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Autore: Eredel    08/12/2011    1 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa sia successo alle Gocce Astrali? Dove siano finite, con quale aspetto, se si incontreranno ancora? Perché l'Oracolo ha fatto loro quei "segni" sulla spalla sinistra? E cosa dovranno fare, quando quel segno si sarà illuminato?
Questa fanfic vuole essere una tra le tante possibili risposte.
E' tempo che le Gocce Astrali scrivano la loro storia e vivano finalmente la loro vita!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, The Oracle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Talia era ancora dentro la biblioteca, alle prese con un’enorme ombra che non la faceva passare. Non riusciva a vederla con precisione, diversamente da tutto ciò che la circondava, e questo le metteva maggiore ansia. Cercava in tutti i modi di raggiungere l’uscita per aiutare le sue amiche, ma dovunque si voltasse aveva davanti questo muro d’ombra nera, e per quanto si convincesse di averlo aggirato, non riusciva liberarsene.
Perché? Ero convinta di riuscire a vedere al buio, cos’è questa cosa che mi blocca?
Il pavimento tremava e, lontane, udiva le grida di Naide. L’inquietudine e la paura crescevano.
Ecco! Forse ci sono… pensò appena girò l’angolo della libreria. Ad un tratto non vide più nulla, era tutto completamente nero. No, non ce l’aveva fatta.
-Sono stanco di giocare, ragazzina. Perché non mi fai vedere di cosa sei capace?-
A quelle parole, sussurrate come se chi avesse parlato le fosse a un soffio, Talia rabbrividì. Erano parole roche e distanti, ma allo stesso tempo vicinissime.
-Chi…chi sei?- riuscì a dire con voce tremante.
-Chi sono non ha alcuna importanza… a meno che tu non riesca a darmi un motivo valido per non ucciderti subito.-
-Fammi uscire di qui!-
Talia cercò di spingere via quell’ombra, ma era come affondare le mani nel vuoto. Apparentemente, di fronte a lei non c’era nulla. Nulla…
-Risposta sbagliata.-
La paura divenne ben presto terrore. La ragazza sentiva i brividi salirle dalla punta delle dita, sapeva che non stava toccando niente, eppure le sue mani erano diventate improvvisamente fredde, e il freddo si allungava lungo le sue braccia come se avesse dei tentacoli invisibili.
Fammi uscire… pensò disperata, il suo corpo tremava, di freddo, di paura. Ma prima che la morsa del gelo potesse toccarle le spalle, ritrovò la forza d’animo per arretrare e tirare via le mani da quella massa buia. Come se fosse rientrata in una stanza calda, il freddo sparì. Solo, le aveva lasciato le mani tremanti, ma non era sicura che non stesse ancora tremando dallo spavento.
Cercò di farsi coraggio sfregandosi le braccia e si voltò, verso dove poteva ancora vedere. Lì, sembrava che non ci fosse nulla di strano, certo, le librerie rimaste in piedi erano in disordine e quelle cadute a terra erano semi distrutte, ma di quel terrore atavico e istintivo che aveva appena provato non c’era traccia. Forse si era sognata tutto, a volte l’agitazione può fare brutti scherzi.
Devo trovare le altre!, si disse. Ricominciò a correre per cercare un passaggio, ma di nuovo, svoltato l’angolo, trovò il buio completo a sbarrarle la strada.
Fece un salto indietro per lo spavento.
-Forse non mi sono spiegato, ragazzina. Non ho voglia di giocare! Faresti bene a mostrarmi subito i tuoi poteri, se li sai usare. Altrimenti ti ucciderò senza neanche darti la possibilità di difenderti!-
Talia urlò, ma il muro nero che aveva davanti inghiottì il suo grido con la sua avanzata. Senza neanche pensarci due volte, la ragazza girò i tacchi e fuggì. Stavolta non stava neanche pensando all’uscita, il pensiero primario era allontanarsi da quella cosa. Non aveva mai corso così veloce in vita sua, se era per questo, neanche pensava di essere così brava: l’adrenalina le aveva messo le ali ai piedi, ogni ostacolo che trovava lo saltava senza degnarlo di una seconda occhiata e senza rallentare la sua folle corsa. Ma era certa che i suoi fantomatici “poteri” in questo caso non c’entrassero niente, era solo la paura che la spingeva così al margine delle sue potenzialità.
O almeno, questo era quello che avrebbe pensato se fosse stata lucida e tranquilla.
Questo è un incubo!, era la sola frase di senso compiuto che il suo cervello si permetteva di esprimere, in mezzo a quel tumulto di emozioni nella sua testa. Era stremata. Sentiva il gelo dell’ombra pizzicarle il collo, ma la sua resistenza stava raggiungendo il limite. Non aveva più fiato, sentiva il cuore in gola e le gambe le cedevano. Per di più, da quando aveva iniziato a correre, non era avanzata di un metro verso l’uscita.
Basta… non ce la faccio più…
Si fermò, accasciandosi con le spalle al muro. Era in trappola.
I suoi occhi erano offuscati dalla stanchezza e dalle lacrime, ma non poté fare a meno di notare che l’ombra l’aveva completamente circondata. Non aveva più la forza neanche per mettersi a piangere, anche se avrebbe voluto.
-Guardati… sei solo una lepre che sa solo scappare.-
Di nuovo quella voce, fredda e malvagia, come quell’oscurità da cui non filtrava alcuna luce.
Luce…
-È tutta qui la tua arte? Non ti è servita a molto, anche le lepri prima o poi si arrendono al cacciatore…-
La sua arte? I suoi poteri? Chissà se davvero ce li aveva… l’unica cosa cui riusciva a pensare al riguardo era quel lontano giorno delle elementari, quando era scesa la notte nell’ufficio del preside… oppure il fatto di poter vedere al buio, ma dentro quell’ombra così fitta non ce la faceva comunque. Era di luce che aveva bisogno, non di notte!
-…per ora mi accontenterò del tuo misero potere, poi cercherò le tue amiche, che soccomberanno dopo di te…-
Talia spalancò gli occhi con un sobbalzo. Le sue amiche! Ione, Naide, Wei An, Shara…che fine avevano fatto? Stavano bene?
Un improvviso senso di responsabilità le invase il cuore. Ricordò le proprie riflessioni di quella sera, prima che scoccasse la mezzanotte, quelle riflessioni che aveva fatto sotto il cielo stellato.
Io le proteggerò. Non mi importa come.
Quel desiderio, in tutto quel mare confuso di emozioni che l’avvolgeva, era chiaro come una stella.
Io le proteggerò.
Avvertì un pizzicore alla spalla sinistra, che si propagò a tutto il resto del corpo come una miccia accesa da una scintilla.
Poi le venne un’idea strana.
Se questo desiderio è così luminoso da scacciare la mia paura, trapasserà anche queste tenebre?
Il muro d’ombra le era a una spanna, ma questa volta non esitò né cercò di allontanarsi, bensì vi si gettò dentro.
 
***
Shara aprì gli occhi di scatto, spinta da un inspiegabile senso di angoscia. Sbatté le palpebre, guardandosi intorno: scale mobili, grandi scaffali, un sacco di gente.
Un centro commerciale? Si trovava al centro di una sala molto ampia, le persone le passavano accanto senza neanche notarla. Era confusa, non ricordava come fosse arrivata lì, ma si rassicurò quando si accorse che c’era Naide al suo fianco. Solo, questa Naide aveva qualcosa di…diverso? Quanto diverso? Non riusciva a ricordare.
All’improvviso si avvicinò un uomo, dall’impermeabile chiaro e la barba sfatta.
-Scusate! Vi spiacerebbe seguirmi, per favore?-
-Come, prego?- rispose Naide.
-Sorveglianza! Avete sottratto i vestiti che indossate, signorina!-
Shara ebbe un colpo, in effetti i vestiti che indossava la sua amica avevano tutta l’aria di essere nuovissimi, anzi, avevano su ancora il cartellino. Le parole uscirono da sole dalla sua bocca.
-Un attimo! Noi stavamo tornando alla sfilata, per restituirli!-
E’ vero… ora ricordo, c’era una sfilata…
-E’ vero, dovete crederle! Non avevo alcuna intenzione di rubarli! Io..- si difese Naide, ma l’uomo la interruppe: -Okay, okay! Chiarirete la cosa con il direttore! Ora seguitemi tutt’e due senza fare storie!-
Accidenti… Sembrava che il sorvegliante volesse concludere il discorso al più presto, forse aveva già deciso che erano entrambe delle ladre. Sapevo che entrare qui non sarebbe stata una buona idea, in particolare quella ridicola sfilata! Tutto ciò le avrebbe messe in vista, ora erano nei guai. Loro non ci avrebbero messo molto a ritrovarle…
Loro…
Cos’era quella paura, quell’ansia? Da chi stavano fuggendo? Shara si sentiva molto confusa. Guardava in basso, cercando di riordinare i pensieri, mentre seguiva l’uomo. Sul pavimento lucidissimo e pulitissimo del centro commerciale vedeva riflesso il proprio viso…
Il mioviso?!
C’era qualcosa che non andava. Lei non era così. Non portava gli occhiali. Non aveva i capelli corti. La pelle era sì scura, ma le fattezze del viso non erano le sue! Ma allora perché era così familiare quel volto? Perché inconsciamente lo riconosceva come suo?
Il cuore le batteva talmente forte che temeva potesse scoppiare.
Peggio del peggio, si accorse troppo tardi di quello che stava succedendo. Era tutto confuso, come un sogno.
-Andiamo! Su forza! Seguitemi!- chiamava l’uomo. Aveva una voce arrabbiata, e le afferrò la mano  con forza.
-Ahi! Così mi fate male al polso!-
-Dove… dove ci state portando?- chiese Naide. Non erano più nel centro, erano nel parcheggio.
-Voi non siete un agente del Reedrose, vero?-
-Che intuito! Mi chiedevo quando ci saresti arrivata, ragazzina! E ora dentro l’auto! Senza fare storie!- aggiunse, spingendo Shara per la testa, costringendola a infilarsi dentro una macchina.
Naide la raggiunse dopo un attimo, anche lei spintonata dal falso poliziotto. Cominciarono a gridare.
-Aiuto! Aiuto!!-
L’uomo, seduto al volante, si voltò verso di loro con un ghigno.
-Ancora non lo avete capito? Quaggiù nessuno vi può sentire!- Il viso dell’uomo perse consistenza, divenne sfocato, tutto si scuriva… ora al posto dell’uomo c’era una massa di buio densa e compatta, tanto oscura da non potervi vedere attraverso.
-Nessuno!-
Shara urlò di nuovo.
 
***
 
Ione sbarrò gli occhi e arretrò con uno scatto, aspettandosi come di venire colpita da qualcosa. Nulla. Si guardò intorno e si accorse di trovarsi dentro un cespuglio.
Come ci sono finita qua dentro?
Un sospiro accanto a lei la fece sobbalzare, poi si rese conto che era solo Wei An.
Ma… era davvero Wei An? Benché fosse una ragazza orientale, non ne aveva gli stessi tratti del viso.  Eppure, era certa che fosse lei!
La sua amica guardava verso una casa di mattoni rossi, con un’espressione preoccupata ma risoluta.
-Eccola là! Il cane da guardia!- disse. Attraverso la finestra, anche Ione vide un’ombra… ebbe all’improvviso paura. Paura di essere scoperte. Di essere catturate. Di essere assorbite, di nuovo…
Assorbite… da chi? Non riusciva a ricordarlo.
-Le nostre compagne sono là dentro, sole… disperate… abbandonate…-
-Io abbandonerei te, se potessi…- la interruppe Ione. Non le piaceva quel modo drammatico di esprimere la situazione, era vero, le loro amiche erano in pericolo, si ricordava una cosa del genere, ma se Wei An parlava così la faceva agitare ancora di più!
-Ma visto che non posso, sarà meglio se ci diamo una mossa!- aggiunse uscendo furtivamente dal cespuglio. Non importava la paura, aveva deciso: la priorità era salvare le loro amiche.
-Perfetto!- sussurrò Wei An di rimando. -Il piano è questo, allora… una di noi potrebbe fare da esca, sacrificandosi per salvare le altre!-
Il solito piano strampalato di Wei An, dichiarato come se fosse formidabile. La ragazza non si smentiva mai.
-Interessante!- brontolò Ione, affacciandosi come l’amica alla finestra per sbirciare dentro. –C’è un piano di riserva?-
L’amica sbuffò, risentita.
-No, non c’è! Ma puoi sempre farti venire in mente qualcosa tu, genio!-
-Eh già! Così se, va storto, potrai sempre dare la colpa a me!- ironizzò Ione. Si sedette accanto alla sua amica, ma prima di allontanarsi dalla finestra scorse nel vetro il suo riflesso…
Da quando in qua ho gli occhi blu?! Gli occhi non erano il solo particolare strano, tutto il suo viso era diverso da come se lo ricordava! Eppure, sapeva benissimo che era il suo viso.
Poi dalla sua bocca uscirono parole che neanche lei capì del tutto.
-Bisognerebbe distrarre Orube! Finché c’è lei in casa, non riusciremo a liberare le altre!-
Orube…la cacciatrice… Chi era, chi era? Ione non ricordava bene… tutto ciò che rimaneva era l’idea di un grosso felino dagli occhi dorati, e la paura di essere scoperte.
-Se uscisse e restasse fuori per un po’, noi avremmo il tempo per entrare, liberarle e scappare!-
-Beh, se non vuole uscire, possiamo sempre stanarla noi!- esclamò Ione. Le era venuta una bella idea.
-Un bel fuoco dovrebbe funzionare!-
Come in un sogno, il cespuglio di fianco a loro prese fuoco, ce l’avevano fatta, ora si alzava fumo dal cespuglio… ma non andava dalla parte giusta, il vento lo spingeva verso di loro. Ione si sentì addosso una tremenda puzza di bruciato, e il fumo la soffocava… le era entrato negli occhi, non vedeva bene, aveva paura che da un momento all’altro la cacciatrice sbucasse fuori a prenderle. Poi il fumo si fece improvvisamente più scuro, tanto scuro, fino a trasformarsi in una massa di buio nera e compatta, che rideva, incomprensibilmente rideva, con una voce roca e malvagia.
 
***
 
Naide si dibatté tenendo ancora gli occhi chiusi. Poi si azzardò a riaprirli. Si trovava in una camera piuttosto squallida: c’erano solo un letto, e uno specchio. Le lenzuola del letto avevano colori dal gusto discutibile, lo specchio era rotto, l’intonaco della parete veniva via, il riscaldamento non funzionava e lei, se ne rese conto solo ora, indossava abiti leggeri. Soprattutto, che ci faceva legata?
Un leggero rumore la fece voltare. Shara –era Shara, vero?- aveva un pezzo di vetro in mano e sembrava indaffarata a tagliare le corde che anche a lei stringevano i polsi.
Ora ricordava, erano state fatte prigioniere da un uomo che sperava di ricevere un riscatto dalla sua famiglia..
la miafamiglia?
C’era qualcosa che non andava. Però era forte il sentimento di paura. Quell’uomo, fuori da quella stanza, la spaventava, e ancora di più la atterriva l’idea che presto loro si sarebbero accorte di dove si trovavano.
Loro chi? C’era qualcuno che le inseguiva, ma non ricordava chi fosse, né perché.
Shara si liberò e le passò il pezzo di vetro. Mentre si accingeva a tagliare le proprie corde,  il suo riflesso nel frammento di specchio catturò la sua attenzione.
Ma come..?
Era lei, quella?
Si voltò di nuovo, verso lo specchio rotto alla sua sinistra: non se lo era immaginata, il riflesso le diceva che era bionda! Ma lei non lo era… o forse sì? Benché lo specchio fosse rotto, Naide non aveva dubbi sul fatto che quella fosse la propria immagine.
Scosse la testa, confusa, e finì di recidere le corde. L’importante ora era fuggire, perciò seguì Shara fuori dalla finestra. Lì, appiattite con la schiena al muro, cominciarono a camminare sul cornicione.
Il vento soffiava forte, molto forte, ed erano a diversi piani di altezza.
-Ripensandoci, forse la mia non è stata una grande idea!- ammise Shara, tremando da capo a piedi mentre gettava un’occhiata terrorizzata a terra.
Anche Naide era terrorizzata, ma doveva far coraggio alla sua amica, in qualche modo. Adottò un tono falsamente spavaldo e disse: -Parli dell’idea di uscire dalla finestra o di quella di salire sul cornicione?- Mentre parlava cercava di avvicinarsi, ma le scarpe che indossava erano nuove e pure dotate di tacco, e l’edificio parecchio fatiscente… Mise un piede in fallo, si sbilanciò, e per un secondo lunghissimo cercò invano di riacquistare l’equilibrio con le braccia, ma un pezzo del cornicione volò giù verso l’abisso, come in un incubo non c’era più nulla sotto di lei, solo buio… una massa di buio densa e compatta che stava per inghiottirla.
 
***
 
Wei An gemette. Non voleva aprire gli occhi, aveva paura di quello che avrebbe visto. La spalla le faceva male. Troppo male… doveva almeno verificare in che condizioni fosse, così si costrinse a socchiudere gli occhi.
Intorno a lei non c’era nulla. Nulla.
E’ vero... sono nel Limbo. Era così che lei e le sue amiche avevano deciso di chiamare il non-luogo dove finivano, quando loro le riassorbivano. Lì non potevano dormire, non potevano sognare. Potevano solo stare ferme e sveglie, e sentirsi immensamente sole, perché non potevano in alcun modo comunicare tra loro.
Eppure, in qualche modo Wei An si rendeva conto che quello, adesso, era un sogno. Ma la spalla le doleva troppo, era difficile rimanere lucida. La sua coscienza le scivolava via…
Perché sentiva dolore alla spalla? Come si era fatta male? Non ricordava.
Ma aveva importanza? La sua padrona non se ne sarebbe preoccupata di certo, almeno finché fosse rimasta nel Limbo. Wei An si trovò a sperare che lei la tirasse fuori al più presto, che la usasse, anche se di solito era una cosa che le dava fastidio. Ma no, aveva troppo bisogno di uscire da lì, da quel luogo piatto e grigio dove non poteva sognare e neanche avere un nome.
Si alzò a fatica. Non c’era luce. Quella desolazione la faceva stare male. Non si vedeva che grigio a perdita d’occhio, ma la sensazione era quella claustrofobica di starsene in un luogo stretto e chiuso. Troppo stretto per contenere la sua voglia di vivere.
La sua padrona, lei, non la sentiva? Per quanto gridasse, lei non la sentiva mai.
Tacque e si risedette. All’improvviso, fu invasa da una profonda tristezza. La sua vita era legata a decisioni altrui, le sue non avevano peso. Non poteva essere libera, come avrebbe voluto. Wei An continuava tuttavia a sperare, la sua era una fragile speranza che somigliava più a una preghiera, quando pensava alle sue amiche. Loro le davano la forza di sperare. Aveva il terrore di vedere infrante le sue preghiere, i sogni che non poteva fare in quel luogo se non a occhi aperti. Quella speranza era la sua luce.
Ma al momento non c’era luce. Il grigio del Limbo assumeva toni sempre più scuri, tingendo il suo sogno coi colori dell’incubo, assumendo la forma delle sue paure: un buio denso e compatto che l’avrebbe assorbita, questa volta per sempre.
Troppo debole per muoversi, troppo triste per gridare, Wei An chinò rassegnata il capo mentre vedeva la sua speranza spegnersi.
 
***
 
Dove sono?
Talia vagava nel buio più completo. Non vedeva nulla, neanche gli altri sensi erano un granché utili. C’era silenzio, un silenzio assordante nelle sue orecchie. Però, poteva percepire qualcosa. C’erano delle voci che risuonavano ai margini della sua mente.
-Un attimo! Noi stavamo tornando alla sfilata, per restituirli!-
-È vero, dovete crederle! Non avevo alcuna intenzione di rubarli! Io..-
Shara? Naide? Per quanto girasse intorno, delle sue amiche non trovava traccia.
-Le nostre compagne sono là dentro, sole… disperate… abbandonate…-
Questa era Wei An che parlava?
Le nostre compagne…Dove sono? Dove siete? si chiedeva Talia. Sembrava che non ci fosse via d’uscita da quel buio. Sconfortata, si mise a correre. Le doveva trovare. Sapeva che erano in pericolo. Ma dov’erano?! Era frustrante poterle sentire senza poterle raggiungere! Avrebbe solo ascoltato la loro paura, come stava facendo adesso, senza riuscire a intervenire, ad aiutarle in alcun modo?
A un certo punto Talia sentì Naide e Shara urlare, e le si gelò il sangue nelle vene. Qualcosa nel buio rideva, no, era il buio stesso a ridere, con quella voce che le aveva fatto udire poco prima.
-Vattene da loro! Vattene! Lasciale stare!- gridò, ma ebbe l’impressione che le sue fossero parole al vento. Sempre più frustrata, serrò i pugni.
-Non vi lascerò andare. Mi servite. Non posso credere che degli oggettiinutili come voi abbiano dei poteri, ma rimedierò a quest’errore. Vi userò bene, non ti preoccupare!- rise ancora l’oscurità, ma stavolta era rivolta a lei. –Saprò usare io i poteri che voi non sapete neanche di possedere!-
Usare…usare…oggetti…
Quelle parole rimbombarono tra i pensieri, ora furenti, di Talia. Il tono, il modo con cui le aveva apostrofate, accendeva in lei uno spirito combattivo tanto forte che non credeva di avere.
Come si permetteva? Loro erano persone! Era stufa di essere considerata un oggetto da usare e poi buttare via! Lei era una persona, non poteva ignorare così i suoi sentimenti! Troppo a lungo questo era già stato fatto. Stava a lei decidere della propria vita.
Non ricordava quando di preciso, ma aveva la sensazione di essere già stata usata abbastanza. E ora non ne era più il tempo. Non era più tempo di vivere con la paura di venire riassorbite, o di essere sole in un mondo ostile e sconosciuto. Per quanto fosse difficile vivere e prendere decisioni, lei e le sue amiche ora erano libere, e insieme avrebbero affrontato qualunque cosa.
Ad un tratto, qualcosa si accese in lei, e si rifletté con un bagliore sulla sua spalla sinistra. La sua runa si illuminò di una luce potente, chiara, come quella delle stelle. La luce dentro di lei si espanse, trovò via d’uscita anche sulle sue mani: tra i palmi Talia teneva una luce bianca e purissima. Era tanta…si allargava sempre di più, mentre lei pensava alle sue amiche. A un secondo grido di Shara, la luce esplose, e quando Talia aprì gli occhi si ritrovò in un parcheggio.
Che ci faccio qui?!
Poi vide le sue amiche dentro un’auto, e l’ombra che dal posto del conducente si espandeva verso di loro. Senza pensarci due volte, si gettò sul cofano, guidata dalla luce di stella che teneva ancora tra le mani. La sbatté con forza sul parabrezza; non sapeva bene cosa aspettarsi, ma poi vide la luce passare attraverso il vetro e illuminare l’abitacolo, dissipando l’ombra come l’alba con la notte.
Nella sua mente Talia udì un grido soffocato di rabbia, ma non fece in tempo a pensare che la luce esplose di nuovo, stavolta portandola in quello che sembrava un giardino in fiamme. Il fumo era ovunque, e aveva quella tonalità scura e impenetrabile dell’ombra. Il buio stavolta cercò di fermarla, il fumo si avvicinava in spire insidiose che pareva volessero strangolarla, ma la luce le teneva lontane. Si addentrò in quella nebbia scura che sapeva di bruciato, guidata sempre da quella speranza luminosa. Udì Ione tossire, e si mosse in quella direzione. Lì il muro del buio e del fumo sembrava più compatto, non poteva passarvi attraverso. Allora la luce si allargò, dividendosi in tanti raggi sottili che penetrarono la coltre scura come i raggi del sole trapassano le nuvole dopo il temporale.
Ancora una volta, il buio gridò senza poterla fermare, perché ora la luce l’aveva portata da un’altra parte, in un altro sogno.
Quando aprì gli occhi, Talia fu presa da paura, forse adesso non avrebbe fatto in tempo: Naide stava cadendo dalla finestra di un palazzo, dentro quel buio. Ma non poteva esitare proprio ora. Si fidò del suo potere, e del suo desiderio di salvarla.
Si buttò. La sensazione di vertigine le strinse lo stomaco, ma avvicinò i gomiti al corpo per poter accelerare la caduta. Sprofondò nel buio nello stesso momento di Naide, e non appena le sue mani furono a contatto con quel nero freddo, la luce cancellò l’oscurità, esplodendo come una stella quando nasce, e portando Talia nell’ultimo sogno.
Qua non c’era buio, anzi, non c’era proprio nulla, e Talia esitò, non sapendo bene cosa fare. Poi qualcosa dentro di lei riconobbe quel posto, e si spaventò tanto che la luce tra le sue mani per un attimo vacillò. Non lo ricordava bene, sapeva solo che non avrebbe voluto mai più trovarsi lì. Poi però vide in lontananza Wei An, e si riscosse. Adesso non aveva importanza quel luogo, e il perché la facesse stare così male. Contava solo salvare la sua amica, che aveva l’aria di soffrire molto. Cercò di raggiungerla, ma per quanto corresse, non riusciva ad avvicinarsi.
-Wei An! Wei An!- la chiamò, ma l’amica non la sentiva. Di fronte a lei c’era il buio, e lei era sola e indifesa, anzi, sembrava essersi arresa.
-Wei An!- chiamò di nuovo, sgolandosi, inutilmente.
-Non ti può sentire. Questo è il suo sogno, e anche se finora sei stata brava a ficcanasare nei sogni delle tue amiche, lei non la potrai salvare. Se non c’è più la speranza di uscire dall’incubo, la partita è persa…-
Il buio stavolta aveva una voce non rabbiosa, ma beffarda. Si stava prendendo la rivincita.
Non poteva finire così. Wei An aveva davvero perso la speranza?
-Wei An! Non arrenderti!- urlò di nuovo. –Ci sono qui io! Ti sei dimenticata di noi?-
-Sciocca, non può sentirti..-
-Hai dimenticato quello che ci hai detto? Ci hai detto di affidarci al nostro potere, e sai cosa ho scoperto?-
Provò di nuovo a correre verso di lei, schivando un tentacolo d’ombra apparso all’improvviso.
-Ho scoperto che se non abbiamo fiducia le une nelle altre non funzionano! Se non avessi avuto il desiderio di salvarvi, adesso non ti avrei trovato! Wei An! Rispondi!-
Non riusciva a raggiungerla, cominciava a sentirsi davvero stanca.
-Wei An..- sussurrò. Si fermò, e chiuse gli occhi. Come poteva far arrivare le sue parole alla sua amica? La risposta le bruciava tra le mani.
Ancora una volta, guidata solo dal suo desiderio di aiutare le sue amiche, si fidò del suo potere e tese le braccia verso Wei An: la sfera luminosa che le ardeva tra i palmi si allungò, trasformandosi in un lungo nastro bianco e lucente, che si distese, posando un’estremità ai piedi della ragazza orientale.
Wei An sbatté le palpebre. Cos’era quella luce davanti ai suoi occhi?
Alzò lo sguardo, seguendola.
All’altro capo del nastro, vide Talia, che le sorrideva. Vestiva ancora il suo costume di Halloween, e mai come allora a Wei An apparve più appropriato: i capelli biondi rilucevano grazie alla luce che teneva tra le mani, gli occhi blu notte erano un cielo stellato, e nonostante fosse chiaramente sporca di polvere e calcinacci, e le ali si fossero un po’ rovinate, Talia sembrava un angelo. Finalmente udì le sue parole.
-Andiamocene via, Wei An. Insieme.-
La ragazza spalancò gli occhi, commossa. Avrebbe voluto mettersi a piangere. Le parole di Talia erano come una risposta alla sua preghiera, la luce che teneva tra le mani era il sentiero che le indicava l’uscita dall’oscurità della paura. La speranza dentro di lei si riaccese, e le ridiede la forza di alzarsi. Camminò verso Talia seguendo il nastro, e le prese le mani, rispondendo al sorriso.
-Lo sapevo, Talia. Tu sei la luce che ci aiuta a non perderci nei nostri sogni.- sussurrò, mentre la luce sgretolava il grigio cupo di quell’incubo.
 
***
Talia aprì gli occhi, e tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto di trovarsi nel corridoio davanti alla biblioteca, a scuola; soprattutto, si sentì sollevata nel vedere che le sue amiche erano tutte davanti a lei, e stavano tutte bene. Erano sveglie, anche se un po’ frastornate.
-Avete vinto questa battaglia, ma non finisce qui!-
Talia sobbalzò mentre si voltava di scatto, per un attimo aveva sperato di non dover più risentire quella voce e invece il buio era ancora dietro di lei!
Adesso però aveva la forma di un piccolo tornado, e sembrava che si stesse pian piano dissipando, da solo.
-Ci rivedremo…streghe!- disse prima di svanire del tutto.
Talia rimase in silenzio, stupefatta. Non poteva crederci, era davvero tutto finito? Si scambiò delle occhiate con le sue amiche e si accorse che la stavano fissando tutte con un misto di incredulità e gratitudine, e la cosa la spiazzò tanto da ammutolirla. Rimase così, imbarazzata, finché Shara non si alzò per abbracciarla, imitata subito dalle altre. Stavano piangendo.
-Grazie!-
Nemmeno lei a questo punto poté trattenere le lacrime che aveva tenuto dentro per tutta sera. In qualche modo, si sentì finalmente a casa.
Un tossicchio discreto si intromise nel loro abbraccio. Talia aprì gli occhi e vide un vecchio, in piedi di fronte a loro, che le osservava a braccia conserte. Aveva una barba lunghissima, tanto lunga da toccare terra.
-Tibor!- esclamò Wei An con gioia. Per quanto riguarda le altre, erano tutte convinte di aver già visto quell’uomo. Ma dove? Dove potevano aver visto un tipo tanto strambo? Ma la serata era già stata troppo movimentata, nessuna di loro aveva la forza di porsi altre domande. Erano troppo stanche e provate.
Wei An si staccò dalle sue amiche e raggiunse il vecchio barcollando.
-Ce l’abbiamo fatta! Hai visto? Siamo state brave eh?- esultò, ma il vecchio non la fece finire e con una forza che nessuno gli avrebbe mai sospettato la prese in braccio.
-Sei ferita. Andiamo a casa.- dichiarò con calma perentoria, ignorando le proteste della ragazza. Poi si voltò verso le altre, che erano rimaste a fissarlo allibite.
-Tornate a casa anche voi. Non sarà una buona idea farsi trovare al centro di questo disastro.-
In effetti, come poterono verificare guardandosi intorno, sembrava che fosse passato di lì un cataclisma. Dovevano allontanarsi da lì al più presto, se non volevano ritrovarsi a dover dare imbarazzanti spiegazioni.
-Mi sembra assurdo!- sbottò infine Ione mentre scendevano le scale di corsa, alle calcagna del vecchio barbuto. –Abbiamo appena salvato come minimo cento persone e adesso dobbiamo pure evitare la furia dei prof! Ma insomma, abbiamo salvato pure loro! Un po’ di gratitudine!-
-Non possiamo raccontarlo a nessuno, Ione. Chi ci crederebbe?- ribatté Naide.
-Appunto! Non è irritante?- rispose la rossa a tono.
Talia sorrise. Le cose avevano ripreso il giusto corso, più o meno.
Riuscirono a raggiungere il cancello senza che nessuno le degnasse di uno sguardo, erano tutti ancora sconvolti per quello che chiamarono un “terremoto”. Una volta fuori, il vecchio tirò fuori la chiave di una macchina e schiacciò il pulsante che apriva le portiere. Subito una macchina nera, lunga ed elegante, accese le frecce con un “bip” sommesso.
Ione rimase a bocca aperta.
-Accidenti!- esclamò eccitata.
-Un momento!- fece invece Talia, bloccando l’uomo per un braccio.
-Cos’è successo esattamente stasera? Non potete andarvene via così! Vogliamo delle spiegazioni!-
Il vecchio la guardò. Aveva uno sguardo antico, autoritario e saggio. La ragazza non poté evitare di sentirsi in soggezione, ma sostenne lo sguardo risoluta. Non si aspettava che il vecchio le avrebbe risposto in quel modo.
-Mi sembra chiaro. Trovatevi domani a quest’orario a questo indirizzo.- disse porgendole un biglietto. Le altre si sporsero subito da dietro le sue spalle per osservarlo.
-A domani.- salutò, prima di chiudere le portiere e partire. Le ragazze erano troppo stupefatte per fermarlo. Tra le loro mani adesso c’era un elaborato biglietto da visita, l’unica risposta alle loro domande.
 
 
Ciao a tutti! Puff puff! Ce l’ho fatta a pubblicarlo, finalmente! Questo capitolo chiude la serie di “Halloween”… diciamo che se fosse un fumetto avrei terminato il primo numero O.o ehm ehm!
Adesso credo che sia un po’ più chiaro “chi” sia “chi”! Vi piacciono i poteri che hanno le Twins (se se n’è capito qualcosa…le spiegazioni tutte nel prossimo capitolo! ^^)? So che ancora non si capisce come faccia Wei An a sapere già tutto, ma pazientate ancora un po’ >.< Purtroppo mi sa che non riuscirò a pubblicare che una volta al mese, ma vi assicuro che dalla prossima volta tutto acquisirà un senso ^^’’
Un grazie grazissime a MaxT che recensisce sempre, puntualissimo! Scusa se ti ho fatto aspettare tanto!
  
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