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Autore: Seagullgirl    07/12/2011    5 recensioni
" Mi era bastato guardarla per capire che Jenny non era come le altre.
O perlomeno, io ero convinto che non lo fosse. Non apparteneva a nessuna categoria, perché non aveva regole fisse. Non si poteva dire “ è così “, perché lei cambiava ogni giorno, pur rimanendo sempre uguale "

Lui non aveva mai capito cosa mancasse alla sua vita, finchè non ci si è scontrato.
Sembrava tutto perfetto, ma non si era mai sentito così completo come dal giorno in cui aveva conosciuto lei.
E sarà nel donare un pò di se stesso, che capirà quanto invece sta ricevendo, senza neanche accorgersene.
" Il dono è quello che ottieni dando più di quel che ricevi "
                             
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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:) Ciao a tutte!

Innanzitutto vogliio ringraziare tutti quelli che leggono le mie storie, che mi commentano (ogni vostra parola è una gioia immensa) o che mi hanno messo tra i preferiti, i seguiti o qualsiasi altra cosa.
Voglio mandare un bacio alle mie lettrici assidue: Manu ( che mi ispira tanto con le sue bellissime storie ), buzzy, che anche lei scrive benissimo e mi sostiene
Irina e Caterina, che sono delle amiche fantastiche e che amo alla follia
( anche se a volte le strozzerei ).

E infine vorrei dire che questo capitolo l'ho scritto con questa canzone in sottofondo, vi consiglio (ed è più un comando che un consiglio U_U ) di fare altrettanto: http://www.youtube.com/watch?v=3EiubhDPat8

 

Buona lettura! E RECENSITE!!



 








 

Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi.
Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole.
Probabilmente il cominciare a condividere qualcosa in più,
a parlare un po' di sé, a scoprire pian piano quel che il cuore cela.
Imparare a volersi bene.
O forse accade semplicemente perché doveva accadere.
Perchè ci sono anime destinate a trovarsi, prima o poi.

(P. Coelho)


Ci sono persone che non credono
che una singola anima nata in paradiso
possa dividersi in spiriti gemelli
che precipitano come stelle cadenti sulla terra,
dove sopra oceani e continenti le loro forze magnetiche
finalmente li riuniranno in una cosa sola.

Ma come altro descrivere questo amore?

(Don Juan de Marco, film)







Central Park era più bello del solito quel pomeriggio; gli alberi erano un misto di colori sgargianti e il vento che soffiava leggero faceva cadere a terra le foglie, creando un meraviglioso tappeto colorato che ricopriva tutto il parco.
Non era più affollato del solito; la maggior parte erano famiglie, di quelle che si vedono nelle pubblicità e dalle quali non ti aspetteresti altro che vederli passare la domenica pomeriggio a fare un pic-nic sull’erba, tutti sorridenti e felici. I miei occhi saltavano qua e là, cercando il volto di Jenny tra la folla, e il mio respiro formava piccole nuvolette di vapore davanti al mio naso, mentre mi stringevo nel cappotto.
Non era ancora nevicato, ma sicuramente sarebbe accaduto presto, data la temperatura. Finalmente, dopo una lunga attesa, sentii una voce familiare che mi chiamava: mi voltai e la vidi venirmi incontro, sorridente come sempre.
« Scusa il ritardo, sono davvero pessima » si scusò non appena fu abbastanza vicina.
« Non importa, tanto non devo andare da nessuna parte » la rassicurai scherzando.
Lei rise piano, guardandomi appena di sottecchi, in modo ammaliante.
Le sue lunghe ciglia nere a contrasto con il marrone lucido dei suoi occhi mi spiazzarono per un secondo, lasciandomi interdetto.
Era persino più bella di come la ricordavo, se possibile. Non so se fosse che non l’avevo mai vista ad di fuori di quel bar, ma solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse attraente. Avevo notato fin dall’inizio il suo viso, ma non avevo fatto caso più che tanto all’insieme della sua persona.
La figura era slanciata, leggera, molto femminile. Non indossava tacchi né un abbigliamento appariscente, ma nonostante questo non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
« Bè, quali sono i tuoi programmi? » le chiesi dopo alcuni istanti di silenzio.
« Visto che la prima volta ci siamo incontrati su una pista di pattinaggio e che qui ce n’è una, pensavo di andare lì » propose timida.
« Basta che non mi cadi addosso anche stavolta » l’ammonii ridendo.
« Farò del mio meglio » promise incrociando due dita.
Aggiudicato quello come piano d’azione per il pomeriggio, ci incamminammo verso la pista, che al nostro arrivo si rivelò nemmeno troppo piena, e noleggiammo i pattini.
Jen scivolava sul ghiaccio con altrettanta leggerezza che sulla terra, piuttosto disinvoltamente. Non che fosse una pattinatrice provetta, ma era piuttosto brava.
« Non posso crederci che pattini anche bene » osservai dopo un po’ fermandomi un attimo a bordo pista per riprendere fiato.
Lei fece la finta sostenuta « Anche tu non sei male », ammise.
« Si vede che l’episodio dell’altra volta era stato isolato » la punzecchiai ricordando la sua caduta. Lei mi fece una linguaccia, ignorandomi.
Dopo un paio d’ore, stanchi morti, ci trasferimmo nel bar accanto, al caldo, per riprendere un po’ fiato e mangiare qualcosa.
Jen ordinò un’enorme cioccolata calda con panna, e io sotto sua insistenza la imitai.
« E’ buonissima » esclamò con tono adorante dopo averne bevuto un sorso abbondante.
« L’aspetto migliore del pattinaggio, oserei dire » aggiunsi facendola ridere.
La sua risata risuonò nelle mie orecchie come fosse una musica leggera, una sinfonia breve, talmente naturale e allo stesso tempo irreale per appartenere ad una persona vera. Per un momento i nostri occhi si incontrarono, e sentii come una scintilla scaturire dal mio petto.
I suoi erano titubanti, dubbiosi, ma allo stesso tempo percepivo che anche lei provava la mia stessa sensazione. Era come se ci fosse qualcosa, dentro di me, che mi attraeva irrimediabilmente verso di lei, senza lasciarmi scampo. Come una calamita che cerca l’altro polo, inarrestabile.
Ogni volta che la guardavo, che sentivo la sua voce, il suo profumo, mi perdevo, e non riuscivo più a ritrovarmi. C’era qualcosa di speciale in lei, qualcosa di nascosto e di segreto, qualcosa di meraviglioso e stupefacente.
Non saprei spiegarlo, ma era come se la conoscessi da sempre.
Come se fossimo sempre stati destinati ad incontrarci, a vivere quei momenti. Come se lei già possedesse una parte di me, senza che io gliela donassi. Una parte di me senza la quale avevo vissuto fino ad allora, ma alla quale non riuscivo più a rinunciare.
Jennifer spezzò la magia abbassando gli occhi per frugare nella borsa, prima di tirarne fuori un plico alto qualche centimetro rilegato con una costolina rossa e posarlo sul tavolo, davanti a me.
« Questo è un mio racconto », spiegò con voce timida.
« Ti avevo promesso che te ne avrei fatto leggere uno prima o poi, e io mantengo sempre le promesse » fece un sorriso timido, prima che sul mio volto ne apparisse uno più grande, mentre prendevo il plico dal tavolo e leggevo il titolo. « Foglie d’autunno » recitai a voce alta.
« Il titolo non è un granchè lo so, ma devo rivederlo »
Alzai leggermente le spalle, guardandola fissa negli occhi. « A me piace »
Le sue guance si arrossarono lievemente, ma fece finta di nulla. « Grazie »
« Adesso tocca a te mantenere la promessa » aggiunse mentre leggevo la prima riga della sua storia. Capii che alludeva a quando un giorno, al bar, le avevo detto che prima o poi le avrei fatto ascoltare qualcosa di mio.
« E come? Qui non c’è nulla per suonare » constatai guardandomi attorno.
« Qui no » assentì lei, « ma conosco un posto dove c’è » aggiunse facendomi l’occhiolino.


* * *


Uscimmo dal bar e camminammo lungo il viale principale per qualche minuto, prima di incontrare un ragazzo sulla ventina che sedeva ad un lato del viale con in mano una chitarra e ai piedi la fodera di quest’ultima, aperta, con qualche moneta dentro.
« Josh! » lo chiamò Jenny mentre gli si avvicinava, con me alle sue spalle.
« Ehi! Come mai qui? » domandò salutandola con un breve abbraccio.
« Pattinaggio » rispose automatica. Lui sorrise e annuii, segno che probabilmente era una cosa che Jen faceva spesso.
« Lui è Matt. Matt, Josh » ci presentò con un cenno della mano.
« Piacere » mi salutò allegro Josh porgendomi la mano che strinsi con fermezza. « Piacere mio »
« Matt è un artista » annunciò improvvisamente Jen, « e mi ha promesso che mi avrebbe fatto sentire un suo pezzo » spiegò all’amico.
« Oh, tu scrivi? » sgranò gli occhi, meravigliato e piacevolmente sorpreso.
Io annuii, un po’in soggezione. « Fantastico! » esclamò Josh sfilandosi la chitarra e porgendomela, « non vedo l’ora di sentirti » concluse sinceramente curioso. Presi la chitarra, un po’ titubante, e iniziai a suonare, sotto lo sguardo attento di Jenny.
Non mi accorsi di tutte le persone che si erano fermate ad ascoltarmi finchè non giunsi alla fine e uno scroscio di applausi mi travolse.
Le offerte furono molto generose, e Josh si ritrovò la borsa piena in poco tempo.
« Amico, devi venire qui più spesso! » esclamò quando finalmente la folla si diradò.
« Era bellissima » sussurrò Jen sorridendomi e guardandomi negli occhi.
« Sì, sono d’accordo » confermò Josh dilungandosi in complimenti che accettai molto volentieri.
Dopo aver salutato Josh ed averlo ringraziato per la chitarra ci avviammo verso casa, quando ormai era già buio.
Jenny continuava a guardarmi in un modo strano, senza fiatare, camminando in silenzio accanto a me.
Quando alla fine giungemmo al suo appartamento, sentii la tristezza invadermi e un senso di vuoto cominciare a farsi spazio dentro di me.
Dopo la giornata meravigliosa che avevamo trascorso non avrei mai voluto lasciarla andare via, avrei voluto restare lì con lei tutta la notte, a parlare, a ridere, a sentirmi sempre più vivo e felice come mi accadeva ogni volta che ero con lei.
« Grazie della bellissima giornata » disse piano aprendo il portone
« Grazie a te » risposi sorridendole.
Ci fu una lunga pausa, i nostri occhi si incontrarono di nuovo e per la seconda volta quel giorno sentii un’attrazione inspiegabile nei suoi confronti, non solo fisica, ma come se ci fosse una parte di me, del mio cuore, della mia anima, che sentiva di appartenergli.
Feci un passo verso di lei, lentamente, avvicinando il mio viso al suo, indeciso su cosa fare. Sentii il suo respiro fresco, i nostri nasi si sfiorarono leggermente ed inclinai la testa d’un lato, per raggiungere meglio le sue labbra.
In quel momento, un cellulare squillò.
« Scusa, devo andare » disse dispiaciuta dando una breve occhiata al display.
« Buonanotte » sussurrò come con una nota di rimpianto.
« Buonanotte » risposi poco prima che entrasse in casa chiudendosi il portone alle spalle.








Note dell'autore:

Eccomi di nuovo con alcune cosine da dire!
Per iniziare volevo dire e ribadire che il punto fondamentale della storia è Matt, i suoi sentimenti e le sue sensazioni. Chiarirò meglio questa cosa delle " anime destinate" con il tempo, ma in realtà il principio è semplice: io credo nel Destino. Sì, con la maiuscola. I Greci, quelli dell'antichità, credevano non solo negli dei, ma nel Fato, un qualcosa al di sopra di tutto che aveva già scritto come doveva andare. Ecco, questo è quello che io credo: noi siamo padroni della nostra vita, ma ci sono alcune cose, alcune persone sopratutto, che qualunque decisione noi prendiamo siamo destinati a fare o ad incontrare.
Bè, ditemi cosa ne pensate, sono sempre contenta di sentirvi!! :)

Ps: Se vi interessa su Fb io ho una pagina ( che non centra nulla con EFP ), questo è il link:
http://www.facebook.com/pages/Am%CE%B1z%D1%94/171855926190693
Fateci un salto e mettete mi piace! :)

Un bacio a tutte, Ellie :)
   
 
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