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Autore: CharlieMadison1    07/12/2011    3 recensioni
[In fase di revisione.]
Cosa succede quando la propria sorella gemella chiede ti chiede di sostituirla e di fare innamorare il ragazzo di cui lei è innamorata? E cosa succede quando questo ragazzo fa l'indifferente con la sorella innamorata ma che poi comincia ad infatuarsi della sostituta?
Ve lo dico io cosa succede. Un macello! Ecco.
Io sono Amanda, e da quando mia sorella gemella Vanessa mi ha chiesto di fare innamorare Davide di lei, la mia vita è diventata non un disastro ma qualcosa che si può avvicinare molto a questa parola.
[Dal Capitolo 2.]
«Guarda Vanessa io non riesco a capire cosa ti sia successo. Spesso penso che tu non sia la stessa ragazza che ho sempre conosciuto. E' che quando dici qualcosa di carino nei miei confronti, noto che è un qualcosa di forzato. Quindi, evita di fare queste cose.» Pareva davvero che stesse dicendo delle cose sane ma come concluse il suo brillante discorso mi fece infuriare : «Mi fai pisciare dalle risate! Ti fa sembrare un po' bimba che non può stare senza il suo principe.»
Perché? Dio o qualsiasi creatura celeste che stava la sù, spiegatemi perché dovevo sopportare queste umiliazioni
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3.

Stavo davanti al computer indecisa di cosa fare o non fare. Vanessa mi aveva chiesto di aggiungere il suo Davide, anche su facebook. Più volte ci aveva provato ma una volta che andava nel suo profilo per cliccare su quel maledetto bottone, si bloccava.
Perché dovevo farle una cosa così semplice? Possibile che fosse così indecisa e impaurita dal pensiero di Davide? Non era mai stata una ragazza timida, anzi tra noi due era sempre stata quella coraggiosa, quella che, mai, si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da qualcuno.
Con molta indifferenza mandai l'amicizia - dall'account di mia sorella - a quel playboy e dopo qualche minuto, mentre stavo ficcanasando negli affari Vanessa, mi ritrovai la notifica dove Torresani aveva accettato la richiesta.
Mi balenò subito l'idea di rompergli le scatole, invadere la bacheca del principe di mia sorella e fargli fare una figuraccia davanti ai suoi amici, ma non potevo attuare il mio brillante piano, anche perché, la stessa Vanessa ci avrebbe messo la faccia.
Peccato.
Buttai un'occhiata sullo schermo e notai che erano ancora le undici di un noiosissimo lunedì estivo, dove l'unica cosa che potevi fare era uscire, ma con un caldo soffocante non si poteva andare da nessuna parte! D'altro canto, io non conoscevo nessuno qui o almeno gli altri credevano che io li conoscessi. Il rischio che qualcuno potesse capire che non ero realmente Vanessa, mi spaventava anche perché, qualcuno che conosceva a fondo mia sorella poteva notare la differenza tra noi due.
L'unica cosa che effettivamente potevo fare era andare da Davide e sfruttare ogni singolo istante per portare ad una conclusione la mia missione. Improvvisamente sentii la canzone 'Papi' di JLo, espandersi per tutta la stanza.
«Pronto?» Risposi con tono scocciato.
«Ahio Serena!» Sentii subito, appena posi l'orecchio al telefono. Chi diavolo era questa Serena?
«Vanessa, sono io Davide.» Riconobbi la voce di Torresani e la rabbia che bollì in quel momento, salì fino al cervello. Come faceva a chiamarmi con una ragazza accanto, poi?
Oddio mi stavo comportando come se fossi terribilmente gelosa. Beh, era un fattore a mio vantaggio. Così avrei dato maggior credibilità davanti a lui.
«Cosa ti porta ad avermi chiamato, o mio principe!» Dissi in modo scherzoso e con una percentuale notevole di sarcasmo.
«Mia cara schiavetta, ho bisogno che vieni qui ad aiutarmi a sistemare delle cose con una terribile principessa.»
«Ehi! Schiavetta a chi?» Ma che antipatico! Facevo la gentile e lui mi doveva sempre prendere in giro. Ma che modi erano mai questi?
«Per favore.»
«Oh.» Il tono in cui pronunciò: ''Per favore'', mi fece cambiare idea molto, troppo presto. Forse diventavo troppo buona fin troppo presto.
«Va bene, vengo.» Detto questo, mi andai a preparare e mi avviai per casa Torresani.
Non avevo ben capito la situazione ma era comunque un'occasione da sfruttare per stare in compagnia del playboy.
«Ciao Vanessa, sono io Serena!» Urlò una bimba dai capelli color biondo, con due occhioni marroni splendenti come non mai e un sorriso da far invidia. Beata lei che era così carica.
«La terribile principessa?» Domandai io, chinandomi verso di lei «Piacere...» Solo in quel momento mi accorsi che la bimba sapeva già il mio nome.
«Come mai ti stai presentando a Serena? Non è la prima volta che la vedi.» Affermò con tono indagatore Davide che apparve improvvisamente.
Sudai freddo. Cavolo, cavolo, cavolo!
«Vuoti di memoria!» Mi inventai subito «Già vuoti di memoria.»
«Tu non sei Vanessa!» Esclamò poi la bimba che trucidai con lo sguardo. E il sorriso che aveva sempre portato, svanì in un colpo e iniziò a piagnucolare, finendo poi tra le gambe di Davide.
«Piccolina, lei è Vanessa.» Disse lui, prendendola in braccio «Dai, adesso andiamo da zia Vanessa.»
«Lei non è Vanessa!» Strillò lei.
Adesso sì che ero nella merda. Andava detta come andava detta.
Solitamente i bambini erano sempre la voce della verità.
Che potevo fare? Nessuna idea, nessuna idea!
«Dai Serena non fare la capricciosa. Magari non ti ricordi, ma lei è tua zia Vanessa.» Continuò a dire Dave a lei, in tono autoritario stavolta.
«Va beh, forse la bimba non si sente a suo agio. Magari vengo più tardi.» Suggerii io pregando che lui mi concedesse il permesso di andarmene.
«No, ti prego! Sono solo in casa, sto diventando scemo ad accudirla!» Gridò lui con tono supplicatorio, oserei dire. Vedendo i suoi occhioni tristi e la sua espressione di faccia che diceva tutto, restai a mio rischio e pericolo con lui e la bimba che mi avrebbe cacciato in guai molto, ma molto seri.
Andammo in salotto dove Davide mise una videocassetta e mise Serena davanti alla televisione. «Siamo sicuri che non sia materiale pornografico? Non vorrei che la piccola rimanesse traumatizzata.» Commentai sarcasticamente sedendomi sul divano.
Il playboy si sedette accanto a me e con una faccia stravolta, nel vero senso della parola, disse : «Da quanto in qua sei così acida nei miei confronti?»
Rimasi a guardarlo perplessa. Perché mi aveva chiesto una cosa così? All'istante mi maledii, imprecai contro me stessa e mi dissi così tante parolacce che anche Checco Zalone si sarebbe spaventato. No ok, stavo esagerando.
«Sono strana oggi.» Affermai.
«Solo oggi?» Domandò lui.
«Ok, oggi sono più strana del solito. E poi non sono l'unica.» Conclusi. Speravo davvero che Davide non mi avrebbe chiesto altro. Era una strana sensazione ma sentivo che se avessi continuato a stare in questa casa, probabilmente sarebbe successo qualcosa. «Sei pallida, tutto bene?»
Stavamo guardando il terzo o il quarto episodio di Tom & Jerry. Nonostante vedessi quel gatto e quel benedetto topo che ne combinavano di tutti i colori, non facevo altro che pensare a Serena. Magari Davide aveva qualche dubbio e magari stava pensando alle parole della bambina.
«Vado un attimo in bagno.» Dissi alzandomi, dirigendomi verso il bagno.
Presi il cellulare dalla borsa e composi il numero di Vanessa.
«Pronto Nessi, sono io Amanda.» Dissi in un sussurro.
«Ehi, ciao. Come mai parli così piano? E' tutto ok?»
«Diciamo che non va, ok. Ho un grosso problema, sono da Davide e una bambina che si chiama Serena continua a dire che io non sono te!» Dissi in parole povere.
«Oh cavolo! Dimmi che non l'ha detto quando c'era Davide.»
«Se ti dicessi di sì?»
«Sei nella merda.»
«Fino a qui c'ero arrivata da sola, sai?»
«Torna a casa.»
«Ci ho provato.»
«Amanda!» Mi richiamò lei con tono severo. Sentii la porta bussare e poi la voce di Davide.
«Tutto ok?»
«Sisi.» Affrettai a dire. Salutai mia sorella e aprii la porta.
«Non ti vedevo tornare, ho pensato che non ti sentissi bene.»
Tranquilizzai Davide e gli dissi che sarei tornata a casa, proprio perché non mi sentivo bene.
«Davide non ti devi fidare di quella, è cattiva e non è Vanessa.» Disse ancora Serena. Dave chiese alla bimba come mai non si dovesse fidare e lei rispose : «Vanessa è meno imbranata. Questa ragazza parla troppo.» Affermò lei.
«Magari ho la febbre e non mi sento bene. E poi chi ti credi di essere mocciosetta, non hai nessuna prova che io non sia Vanessa.» Controbattei alla ragazzina, fiera di quello che avevo detto.
«Quando è il tuo compleanno?» Domandò allora, cercando di incastrandomi. Povera illusa!
«Ventinove maggio.»
«Colore preferito?»
«Blu notte.»
Serena continuò a farmi domande sugli interessi di mia sorella e ovviamente sapevo a rispondere a tutto. «Tu non sai il nome del ragazzo che piace a Vanessa.» La cosa che però continuava a darmi sui nervi, era che sebbene le dicessi di essere io, mia sorella, Serena faceva delle domande riferite ad una persona e non a me.
«E' qui presente.» Un'ennesima sottospecie di dichiarazione. Potevo avere più sfortuna di così? Assolutamente sì. Un vortice potrebbe apparire dal nulla, risucchiare me e Davide e condannarci a stare insieme per sempre.
Ok, Amanda calma e sangue freddo. Non era il caso di farsi prendere dal panico. Che avrebbe detto? Che avrebbe detto. Vi prego datemi una pistola così mi sarei sparata all'istante. No, non era il caso di morire per una sciocchezza del genere.
Lo sgranchirsi della voce di Dave interruppe i miei strani ma molto interessanti pensieri e incrociai il suo sguardo.
Cavolo. Mi stava fissando!
«Credo che adesso zia Vanessa debba andare a casa. Non è vero?»
«Certo!» Esclamai.
Detto questo salutai velocemente Davide e Serena e me ne andai.
L'unico chiodo fisso che avevo in testa era semplicemente uno: Davide non doveva sapere. Già temevo delle domande da parte dello stesso Davide, magari poteva avere sospettato qualcosa e insomma fare due più due non era così difficile.
Ma d'altro canto, Vanessa mi aveva assicurato che lui non sapeva niente di me, cioè di Amanda. E allora, perché mi stavo preoccupando così tanto?
Arrivai a casa, andai in camera mia e presi il pc. La prima cosa che feci, fu quella di collegarmi a facebook. Per fare cosa? Semplice, sbirciare il profilo di Davide.
Mi stavo facendo trascinare dagli eventi e continuavo a dirmi e fare : stare con Davide. Ma in questo breve periodo, cosa pensava Davide? Pensava solo che io fossi strana o qualcosa di più?
Sentii poi la voce di mio padre chiamarmi : «Amanda presto scendi c'è qualcuno che chiede di Vanessa.»
Volai subito giù in salotto e andai ad aprire e con grande sorpresa mi trovai Serena e Davide.
«E' successo qualcosa per caso?» Domandai candidamente, sperando che i due cari ospiti non avessero sentito la frase di mio padre.
«Serena voleva dirti qualcosa. Vero?» Guardai con malocchio Dave. Non volevo credere che aveva convinto la piccola a chiedermi scusa per le cose dette questo pomeriggio.
«Amanda tutto bene, tesoro?» Mio padre sbucò improvvisamente e dalle sue labbra uscì il mio nome.
«Amanda?» Ripeterono confusi sia Torresani che la piccola che orgogliosa come non mai iniziò a gridare : «Avevo ragione, lei non è Vanessa.»
Feci entrare Davide e Serena e portai mio padre in cucina spiegandogli molto ma molto velocemente la situazione.
«Quindi sei venuta qui per questo motivo?» Domandò seriamente mio padre.
«All'inizio non lo sapevo è successo tutto appena sono venuta qui.»
«Tua madre lo sa?»
«No!» Urlai.
«Scusate,» disse Davide interrompendo la discussione tra me e mio padre, entrando in cucina «la piccola avrebbe bisogno di andare in bagno.»
«E' infondo a destra.» Dicemmo in coro mio padre ed io.
«Mi chiedo perché Vanessa non me ne abbia parlato. Se teneva così tanto a lui, poteva rinunciare a nuoto. No?»
«E' quello che non riesco a capire, comunque per favore papà chiamami Vanessa.»
Inizialmente vidi mio padre abbastanza contrariato da tutta la faccenda ma vedendo tutti i sacrifici che entrambi stavamo facendo per questa pazzia, decise di assecondarmi e di fare come gli avevo chiesto.
«Perché tuo padre ti ha chiamata Vanessa?»
«Semplice perché ho il doppio nome.» Risposi prontamente sperando di non avere altre domande da parte sua.
«Strano, che non abbia mai sentito questo nome.» Commentò poi Davide. Ancora una volta incrociai il suo sguardo e mi sentii i brividi, ovunque, pervadermi il corpo.
«Mi piace più Vanessa.»
Entrambi non sembrarono molto convinti dalla mia risposta però cercai di sostenere lo sguardo.
«A me piace chiamare mia figlia Amanda, mentre la mia ex moglie la chiama Vanessa.»
Volli cantare a squarciagola, gridare al mondo o fare una festa di dimensioni esagerate. Mi sentivo così sollevata. Sentire quelle frase pronunciate da mio padre mi aveva salvato e sicuramente non avrei avuto altri problemi per un po'.
La piccola Serena, una specie di Conan versione femminile, però era ancora dubbiosa e finse di credere alle parole.
Proposi ai miei simpatici e impiccioni ospiti di rimanere anche per cena ma rifiutarono. Appena se ne andarono Davide mi disse : «No mi potrei mai innamorare di qualcuno che mente.»
Quella frase mi rimase impressa nella testa e capii che lui pensava che io fossi una bugiarda e che probabilmente non si era affatto bevuto la storia del doppio nome.
Decisi così di chiamare Vanessa e di chiederle di tornare. «Non ti preoccupare sono già in viaggio. Fra qualche ora sarò lì.»

Fu così che mia sorella arrivò a Bologna. Chiesi se potevo tornare a casa ma lei mi disse : «Dai, con due a conquistare un ragazzo sarà facilissimo!».
Osai protestare ma ebbi la peggio. Aveva iniziato a lamentarsi di tutto e di più e mi arresi. Cosa potevo fare altro se non aiutarla?
Non volevo pensare a che disastri, pasticci sarebbero successi con Vanessa presente.



N/A: Salve gente! Ho aggiornato presto eh? Mi auguro di continuare con questo ritmo. Comunque che dire in questo capitolo, beh è tornata anche Vanessa. Un po' presto, no. Non credo anche perché voglio rispettare il titolo della fanfiction, no? Chissà che pensa Davide di tutto questo e chissà cosa succederà nel prossimo capitolo, boh. No, scherzo xD.
Anyways grazie per i commenti che gentilmente mi avete lasciato, mi hanno commosso ç____ç. E ringrazio chi ha messo la ff. tra le seguite e preferite e chi legge.
Ancora grazie.
Un beso
PiccoloKoala.

   
 
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