lo sguardo dal fianco, sul quale si intravedevano, le costole fino al laccetto del costume bianco.

“Ti va di fare un giro? Raggiungiamo Kim, Ox e Tsubaki. Qui coi tardoni è noioso” fece con il suo solito tono strascicato.

Maka annuì facendo scoppiare l’ennesima bolla rosa. Lasciarono la compagnia, mentre Crona faceva cerchi sulla sabbia con aria un po’ triste. Non le andava proprio di vedere suo padre fare il cretino con Blair mezza nuda. In quel momento Spirit stava chiacchierando col signor Nakatsukasa, ma la ragazzina era sicura che non ci sarebbe voluto ancora molto prima che la sua attenzione fosse attratta dai seni della loro coinquilina.

“Andiamo a fare un giro” annunciarono nell’indifferenza più totale degli astanti, se si fa eccezione del signor Spirit, che subito si mise a dire col padre di Tsubaki “Lo guardi quello lì? Non è chiaro che pensieri fa con la mia bambina come protagonista? Fortuna che Maka è una ragazza giudiziosa!”

“Su, signor Albarn. Abbiamo avuto tutti quindici anni, non è nulla di così preoccupante” fece accomodante il suo interlocutore.

“È proprio perché li ho avuti e so cosa pensavo che sono preoccupato!” brontolò con fare stizzoso. Nessun ebbe il coraggio di rispondergli.

Maka chiuse gli occhi cercando di ignorare il male ai piedi. La sabbia era davvero ustionante sotto il sole estivo. Soul aveva messo le mani nelle tasche dei bermuda, per darsi quell’aria che lui definiva cool.

“Lo stai leggendo il libro?” domandò, continuando a masticare. Soul grugnì un scocciato.

“Com’è?”

“Non mi piace. Te l’ho detto che i gialli non mi piacciono” sentenziò lui, un po’ infastidito.

“Potresti sforzarti” dichiarò lei stizzita, mettendosi a braccia conserte e gonfiando le guance.

Soul sbuffò “Mi sto sforzando di leggerlo, non posso mica sforzarmi di farmelo piacere” sbottò offeso. Maka sbuffò, l’aveva fatta arrabbiare, ma sapeva che lui aveva ragione e la cosa le dava ancora più fastidio dato che non poteva ribattere in nessun modo.

Grugnì e fece un’altra bolla prima di chiedere ancora “Hai capito chi è l’assassino?”

“No. Sembrano tutti innocenti e tutti colpevoli. Appena mi convinco che l’omicida sia un certo personaggio, questo puntualmente muore due pagine dopo” ammise non troppo contento.

Si infilarono dentro un passaggio roccioso, in mezzo agli scogli vi era uno spazio che permetteva di raggiungere la spiaggia affianco, quella dove erano andati Tsubaki, Kim e Ox. In quel punto c’era ombra e la sabbia bagnata dalla pioggia notturna non si era ancora asciugata nonostante il caldo.

Soul si morsicò l’interno delle guance e strinse i pugni nelle tasche dei bermuda.

“Maka?” chiamò. Lei si voltò a guardarlo, continuando a masticare. Soul ne approfittò per metterle le mani sul viso e darle un bacio soffocando le varie lamentele “Ho la gomma in bocca non mi puoi baciare”

La fece indietreggiare di qualche passo fino ad avere la pelle della schiena a contatto con la superficie fredda e ruvida dello scoglio.

Ma quali Ox, Kim e Tsubaki? A lui non fregava niente di raggiungere quei tre, era solo una scusa per restare da solo con lei, ed era sicuro che Maka infondo lo sapesse.

Si allontanò di poco, tenendola intrappolata con le braccia e, guardandola, fece una smorfia, alla fine la gomma da masticare l’aveva lui.

La sputò e la coprì di sabbia con il piede. “Ehi. Guarda che quella è gomma! Inquini!” iniziò a dire lei irritata. Lui soffocò le sue lagnanze in un secondo bacio.

Maka continuò a parlare mentre Soul la zittiva con le labbra premute sulle sue. Avrebbe voluto lamentarsi, avrebbe voluto picchiarlo, tirargli un cazzotto e anche un calcio, ma alla fine l’unica cosa che fece fu circondargli il collo con le braccia.

Soul a quel punto aderì completamente a lei, schiacciandola ancora di più sullo scoglio e infilando una gamba tra le sue. Lei sospirò sentendo il contatto farsi più profondo, da una parte caldo, dall’altra freddo. Se Soul continuava a spingerla in quel modo si sarebbe riempita la schiena di graffi, ma non le importava poi tanto.

Sentiva il tocco di Soul farsi bollente, prima sulle braccia, dove l’aveva afferrata, poi sui fianchi dove era subito passato ad accarezzarla.

Il respiro caldo di lui sulla bocca le faceva venire i brividi quando si allontanava di poco per prendere fiato e per guardarla ad occhi chiusi. Non li aveva ancora aperti quando scese a baciarle il collo.

Strinse le gambe attorno a quella di Soul. Sentì una scarica elettrica nel momento in cui la stoffa dei bermuda e la coscia di lui si strusciarono tra le sue gambe. Iniziava ad avere un gran caldo.

Gli infilò le dita tra i capelli chiari, mentre respirava forte sul collo di lui e si strusciava con crescente insistenza sulla sua gamba.

Soul, leccando e baciando, si sentiva fin troppo a contatto con le cosce di Maka, indeciso se pressarla ancora di più contro allo scoglio o farla inarcare, mettendole le mani sulla schiena per schiacciarla a sé.

Scelse la seconda opzione, facendo scivolare le mani fin sul sedere di lei e costringendo i loro bacini ad aderire.

La ragazza sospirò più forte, era chiaro che quello che stava succedendo a lei succedeva anche a lui, quindi non disse niente quando sentì la mano del ragazzo infilarsi nei suoi slip.

Deglutì e sgranò gli occhi appoggiando la testa indietro sulla roccia. Soul, con le labbra umide e gonfie, si fermò a guardarla in faccia, cercando di non pensare a come era stato quando la situazione era stata ribaltata, la sera prima.

Lei singhiozzò e puntò i suoi occhi verdi su di lui con un’espressione vagamente infastidita. A Soul si gelò il sangue nelle vene.

“Che c’è? Fa male?” domandò in preda al panico. Maka fece una smorfia e scosse la testa. “No, ma…è un po’ strano”

“Anche e me è sembrato un po’ strano…” fece lui mordendosi l’interno delle guance. Stava facendo schifo e la cosa non era per niente cool.

Maka richiuse gli occhi e Soul vide le sue palpebra tremare un poco mentre un angolo della bocca si stirava da una parte.

Sospirò forte e appoggiò la fronte sulla spalla del ragazzo, cosicché lui non riuscì più a vederla in faccia ma solo a percepirne l’alito caldo sulla clavicola.

La sentì ansimare e afferrargli il braccio con inaudito entusiasmo e lui non poté far altro che appoggiare il capo a quello di lei e aspettare, in preda ai brividi, che rialzasse la testa.

Quando lo guardò di nuovo aveva gli occhi lucidi e le iridi verdi come sempre. Soul non era un tipo sdolcinato, ma gli occhi di Maka erano inequivocabilmente belli.

“Ti va di andare a fare il bagno?” chiese con voce grave, il ragazzo. Maka annuì un po’ affaticata, sempre appoggiata allo scoglio, intrappolata tra le braccia di lui.

Soul sperò che l’acqua fosse davvero gelida, ne aveva un bisogno incredibile.

Ox e Kim erano placidamente seduti sulla battigia quando videro Soul e Maka correre, come rincorsi dalle fiamme, verso il mare, per poi buttarcisi.

Kim, con le gambe allungate e i piedi bagnati e insabbiati allungò un po’ il collo per guardarli e poi fece una smorfia.

“Bah, pensavo che sarebbero venuti a farci compagnia, ma a quanto pare si divertono più da soli” sbuffò, buttandosi all’indietro e appoggiando la chioma rosa sulla sabbia bagnata. Sarebbe stato un delirio lavare i capelli, una volta tornata a casa, ma in quel momento non le importava.

“Mi sto annoiando da morire” continuò, battendo i piedi senza troppo entusiasmo e schizzando conseguentemente il povero Ox, che però non ebbe da lamentarsi.

“Lo sapevo che Tsubaki ci avrebbe mollato qui per andarsene da Black*Star, ma sono lì da soli da un sacco di tempo. Cheppalle!” si lagnò.

Ox si voltò indietro e l’unica cosa che poté scorgere tra gli scogli erano due macchie un po’ rosate. Probabilmente Kim riusciva a vederli meglio, magari riusciva anche a vedere distintamente il tatuaggio di Black*Star. Aveva preferito non portarsi gli occhiali, nel caso avessero voluto fare il bagno, ma Kim non pareva interessata, glielo chiese di nuovo.

“Ti va di fare il bagno?”

“No. Così ne approfitti per palparmi, come hai fatto sta notte” sbottò lei a occhi chiusi, verso il sole.

“Non l’ho fatto apposta!” esclamò arrossendo, ed era sincero. Kim esalò l’ennesimo sbuffo, mentre un po’ più in là Soul e Maka si schizzavano. Se Ox non fosse stato miope avrebbe potuto vedere distintamente Maka che dava un colpo in testa al ragazzo con eccezionale ardore, facendolo cascare in acqua, esanime.

Ciò che invece attirò la sua attenzione fu un forte “E tu cosa ci fai qui?” detto con voce tonante e severa. Kim aprì gli occhi e si girò in direzione della spiaggetta. Anche Maka, che stava recuperando un Soul moribondo dal fondo marino, alzò la testa per guardare cosa stava accadendo. La scena era più che mai apocalittica, una tragedia annunciata, in peggio del peggio, tutto quello che il Chupa Cabras non si era mai augurato.

Mifune, dall’alto di uno scoglio, fissava Black*Star, seduto in spiaggia, con aria omicida.

L’uomo saltò giù dalla fila di scogli muovendosi come uno stambecco nei calanchi, con Angela in braccio, che rideva e strillava “Spuncione!”

Il fatto che, prima di andare incontro a Black*Star, si trovasse sulla fila di massi che divideva una spiaggetta dall’altra diede modo agli altri bagnanti di sentire distintamente il suo urlo.

Tutto il Chupa Cabras in trasferta si girò in direzione degli scogli. Le prime a mettersi a correre  verso del passaggio nella roccia furono, ovviamente, Liza e Arisa, per secondi venivano i signori Nakatsukasa, amici intimi di Mifune e poi tutti gli altri di corsa al seguito.

Giriko non si diede nemmeno la pena di nascondere la telecamera, Arachne era arrabbiata perché durante la notte aveva continuato a dormire invece di andare in giro a filmare i movimenti notturni del Chupa Cabras. Lui aveva ribattuto che le telecamere fisse che aveva installato la sera prima qualche cosa avevano registrato, ma lei non ne aveva voluto sapere niente.

Medusa e Stein, nonostante di solito amassero farsi gli affari propri, si erano messi a correre dietro ai Nakatsukasa.

“Come mai tutto questo interesse? Vuoi mettere un po’ di gramigna tra i litiganti?” domandò Stein, velenoso.

“Perché no?” rispose Medusa allegra, senza rallentare la sua corsa.

Gli unici a rimanere alla spiaggetta, increduli, furono Kid e Liz, ancora seduti per terra.

L’ultimo a sparire dietro agli scogli fu Free, che seguiva Elka Frog come un’ombra.

I due rimasero per qualche secondo a fissare il passaggio che aveva inghiottito l’intero confusionario e schiamazzante Chupa Cabras.

“Cosa è successo?” domandò Kid, un po’ apatico.

“Non ne ho idea” rispose Liz, senza voltarsi verso di lui, ma continuando a guardare gli scogli.

“Non ti interessa?” chiese ancora il ragazzo.

Per tutta risposta, Liz si girò e lo guardò intensamente, prima di buttarsi, letteralmente addosso a lui.

Kid immaginava che sarebbe successa una cosa del genere, ma non aveva intuito di certo che Liz ci avrebbe messo così tanto entusiasmo, così finì per ribaltarsi all’indietro e finire addosso alla scultura di Patty.

Il ragazzo fece una smorfia, non avrebbe saputo dire se fosse più bollente la sabbia che gli stava strinando la schiena o Liz, che gli stava sdraiata addosso leccandogli le labbra.

“Mi sa che abbiamo distrutto qualche cosa” si lagnò Kid, un po’ preoccupato.

“Tanto meglio. Quella giraffa era asimmetrica, non ti sarebbe piaciuta!”

Questione conclusa.

Comunque, era più calda la sabbia. Decisamente.

Nello stesso istante, il Chupa Cabras era arrivato in massa alla spiaggetta accanto. Kim era corsa fino al luogo del fattaccio trascinandosi dietro Ox, praticamente cieco. Anche Soul e Maka erano riemersi dall’acqua. Tsubaki se ne stava all’ombra degli scogli con un’espressione terrorizzata dipinta in volto.

“Te lo richiedo, Black*Star, cosa ci fai qui?” fece ancora Mifune, serio, mentre Angela si era adagiata sulla sabbia a giocare.

“Cosa vuoi da me? Io faccio quello che mi pare. E non sopporto che tu ti metta in mostra in questo modo mentre io mi devo nascondere in modo che i genitori di Tsubaki non scoprano che stiamo insieme!” strillò di rimando il ragazzo, con aria arrabbiatissima.

Tsubaki nascose la faccia tra le mani e Kim si piantò una mano sulla fronte.

Soul aggrottò le sopracciglia e cominciò a dire “Ma è…”

“…scemo?” concluse Maka, arcigna.

“Registra, registra!” esortò Arachne a bassa voce mentre Giriko chiedeva a Free come si toglieva il coperchio dall’obbiettivo. “Questa telecamera è troppo tecnologica per me. Ne abbiamo rotte un bel po’ ultimamente”

La signora Nakatsukasa emise solo un sommesso Oh? di sorpresa.

“E’ per questo tuo atteggiamento che non andiamo d’accordo. Non voglio che una ragazza giudiziosa come Tsubaki frequenti uno come te, lei può avere di meglio” continuò Mifune serio.

“Vuoi sempre decidere tutto tu. Credi di essere più big di me?” continuò Black*Star, che con la dialettica non andava molto forte.

“Sono il tuo tutore! È ovvio che voglia decidere io del tuo futuro!” sbottò Mifune imperioso, facendo un passo in avanti.

Arisa e Liza furono colpite da una scossa elettrica che solo loro sentirono. Forte e precisa, lungo la spina dorsale. Mifune era il tutore di Black*Star e quest’ultimo stava con Tsubaki. In tre minuti avevano scoperto due cose a dir poco strabilianti.

“Mifune è il tutore di Black*Star” ripeté Arisa, come una litania.

“Oh, sì. Non lo sapevate?” chiese stupito il signor Nakatsukasa, che aveva taciuto involontariamente il pettegolezzo più succoso di tutto il Chupa Cabras.

“Ne ho abbastanza delle tue storie. Battiamoci!” concluse Mifune.

“Non vedo l’ora!” esclamò Black*Star facendo un salto in avanti.

Kim sbatté qualche volta le palpebre, prima di chiedere conferma, come in trance “Ha detto davvero battiamoci?”

Ox, cieco, annuì “Ha detto proprio così”. Era miope ma ci sentiva bene.

“Cielo, non lo dicono più neanche nei film di karate di terza categoria!” sbottò acida.

“È un po’ fuori moda in effetti” confermò Ox e per colpa di questa loro piccola discussione sulla dialettica si persero il primo cazzotto della battaglia. Ox se lo sarebbe perso lo stesso, ma non importa.

Black*Star schivò per un pelo il gancio di Mifune, sposandosi da una parte.

Tsubaki si coprì la bocca con le mani, dopo aver fatto un urletto udibilissimo.

Il ragazzo non fece in tempo a contrattaccare perché fu colpito da un calcio in pieno viso, che lo fece volare nella sabbia, alzando una gran polvere.

Tsubaki si fiondò in avanti, ma fu fermata da un gesto deciso e imperioso di Mifune, che la costrinse a stare al suo posto.

“Smettetela!” urlò con voce roca, si era messa a piangere.

“Maledetto bastardo!” urlò Black*Star fuori di sé, pulendosi in sangue dalla bocca, gli aveva spaccato un labbro.

“Ehi!” strillò la signora Nakatsukasa con voce molto più ferma della figlia “Mifune! Sappiamo tutti che tu e Black*Star non andate d’accordo. Anche io a volte non vado d’accordo con Tsubaki, quando si rifiuta di mangiare l’arrosto, ad esempio. Credo che dovresti cercare di capire almeno un po’ di più Black*Star. Capisco che avere a che fare con un egocentrico non sia facile, ma siamo tutti grandi e vaccinati” fece con voce seria, per poi voltarsi verso il ragazzino, ancora piuttosto arrabbiato “E tu, Black*Star, Mifune ti vuole bene e certe cose le fa per il tuo interesse”

Ci fu un attimo di silenzio, quasi spettrale, nonostante il sole accecante. Tsubaki emise un singulto, dalla faccia di Black*Star si deduceva che non aveva alcuna voglia di perdonare a Mifune quel labbro rotto.

“Ehi ragazzi, perché invece di stare qui a picchiarci non ci facciamo tutti un bicchierino?” propose lord Shinigami, approfittando del silenzio e sguainando una bottiglia di grappa.

Fu l’alcol a sistemare tutti gli antichi rancori.

 

 

 

 

Aki_Penn parla a vanvera:

Questo capitolo è stato un parto trigemino, senza epidurale. T.T L’ho davvero odiato, spero che a voi sembri meglio di come è sembrato a me mentre lo scrivevo.

Come al solito ho riletto il capitolo, cercando di intercettare tutti gli errori, ma sono un po’ cotta e avevo fretta di aggiornare perché è da un sacco che non posto e mi sento un po’ in colpa.

Oltre a questo spero davvero che la parte di Maka e Soul in mezzo agli scogli non risulti un po’ squallida e che la “battaglia” tra Mifune e Black*Star vi abbia fatto almeno un po’ ridere, dopo tre righe di tensione lo scopo era proprio quello. XD

Poi, dovrete scusarmi ma probabilmente il prossimo capitolo arriverà con ulteriore ritardo, perché ho in programma di scrivere una one-shot natalizia ambientata nello stesso AU di Trentotto scalini e dato che ormai siamo a dicembre mi sembra il momento più adatto!

Come al solito non posso far altro che ringraziarvi, mi fate davvero felice leggendo questa long! *.*

 

 

Aki_Penn

 

 

 

 

 

   
 
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