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Autore: Marge    27/07/2006    4 recensioni
La fanfic si inserisce circa sette anni dopo la fine della seconda serie. Hikari comincia a domandarsi dove sono finiti gli altri, ed è l'inizio di un viaggio materiale, spirituale, sentimentale che arriverà molto lontano...
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO



Ora Digiworld era tranquillo. Per giorni, per mesi, il Male lo aveva scosso fin dalle sue radici più profonde, e il popolo di Digiworld, i digimon, avevano cominciato a morire, a incattivirsi, a essere fatti schiavi del male. Altri digi-prescelti erano stati chiamati a salvare Digiworld, ma il Male era riuscito a tenere sotto controllo l’ultima, la più piccola, la più potente, e gli altri, da soli, non sarebbero riusciti ad estirparlo del tutto: la forza è nell’unione.

Ma ora, due piccole gemme di Luce riposavano, intatte, in un angolo ancora incontaminato di Digiworld, e, ben presto, sarebbe cominciata la vera battaglia.



Hikari aprì gli occhi e si ritrovò accecata dall’azzurro in cui era cullata. Digiworld! Le sue piante così strane, l’odore di fresco, i rumori di esseri inesistenti sulla Terra…era tornata, senza dubbio.

La Luce che aveva emanato fino a poco prima si era calmata, ma Hikari si sentiva benissimo. Se tutti gli altri undici fossero stati lì con lei, e avessero potuto osservare la pace secolare che regnava in quella radura celeste, era sicura, tutti i rancori, tutti i perché sarebbero stati cancellati. Forse…forse erano anche loro lì a Digiworld.

Si alzò a sedere e si guardò intorno. C’era un altro corpo, più in là! Si tirò in piedi e si avvicinò a guardare: era una bambina, e dormiva. I capelli neri erano sparsi sull’erba, e poi…la bambina emanava Luce! Una Luce soffusa e leggera, appena macchiata di rosa, proprio come la sua…

Hikari si inginocchiò accanto a lei e notò vicino alla mano della bambina, un digivice di forma leggermente diversa da quelli che lei aveva avuto. In quel momento, la bambina aprì gli occhi.

“Dove sono?” chiese, osservandola.

“Sei a Digiworld” rispose Hikari. Le parole le uscivano di bocca da sole, era come se dovesse pronunciarle per forza.

“Digiworld? Che cos’è? E perché sto brillando?”

“Questa è la Luce…non ti preoccupare, non ti farà male, lei è la tua forza.”

“Cosa devo fare?”

A quella domanda, Hikari non seppe rispondere. “Cosa ci faccio qui?”

Ancora una volta, la mente di Hikari non riuscì a trovare una risposta.

Si sentì sollevata di nuovo in aria. Stava tornando sulla Terra? Era già tutto finito? E non avrebbe rivisto gli altri, i digimon, Gatomon?

“Dove vai?”

“Non ti preoccupare! Usa la Luce!” urlò. Alzandosi in aria, vide, oltre la radura, oltre la boscaglia, tanti digimon feriti e tristi. Ce ne era uno, piccolissimo, una palla di pelo, che vagava guardandosi intorno. Il resto di Digiworld era malato, era triste. Ma la bambina ora aveva la Luce. E Hikari sentiva anche che una parte di quella forza, era rimasta dentro di lei.

Digiworld si fece sempre più lontano, finché una luce fortissima non la accecò.



Quando riaprì gli occhi, era sul pavimento di casa sua. Era freddo e si alzò subito. Era stata a Digiworld, dove era in atto una nuova battaglia con nuovi digi-prescelti…avrebbe chiesto a Izumi di indagare, ma non subito.

Corse in camera sua e trovò Shinji, addormentato sul suo letto. Cercando di non svegliarlo, gli si accoccolò vicino, ma lui dovette sentirla, perché la abbracciò e il suo viso si distese.



Qualche settimana dopo, i dodici digi-prescelti si incontrarono tutti, a casa di Taichi e Hikari. Volutamente, dall’incontro erano rimasti fuori i vari partner: dovevano prima risolvere un’infinità di questioni, o anche non risolverle, ma cercare tutti insieme di ricominciare, e basta. Hikari non aveva raccontato ancora a nessuno del suo ritorno a Digiworld, e forse non l’avrebbe fatto. Era un suo piccolo segreto, e poi…forse gli altri si sarebbero dispiaciuti sapendo che non erano più loro i digi-prescelti in gara, ma altri bambini, sicuramente più forti. Loro erano troppo deboli dentro, Hikari lo riconosceva.

Miyako e Ken si fissavano torvi. Izumi e Mimi, tornati grandi amici, non si filavano molto gli altri, tranne Izumi che qualche volta fissava Hikari torva, e Mimi che scoppiava a piangere ogni volta che qualcun altro arrivava. Taichi e Yamato avevano imbastito una sorta di comitato per proteggere Sora, e le facevano strada dappertutto, accompagnata dagli sbraiti di lei che tutto si sentiva fuorché una bisognosa di protezione. Iori e Joe come al solito arrivarono in ritardo, ma Hikari fu contentissima di rivederli. Takero le annunciò sottovoce che si era lasciato con Mako. E tutti quanti avevano troppa paura per cominciare a parlare liberamente, e rimanevano chiusi e serrati in gruppetti.

Non era il massimo come inizio, ma Hikari era al settimo cielo, anche solo perché, abbracciando con un solo sguardo la stanza, riusciva a vederli tutti.



“Non credevo di riuscirci, e invece, l’ho ritrovati tutti, e ora siamo tutti qui insieme. Con ognuno, sento di aver ritrovato il rapporto speciale che c’era prima, e di aver aggiunto qualcosa di ancora più esclusivo. Vedendoli tutti a casa mia, implicati in allegre o tristi conversazioni, ma tutti insieme, di nuovo, ho avuto d’un tratto l’impressione che quegli anni non fossero affatto passati e che noi fossimo quelli di un tempo. Forse, siamo diversi, forse, non siamo più fatti per stare sempre insieme, come prima, siamo cambiati, siamo così diversi! Ma ora sono felice. Quando tutti se ne sono andati, io sono andata a casa di Shinji, che mi aspettava alzato. Mi ha chiesto come fosse andata, e io gli ho risposto: “Tutto, bene, ora.”

È vero, non mi sentivo così bene da tantissimo. Per una sola serata insieme. Del resto, non m’importa. Non m’importa se non ci rivedremo per altri sette anni. So che se volessi, tutti sarebbero disposti a mettersi in gioco.

Come dice Taichi: sono contentissima di essere la Hikari di quest’universo!”


THE END
MARGE
  
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