Fin'ora tra le varie storie che ho letto sulla coppia
Remus/Tonks ho sempre visto approcciata la storia dal punto di vista di Tonks.
Ho voluto sperimentare come invece avrebbe potuto essere dal punto di vista di
Remus. Siccome è un'esperimento, la sua continuazione dipenderà unicamente dal
favore del pubblico, quindi vi chiedo cortesemente di recensire, se volete che
la storia prosegua.
L’appuntamento - ore 19.00
Guardò distrattamente l’armadio
aperto.
Straripava di vestiti, sia Babbani che da mago.
Vestiti che erano di moda nel 1980 o giù di
lì.
Vestiti che il suo caro, adorato, amico Sirius gli
aveva lasciato in eredità.
‘Certo che Sirius aveva proprio dei gusti assai
strani.’ pensò.
Come un lampo vide un’immagine di molti anni
prima.
Sirius che
usciva dalla stanza, indossando un paio di pantaloni verdi di pelle di drago,
dannatamente aderenti suoi muscoli delle sue cosce - e non solo lì - mentre con
raffinatezza indossava sul petto nudo una camicia di seta viola cangiante
lasciando aperti gli ultimi tre bottoni della stessa.
Con un gesto
lieve delle mani si aggiustava i capelli neri guardandosi nello specchio e poi
si voltava verso di lui aprendo le braccia e
sorridendogli:
- Allora
Moony, come sto? Io direi che sono strafico, ma sono troppo di parte! – e
sghignazzò per la propria battuta, in quel suo modo strano che ricordava tanto
il latrato di un cane.
‘Cretino.’
Fece passare la mano sui vestiti e si fermò solo
quando sotto le dita sentì la seta, liscia. Estrasse la camicia e con un gesto
veloce la pose davanti a sé mentre si guardava allo specchio.
‘Pessima scelta.’ si disse. In effetti quel colore
particolare che in Sirius aveva fatto risaltare gli occhi chiari che
contrastavano con il nero dei capelli, in lui non faceva che evidenziare il
pallore del viso e il grigio nei suoi capelli.
Rimise la camicia nell’armadio e dopo aver preso la
tazza di tè che aveva posato sul comodino ricominciò a far passare l’accozzaglia
di vestiti. Finché non si fermò su un gruppo di abiti che non immaginava nemmeno
che l’amico avesse tenuto. Ed invece: il lungo mantello nero, il maglione rosso
con i bordi oro, la camicia grigia, accoppiata alla cravatta rosso e oro con lo
stemma dei Grifondoro e per finire i pantaloni grigi. La loro divisa di
Hogwarts, perfettamente tenuta ed accuratamente impacchettata affinché non si
sgualcisse.
‘Strano. Non mi ricordavo che lui fosse così
ordinato.’
In effetti solo la divisa era riposta ordinatamente
nell’armadio, mentre il resto dei vestiti sembrava buttato alla bel e meglio sul
primo omino disponibile.
Mezz’ora dopo, e due tazze di tè più tardi, stava
ancora cercando di trovare tra tutti quei vesti qualcosa che non solo fosse di
suo gusto, ma che andasse anche bene per l’occasione.
L’occasione. Il problema stava proprio in quello.
Erano anni – secoli - che non si
doveva preparare per un appuntamento con una ragazza. Con quella ragazza.
Si passò la mano tra i capelli, sconsolato, mentre si
sedeva sul letto posizionato proprio di fronte all’armadio e chiudeva gli occhi
per cercare di calmarsi.
- Se non ti
decidi, arriverai in ritardo. E sai quanto poco ti piaccia la cosa, Moony! -
Sirius era lì, di fronte a lui, appoggiato
all’armadio. Non era il ragazzo del suo ricordo di poco prima, ma l’adulto che
solo un anno prima era scomparso.
- E anche se
so che lei non si preoccuperebbe del ritardo, non voglio che in tua attesa lei
finisca per farsi male. Sai benissimo quant’è distratta quando si tratta di te!
-
Remus aprì e chiuse più volte la bocca, incapace di
esprimere con un solo respiro la sorpresa.
Sirius. Di fronte a lui. Che camminava spazientito
davanti all’armadio. Che sceglieva degli abiti per lui. Che gli parlava. Che gli
sorrideva nuovamente!
‘Sono impazzito definitivamente. La luna piena ha
fatto il suo corso ed io sono impazzito. Remus J. Lupin sei il benvenuto nel
grande mondo dei pazzi Lupi Mannari…’
- Questi
dovrebbero andare bene. Sufficientemente sobri. Non stravaganti, come descrivi
tutti i miei abiti. Ma ugualmente eleganti. In più, facilmente lavabili, in caso
lei ti rovesci addosso qualcosa. Senza caso, LEI TI rovescerà sicuramente
qualcosa addosso. Lo fa sempre. -
Sirius si stava voltando e gli stava sorridendo
mentre poggiava sul letto un completo verde scuro, giacca e pantaloni eleganti,
accompagnato da un dolcevita nero in cachemire, da una cintura in pelle nera con
la borchia d’argento – probabilmente vero argento – e appoggiava ai suoi piedi
un paio di scarpe nere di camoscio.
- E con questo
dovresti essere perfetto per il vostro primo appuntamento. Certo che né io né
lei ci speravamo più che ti saresti deciso, eh Moony? -
Remus non sapeva più come comportarsi. E quando fece
per allungare la mano verso l’amico l’unica cosa che ottenne fu di essere
distratto da un sonoro CRACK proveniente dal pavimento.
Aprì di colpo gli occhi. Sul pavimento la tazza rotta
stava lasciando che il contenuto si spargesse sul tappeto.
Indispettito prese la bacchetta e fece evanescere i
cocci, insieme al tè.
Poi si guardò attorno. La stanza era come lui l’aveva
lasciata. Di Sirius nemmeno l’ombra. L’armadio ancora aperto come l’aveva
lasciato prima. Si alzò, con passi misurati, e vi arrivò di fronte.
Come un forsennato si mise a cercare quel completo
verde. Ed all’improvviso eccolo spuntare. Proprio come Sirius gliel’aveva
mostrato in sogno.
Perché aveva deciso che doveva proprio essersi
addormentato, altrimenti non si spiegava come avesse potuto parlare con
l’amico.
Dieci minuti più tardi, complice anche la magia, era
pronto, lavato e sbarbato, nel completo verde. Pronto per il suo appuntamento.
Il suo primo appuntamento serio con Ninfadora Tonks.
Prima di smaterializzarsi diede un ultima occhiata
nello specchio e nella testa gli sembrò di sentire, di nuovo, una voce
familiare.
- Adesso sì
che anche tu sei strafico, Moony! -
‘Grazie, Padfoot.’ rispose Remus. E si
smaterializzò.