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Autore: Malvagiuo    07/12/2011    2 recensioni
Breve racconto thriller in quattro capitoli.
Un uomo penetra di notte all'interno di una casa immersa nel buio. E' determinato a compiere un efferato delitto, spinto dalla sua fede incrollabile e da un fanatismo che sfocia nella follia. Ma qual è la relazione tra questo misterioso assassino e la vittima? Perché è così determinato a fare scempio del suo corpo in maniera tanto brutale? Attraverso quattro capitoli, quattro storie all'apparenza scollegate, scoprite il mistero del cerchio di morte.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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2
 
“Davvero una bellissima giornata.”
È quello che pensa Tommy Hambrook, un normalissimo impiegato che ha da poco superato la cinquantina, uscendo di casa per andare al lavoro e vedendo il cielo sereno che si staglia sconfinato sopra la sua testa. È davvero una bella giornata, in effetti.
Un sorriso soddisfatto si dipinge sul suo volto paffuto e ben rasato. Indossa pantaloni di stoffa nera e una camicia bianca nuova, i cui bottoni sono sottoposti a una pressione notevole. La mezza età non ha di certo fatto sconti a Tommy, che al liceo veniva sempre scelto per rappresentare la scuola nelle gare di corsa campestre, mentre ora fa fatica a trovare un negozio nella sua città che venda indumenti in grado di contenere il suo pancione flaccido.
Dall’altro lato della strada, la signora Dortis si sta prendendo cura delle sue piante. Con compassione, Tommy osserva la povera vecchietta travasare da un contenitore all’altro pianticelle raggrinzite che non daranno più fiori. Sono morte o prossime a esserlo, è chiaro, ma lui non oserebbe mai farglielo notare, dato che quella sembra essere l’unica occupazione in grado di distogliere l’anziana signora dalla solitudine della vedovanza e della follia.
«Buongiorno, signora Dortis! Ha visto che sole? Non sembra nemmeno inverno, vero?»
Emily Dortis solleva il capo e concentra per un attimo la propria attenzione sull’individuo che l’ha salutata. Il viso grinzoso e pieno di rughe si contrae in una smorfia disgustata, ma gli occhi si dilatano in un’espressione impaurita. Senza dire una parola, abbandona le piante e fa lentamente dietrofront, dirigendosi un passo dopo l’altro verso la porta di casa, che è rimasta spalancata. Entra e la chiude dietro di sé con la stessa, esasperante lentezza con cui ha travasato le piante e camminato lungo il vialetto, la lentezza di una donna di settantacinque anni che ormai non contempla più il significato della parola ‘fretta’. Dopo esser rientrata, si accosta alla finestra che dà sul giardino e borbotta qualche parola oscura all’indirizzo del suo vicino.
Ma Tommy questo non lo saprà mai, perché nel frattempo è andato via.
 
Le cinque arrivano presto e Tommy è di nuovo libero.
Libero di tornare a casa, che trova tanto calda e accogliente anche se nessuno lo aspetta. Tommy è una persona gioviale, ama ridere e scherzare, ma non è il tipo di persona disposta a condividere le piccole cose di ogni giorno con qualcuno. È uno strano individuo, anche se pochi si rendono conto fino in fondo della sua stranezza. Quelli che lo conoscono, e sono in tanti, lo trovano una persona simpatica e affabile, una spalla sui cui poter contare nel momento del bisogno. Tuttavia, quando cercano di capire alcune delle sue curiose scelte di vita, non riescono a trovare risposta.
Una su tutte, perché non si sia mai trovato una moglie, nonostante il fascino – una volta – non gli mancasse.
Oppure perché conduca un’esistenza solitaria, con una vecchia pazza come unica vicina nel raggio di alcune miglia.
Sono domande che per loro rimarranno sempre tali, probabilmente. Dopotutto è un adulto, e come tale ha il diritto di condurre la propria esistenza come gli pare e piace, senza essere assillato dai dubbi di una moltitudine di amici e conoscenti.
Uscendo dall’ufficio, Tommy sale in macchina e percorre la strada verso casa finché un nuovo fast food sul lato sinistro della corsia non attira la sua attenzione. Ci risiamo. Ancora una volta, lo stomaco dell’ex atleta prevale sui consigli del medico. Gli bastano due minuti per trovare un parcheggio e dirigersi laddove potrà commettere l’ennesimo peccato di gola della sua vita. È un uomo che ha la straordinaria capacità di non preoccuparsi del futuro. Non lo teme semplicemente perché non ci pensa. Ci sono tante cose che lo preoccupano, ma tra queste evidentemente non c’è un infarto delle coronarie.
Esce dall’atmosfera calda e unta del fast food mezz’ora dopo, ancora più appesantito ma soddisfatto.
È talmente soddisfatto da non accorgersi, per un momento, della ragazzina che lo sta fissando all’angolo della strada. È poco più di una bambina, di sicuro avrà meno di sedici anni. Snella e agile, con i capelli un po’ spettinati e, se gli occhi non lo tradiscono, con un’espressione atterrita dipinta sul volto.
Tommy si avvicina, per curiosità. Sicuramente non sta guardando lui, avrà visto qualcosa di affascinante in una delle vetrine dall’altra parte della strada e quello che in un primo momento ha scambiato come terrore si rivelerà nient’altro che banale stupore. Quando le è dirimpetto, si accorge che invece il suo sguardo è fissato proprio su di lui.
Nonostante l’uomo le stia davanti già da un minuto buono, non spiccica parola.
«Tutto bene, piccola?»
I suoi occhi hanno qualcosa che non va. Sono sconvolti. Un velo di lacrime li ricopre.
«Il... il... tubo...»
Tommy avvicina l’orecchio destro per non perdersi una sillaba. Capisce le parole, ma non ne afferra il significato. La bambina le ripete un paio di volte, e infine gli mostra i palmi delle mani. Sono rossi. Bagnati. Sporchi di qualcosa che sembra sangue, ma che non può essere sangue. Tommy prega che non lo sia.
Solo ora si accorge che è vestita in modo davvero strano. Jeans enormi che le cascano da tutte le parti, troppo grandi e troppo ingombranti per essere di moda. Maglia di lana orrenda, mocassini che si intravedono appena sotto le falde dei pantaloni, crocifisso d’argento. Una combinazione decisamente strana.
«Che cosa ti è successo?» dice, inginocchiandosi e mettendole le mani sulle spalle. Prova a scuoterla, poiché si rende finalmente conto che la piccola è in stato confusionale.
«Lei... lei è... morta... morta e io l’ho uccisa...»
Tommy ascolta, ma non dice nulla. È successo qualcosa di terribile a questa ragazza. Deve portarla al più presto in ospedale. Senza perdere tempo, spinge la ragazzina fino alla sua macchina, la fa salire e parte alla volta del centro di soccorso più vicino.
Durante il tragitto, la piccola non aggiunge nulla di nuovo a quanto già detto. A volte ripete le stesse frasi, oppure abbassa il capo e contempla le mani inzaccherate di sangue. Perché è sangue, adesso Tommy ne è sicuro, anche se non sembra appartenerle.
L’ospedale dista cinque minuti. Tommy ha imboccato una strada che conduce esattamente di fronte all’edificio, ma all’improvviso qualcosa comincia ad andare storto.
Non riguarda la ragazza, ma lui.
C’è qualcosa dentro di lui, che improvvisamente non va per il verso giusto. Un impulso ancestrale, una volontà che da anni ormai ha represso, che credeva di aver sottomesso. Deglutisce a forza e si concentra per pensare ad altro. Ma è impossibile. Quando quell’istinto si desta, come ha già sperimentato altre volte in passato, non può domarlo. Mentre guida, volta la testa verso il sedile del passeggero. Lei è giovanissima, ma ha già le forme di una donna. Nonostante i vestiti sformati, si intravedono le forme del seno che sta sbocciando. L’immaginazione gli permette di delineare le forme delle cosce, esili e invitanti. I capelli sono bellissimi. Lei è bellissima.
Tornando a guardare la strada, Tommy allunga una mano verso la gamba di lei, la più vicina. La tocca e la massaggia. La ragazzina non reagisce. Non sembra nemmeno accorgersi che qualcuno la stia toccando senza permesso. Continuando a fissare l’asfalto che scorre sotto la macchina, adesso più lentamente, Tommy si fa più audace e stringe le carni di lei con maggior foga. Il cuore gli batte a mille e comincia ad ansimare. Non il minimo accenno di reazione da parte della sua vittima.
La decisione viene presa quasi all’istante.
Anziché procedere dritto come dovrebbe, Tommy si immette in una via secondaria e si allontana dal centro urbano. In breve tempo, campi e alberi sostituiscono gli edifici squadrati e luminosi, il vento e il rumore del motore soppiantano le voci e i suoni della città. C’è silenzio, in campagna. Silenzio e solitudine.
La macchina percorre una strada sterrata e raggiunge un prato al limite di un boschetto. Il buio circonda ogni cosa, non appena i fanali dell’automobile si spengono. Tommy frena e spegne il motore. Esce velocemente e fa il giro per aprire la portiera dall’altra parte. Fa freddo, ma non se ne accorge. La terra è dura come ferro. Spalanca la portiera e trascina fuori la ragazza prendendola da sotto le ascelle. Lei non reagisce. Non oppone resistenza. Sembra che Tommy stia per violentare un corpo senz’anima. Un guscio vuoto. Non può vederli, ma i suoi occhi sono vacui, spenti. Il corpo è abbandonato a sé stesso, non cammina più. Viene lasciato cadere sul terreno e denudato. Un frutto acerbo strappato con brutalità dall’albero.
Il sangue sulle sue mani bagna la terra.
Di lì a poco, anche altro sangue cola sul terreno gelato del campo.
 
Tommy si riveste con la stessa lentezza della signora Dortis e trema. Trema da capo a piedi.
Si era promesso che non sarebbe più successo. Questa volta è andato oltre il punto di non ritorno che sapeva di non poter valicare. Deve adottare contromisure immediate, e ha già la soluzione in mente. Non perde tempo e apre il bagagliaio della macchina. Non ha il coraggio di volgere lo sguardo verso la ragazza, che ancora giace nuda sul terreno ghiacciato, immobile, senza produrre un lamento o un gemito. Sembra morta, anche se Tommy sa perfettamente che non lo è.
Dal bagagliaio estrae un lungo tubo di gomma e, dopo aver aperto il serbatoio, ne infila un’estremità al suo interno. Il fatto che la ragazzina resti ferma lo aiuta tantissimo, perché non saprebbe cosa fare se lei urlasse e decidesse di vendere cara la pelle. Se poi si mettesse a correre per mettersi in salvo, beh... è chiaro che Tommy non avrebbe speranze di raggiungerla in una rincorsa.
La benzina fuoriesce dal tubo e bagna la pelle candida del corpicino raggomitolato. Qualche spruzzo è sufficiente. Dopo aver estratto nuovamente il tubo e averlo riposto, Tommy richiude il serbatoio e si dirige nell’abitacolo per cercare qualcosa. Dopo qualche minuto ne esce, più pallido che mai. Nonostante il pallore, la volontà nei suoi occhi appare ferma. In mano c’è un oggettino che emana un bagliore rossastro, un cerchio di fuoco che lo stupratore regge come una reliquia.
Un accendisigari.
Quando Tommy si accovaccia, ne appoggia il lato bruciante sulla caviglia di lei, impregnata di combustibile. Quando urla, non sa se lo ha fatto solo per il dolore o per la consapevolezza di ciò che le stava per accadere. Ecco che si rianima, si solleva, una torcia umana che si staglia contro il nero della notte e si agita come il vento nella tempesta. Si distinguono alcune parole, diverse da quelle pronunciate finora. O meglio, una sola. Ripetuta ossessivamente fino alla fine di tutto.
«L’inferno! L’inferno! L’INFERNO!»
 
Un quarto d’ora dopo, il fumo si vedeva ancora sollevarsi all’orizzonte. Dal distributore all’incrocio di Nashville Road, Tommy lo distingueva chiaramente in mezzo alle tenebre. Mentre il benzinaio riforniva l’automobile di carburante, l’uomo serrò gli occhi.
Un giorno avrebbe confessato. Ma non sarebbe stato domani. Non era pronto per rivelare al mondo ciò che era.
Quando li riaprì, il signor Robbers era lì a porgergli dal finestrino le chiavi, in attesa di essere pagato. Cinque minuti più tardi, Tommy accelerava verso casa. Solo quando ebbe parcheggiato nel vialetto, si accorse di un luccichio proveniente dal sedile del passeggero.
Un piccolo crocifisso d’argento.
   
 
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