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Autore: xArwen    07/12/2011    1 recensioni
Mikey è un ragazzo riservato e passa la maggior parte del suo tempo con la sua migliore amica, Alicia. Ma nasconde una parte inquietante della sua personalità: quando è solo si mette due dita in gola e rivomita tutto ciò che ha mangiato in precedenza. La sua situazione psicofisica stava già precipitando drasticamente quando Gerard, il fratello di Mikey, si accorge della sua malattia e cerca di aiutarlo. Mikey intraprende quindi un lento periodo di riabilitazione aiutato da Gerard, Alicia ed altri nuovi amici. Ma la sorte riserva sempre dei risvolti inaspettati della situazione.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio Mikey era tornato a casa all'orario in cui tornava di solito dopo la scuola per non destare sospetti ed aveva passato il resto del pomeriggio nella sua camera a leggere. Ultimamente passava gran parte del suo tempo libero immerso nei libri. Lo distraevano dal mondo esterno e mentre i suoi occhi guizzavano sulle parole stampate la sua mente si catapultava in un altro universo, ovattato e in cui i personaggi avevano sempre la soluzione a tutto. Solo quando iniziò a fare buio si ricordò che aveva da studiare alcune pagine di letteratura. Posò il libro che stava leggendo – sulla copertina cartonata verde delle grosse lettere scure formavano il titolo, On the road by Jack Kerouack – sul pavimento ed estrasse il testo di letteratura dallo zaino, ancora poggiato sotto la scrivania da quando era tornato da casa di Alicia. Non sarebbe stato molto impegnativo, una lettura veloce e avrebbe fissato i concetti principali, se la cavava abbastanza bene nelle materie umanistiche. Tornò a distendersi sul letto e iniziò a studiare in attesa che lo avessero chiamato per la cena. Infatti dopo qualche minuto sentì Gerard che lo chiamava da sotto le scale. Scese senza farsi chiamare di nuovo e si sistemò a tavola. Il resto della famiglia era già seduto e Donna stava servendo della pasta cosparsa da una salsa chiara, probabilmente panna. Mikey odiava quando la madre cucinava la pasta, soprattutto se la faceva per cena. La pasta conteneva carboidrati e i carboidrati facevano gonfiare ed ingrassare soprattutto se mangiati di sera. Aveva letto tutto ciò su una rivista della madre e gli era rimasto impresso. Già era restio e mangiare cibi troppo conditi e calorici, figuriamoci la pasta con la panna per cena, una vera bomba calorica secondo lui. E dopo il primo seguiva il secondo, immancabilmente fornito di contorno: tacchino e broccoletti. Mikey si chiedeva come facessero sua madre, suo padre e suo fratello a mangiare così tanta roba, consapevoli che tra poche ore sarebbero andati a dormire e che tutto ciò sarebbe finito ad aumentare le loro riserve di energie, comunemente chiamate grasso. Nonostante ciò mangiò la propria porzione di pasta ed anche un pezzetto di tacchino accompagnato dai broccoletti. La verdura, come la frutta, erano gli unici alimenti che mangiasse volentieri. Poteva sentire il cibo disgregarsi nello stomaco, fluire nelle sue vene ed andare ad attaccarsi all'interno della sua pelle. Riusciva a sentire il grasso che si formava, il suo peso che aumentava, il colesterolo che gli ostruiva le arterie. Quella sensazione di calorie che piano a piano si impossessavano del suo corpo era opprimente. Lo angosciava terribilmente. Lo faceva sentire sporco internamente.
«Hai avuto molto da studiare oggi, Mikey? Non sei uscito per niente dalla tua camera.»
«No, stavo leggendo un libro.»
Il discorso che Donna aveva cercato di iniziare col figlio minore si interruppe lì dove era iniziato e Gerard iniziò a raccontare alcuni fatti che erano accaduti quel giorno nella sua scuola. In casa Way i pasti non erano accompagnati sempre da una conversazione ben definita, più che altro ognuno raccontava spezzoni di quello che aveva fatto durante la giornata e commentava ciò che era accaduto.
Appena ebbe finito di mangiare, Mikey sentì il bisogno impellente di bere. Bere finché tutta l'acqua non avesse eliminato lo sporco che sentiva dentro e non lo avesse purificato di nuovo. Ma prima doveva superare un'altra tappa.
Aiutò la madre e il fratello a sparecchiare e mentre Donna iniziava a lavare i piatti salì di nuovo al piano di sopra, diretto verso il bagno. Chiuse a chiave e si inginocchiò davanti al water togliendosi la maglietta e restando a petto nudo. Un leggero brivido gli percorse la schiena pallida e ossuta. Poi, senza esitazione ed in un unico movimento fluido ed esperto, si infilò l'indice e il medio della mano destra in bocca ed esercitò una leggera pressione alla base della lingua, dove iniziava la discesa verso lo stomaco. Vomitò tutti i sensi di colpa.
Quando ridiscese, finalmente di nuovo leggero e disintossicato, si procurò una bottiglia d'acqua e la portò in camera sua insieme ad un bicchiere. Nessuno notò i suoi movimenti: i genitori erano davanti la tv e Gerard si era di nuovo ritirato nella sua camera. Si chiuse la porta alle spalle e si sedette per terra con la schiena appoggiata al bordo del letto. Si versò un bicchiere d'acqua e lo bevve per togliersi quel sapore acido che gli rimaneva sulla lingua dopo ogni volta che si liberava del cibo ingerito. Il liquido raggiunse subito il suo stomaco e sentì la sensazione, questa volta piacevole perché non calorica, di sazietà e purezza che gli conferiva. Dopo il primo bicchiere ne seguì un altro e poi un altro ancora. Aveva ripreso in mano il libro che stava leggendo ed ogni poco beveva un altro bicchiere finché non ebbe finito tutta la bottiglia.
La spia luminosa del cellulare di Mikey iniziò a lampeggiare, illuminando fiocamente e a tratti il piano della scrivania immerso nella penombra. Il ragazzo notò la luce con la coda dell'occhio e posò il libro. Lo aveva già quasi finito, nonostante fossero solo tre giorni che lo aveva iniziato. Avrebbe voluto anche lui, come il personaggio che Kerouack aveva creato in funzione di una specie di suo alter ego, viaggiare senza sosta contando solo sulle sue forze, senza programmare tutto alla perfezione ma semplicemente partendo con una valigia contenente lo stretto indispensabile ed un po' di soldi, diretto all'avventura.
Prese il cellulare e vide che c'era un nuovo sms. Era di Alicia: “affacciati”. Mikey ubbidì, sebbene un po' perplesso, e vide che sotto la sua finestra al primo piano c'era la sua amica. Appena Alicia lo vide comparire da dietro il vetro lo salutò con vigore intimandogli di scendere con un sussurro che però quello non poteva udire. Il ragazzo aprì la finestra e rabbrividì quando l'aria fredda della sera gli sferzò la parte superiore del corpo coperta solo da una maglia leggera. Sempre parlando a bassa voce per non farsi sentire dagli altri familiari, Mikey chiese ad Alicia come mai alle dieci di sera si trovasse sotto la sua finestra.
«Dai scendi, Lindsey fa una festa. Sono passata da casa sua e già c'è un sacco di gente.»
«Ma ora non posso, è tardi e domani c'è scuola... Non mi faranno mai uscire!»
«Esci senza dirglielo, no?! Come pensi che abbia fatto io? Mamma dorme già e domani andrà presto al lavoro, non si accorgerà mai che sono uscita neanche se non dovessi tornare per niente domani mattina.»
Mikey rifletté che alla fine neanche i suoi genitori avrebbero notato la sua assenza per qualche ora quella notte. In genere quando era in camera sua la sera non passavano a dargli la buona notte perché pensavano stesse già dormendo – anche se non era mai così – e la mattina pure loro come la madre di Alicia sarebbero andati presto al lavoro. Senza pensarci ulteriormente accettò la proposta dell'amica, almeno avrebbe passato una serata inaspettatamente diversa dalle altre e non si sarebbe rigirato nel letto in preda all'insonnia per buona parte della notte.
«Prendo la giacca e scendo, aspetta là.»
«Grande!»
Mikey prese la sua giacca nera dalla sedia girevole su cui era poggiata e si infilò il cellulare in tasca. Aveva ancora addosso i vestiti con cui era andato a scuola e gli sembrarono adatti anche per quel festino improvvisato. Di sicuro sarebbero stati tutti così ubriachi e sotto l'effetto di sostanze che non si sarebbero neanche accorti se fosse nudo o vestito. Prima di abbassare la maniglia della porta della sua stanza però pensò che non poteva passare dal portone principale. Avrebbero sentito il rumore e lo avrebbero visto passare. Poteva saltare dalla finestra, calarsi dalla grondaia, arrampicarsi giù dall'albero fuori la sua finestra ma tutte queste ipotesi gli sembrarono troppo da film. Se ne avesse provata una molto probabilmente sarebbe finito in ospedale con una gamba rotta, nella migliore delle ipotesi. Si affacciò dunque di nuovo alla finestra per chiedere la consulenza di Alicia.
«Ali, se passo dal portone mi scoprono. Come faccio?»
«Salta!»
«Ma dai! Mi serve un'idea fattibile.»
«Aspetta che vanno a dormire e poi hai campo libero. Tanto non manca molto prima che si ritirino no?»
Mikey guardò la sveglia. Erano le 22.25, tra un quarto d'ora probabilmente anche Donna e Donald sarebbero andati nella loro camera e lui poteva passare tranquillamente.
«Okay allora aspettiamo. Abbi pazienza.»
«Naaa, tranquillo. Mi fumo una sigaretta nel frattempo.»
Alicia si sedette a gambe incrociate sul terreno che già iniziava ad essere coperto di gialle foglie autunnali. Prese l'anonimo astuccio di scuola nel quale teneva tabacco, filtri e cartucce al posto di penne e matite e sparse il contenuto sull'erba intorno a lei. Mikey osservava i movimenti agili della ragazza che, con quelle mani minute e parzialmente coperte da guanti neri senza dita, in un lasso di tempo di neanche un minuto riusciva a rollare una sigaretta dritta e che tirava perfettamente. Se ne preparò due e quando ebbe confezionato anche la seconda alzò lo sguardo verso la finestra.
«Te ne faccio una anche a te?»
Mikey, che era assorto nella contemplazione dei movimenti delle mani di lei mentre con le orecchie stava attento a captare ogni piccolo rumore che lo informasse che i suoi genitori stessero andando a dormire, sobbalzò internamente quando sentì la voce di Alicia che rompeva quel silenzio riflessivo.
«Sì dai che io faccio schifo a rollare.»
«Comunque mi sono procurata un po' di...»
La ragazza roteò gli occhi con fare evasivo e complice allo stesso tempo mentre si accendeva la prima sigaretta sorridendo lievemente.
«Ce la fumiamo da Lindsey.»
Alicia fece il segno dell'okay alzando il pollice della mano destra in direzione di Mikey e continuò a fumare nell'attesa. Dopo qualche minuto di silenzio, Mikey si sporse poggiando le mani sul davanzale.
«Ali, credo che siano andati a dormire! Aspetto dieci minuti per sicurezza e scendo.»
«Ricordati le chiavi, non vorrai citofonare per farti aprire quando tornerai.»
Alicia conosceva l'abitudine dell'amico di lasciare sempre le chiavi di casa a casa – convinto che invece le avesse in tasca – quindi quando rientrava era costretto sempre a citofonare per farsi aprire, tranne quando la casa era vuota e doveva aspettare seduto sulla soglia che qualche familiare tornasse. Anche questa volta, infatti, Mikey stava per scordarsele nella tasca interna dello zaino e le prese prima di far cenno ad Alicia che stava scendendo e di chiudere la finestra. Aprì lentamente la porta e si assicurò che tutte le luci fossero spente e che i suoi genitori erano a letto. Se la richiuse alle spalle facendo sempre attenzione a non far scattare troppo rumorosamente la serratura e si incamminò giù per le scale. Una volta al piano inferiore era tutto molto più facile, c'erano meno probabilità che lo potessero sentire aprire e chiudere il portone ed uscire di casa. Alicia lo aspettava lì fuori fumando la seconda sigaretta appena accesa. Appena Mikey le fu abbastanza vicino, gli porse la sigaretta che invece aveva rollato per lui poco prima.
«Che si festeggia da Lindsey?»
«I genitori sono partiti per un convegno e stanno via tre giorni.»
«Solita storia quindi.»
I genitori di Lindsey Ballato, una ragazza che frequentava la loro stessa scuola ed era abbastanza popolare tra gli studenti, erano entrambi medici in carriera e spesso si assentavano per qualche giorno per andare a congressi, convegni, riunioni e corsi di aggiornamento in giro per gli Stati Uniti. Quindi la figlia ne approfittava ed organizzava questi festini a casa sua sempre qualche sera prima del ritorno dei genitori, in modo da aver tempo a disposizione per risistemare e ristabilire la situazione precedente. Le feste a base di alcol, sostanze stupefacenti e sesso in casa Ballato erano ormai famose nel liceo di Belleville e gran parte della popolarità che Lindsey aveva derivava proprio da questo. E i genitori ne erano completamente all'oscuro, complice il fatto che la loro villa era abbastanza fuori mano e non c'erano vicini che si lamentassero della musica troppo alta o della confusione e che riferissero loro ciò che accadeva in loro assenza.
«Aspetta fermiamoci un attimo.»
Alicia si sedette su un muretto sul bordo della strada deserta che stavano percorrendo ed estrasse una bustina di plastica dalla borsa.
«La prepari adesso?»
Mikey prese posto accanto a lei e senza aspettare la risposta estrasse due cartine dal pacchettino che la ragazza aveva poggiato sulle gambe e gliene passò una.
«Sì, altrimenti dopo me ne chiedono tutti un po' e non mi va di darla in giro. Mi è costata venti dollari!»
Alicia cominciò a rollare con la sua solita destrezza, mischiando alla marijuana del tabacco per non usarla tutta subito e per non esagerare con la dose, non voleva essere così fatta da non capire più nulla di ciò che le accadeva intorno e rendersi facile preda di qualcuno in cerca di sesso. Una volta finite le due “cigarettes with benefits”, le ripose nel suo portasigarette a specchio e mise tutto nella borsa.


I due ragazzi stavano uscendo dalla zona abitata e, nonostante alcuni alberi celassero la villa con le loro fronde ancora folte seppur giallognole, potevano notare che tutte le luci della casa erano accese. Una volta passata la curva, ebbero una visuale completa della festa. All'incirca un centinaio tra ragazzi e ragazze affollavano il piano inferiore ed alcuni anche quello superiore. Mikey e Alicia entrarono facendosi largo tra il gruppo che si era fermato a ridere e scherzare proprio davanti il portone e diedero uno sguardo in giro. La musica proveniva dal salone principale, che appariva essere la stanza più affollata ed era praticamente impossibile entrarci senza spintonare gli altri corpi sudati e danzanti. Il tavolo della cucina era pieno di bottiglie di tutti i tipi, alcolici per la maggior parte ma anche altre bibite. A fianco alle bottiglie c'erano delle pile di bicchieri di plastica. Sia Mikey che Alicia ne presero uno ciascuno e li riempirono di rum e del contenuto di una lattina che sembrava una sottomarca di cola. Alicia trascinò il ragazzo di nuovo in corridoio e poi su per le scale, verso il bagno.
«È chiuso, naturalmente.»
Mikey abbassava ed alzava ripetutamente la maniglia della porta ma senza successo, qualche coppietta evidentemente ci si era chiusa dentro.
«Vabbè allora andiamo nel giardino sul retro e poi rientriamo.»
Scesero quindi di nuovo al piano terra e, dopo aver riempito di nuovo i bicchieri con vodka fruttata, uscirono, girando intorno alla casa fino a raggiungere un angolo appartato. Si sistemarono sul terreno umidiccio e Alicia cacciò le due canne.
«Una ciascuno?»
Mikey annuì mentre si toglieva la giacca per sedercisi sopra e per non farla impregnare dell'odore della marijuana. L'aria della sera era fredda: l'inverno era alle porte. Sentì i peli rizzarsi per il freddo ma non ci fece caso e si strinse verso Alicia mentre accendeva.
Fumarono in silenzio, godendosi il momento. Loro due, soli, con le voci degli altri e la musica di sottofondo nella notte. Era tutto così calmo e rilassante che ogni pensiero sfiorava loro il cervello per un tempo massimo di un secondo. Il presente e basta, in quella notte.
Quando ebbero finito le due canne, buttarono i mozziconi sotto un cespuglio lì a fianco senza curarsi se fossero completamente spenti. Con quell'umidità era difficile che si appiccasse un incendio. Rientrarono, lasciarono le giacche su una poltroncina nell'ingresso, presero un terzo bicchiere ciascuno di liquido alcolico non identificato e dopo averlo bevuto in tutta fretta si buttarono nella ressa sempre più delirante che c'era nel salone. Ridevano, e Alicia si buttò traballante tra le braccia di lui e ballarono per un bel po', finché Mikey non corse all'improvviso verso l'esterno. Alicia, spaesata e ben poco lucida, lo seguì e vide che stava vomitando sul prato tutto quello che aveva nello stomaco, ovvero alcool e succhi gastrici. Gli si avvicinò e gli passò una mano intorno alla vita per farlo rialzare quando i conati smisero di percorrere le sue interiora.
«Tutto okay? Non hai mangiato nulla stasera?»
Mikey si teneva la fronte con una mano e non rispose, eludendo la domanda. Alicia, come gettò un altro sguardo verso i liquidi sull'erba, ebbe anche lei lo stimolo del vomito ed unì a quelli anche il contenuto alcolico e calorico del suo stomaco. Quei filamenti verde scuro che si notavano non erano altro che verdura precotta. E quella poltiglia marroncina erano le alette di pollo. Si rialzò e frugò nelle sue tasche per cercare un fazzoletto per pulirsi la bocca ora acida oltre che etilica.
«Ora ho dato anche io il mio contributo alla concimazione del guardino di Lindsey.»
La ragazza rise e prese per mano Mikey, trascinandolo di nuovo all'interno per continuare a ballare e ad urlare con tutti gli altri ragazzi.


«Ali è quasi l'alba, dobbiamo tornare.»
Erano le quattro del mattino e la villa dei Ballato iniziava a svuotarsi. Mano a mano che la gente se ne andava, sudata e barcollante, si notava sempre più lo stato pietoso in cui era ridotta l'abitazione. Bicchieri, liquidi vari e mozziconi di sigarette erano sparsi ovunque e i mobili erano stati spostati verso le pareti. Alicia stava seduta sul pavimento dell'ingresso, con la schiena rivolta verso il muro e la testa appoggiata al petto di Mikey, che la sorreggeva con le sue braccia esili. Non stava dormendo, stava semplicemente in silenzio immersa nei tipici pensieri pseudofilosofici post-serataalcol&marijuana&vaffanculoilresto che una volta sobri o non si ricordano o non ci si riesce a trovare un senso logico. Con un respiro profondo si preparò ad affrontare la faticosa mossa del rimettersi in piedi senza cadere giù di nuovo.
«Ali stai bene? Perché non parli?»
«Sì, è tutto a posto. Devo dormirci su.»
«Domani mezza scuola sarà a pezzi, noi compresi.»
«Ma se saltiamo? Io non me la sento.»
«Di nuovo?! Se ci beccano siamo nei guai, non ci conviene saltare troppe lezioni di seguito.»
«Quando tra poche ore dovrai alzarti non la penserai così.»
«Lo so, però...»
«Dai! Alla fine ieri abbiamo saltato solo un'ora.»
«Mhm, okay. Però poi basta altrimenti davvero sono cazzi.»
«Non ci reggiamo neanche in piedi tra un po', ti sembra il caso di andare a scuola?»
Dopo una breve risatina, Alicia diventò all'improvviso di nuovo seria e si fermò sul marciapiede. La strada era buia e deserta e il freddo si era impossessato dell'atmosfera.
«Ora che c'è?»
«Mikey, io... Prima stavo pensando che ti voglio bene.»
«Anche io ti voglio bene, sei la mia migliore amica.»
Alicia alzò lo sguardo tremolante a causa del suo stato e dopo qualche secondo di riflessione gettò le braccia intorno al collo del ragazzo e premette le labbra sulle sue. Era da un bel pezzo ormai che sentiva di non provare solo semplice amicizia verso il suo migliore amico e quella sera il suo autocontrollo era praticamente a livelli bassissimi quindi l'istinto aveva avuto la meglio e l'aveva fatto. Aveva baciato Mikey. Di notte, per strada, ubriaca.
«Non dovevo farlo. Ora la nostra amicizia è rovinata.»
Si era scansata appena al cervello era arrivato lo stimolo di ciò che stava facendo, dopo una decina di secondi passati con le labbra immobili e pressate insieme a quelle di Mikey. Ed ora aveva abbassato lo sguardo, arrabbiata con sé stessa per essersi lasciata andare così facilmente e non essere riuscita a controllarsi. Si era ripromessa tantissime volte di rimanere abbastanza lucida per non trovarsi poi in situazioni simili quasi inconsciamente.
«No. Non sono arrabbiato. Cioè... Vieni qua.»
Mikey la strinse forte a sé, per niente dispiaciuto di ciò che era successo. Quel bacio era stato il fattore che aveva fatto scattare qualcosa nel suo cervello che gli aveva fatto capire che lui aveva sempre visto Alicia con occhi diversi da quelli di un amico. Tuttavia non aveva mai elaborato consciamente il concetto, né ci aveva mai pensato seriamente. Si trattava di una sentimento ben nascosto sotto centinaia di altri pensieri, dimenticato prima ancora di essere elaborato e bisognoso di una scintilla che accendesse la miccia necessaria per riportarlo a galla. Ora il processo era scattato e quel sentimento represso aveva iniziato a monopolizzargli la mente e il cuore.
«Ali, vuoi restare da me stanotte?»

Dopo più di un mese ce l'ho fatta ad aggiornare. Come avevo annunciato sulla mia pagina facebook questo sarebbe stato un capitolo denso di avvenimenti e lungo, spero vi sia piaciuto :3 una recensione per farmi sapere che ne pensate è d'obbligo lol <3
Ringrazio foolshaded per il betaggio, i consigli e il supporto e tutti quelli che seguono la storia.

A presto! 

xoxo
dryvenom

   
 
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