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Autore: Flaine    07/12/2011    10 recensioni
[...] E immediatamente si accorse che stava succedendo, di nuovo, e girò lo sguardo, stringendo le labbra. [...]
Finalmente si può postare *-*
Che dire, ringrazio ancora Mya e Alicchan per lo splendido contest :'D
Visto che mi avevano dato il permesso, ho scritto una GouenGaze, spero di non essere linciata da nessuno ° 3 °
La shot è spaventosamente lunga çAç
Grazie in anticipo alle letture e alle eventuali recensioni ♥
[ One-shot classificata terza al Contest - Sweet Merry Christmas indetto da Bloody_Alice97 e _Loveless_ ]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Northern Fire'
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Oh Mister Christmas

Pairing: Gouenji Shuuya x Suzuno Fuusuke (come al solitoo~ trallallà *la trucidano*) e altri nominati :)
Genere: Introspettivo, Fluff, semi-song-fic (?)
Note: Salve! Io sono Cha *faccia ebete* ^o^
Mi sono accorta che questa idea del Natale mi è piaciuta molto =3= Anche se ho paura di fare qualcosa di molto poco originale çAç
La fic (??) è ambientata all’inizio prima della morte dei genitori di Gazelle, nella seconda parte dopo il crollo della Alius. La canzone è Shake up Christmas dei Train ** 
Che sta roba non è asattamente una song-fic, la canzone compare solo in qualche punto...
Spero che piaccia (???), anche se è troppo lunga oAo; 
Alicchan, che dire, spero di riuscire a mantenere la tua concentrazione almeno per metà della fic, perché ti compatisco xD Spero che piaccia anche a tutti quelli che la leggeranno :)
Ci si vede sotto \=O=/ ( si spera :D )



It’s~cold
[ but we’ll be freezing in style. ]

Once upon a time, in a town like this
A little girl made a great big wish
To fill the world full of happiness
And be on Santa’s magic list.

Davanti al fuoco, una bambina giocava con i suoi capelli color anice, chiarissimi, osservando curiosa il padre che trafficava con le pratiche da una parte all’altra della stanza.
Stava su un cuscino rosso, davanti al caminetto, in mezzo a due poltrone verde scuro.

Era Natale.
Teneva stretta una bambola un po’ rotta, regalatale dal padre.
"Papà, papà" lo chiamava, quando passava di fianco a lei.
Lui sorrideva, sul viso pallido e stanco, accarezzando il capo alla figlia, che aveva i bellissimi occhi azzurro ghiaccio della madre.
Lui li aveva verdi come il bosco, profondi, ma la sua bambina li aveva presi azzurri, forse era il particolare che amava più di lei, perché preso dalla moglie.

Una famiglia felice.
La donna, bionda, la guardava attenta, dalla poltrona.
Era una signora giovane, senza una ruga. Le labbra carnose erano accuratamente ripassate con un rossetto non troppo volgare e un velo di ombretto le decorava gli occhi.
Nient’altro.
Poco fa anche lei andava in giro per la casa, preparando la cena che ci sarebbe stata quella sera.
Il Natale erano sempre molto indaffarati, si premuravano sempre di invitare a casa loro gli amici, i parenti e il vicinato. Era una festa che apprezzavano molto.
"Tesoro..." le arrivò la voce di suo marito, che prendeva in braccio la bambina.
"Dimmi." Gli rispose con un sorriso, alzandosi dalla poltrona e lasciando la sciarpa blu che stava cucendo su uno dei cuscini.
Non era una donna molto alta. Sì, decisamente, se c’era qualcosa che le mancava era l’altezza, paragonata a suo marito Shimo.
Atsui si riteneva una donna felice, aveva una bella casa, un marito dolce e indaffarato e una bellissima bambina, Bryce.
Ma sin da piccola piccola veniva soprannominata Gazelle, perché anche quando gattonava era una scheggia.
Il padre le diceva che sarebbe diventata bravissima negli sport, ma, senza accorgersene, le aveva fatto una specie di promessa.
Ora la piccola stava giocando con la strana acconciatura del padre, tirandogli i capelli e tossendo un po’. "Paaaaapi!"
Shimo rise, "Dimmi, piccola."
Gazelle puntò alla pipa che l’uomo aveva in bocca. "Puzza!"
Atsui ridacchiò, prima di dare un bacio all’uomo e vedere una smorfia schifata della bimba.
"Vedrai che piaceranno anche a te queste cose quando sarai grande."
A Natale, se una coppia era sotto il vischio, si doveva baciare.
La piccola aveva già visto quello spettacolo ed era sicura che i suoi genitori l’avrebbero fatto ancora. Al pensiero s’imbronciò un po’. Non era una romanticona, per niente.
Le sue amiche avevano le barbie e lei... i dinosauri.
"Che ne dici, Gazelle, andiamo a giocare con la neve, quest’anno?"
La bambina alzò lo sguardo, aspettò un po’ e dopo annuì, timida.
"Vai con la mamma, che papà deve mettere a posto tutti quei fogli."
Quando la donna aprì la porta, la piccola si nascose subito dietro allo stipite.
Stava nevicando.
"Gazelle, hai ancora paura della neve?"
La bambina abbassò lo sguardo.
La neve era fredda, bianca, glaciale. Inghiottiva l’ambiente e solo il sole poteva farla andare via.

Possessiva.
Mentre le braccia di mamma e papà erano calde, non arrossavano le mani come la neve, gelida; quando le si toccava non facevano male.
La neve pungeva le guance, dove prima la madre aveva schioccato un piccolo bacio.
Gazelle si ricordava troppo bene della notte in cui aveva sentito gli alberi piegarsi sotto il vento, e aveva riconosciuto la sua amata quercia senza più una foglia, nella nebbia,
guardando la piazzetta dalla sua finestra.
"Mamma" mormorò, "quando sarò grande non avrò più paura della neve, vero?"
"Secondo me ti piacerà." Disse lei, sorridendo e sollevando la bambina. "Ci avventuriamo assieme nella neve, che ne dici?"
Gazelle sorrise sul visetto paffuto, aggrappandosi al seno della madre.
Davanti a casa loro c’era una stradina e poi subito la piazzetta. Rotonda, con alla sua destra una bellissima quercia un po’ piegata dalla tempesta di un anno prima.
Al centro stava una fontana piena di monete, si diceva che i desideri espressi a Natale lanciando un centesimo nell’acqua fredda si avverassero sul serio.
Tutte disposte attorno alla fontana c’erano delle panchine, dipinte in vernice verde, anch’esse sempre gelide.
I lampioni si erano accesi da poco, illuminando leggermente l’ambiente più di quanto potesse farlo il sole invernale. Attorno giusto due o tre genitori giocavano con i loro bambini, alcuni stavano facendo un pupazzo a cui mancava il naso.
La madre si fermò ad ammirare la neve che brillava leggermente sotto la luce fievole della pomeriggio che se ne andava, qualche foglia caduta bucava qua e là quel manto. "Hei, Gazy," la chiamò "ti piace?"
La bambina prese coraggio stringendo la bambola e, dopo aver annuito e fatto un leggero brontolio, chiese alla mamma di metterla giù. Affondò gli stivaletti beige nello strato di neve, morbida, trattenendo un brivido.
Mosse qualche passo verso una panchina dov’era già seduto un bambino che faceva una palla di neve, senza guanti.
La madre appoggiò una coperta un po’ rovinata alla panchina, sapeva che a sua figlia dava fastidio il freddo e le piaceva assicurarsi, anche in quei piccoli momenti, che stesse bene.
Rise un po’, vedendo la piccola Gazelle che tentava di salire su senza scivolare o raffreddarsi le mani, e la aiutò.
Non le piaceva pensare di abituare la figlia a cavarsela da sola fin dalla tenera età.
Si fidava molto di lei, era una bambina molto sveglia, forse un po’ troppo timida e schietta.
Immediatamente Gazelle affondò il visetto nella sciarpa. "Che freddo che fa..."
Atsui sorrise.
"Ehiii! Atsui!"
La donna si girò, notando su una panchina leggermente più avanti una sua amica, così si voltò verso la bambina, alzandole la frangia e appoggiando le labbra calde alla sua fronte.
"Vado un attimo dalla mamma di Hiroto, sono laggiù."
Bryce annuì piano.
Rimase a guardare sua madre che parlava con l’amica, finchè non sentì la coperta sotto di lei tirare. Gonfiò le guance, chiamando l’altro bambino picchiandogli l’indice sulla spalla. Quello si girò, calmo, forse solo un po' spaventato.
"Non sederti sulla mia coperta!"
Quello aggrottò le sopracciglia. Aveva dei morbidi capelli anche lui bianchi, tirati all’insù, ma di un colore più caldo, bianco crema. Non aveva la pelle pallida come Gazelle, ma color zenzero. Un cerotto gli copriva parte della guancia.
La cosa che colpì di più Gazelle, però, furono quegli occhi color cioccolato fondente che, sebbene grandi, erano un po’ affilati.
"Perché non posso? Ho freddo..."
Lei tornò a guardargli le piccole mani arrossate, che stringevano una sfera bianca, lavorata da molto. Ma notò anche un paio di guanti rossicci di lana che sbucavano dalla tasca del suo giubbotto verde scuro.
"Perché la coperta è mia." Incrociò le braccia, capeggiando. "E poi perché non ti metti i guanti?"
Il bimbo non distoglieva lo sguardo e assunse un’espressione lievemente scocciata.
"Ho fatto questa palla di neve per la mia sorellina. È appena nata, lei. Tu non hai fratelli o sorelle?"
Bryce rilassò il broncio sul viso. "No.."
Una sorellina. Chissà come sarebbe stato avere un fratellone, pensò. Forse era come avere un secondo papà. Stava per chiederglielo, ma sentì il tessuto sotto di lei tirare ancora, e fece cadere dalla panchina l’altro con una spallata.
"Ehi!"
Lei era sola?
In quel momento sì, la sua mamma era da una sua amica e quel bambino... le stava già antipatico. Anche perché si era rimesso in piedi, proteggendo la sua creazione; si era
riseduto di fianco a lei, sulla coperta.
Ma Bryce lo trattò allo stesso modo, spingendolo giù.
"Lasciami da sola, brutto."
Dopo averlo ghiacciato con lo sguardo, la bambina si voltò sdegnata dall’altra parte.
Ormai si stava facendo sera. Non c’era più il bagliore azzurrino del cielo pomeridiano, ma una luce arancione tenue.
Gazelle vide con la coda dell’occhio il bimbo intristirsi.
Un po’ di vento scosse la piazzetta, facendo cadere alcune foglie ritardatarie.
Il biondino allora si sedette ai piedi della panchina e Bryce s’innervosì.
"Perché non vai via? Voglio stare sola."
"E io non voglio che tu stia da sola!" sbottò il bambino, in ginocchio sulla neve. "Come ti chiami?"
Gazelle era rimasta colpita, e ci mise un po’ a rispondere, voltandosi e arrossendo un pochino.
"Bryce, ma chiamami Gazelle." Disse lei chiudendo gli occhi.
L’altro sorrise, "Io sono Axel." E le porse la manina umida e arrossata.
La bambina nascose la bocca nel tessuto caldo della sciarpa, tirando fuori una mano dalla tasca e stringendola ad Axel. Quello la guardò un po’ stupito.
"Anche tu non hai i guanti." Fece, curioso, spostando la coperta di Gazelle per sedersi.
"Gazelle." pronunciò il suo nome, convinto, "A te piace la neve?"
"Non tanto..."
Atsui si avvicinò alla panchina dove era seduta la figlia, assieme alla madre di Xavier.
"Oh, hai trovato un amico." Gli sorrise. "Ciao, piccolo."
Axel sorrise, senza un dente. "Salve signora!"
"Gazy, stanno per arrivare gli ospiti, dobbiamo andare a casa."
"Hum." La bambina annuì, scendendo dalla panchina e porgendo la coperta alla madre.
"Non saluti il tuo amico?"
Bryce sbuffò, girandosi verso Axel e facendogli la linguaccia. "Ciao, brutto."
Il piccolo esitò un momento, lievemente intimorito dal comportamente brusco della bambina. "Tieni."
Gazelle lo guardò in modo interrogativo, osservando la mano del bambino chiusa a pugno.
Storse la bocca. "Che cosa c’è lì?"
Lui chiuse gli occhi è si gonfiò. "Lo saprai solo se mi dai la tua mano!"
Axel le mise nel palmo uno dei suoi guanti rossi, sorridendo di nuovo.
La bambina stralunò gli occhi, giocando con quel tessuto caldo. "Ma non li vuoi tenere?"
"Buon Natale!" le disse correndo via, probabilmente anche lui da sua madre.
"Aspetta!" Gazelle si fece largo nella neve, per raggiungerlo.

Dopotutto non era così male, l’inverno.
"Che c’è?"
"Tu mi hai fatto un regalo e ora tocca a me." Gli spiegò lei con aria di superiorità.
Poi si avvicinò e gli diede un piccolo bacio sulla guancia, poi corse via in fretta, infliando una mano nel guanto e prendendo con l’altra quella della madre.
Axel arrossì di botto, voltandosi. "Tzè, le femmine!"
Atsui rideva come una matta. "E tu dicevi che queste cose dolci non ti piacevano!"
"Era per fargli uno scherzo, mamma!" brontolò la piccola.
"Perché l’hai chiamato brutto, prima?"
"Perché è brutto, e pure antipatico." Concluse Bryce, convinta, sotto le risate della madre e di quella di Xavier.

At the same time, miles away,
A little boy made a wish that day
That the world would be okay and Santa Claus would hear him say:
"I got dreams and I got love, I got my feet on the ground and family above,
Can you send some happiness with my best
To the rest of the people of the East and the West?

Ogni volta che ripensava a sé da piccola si chiedeva due cose.
Come facesse a non piacerle la neve e come aveva fatto, esattamente, a voler baciare sulla guancia proprio Axel.
Il problema principale era che lui se ne ricordava ancora e ogni anno, a Natale, la stuzzicava usando come modello quell’episodio.
Gazelle stava seduta sul divano, ascoltando annoiata i consigli di stile che le ragazze si davano, o altre discussioni. Non avrebbe ammesso, però, che anche lei era curiosa di chi sarebbe finito sotto il vischio, quell’anno.
Xeen giocava sempre dei brutti scherzi alle coppie, quindi non si sarebbe stupita se a far pendere la pianta fosse stato proprio lui.
Ci sarebbero finiti sotto o Burn e Mercury, o Suzette e Edgar, Reize e Diam, insomma, Hiro-chan aveva un bel repertorio di coppie da "sistemare".

Lei e Axel.
"Gazelle, quella felpa ti sta proprio bene!" squittì Suzette, abbracciando di spalle la ragazza, interrompendo la sua serie di pensieri.
Ogni tanto la blu era troppo esuberante, specialmente in presenza di Eric, ma era una delle migliori amiche che avesse mai avuto.
"Grazie."
Invece Bellatrix non la considerava come un’amica, ma ormai come una sorella.
Sentì Victoria proporre a Mercury un trucco per abbordare Burn, ma fallendo nel convincere l’amica e ritrovandosi a correre per tutto il salone.
Maki era tale e quale a quella che era nell’orfanotrofio. Era maturata, ma aveva dei tratti talmente forti che si sarebbe stupita se fossero cambiati.
Crescendo, invece, Gazelle era cambiata, le piaceva la neve, aveva iniziato ad odiare il caldo e a non avere più la stressante parlantina che l’aveva attaccata attorno ai sei anni.
Tutto era stato sostituito da un silenzio glaciale e uno sguardo altrettanto freddo.
Tanta gente le aveva fatto promesse a cui lei aveva fatto riferimento, ma si era vista tutte quelle figure voltarsi e darle le spalle, spezzando la sua fiducia.

Suo padre.
Le diceva che era brava negli sport, ma cosa era finita a praticare?
Un calcio di pura distruzione, non il calcio vero. Uno sport per sfamare il proprio orgoglio, dimostrare la propria superiorità. Suo padre era un bugiardo, e con lui la maggior parte delle persone che la circondavano, piene di schifosa compassione. Solo poche, pochissime, si meritavano la sua stima.
Quelle che non l’avevano mai tradita. Quelle che, condividendo le sue idee, non si erano mai voltate dalla parte della popolarità, ma avevano mantenuto i loro ideali.
A Gazelle piaceva vedere gente che la pensava come lei. Anche se erano in pochi, le davano forza. Appunto, una di quelle era Bellatrix.
Non sapeva cosa l’aveva trasformata.
Nostalgia?
Forse.
Odio?
Forse.
Paura?
Forse.
Solitudine?

Probabilmente.
Rifiutava che le piacesse qualsiasi ragazzo, qualsiasi.
E dire che di pretendenti non ne aveva pochi, infatti aveva un bel fisico. Certo, non era prosperosa come certe sue coetanee, ma non se la cavava male.
Non sapeva il motivo di questa repulsione, fatto sta che fra i ragazzi che conosceva, era fermamente convinta di non essere nemmeno lontanamente interessata ad alcuno.
Uno, però, era certa di detestarlo con tutta se stessa, e non era nientemeno che Axel.
Non le importava il fatto di conservare con una cura e un’attenzione così forti il piccolo guanto rosso che le aveva regalato quel Natale, assieme alla sciarpa che sua madre le
aveva cucito il giorno stesso.
Quel viso che spesso non lasciava vivere nessuna emozione, tutte le volte che lei parlava e lui roteava gli occhi e si allontanava...
"A tavola!" l’urlo di Bellatrix dalla cucina la distrasse, e mollò sul divano il DS.
Tutti si alzarono, urlando e ridendo, tranne Mercury, a cui era caduto il cappello da Babbo Natale.
Considerava quei festeggiamenti una cosa completamente nuova per lei, in fondo alla Alius non l’avevano mai fatto. Comunque, come festa non le pareva un granchè.
Perché a Natale bisognava essere più buoni del solito?
Perché doveva esistere una festa per essere gentili?
Certo, potevano succedere cose interessanti, non se lo negava, ma detestava quell’usanza dei regali, le cene tutti assieme e soprattutto le canzoni spensierate.
Non era più una bambina senza problemi.
Non era più quella bambina senza problemi.

La cena era stata buonissima, per carità, ma non avrebbe dormito almeno per quella notte per il cibo che le era rimasto sullo stomaco.
Tutta la gente chiacchierava, allegra, a tavola.
Era anche caduto l’albero.
Era tardi, e dopo il brindisi - con aggiunta di Burn mezzo ubriaco e Mercury che rideva come una folle - e la partita alla Wii il sa si era svuotato.
Gazelle invece si era alzata, non appena finita la cena, uscendo.
Era andata davanti all’enorme fontana della piazza.
Quando era piccola lei, sembrava tutto più piccolo. Ma quella piazza era davvero immensa, al contrario di quella che c’era davanti alla vecchia villa.
Si girò verso le case, vedendo trasparire dalle luci accese delle finestre, ombre che ridevano e festeggiavano, bambini che giocavano.
Strinse gli occhi.
E lanciò una moneta nella fontana, di spalle, sussurrando "Vorrei ricevere qualche bel regalo."

Che altro poteva desiderare, se no, a Natale?
Non era così speciale. Non capiva perché, poi, la nascita di Cristo fosse stata tramutata in una festeggiamento del tutto diverso, ma non la turbava molto.
Solo che sentiva sua madre parlarne spesso e le era rimasto il dubbio.
Sbuffò, osservando la nuvola d’aria condensata che si consumava nel buio.
I genitori le dicevano spesso cosa avrebbe fatto in futuro, un futuro grandioso.
Ma lei non era uno strumento, e il suo futuro lo decideva da sola. Poteva diventare una grande impiegata, come la maggior parte dei ragazzi della sua età desideravano.
Ma le sembrava una sciocchezza, adattarsi all’opinione comune e confondersi in quell’orda di persone che pensavano come la maggioranza. La stessa cosa valeva per il Natale.
Quella gente non era nessuno. Cercavano solo di adattarsi alla massa per non rimanere incompresi.
Dopo un po’ tornò in casa, vedendo sollevata che non c’era più nessuno.
Si avvolse in una coperta, aspettando che il fuoco del camino si spegnesse. Accese la console e guardò l’ora: 3.37
"Chi pensava che si potesse dilungare così..." si disse in un sospiro, aggiustando un cuscino.
"Ehi, nottambula."
Aveva ragione. C’era un buio opprimente fuori, ma i lampioni illuminavano quella che si prestava ad essere una soffice e lieve nevicata, non una tempesta.
"Ti diverti a sfornare soprannomi?" rispose all’intervento di un qualcuno che si sedette di fianco a lei.
"Ti diverti a fare l’asociale?"
Axel l’aveva osservata per tutto il tempo in cui era stata fuori.
Gli sembrava di avere occhi solo per lei e la cosa lo scocciava non poco. Anche in quel momento la stava guardando, illuminata a scatti dal fuoco, quel fuoco che a lui piaceva così tanto, ma che non si meritava più attenzioni di Gazelle, pensò.
E immediatamente si accorse che stava succedendo, di nuovo, e girò lo sguardo, stringendo le labbra.

Let me meet a girl one day,
That wants to spread some love this way.
We can let our soul run free
And she can open some happiness with me.

"Tss." Sibilò lei, spostando la coperta per fargli spazio e per fare in modo che non ci si sedesse sopra. Shuuya le aveva detto che era stanco e che sarebbe andato a dormire.
"Perché sei sveglio?" gli chiese, allora.
Non aveva voglia di stare con qualcuno. Non aveva voglia di stare con lui.
Ma non ricevette risposta. Si girò seccata verso il ragazzo, che osservava il camino, rannicchiato.
Avrebbe voluto chiedergli se le avrebbe rubato la coperta anche quella volta, ma le sembrava un po’ azzardato e non voleva sembrare romantica, neanche di passaggio.
"Mi sono dimenticato di darti il regalo."
Concluse lui dopo quella che gli sembrò un'esitazione abbastanza patetica. Perché tentennava con Gazelle? Proprio con lei? Aveva dato il regalo a tutti, ma quando era arrivato il momento di Bryce si era tirato indietro.
Le guance di Gazelle si tinsero di un rosso appena notabile, e lei nascose il viso nella coperta.
"E allora?"
Nonostante i modi bruschi e freddi, era impaziente.
Da piccola, per esempio, non era romantica. Ma, crescendo, nonostante le apparenze, sotto sotto un po’ lo era diventata.
Non sapeva se era merito di qualcuno, ma certe volte lo notava, notava di essere sdolcinata o nostalgica, soprattutto in sua presenza. E ovviamente non le andava bene.
C’era anche lui alla Alius, purtroppo. Era stato nella squadra di Nathan, i Dark Emperors.
"Posso?"
La ragazzo sbuffò e strinse i denti, allungando una mano, dove presto atterrò una piccola catena.
Una piccola, bellissima catena, dove in uno degli anelli era stato inciso "Suzuno".
Aveva sempre detestato i bracciali troppo vistosi e appariscenti che vedeva indossare a Suzette, o anche quelli semplici come la cordicella arcobaleno di Victoria.
Ma quello, quella catenelle argento, con dei riflessi freddi, le piaceva.
Non sorrise, solo perché si trattenne.
Non se lo aspettava.
E da lui, poi
Che le stava appiccicato tutto il tempo.

O forse era lei?
Che la faceva sempre arrabbiare, la prendeva in giro, le faceva saltare i nervi, cercava di consolarla.

Migliori amici?
"Hai..." sussurrò Axel, allungando una mano verso il capelli di Gazelle.
"Ho?"
"Qualcosa nel cespuglio di capelli che ti ritrovi." Si allontanò dalla ragazza, con qualcosa stretto nella mano.
"Questo trucco è vecchio come Shiller." Puntuò Gazelle, fredda.
E Shuuya pensò che forse non era stata una grande idea, vista la reazione. Forzò un sorrisetto.
Poi Bryce gli fece segno di aprire la mano. E quello con quello che vide, le si strinse la gola e non potè fare a meno di prendere, guardare e stringere il piccolo guanto rosso che il ragazzo le aveva appena trovato fra... i capelli.
Axel era rimasto quasi a bocca aperta, davanti a quegli occhi di ghiaccio sorpresi, che diventavano acqua.

Migliori amici?
Quel piccolo guanto significava molto per lei, lo sentiva, ma non lo ammetteva.
Si frugò nella tasca. "Guarda, ho anche l’altro." Disse, piatta.
Axel ridacchiò. "L’hai tenuto."
Nonostante il sorriso, quasi non ci credeva. Temeva che l’avesse perso, o peggio ancora buttato via.
Non pensava che dopo la Alius si sarebbero rivisti, ma aveva chiaro il ricordo di quella bambina irritata che lo spingeva continuamente giù dalla panchina, contro la ragazza fredda che era ora.
Gazelle si voltò di scatto, rimettendo entrambi i guanti al sicuro.
Negli attimi di silenzio che seguirono, lui raccolse qualche briciola di coraggio, sperando di non essere assassinato nuovamente dallo sguardo della ragazza.
"Non è ancora finito." Axel prese in fretta il polso a Gazelle, appoggiandole altrettanto velocemente le labbra alla guancia, poi scappando via, aggrottando le sopracciglia e sorridendo.
Sperava da tanto di ripagare quel gesto che considerava tanto infantile e innocente quanto importante.
Quando la ragazza si scosse, agitò un pugno, urlando "T-te la farò pagare! Idiota!"
"Ma adesso..." borbottò, cercando di non farsi notare, ma Axel tornò indietro.
"Il camino non si è ancora spento." Disse, gelida.
Axel capì l’invito indiretto che aveva appena ricevuto dalla ragazza, sorridendo, sollevato, accucciandosi di fianco a lei. Prese la coperta e la avvolse attorno alle sue spalle e a quelle di Gazelle. "Dormiamo?" le sussurrò all’orecchio, abbracciandola. "Buon Natale, Bryce."
Nevicava quasi forte, ormai.

La neve era fredda, bianca, glaciale. Inghiottiva l’ambiente e solo il sole poteva farla andare via.
Possessiva.
Mentre le braccia di Axel erano calde, non arrossavano le mani come la neve, gelida; quando le si toccava, non facevano male.

Migliori amici? No, l’aveva capito. Grazie al Natale.
Non era poi così male, come festa.
Era incredibile come un gesto, un minuto gliel’avesse fatto realizzare.
Avvolse le braccia attorno alle spalle di Axel, sdraiandosi di fianco al camino sopra di lui, con il cuore che batteva a mille e rabbrividendo.
Si agitava un po', ma lui non mollava la presa.
Non voleva che se ne andasse. Ancora una volta, non voleva lasciarla sola.

La cosa, stranamente, la rendeva tranquilla. Il suo acerrimo nemico, la neve e il freddo fuori, il caldo e l’accoglienza dentro. "Buon Natale, imbecille..." mormorò di risposta.

Gliela farò decisamente pagare in futuro
, pensò, lasciandosi stringere.

In futuro.

Nemmeno la principessa dei ghiacci poteva prevedere il futuro, e non sarebbe mai stata capace di immaginare quello che sarebbe stato. O forse sì?
Davanti al fuoco, un bambino giocava con i suoi capelli color crema, chiari chiari, osservando curioso il padre che trafficava con le pratiche da una parte all’altra della stanza.
Stava su un cuscino rosso, davanti al caminetto, in mezzo a due poltrone marroncine.
Era Natale.
Teneva stretto un paio di guanti rossi, un po’ rotti, regalatogli dalla madre.
"Papà, papà" lo chiamava, quando passava di fianco a lui.
L’uomo sorrideva, sul viso abbronzato ed energico, accarezzando il capo al figlio, con i bellissimi occhi azzurro ghiaccio della madre.
Lui li aveva marroni come il cioccolato fondente, profondi, ma il suo bambino li aveva presi azzurri, forse era il particolare che amava più di lui, perché preso dalla moglie.
Una famiglia felice.

Bryce chiuse gli occhi, ricordandosi quella serata con un sorriso.
Mercury e Burn avevano fatto la torre umana con i cappelli da Babbo Natale e Reize e Diam avevano messo la barba al gatto.
Bellatrix rideva, sincera, anche lei; ed era finito sotto il vischio Hiroto. Lui che voleva ingannare qualche altra coppia, era stato beccato.

E così si ricordò che anche lei, Gazelle, aveva fatto cin-cin con ciascuno di loro.

 
Shake it up!
Shake up the happiness,
Wake it up!
Wake up the happiness,
Cm’on ya all, it’s Christmas time!



Eccoci xD

... Troppo lunga, vero?
Fa schifo, vero?
...
Sì, fa schifo.
Sono 4.044 parole insensate, lo so =3=
Spero che l’idea sia quantomeno originale, perché mi ha fulminata **
Non volevo fare le solite cose con tutti gli amici, poi due si trovano sotto il cielo stellato e si sbaciucchiano allegramente xD 
... Però ammetto che mi dispiace non aver messo nessun bacio serio. >7< *viene padellata da Gazelle*
T^T
Che posso dire d’altro?
I significati dei nomi dei genitori di Gazelle! :D Shimo significa gelo... e Atsui calore çuç

Ah, grazie mille ad Alicchan e Myasan per aver indetto questo splendido splendido contest çuç ♥
Spero almeno di non arrivare ultima. .-. *passa Burn ubriaco che canta assieme a Mercury Rock this party*
...
*si unisce ai due*
Eeeee... Buon Natale in anticipo~! \^3^/ *lancia abbracci imballati* [cit.]
-Cha;

 

  
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