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Autore: AngelSword    07/12/2011    3 recensioni
Una specie di Calendario Dell'Avvento in stile One Piece =3
1 - 12 - 11 ♥ Il silenzio - dire “di tomba” sembrerebbe quasi ironico - calò nella stanza. “Eh?” se ne uscì dopo un po lo Shichibukai.
La rosetta tornò a guardarlo a bocca aperta per lo stupore. “Lei non conosce il Natale...!!” disse facendola suonare come un’accusa, cosa che infastidì non poco il superiore.

2 - 12 - 11 ♥ Ok, stavolta lo avrebbe fatto. Avrebbe dimostrato a tutti che anche lui era cambiato in quei due anni.
3 - 12 - 11 ♥ Si ricordava ancora quando da bambina vagava senza meta per l’ingresso del palazzo, circondata da pacchetti di ogni forma e colore.
4 - 12 - 11 ♥ E poi le recite di Natale, dove puntualmente tu eri costretta a fare Maria e il tuo Giuseppe era il ragazzo che più odiavi della classe.
5 - 12 - 11 ♥ Eppure lui l'aveva sempre odiato, il Natale.
6 - 12 - 11 ♥ "Spiacente, ma Babbo Natale si è suicidato."
7 - 12 - 11 ♥ Il castello era così isolato che nessuno veniva mai a giocare e le emicranie del padre avevano obbligato tutti gli abitanti della reggia a vivere nel più assoluto silenzio. Oh, ma la città era tutt’un’altra cosa.
9 - 12 - 11 ♥ No, per carità, siamo sotto Natale, facciamoci travolgere dallo spirito natalizio e travestiamoci da renna, certo.
||[Partecipante alla "Challenge di Natale" indetta da Writers Arena Rewind]||[Partecipante alla Challenge "Vitii et Virtutis: i Vizi e le Virtù" indetta da Starhunter]||
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:
Can't I Have A Friend?
Autore: AngelSword
Fandom: One Piece
Personaggi: Wapol
Genere: Un po' triste
Tipologia: One-Shot
Prompt Challenge di Natale: #7 - Poesia
Prompt Vitii et Virtutis: Avarizia > Solitudine
Disclaimers e Crediti: i personaggi di One Piece non sono miei ma di Eichiiro Oda; la poesia è non e mia ma di Rodari.

Enjoy ♥
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Can’t I Have A Friend?

L'omino di neve,
guardate che caso,
non ha più naso
e ha solo un orecchio:
in un giorno di sole
è diventato vecchio!
Chi gli ha rubato un piede?
è stato il gatto,
bestia senza tatto.
Per un chicco di grano
una gallina
gli becca una mano.
Infine, per far festa,
i bambini
gli tagliano la testa.
(G. Rodari)

 

Sì, oggi ci sarebbe riuscito. Oggi anche lui avrebbe creato il suo pupazzo di neve come ogni altro bambino. Avrebbe approfittato della visita in paese del padre per sgattaiolare sulla strada e farne uno. Un piano semplicissimo. Bene.

“Wapol, tu stai qui,” gli disse severamente il padre mentre scendeva dalla slitta. Lui annuì, mettendo su la sua maschera da bravo bimbo, quando invece stava già contando i secondi mancanti al momento in cui sarebbe fuggito. Una volta che il re fu fuori dal suo campo visivo, saltò giù e corse via, ignorando i richiami dei servitori che lo pregavano di tornare indietro.
 

Attento a non inciampare nel cappotto, continuò a correre nella neve finchè non raggiunse la piazza, piena di persone sorridenti, di bambini che giocavano sotto la neve, di venditori che richiamavano l’attenzione dei passanti sui loro prodotti. Piena di vita. Sfoderò un sorriso a trentadue denti, eccitato. Il castello era così isolato che nessuno veniva mai a giocare e le emicranie del padre avevano obbligato tutti gli abitanti della reggia a vivere nel più assoluto silenzio. Oh, ma la città era tutt’un’altra cosa.
 

Si mise da una parte per non intralciare il viavai di persone e cominciò ad ammonticchiare la neve per il suo pupazzo, mentre pensava allegramente all’idea che presto avrebbe potuto avere degli amici anche lui. Al palazzo reale, come già detto, non c’era mai nessuno. Di sicuro tutti i ragazzini del paese avrebbero adorato così tanto il suo pupazzo di neve che avrebbe dovuto metterli in fila con il numeretto per chiedergli di diventare loro amico.
 

Continuando a riflettere allegramente a dove avrebbe messo la sua stanza dei giochi al castello, diede l’ultimo tocco al suo pupazzo aggiungendogli una carota come naso. Si allontanò di un passo e gli diede una bella occhiata: sì, il suo era il pupazzo perfetto del secolo. Decise di andare a chiamare suo padre per farglielo vedere - sicuramente gli avrebbe fatto una miriade di complimenti per aver creato qualcosa di così perfetto!! - e quindi corse via verso la bottega del sarto.
 

Purtroppo l’angolino dove Wapol aveva creato il suo amico di neve era allo scoppio del sole, perciò dopo pochi minuti il ghiaccio cominciò a sciogliersi, lasciando che il naso cadesse e rotolasse a terra, deformando la forma rotonda della testa. Un gatto bianco e peloso annusò le vecchie pantofole che il principino aveva trovato poco prima e, riconoscendole come proprie, strinse i denti attorno alla stoffa di una delle due per portarla via con uno sbuffo spazientito. Poco dopo, una gallina fece la sua buffa entrata voltando la testa a destra e a sinistra in cerca di cibo, avanzando cautamente verso il pupazzo di neve. Dato che, il giorno prima, su quell’angoletto un mercante di grano aveva allestito la propria bancarella, il corpo di neve era cosparso di chicchi caduti da un sacco. Ed ovviamente, la gallina, non essendo un animale particolarmente delicato od intelligente, prese a beccare tutto ciò che potesse considerare commestibile, distruggendo lentamente il povero pupazzo. Poi udì le urla di giubilo di alcuni bambini e, spaventata come non mai, scappò via di lì a tutta velocità.
 

“Ehi, ma che è cos’è quest’affare...?” chiese uno dei bambini, un ragazzino moro, fermandosi di fronte al pupazzo semi-sciolto, senza naso, senza un piede e mezzo beccato.
 

“Boh, che t’importa,” rispose l’amica avvolta da uno spesso cappotto viola scrollando le spalle.
 

Il terzo del gruppo, un bambino alto e sottile il cui volto era cosparso di lentiggini, tese le labbra in un largo sorriso e propose, eccitato “Perche non facciamo a palle di neve?”
 

Gli altri due ricambiarono il sorriso e si adoperarono per staccare la testa al pupazzo per riutilizzare la neve. Proprio quando stavano per creare i primi proiettili furono richiamati dalle loro madri per pranzo. Brontolando, lasciarono cadere la testa del pupazzo a terra e corsero a casa.
 

Passò qualche altro minuto, il pupazzo - o meglio, quel che ne rimaneva - fissava la piazza vuota di fronte a sé. Tutti erano andati a mangiare, tutti erano a casa propria, al calduccio. Era solo, completamente solo. E potè godersi i primi momenti di tranquillità in tutta la giornata.
 

Di lì a poco ricomparve trafelato il principe, tirando per la mano il padre. “Ecco papà,” diceva col fiatone mentre avanzava, “questo è il pupazzo di neve che.... ho...” Le parole gli morirono in bocca quando si ritrovò di fronte all’ammasso di neve informe, per nulla somigliante al pupazzo di neve che aveva creato prima. Si guardò intorno, magari si era sbagliato, magari era un altro posto, ma no, era proprio lì e quello era proprio il suo pupazzo....
 

“Wapol, fila a casa ORA!” tuonò il re spazientito. Il bambino a testa bassa eseguì gli ordini e cominciò a camminare verso dove attendeva la carrozza, strusciando i piedi a terra, venendo immediatamente affiancato da due servitori, mentre il padre borbottava qualche cosa in tono decisamente arrabbiato.
 

Perché non posso avere un amico...? Uno solo, non chiedo tanto.... Pensò il piccolo Wapol mentre sentiva le lacrime accalcarsi agli angoli degl’occhi.
 

Posso avere un amico, papà? 
 

  
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