Uno strano
allenamento
Ayako due giorni prima, sotto sua
esplicita richiesta, era
riuscita a convincere il capitano a lasciargli le chiavi della
palestra, per
potersi continuare ad allenare anche dopo i soliti orari prefissati.
L’unico vincolo che Akagi aveva imposto era che non dicesse a
nessuno del
privilegio che gli aveva concesso e che quindi, alla fine di ogni
allenamento,
se ne andasse con la squadra salvo poi ritornare, se ne aveva voglia,
in un
secondo momento.
Akagi non voleva che qualcuno, ovviamente Hanamichi, si potesse
lamentare, o
peggio si mettesse a pretendere lo stesso favore.
Rukawa sbuffò infastidito, il dover uscire dalla palestra
per poi farci ritorno
di soppiatto era una gran scocciatura, però ne valeva la
pena, dato che così
poteva avere per sé tutta quanta la palestra.
L’idea di potersi allenare in santa pace, correndo sul
parquet di legno lucido
e sentire solo il rumore della palla che rimbalzava nel silenzio del
grande
salone, lo entusiasmava.
Aveva bisogno di un po’ di tempo da solo, soprattutto da
quando quella scimmia
rossa era entrata prepotentemente nel suo cervello.
Inizialmente aveva pensato che la continua attrazione che provava verso
Hanamichi fosse semplicemente da attribuire alla sua esagerata
esuberanza.
Insomma, se c’era una cosa che il do’aho non sapeva
fare era passare
inosservato.
Purtroppo però, si era reso presto conto che i sentimenti
che sentiva erano fin
troppo profondi e duraturi per essere attribuiti solo
all’eccessività di
Hanamichi.
Da lì, allo scoprire di essersi preso una stupidissima
infatuazione per il
rosso, il passo era stato breve… Shockante, ma breve.
Rukawa non era certo tipo da scomporsi facilmente quando qualcosa non
andava
come diceva lui, però la rivelazione lo aveva scosso
profondamente e il risultato
era stato che il suo stile di gioco era peggiorato.
Ecco perché aveva insistito così tanto con Ayako,
che infatti si era sorpresa
del suo insolito comportamento. Aveva necessità di pensare,
e quale modo
migliore per farlo se non allenandosi a basket?
Quella sera si sarebbe stremato di fatica e nel farlo avrebbe
riflettuto su una
soluzione al suo problema.
Ignorare i propri sentimenti fino a che non fossero passati? Era quello
che
aveva fatto fino a quel momento ma non era servito a nulla anzi, se
possibile,
la situazione era peggiorata.
Custodire il segreto in silenzio e struggersi d’amore per la
scimmia senza mai
rivelarsi?
Era una opzione accettabile, ma non voleva finire per sentirsi come il
protagonista di qualche romanzetto d’amore scadente.
Rivelare tutto ad Hanamichi?
Follia, soprattutto se si soffermava a pensare alla reazione che
avrebbe potuto
avere l’altro.
Quando Rukawa infilò la chiave nella toppa della serratura
era talmente immerso
nei suoi problemi, da non accorgersi neppure che la porta era aperta e
che la
luce della palestra era accesa.
Ecco perché strizzò gli occhi perplesso per
alcune volte, prima di rendersi
conto della persona seduta
al centro del
campo, circondato da una ventina di palloni da basket.
Un esame leggermente più attento gli mozzò il
fiato in corpo, accidenti
possibile che quella specie di carota ambulante fosse lì?
“Do’aho”
fu l’unica cosa che gli venne
naturale da dire.
Vide distintamente la schiena di Hanamichi sussultare e poi , come a
rallentatore, lo seguì mentre si girava nella sua direzione.
Il viso di Hanamichi era una maschera di lacrime e moccio, pareva un
bambino
capriccioso che lo fissava non astio.
Ecco, come volevasi dimostrare, quella scimmia rossa era eccessivo
anche quando
era depresso.
“Baka Kitsune, vattene sono distrutto dal dolore…
non voglio vedere la tua
brutta faccia” disse urlando come suo solito puntandogli
contro il dito e
balzando in piedi.
“Mi devo allenare, sparisci!” era vero, e poi, ad
essere sinceri, non aveva
alcuna voglia di sapere perché stesse facendo quella
pantomima nel bel mezzo
della palestra a tarda sera.
“Sei una volpe artica senza sentimenti, ecco cosa sei! E poi
anche io mi sto
allenando, quindi vattene tu, sono arrivato prima io!”
Rukawa sollevò leggermente un sopracciglio a quella
dichiarazione, Hanamichi
che si voleva allenare?
Strano, comunque si sorprese a compiacersi di quella inaspettata
sorpresa.
L’idea di giocare un uno contro uno con la scimmia non gli
dispiaceva per
niente.
Anzi, avere un avversario sarebbe stato stimolante, primo
perché il
do’aho in quell’ultimo periodo era
migliorato molto e poi, anche se non lo avrebbe ammesso neppure a se
stesso, la
prospettiva di avere una scusa per stargli addosso fisicamente era
veramente
allettante.
Perciò si limitò a scrollare leggermente le
spalle e ad avviarsi nello
spogliatoio per cambiarsi, quella sera si sarebbe allenato con
Hanamichi.
Ci mise qualche minuto meno del solito a cambiarsi, perché
il desiderio di
iniziare la sfida lo esaltava più di quanto volesse
ammettere.
Quando finalmente aprì la porta degli spogliatoi e
ritornò in campo, poco ci
mancò che perdesse la mascella per lo sconcerto.
Certo a vederlo da fuori non pareva essere sorpreso, perché
manteneva la sua
solita maschera di freddezza, ma vedere Hanamichi, ancora seduto a
terra con le
gambe incrociate, che abbracciava un pallone da basket e lo baciava con
passione… beh, riusciva a sconvolgere anche lui.
“Ma che…?” si sorprese a mormorare
mentre lentamente si avvicinava al rosso.
Hanamichi sollevò lo sguardo, rimanendo con la bocca
incollata alla palla in
stile ventosa, e lo fissò come se non comprendesse il suo
sgomento.
Rukawa non poté trattenersi dallo sbuffare e dal ripetere
per l’ennesima volta
un: “Do’aho”
Hanamichi si staccò finalmente dal pallone e con lo sguardo
duro ribatté:
“Kistune, ancora qui? Non lo vedi che mi sto
allenando?”
“Allenando?” non riuscì al trattenersi
dal chiedere.
“Certo non lo vedi? Quando avrò finito
sarò il miglior baciatore della scuola,
così tutte le ragazze cadranno ai miei piedi e nessuna
più rifiuterà il mio
amore” disse urlando e, mosso dalla foga, si alzò
portando le mani ai fianchi e
mettendosi a ridere sguaiatamente.
“Non mi interessa quale follia ti passi per la mente in
questo momento… Ma
smettila di sbavare sui palloni della squadra!”
ringhiò basso Kaede, molto più
in collera con se stesso per via del fatto che era attratto da un
simile
idiota, piuttosto che con Hanamichi.
“No, non ci penso neppure! Il grande tensai non si
arrenderà finché non sarà
diventato un baciatore professionista! Sono stanco di ricevere rifiuti,
questo
pomeriggio Haruko è stata la cinquantunesima ragazza a
rifiutarmi” L’ultima
frase ovviamente era stata pronunciata in tono lagnate e con gli occhi
che
brillavano per dei lacrimoni enormi, che minacciavano nuovamente di
bagnare
tutto il legno del pavimento.
Rukawa lo fissò per alcuni istanti indeciso sul da farsi,
certo avrebbe potuto
tirargli un pugno per farlo sloggiare, ma ne sarebbe scaturita una
rissa e lui
proprio non ne aveva voglia.
Poi ad un certo punto un’idea lo colse improvvisa. Era una
follia ma in un
colpo solo avrebbe risolto tutti i suoi problemi, e forse sarebbe anche
riuscito a far passare ad Hanamichi la voglia di baciare Aruko.
Perciò fissando Hanamichi negli occhi chiese:
“Perché ti alleni a baciare dei palloni di
plastica? Non imparerai mai così!”
“Baka, lo faccio perché nessuna ragazza
è disposta ad allenarsi con me per
farmi diventare il miglior baciatore del mondo. Lo so per certo
perché oggi,
quando Harukina cara mi ha respinto, ho passato il pomeriggio a chiedere
a tutte
le ragazze che incontravo se mi volevano baciare, ma sono scappate
tutte
urlando e due mi hanno pure tirato un calcio negli stinchi…
Brutte streghe!
Poi ovviamente al grande tensai è venuta un’idea
geniale, perciò sono venuto
qui ad allenarmi con i palloni… in fondo se vanno bene per
il basket andranno
bene anche per quello che voglio fare!” concluse la frase con
esagerato
entusiasmo, stringendo una mano a pugno e portandola verso il cielo con
fare
trionfante.
“Do’aho”
“Tu brutto…” disse Hanamichi reagendo
all’ennesimo insulto cercando di tirare
un pugno al compagno di squadra.
Rukawa ovviamente fu svelto a schivarlo e poi, portandosi a debita
distanza per
evitare altri sfoghi d’ira, allungò il dito indice
verso i palloni e disse:
“Non diventerai mai bravo se continuerai ad allenarti con una
sfera di plastica
bitorzoluta”
Vide Sakuragi imbronciarsi, riflettere per alcuni istanti e poi
sbuffare
esasperato:
“Perché tu che mi consigli? Non vedo altra
soluzione!”
Le labbra di Kaede si tesero in un sottilissimo e quasi impercettibile
sorriso
soddisfatto, poi fece i due passi che lo separavano da Hanamichi e,
parlandogli
a pochissimi centimetri di distanza dalla bocca, rispose piano:
“Questo…”
Lo afferrò con entrambe le mani dietro alla testa, per
evitare che si staccasse,
e poi con decisione appoggiò le labbra su quelle del rosso.
Inizialmente rimase fermo per alcuni istanti, giusto per avere la
prontezza di
riflessi di schivare un pugno, in caso Hanamichi avesse deciso di
tiragliene
uno, poi con la lingua scivolò fuori dalla sua bocca per
forzare l’accesso a
quella del compagno.
Hanamichi non tentò di scostarsi, né si oppose
all’intrusione di Rukawa,
probabilmente troppo shockato per fare alcunché.
Kaede allora si perse con compiacimento nella bocca del compagno,
iniziando a
giocare con la lingua ed esplorandone ogni anfratto.
Dopo un tempo ragionevole si scostò dalle labbra di
Hanamichi e sorridendo
mormorò:
“Il bacio riuscirebbe meglio se anche tu ricambiassi,
do’aho”
A quella provocazione stranamente il rosso non rispose, rimase fermo
immobile a
fissare il compagno con sguardo stralunato e poi lentamente
annuì come se fosse
in trans.
Rukawa rimasse basito dalla sua reazione. Si aspettava un fiume di
parole, un
mare di insulti gridati a squarcia gola, invece Sakuragi era rimasto
immobile e
pareva attendere un nuovo bacio, per cercare di impegnarsi al meglio
nel
ricambiarlo.
Quella situazione incredibile gli fece ribollire il sangue nelle vene
per
l’eccitazione.
Inizialmente aveva pensato di baciare Hanamichi solo per liberarsi una
volta
per tutte di quella sua assurda infatuazione.
Purtroppo, una volta poggiate le labbra sopra quelle calde e morbide
del
compagno, a Rukawa non solo non era passata l’attrazione nei
confronti del
rosso, ma aveva iniziato a desiderare che il bacio continuasse a lungo.
Hanamichi si sporse leggermente in avanti per ricercare il contatto e
Rukawa
non lo fece attendere.
Ora anche il rosso ricambiava il bacio, non più passivo
davanti alla provocazione
di Rukawa.
Lo scontro di lingue, perché tra di loro non poteva essere
altrimenti, durò per
alcuni minuti e li coinvolse così tanto che, quando si
staccarono, si resero
conto di essere finiti sdraiati sul pavimento e di essere avvinghiati
ed eccitati
in modo preoccupante.
“Il mio primo bacio” disse Hanamichi con la
sorpresa dipinta sul volto
sfiorandosi le labbra con la mano.
Si fissarono ansanti e leggermente imbarazzati per alcuni istanti poi
Hanamichi, rosso in viso come un peperone, si alzò
velocemente e mormorando un:
“Devo andare”, corse via a testa bassa.
Kaede rimase solo nella palestra vuota con una piega soddisfatta sulle
labbra.
Quella serata aveva portato con sé tante novità
interessanti.
Anzitutto aveva trovato un sistema per dichiararsi senza troppi
scompensi a
quella testa vuota di Hanamichi, aveva anche compreso che anche lui non
era per
nulla indifferente alla scimmia rossa e, cosa fondamentale
affinché la storia
tra loro potesse avere un futuro, aveva scoperto come placare
l’esuberanza
irritante del rossino.
Per far tacere Sakuragi, a quanto pareva, era sufficiente baciarlo!
Rukawa era sicuro
che ci sarebbero stati
altri baci tra loro, e certamente quella sera aveva poggiato le basi
per il
loro futuro, ma quel bacio –seppure per motivi diversi-
sarebbe rimasto
impresso per sempre nelle loro memorie.
Una cosa era certa, quello era stato il più strano
allenamento di tutta la sua
vita.
PICCOLO SPAZIO PRIVATO:
Scritta per il contest Slam Dunk
Nulla di pretenzioso solo una storiella leggera scritta per puro piacere personale, spero possa piacera anche a voi^^