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Autore: Melanto    08/12/2011    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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Nota Iniziale: poiché la mia Bet(t)ina è impossibilitata a lavorare al computer, questo capitolo (e penso anche qualcun altro dei prossimi) non è stato betato. Per farvelo avere comunque, ho deciso di pubblicarlo lo stesso e magari apportare le correzioni successivamente. :D Se trovate qualche errore, quindi, XD sapete perché! *abbracciatutti*


ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 10: Il compleanno di Teppei (parte III)

Rhanka – Regno degli Ozora, Terre del Sud

Yuzo era caduto in un sonno così profondo che risvegliarsi sembrava quasi un’utopia.
Solitamente era sempre il primo ad alzarsi dal letto, ma quando aveva aperto gli occhi, si era sentito svuotato di ogni energia, tanto che già tirarsi a sedere era stato uno sforzo sovrumano. Alla fine era crollato sulla spalla di Mamoru.
Lo sapeva che quello era il prezzo da pagare per aver usato l’incantesimo per tutta la notte, quando gli avevano sempre insegnato che andava utilizzato al massimo per un paio d’ore al minimo dell’energia. Ma lui sapeva anche quanto il suo compagno soffrisse il freddo e aveva deciso di mettere da parte il buon senso, per una volta. Nemmeno si ricordava quando Mamoru aveva lasciato la camera.
In quel momento, in cui finalmente stava riprendendo coscienza di sé, e quindi doveva aver recuperato la quasi totalità delle sue energie, ricordava solo frammenti di conversazione e poi l’eco lontana di una sensazione piacevole che gli aveva ricordato la scuola elementale: protezione. Si era sentito al sicuro come quando si trovava ad Alastra tanto che, per un istante, aveva davvero creduto di essere a casa, che quella missione fosse stata solo un sogno, che in realtà non si trovava a Rhanka, immerso nell’altopiano del Sud. Poi, però, il calore intenso che aveva sentito sotto le mani e contro il proprio corpo gli aveva sussurrato la verità: che era Alastra il sogno.
Gli era venuto da sorridere pensando a quanto Mamoru fosse caldo.
Lo sapeva che gli Elementi di Fyar avevano una temperatura corporea superiore alla media per sopportare il calore che faceva nell’Arcipelago e per generare fuoco, eppure non erano in grado di tollerare nemmeno per un attimo temperature che fossero attorno ai dieci gradi, per non parlare di quelle ancora più basse, perché scambiavano così velocemente il calore con l’ambiente circostante da avere uno sballamento interno. Era stato anche per questo motivo che lui aveva continuato a usare il Controllo dell’Inconscio, in modo da mantenere una temperatura ottimale.
E poi perché aveva la sensazione che Mamoru gli avesse detto qualcosa?
Molto probabilmente era stato solo un altro dei frammenti di dialoghi che ancora riusciva a ricordare.
Quando lentamente riaprì gli occhi, le immagini divennero subito più nitide e i sensi risposero prontamente a ogni stimolo.
Era da solo, nel letto, ma nella stanza doveva esserci qualcuno perché avvertiva il rimestare lento dell’acqua.
Piano, si tirò a sedere.
“Era ora che ti svegliassi, cominciavo a credere che avresti dormito per un giorno intero.”
Yuzo riconobbe la voce proveniente da dietro un separé. L’ombra che la candela proiettava sul tessuto dei pannelli tracciò i contorni di qualcuno immerso in una tinozza.
“Non hai battuto ciglio nemmeno quando il garzone è venuto a prepararmi il bagno. Che sonno pesante, uccellino.”
Yuzo sorrise, osservando l’ombra dei movimenti del suo interlocutore. “Scusa, Mamoru. Ero completamente-”
“Lo so. Non c’è bisogno che ti giustifichi.” Lo interruppe la Fiamma, ma senza rimproverarlo. “Nell’ipotesi che ti fossi svegliato, ti ho fatto preparare del cibo; anche se l’ora di pranzo è passata da un po’, dovrebbe essere ancora tiepido.”
L’Elemento d’Aria mosse lo sguardo al tavolo, dove scorse il vassoio con le ciotole coperte.
“Grazie, sei stato gentile” disse, alzandosi e sgranchendo braccia e gambe un po’ anchilosate per il lungo riposo. Lentamente raggiunse il tavolo, superando il separé che non fu più in grado di nascondere il compagno alla sua vista.
Mamoru se ne stava immerso nella tinozza con l’acqua e la schiuma che a stento arrivavano a lambirgli il petto; un braccio era disteso lungo il bordo del legno, l’altro era appoggiato col gomito mentre la mano sosteneva il viso.
Le iridi pece seguivano tutti i suoi movimenti e anche quando Yuzo si fu seduto restarono puntate su di lui, tant’è che il volante si volse con una certa perplessità e una punta di disagio.
“Qualcosa non va?” gli chiese, aspettandosi una strigliata vista l’espressione che gli incupiva i tratti.
Mamoru non ripose subito, ma lo squadrò completamente da capo a piedi.
“Come ti senti?” domandò infine mentre l’altro gli rivolgeva un sorriso convinto.
“Adesso bene, ho recuperato le energie. Te l’avevo detto che avevo solo bisogno di dormire.” Con calma cominciò ad assaporare la minestra di carne e verdure. Era ancora tiepida, ma per lui il freddo non era un problema poiché si trovavano abbondantemente all’interno di una temperatura tollerabile.
Mamoru lo fissò con intensità, ma si convinse della veridicità delle sue parole solo quando lo vide mangiare con appetito. L’espressione sul viso mutò in una più rilassata.
“Va bene” accordò, appoggiando la testa contro il bordo della tinozza e socchiudendo gli occhi.
“Non vi sono stato di grande aiuto, mi dispiace.” Yuzo era mortificato di non aver potuto adempiere ai suoi doveri e di aver lasciato tutto sulle loro spalle, ma la Fiamma agitò stancamente una mano, restando immerso nel tepore dell’acqua e della schiuma profumata.
“Lascia perdere, volante, io e Hajime eravamo più che sufficienti e comunque non abbiamo cavato un ragno dal buco.”
“Nessuna novità?”
Mamoru sospirò. “Macché, sempre il solito e a meno che Teppei non ci informerà del contrario dopo il colloquio col Doge, il Principe Tsubasa non è stato rapito qui.”
In quel momento, Yuzo sembrò ricordarsi di qualcosa di importante. Brandì con foga il cucchiaio e parlò con la bocca piena.
“Teppei!” Rischiò addirittura di strozzarsi e fu costretto a buttare giù un buon sorso d’acqua. “Scusa.”
Mamoru rise della sua imbranataggine.
“Rilassati, volante, non c’è alcuna fretta. Teppei è ancora dal Doge e credo ne avrà per un po’: stando a quello che ho scoperto dagli abitanti, sembrerebbe una persona molto impegnata. Nel frattempo, Hajime è andato a cercare un luogo adatto per la festa di stasera, in quanto a me…”, si mosse, intenzionato a lasciare la vasca, anche se controvoglia, “…è meglio che mi metta al lavoro.”
“Al lavoro per cosa?”
“Non sono affari tuoi.”
“Ma è per la festa di stasera?”
“Sì.”
“E allora perché non dirmelo, tanto lo scoprirei ugualmente, no?” insistette il volante, ma Mamoru sapeva essere più testardo di lui, quando voleva.
“Aspetterai.” Abbandonò la tinozza e si avvolse nell’asciugamano. Con stizza scosse la testa, borbottando. “Figurati se mi faccio prendere in giro da te fin dal pomeriggio!”
“Che ne sai che ti prenderei in giro?”
“Lo farai, ne sono sicuro.”
“Ma si può sapere cosa stai organizzando?”
L’altro ruotò gli occhi con noia; infilava rapidamente gli abiti prima che il calore dell’acqua con cui si era scaldato fuggisse via. Con un gesto secco si avvolse nel cappotto pesante, pronto per dedicarsi alla sua attività segreta. “Ti ho detto di no, non se ne parla, non te lo dirò. Rassegnati.”
Il volante gettò la spugna. “Va bene, come vuoi. Lo scoprirò stasera” sospirò ancora una volta, divertito dalla sua solita diffidenza. Doveva ammettere però che le cose erano migliorate rispetto a quando erano partiti da Raskal, e anche se a volte conservava degli scatti burberi, Mamoru si era come ‘addolcito’. E ogni gentilezza nei suoi confronti non faceva che rafforzare la convinzione secondo cui la Fiamma fosse davvero una persona buona e generosa, in fondo al cuore, solo che aveva come il timore di mostrarlo agli altri per non passare per debole.
“Finalmente.” Mamoru sbuffò, aprendo la porta della camera e fermandosi sull’uscio. Appoggiato allo stipite si volse appena, inquadrando la figura di Yuzo che mandava giù gli ultimi cucchiai di minestra.
“Ehi, uccellino, vuoi che ti mandi uno dei garzoni per far preparare un bagno caldo anche a te?” Ah, Dee! Doveva piantarla di essere così gentile, stava diventando ridicolo! Vero era che fossero nuovamente in tregua già da un bel po’, ma non doveva rammollirsi in quel modo; proprio lui, che aveva sempre avuto la cortesia di un’ortica. In quel momento si domandò se non fosse proprio a causa del suo perdere colpi che si fossero avvicinati. Ma quando l’interpellato gli sorrise, si rese conto che la ‘colpa’ di tutto era solo dello stramaledettissimo volante e del suo dannato modo di fare e di essere.
“Sì, grazie. Sei gentile” accettò Yuzo e lui, come al solito, tentò di camuffare i reali sentimenti, nascondendoli dietro l’ormai nota acidità.
“Non ti illudere, è solo un modo come un altro per non averti tra i piedi.”

Teppei ritornò alla locanda molto più velocemente di quando l’aveva lasciata, animato da uno spirito più forte e rinnovato vigore.
Stare in quella città, a suo modo, gli aveva fatto bene e lo aveva fatto sentire veramente utile nel suo ruolo di Elemento di Terra; puro, come tutti gli altri Elementi avrebbero dovuto essere. La gente credeva in loro e riponeva quella stessa fiducia che lui aveva perduto appena aveva scoperto quel terribile inganno che erano I Cavalieri dell’Onice, ma avrebbe dovuto fare l’impossibile per riuscire a cancellare la macchia nel sistema, proprio per tutte le persone che racchiudevano ogni speranza in loro: tradire la loro fiducia, farsi prendere dallo sconforto ancor prima di aver tentato il tutto per tutto, beh, quella era la vera sconfitta. E poi non doveva dimenticare che c’era in gioco la libertà dei suoi amici Hajime e Yuzo, costretti a sottostare a una volontà che non era la loro, costretti a mentire per anni e a fingere che andasse tutto bene. Lui avrebbe fatto in modo che l’era delle menzogne finisse per sempre ed era più deciso che mai a trovare il Principe.
Con questi pensieri e propositi e la durezza della roccia nelle iridi scure varcò la soglia della locanda dirigendosi al bancone dove l’oste stava sistemando i registri.
“Salve” esordì e l’uomo levò lo sguardo su di lui.
“Bentornato, ragazzo.”
Teppei buttò un’occhiata alle sue spalle dove vide appese le chiavi delle camere. Con perplessità inarcò un sopracciglio. “I miei compagni non sono qui?”
L’oste sembrò ricordarsi in quel momento di qualcosa di importante. “Ah, sì! Mi avevano pregato di riferirti dove avresti potuto raggiungerli. Si trovano nella radura poco fuori dalla città. Prendi il sentiero a Nord, in direzione del Crocevia dell’Aria. Li troverai là.”
Per quanto sorpreso e con la mente che già frullava le ipotesi più disparate, il tyrano sorrise ringraziando e lasciando di corsa la locanda.
Muovendosi il più agilmente possibile controvento, Teppei percorse a ritroso la via che li aveva condotti a Rhanka e che immetteva direttamente sulla Via Crociata.
La cosa gli piaceva poco.
Che avessero scoperto nuove informazioni sul Principe? E perché avevano preferito incontrarsi all’esterno per parlarne? Probabilmente dovevano esserci orecchie nei paraggi che non avrebbero dovuto udire. Maledizione, forse c’erano degli Stregoni!
La vita cittadina scivolò rumorosa attorno a lui, che sembrava non risentire minimamente del clima impervio, fino a che non se la fu lasciata alle spalle come fosse stata solo un sommesso brusio. La Via Crociata si estendeva nuovamente aperta e libera davanti ai suoi occhi. Di lontano riuscì a scorgere la collina su cui sorgeva il Crocevia; ne individuò le sagome delle colonne.
Teppei si guardò intorno notando, dall’alto della sua posizione, la radura di cui i suoi amici dovevano aver parlato all’oste e gli sembrò che ci fosse qualcuno perché vide la luce di un fuoco acceso.
Aumentando la velocità, abbandonò la via principale per scendere lungo il declivio che la costeggiava. A mano a mano che si avvicinava, le forme divennero più nette e, sì, erano proprio loro. Dei tronchi fermi attorno al fuoco acceso e i suoi amici in piedi ad attenderlo.
“Hajime!” annunciò la sua presenza e loro si volsero, portando le mani dietro la schiena; le espressioni ferme e severe.
“Ehi, ragazzi! Ma che diavolo sta succedendo? Stregoni in vista?” domandò ancora, mentre il vento, sferzante fino a quel momento, sembrava acquietarsi. Eppure, nemmeno questa volta ottenne risposta da loro che rimasero immobili e rinchiusi in uno strano mutismo. Teppei rallentò il passo fino a fermarsi e a mettersi sulla difensiva. Rapidamente si tenne pronto per lanciare un qualsiasi incantesimo visto che sentiva una tremenda puzza di trappola. Forse gli stavano per tendere un agguato, forse i suoi amici erano stati rapiti e quelli che vedeva non-…
“Sorpresa!” sbottarono in coro i tre Elementi ricoprendolo con una pioggia di coriandoli e stelle filanti che avevano tenuto strette nelle mani nascoste, mentre la sua espressione virava repentinamente dall’'attentissimo e pronto ad entrare in azione' al 'totalmente confuso'.
“Ma che… cosa…” smozzicò, guardandoli uno per uno come fossero stati dei fantasmi.
“Buon compleanno, Teppei!”
Di colpo tutto divenne chiaro, lasciandolo senza parole eccetto un balbettante: “E’… è già il 15° Flòrio?”
Adagio si sedette su un tronco, portandosi una mano alla fronte. “I-io… me ne sono completamente dimenticato… con tutto quello che è successo…”
“Lo sappiamo” intervenne Hajime con un sorriso. “Per questo ci abbiamo pensato noi.”
Teppei lo guardò, rispondendo al suo sorriso con un altro pieno di affetto. “Ragazzi, io… grazie, non ho parole.”
“Stai vedere che te le faccio tornare?” La Fiamma prese quello che al tyrano sembrò un grande vassoio. “Da parte mia” borbottò, esibendo una smorfia che avrebbe dovuto essere una specie di sorriso non ironico, e quando Teppei sollevò il coperchio riuscì davvero a recuperare la voce.
“La albuminga(1) tyrana!” esclamò; gli occhi su quella pila di nuvolette candide dall’aspetto invitante il cui interno racchiudeva un morbido cuore di pandispuma(2) e cioccolato. “Ma è una specialità di Tyran! Dove l’hai-”
“Fatta io” scandì lentamente la Fiamma, attirandosi lo sguardo ironico del Tritone.
Deh, sai cucinare?”
“Modestamente, sì” replicò Mamoru con stizza. “Non come qualcuno qui presente.”
Hajime rise, alzando le mani in segno di resa, mentre Yuzo era davvero colpito.
“Non mi sarei mai aspettato che fossi bravo ai fornelli.”
“Ne dubitavi, forse? Non sei l’unico, Signor Perfettino.”
“Non metterti sulla difensiva, pensavo semplicemente che a un tipo guerriero come te non piacesse o lo trovasse poco virile.”
“Ecco, lo sapevo che mi avresti preso in giro.”
“Ma non ti sto prendendo in giro!”
Seh, seh.”
Yuzo sospirò, abbandonando la questione: quando Mamoru si metteva un’idea in testa avrebbe anche potuto fare i salti mortali per dimostrargli il contrario, non ci sarebbe stato verso di fargliela cambiare.
Tra i due litiganti, Teppei afferrò una delle albuminghe, addentandola con gusto e assaporando il duro zuccherino esterno col cuore morbido e più amaro.
Mmmmh! È ottima!” decretò e Mamoru si inorgoglì, appoggiando il vassoio su un ceppo accanto al fuoco.
“Servitevi, uomini di poca fede” invitò in direzione del Tritone e del volante.
In un clima decisamente più allegro e rilassato, tutti e quattro si misero a gustare i dolci seduti sui tronchi.
“Io, poi, avevo una fame da lupo!” disse Teppei addentando il quarto. “Sono stato tutto il giorno dal Doge, non vi dico quanta gente era in attesa di udienza.”
Anche se si erano concessi un momento di pausa, Mamoru non perse di vista le loro priorità. “A proposito: qualche buona notizia?”
Il tyrano scosse il capo con un sospiro. “Sempre il solito. Il Principe ha seguito il programma usuale come nelle altre città e quando è andato via non c’è stato nessun problema. E voi?”
Hajime si strinse nelle spalle. “Niente, purtroppo.”
“Quindi siamo sempre al punto di partenza, vero?”
Mamoru buttò giù l’ultimo morso della sua albuminga. “Sì, più o meno. Chiunque abbia tenuto il Principe sotto controllo durante i suoi spostamenti, non deve essere affatto un principiante per non essersi fatto scoprire.”
Il Tritone inarcò un sopracciglio, pensieroso. “Sei ancora convinto che si tratti di Stregoni?”
“Sì. E a ogni città che superiamo diviene sempre più una certezza.” La Fiamma si sporse verso il piccolo fuoco che avevano acceso, appoggiando i gomiti sulle ginocchia; con gli occhi fissi al focolare, sembrò quasi che vi stesse leggendo attraverso. “Solo gli Stregoni sono in grado di utilizzare incantesimi di occultamento che li rendono praticamente invisibili agli occhi umani e nella delegazione del Principe non c’erano Elementi che avrebbero potuto avvertirne la presenza. Inoltre, se fossero stati uomini di Gamo a che pro scatenare una guerra se avevano già Sua Altezza come ostaggio? Sarebbe stato inutile.”
Hajime non parve convinto. “Sì, ma si può dire lo stesso dell’AlfaOmega: non sono alleati il Nero e Gamo?”
Teppei si passò una mano sul mento. “E se… se l’AlfaOmega avesse agito all’oscuro del Signore del Nord?”
Gli sguardi del Tritone, della Fiamma e del volante si puntarono su di lui, ma fu solo Mamoru a parlare esponendo il pensiero comune.
“Doppio gioco.”
“E sempre la stessa domanda: perché?”
Ma questa volta nessuno seppe dare una possibile risposta, lasciando che un silenzio preoccupato aleggiasse tra loro.
Poi, d’improvviso, una goccia d’acqua ruppe la stasi infrangendosi sulla mano di Teppei. Il tyrano sollevò lo sguardo al cielo, carico di nubi, osservandolo con espressione sorpresa. Un’altra goccia lo centrò in piena fronte.
“Oh. Sta cominciando a piovere” disse, mentre l’acqua prendeva a sfrigolare sulla fiamma accesa appena le gocce divennero più numerose.
Deboli scie di fumo si alzarono dal fuoco e Mamoru nascose il capo sotto al cappuccio del suo pesantissimo cappotto, sbuffando con stizza. “Ah, che bello! Ci mancava solo questa.”
Eppure, sia Hajime che Yuzo non sembravano affatto dispiacersi, anzi.
“Complimenti per la tua precisa previsione meteorologica” affermò il Tritone all’indirizzo del volante.
La Fiamma storse il naso. “Ah, lo sapevi?! Beh, grazie per avermi avvisato! Tsk! Altra roba da aggiungere ai miei poveri reumatismi; con tutto il freddo e gli spifferi che sto prendendo in questa città, ci mancava solo l’acqua.”
“Mi dispiace, Mamoru, ma la pioggia mi era necessaria” si scusò il volante. “Però non temere, ho pensato anche a te.”
La Fiamma, però, nemmeno lo sentì mentre si stringeva nelle braccia e lo folgorava con un’occhiata che preoccupata era dir poco.
“In che senso ‘avevi bisogno della pioggia’? Perché ho la sensazione che tu abbia architettato qualcosa che io sicuramente riterrò pessimo?”
In tutto ciò Teppei rivolse uno sguardo confuso al Tritone, che gli sorrideva col viso poggiato in una mano e sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto.
“Lo so che non approverai, ma è il mio regalo per Teppei, quindi… chiudi un occhio per questa volta.”
Yuzo non diede alla Fiamma nemmeno il tempo di replicare che sollevò una mano al cielo. Dal palmo, e irradiandosi lungo le dita, una serie di bianchi fili sottilissimi, simili alla seta, si allungarono fino a immergersi nelle nuvole opalescenti, facendole diventare improvvisamente meno minacciose e più chiare.
Teppei rimase col naso all’insù fino a che, invece della pioggia, qualcos’altro cominciò a cadere sul suo viso. Qualcosa di soffice, freddo e candido.
Un fiocchetto gli si posò sul dorso della mano e gli occhi si riempirono di meraviglia.
“Neve?”
“Ti auguro un felice compleanno.”
Il tyrano lo guardò con gioia indescrivibile. “E’… è fantastica! Grazie!”
Quasi non poteva crederci che gli stesse nevicando sulla testa, mentre la sensazione di familiarità lo riportava a Tyran con ancora più forza, ma questa volta se ne sentì davvero felice.
‘Chiudere un occhio’, eh?” Mamoru borbottò quella frase guardando di sottecchi il volante.
“Solo per una volta.”
L’altro sbuffò, osservando l’immensa radura che rapidamente perdeva i suoi colori, le irregolarità, le imperfezioni. Tutto diveniva a poco a poco più compatto e luminoso, quasi non fosse tramonto inoltrato, ma giorno. E lo spazio smarriva la tridimensionalità, la profondità della prospettiva. Diveniva uguale in ogni direzione si guardasse nel raggio d’azione della neve che continuava a cadere leggera e delicata.
La contemplazione di quel piccolo incantesimo venne interrotta quando Hajime colpì Teppei con una palla di neve, cominciando a ridacchiare.
Il tyrano si pulì il lato del viso su cui sentì la fredda consistenza dell’arma, rivolgendogli un’occhiata furba e un mezzo sorriso.
“Ehi! Lo sai come si chiama questa, a Tyran? Sfida!”
“Veramente, si chiama così in ogni parte di Elementia.”
“Ah, allora mi stai sfidando sul serio!”
Un’altra palla lo colpì a tradimento e lui riuscì a pararsi col braccio solo all’ultimo momento. Hajime si alzò in piedi; ne rigirava lentamente una terza.
“Ovvio!” provocò, allontanandosi adagio verso lo spiazzo aperto.
Mamoru s’affrettò a metterli in guardia. “Qualsiasi cosa vogliate fare, fatela lontano da me, intesi?” Già si stava congelando, ci mancava solo che avessero cominciato a tirargli addosso la neve.
“E tu, Yuzo, sei dei nostri?” propose Hajime senza perdere di vista Teppei che si stava preparando alla lotta. Il volante scosse il capo con un sorriso.
“Io passo, devo occuparmi della Fiamma… altrimenti si spegne” e si sforzò di non ridacchiare mentre Mamoru, accanto a lui, masticava uno stizzito: “Mi prende anche per i fondelli, adesso! Hurrà.”
“Allora sarà una sfida uno contro uno?” Il tyrano avanzò con passo cauto verso il suo nemico il quale, prontamente, indietreggiava.
“Già, all’ultimo sangue.”
“Oh, oh. Non chiedo di meglio!”
E, proprio come quando erano piccoli, cominciarono a rincorrersi per tutta la radura prendendosi a pallonate e riempiendo l’aria con delle risate che nascevano dal profondo del cuore.
“Ecco” Mamoru bofonchiò, assottigliando lo sguardo. “La regressione all’infanzia è completa.”
“Beh, ne avevamo tutti un po’ bisogno, non trovi?”
Anche se, in fondo, era d’accordo con lui, la Fiamma si limitò a mantenere un tono più sostenuto; gli occhi fissi sui due compagni che si stavano letteralmente ricoprendo di neve.
“Mah, sarà…” poi si volse caustico in direzione di Yuzo. “E tu non potevi regalargli qualcosa di meno gelido?!”
“Ma la smetti di lamentarti? Avevo detto o no di aver pensato anche a te?”
Mamoru mugugnò poco convinto.
Il volante sospirò, scuotendo il capo, e gli si avvicinò fino a che non si ritrovarono praticamente spalla a spalla.
“Forza, dammi la mano” disse, allungando la sua.
“Che hai intenzione di fare?”
“Vuoi continuare a congelarti o vuoi darmi la mano?” Yuzo lo osservò dritto nelle iridi pece, meno ribollenti del solito, che capitolarono con estrema facilità; faceva troppo freddo per stare a fare lo schizzinoso.
Con riluttanza gli prese la mano e il volante la portò alle loro spalle in modo che gli altri non potessero vederle. Mamoru pensò che lo avesse fatto di proposito, sapendo quanto lui fosse restio a determinate effusioni o contatti in pieno pubblico, e stemperò leggermente il broncio.
Poi, un improvviso calore si insinuò all’interno della manica, distribuendosi per tutto il cappotto. Un vento tiepido che lui aveva già avuto modo di provare. Lentamente esalò un estatico sospiro, facendo scomparire la diffidenza, come se non fosse mai esistita; un’espressione sorridente ne prese il posto.
“Adesso sì, che cominciamo a ragionare.” Il vento lentamente gonfiava il cappotto.
“Che ti avevo detto?”
Mamoru si volse a osservare il profilo del volante il cui sguardo seguiva l’evolversi della battaglia tra Acqua e Terra. Il sorriso gli distendeva le labbra quando riuscivano a colpirsi a vicenda. L'occhio seguì la linea del collo e si fermò sull'onice che riusciva appena a intravedere oltre il bordo della maglia.
"Non pensarci così tanto, chiedimelo e basta."
Mamoru sussultò, sentendosi colto sul fatto. Yuzo lo stava guardando con un leggero sorriso; doveva essersi accorto che stava fissando la pietra.
"No, non-"
"Va bene così. Sul serio." L'uccellino volse nuovamente lo sguardo alla distesa bianca. "Anzi, ammetto che mi solleva un po' poterne finalmente parlare con qualcuno. Di solito, tra noi non ne facciamo mai parola; nemmeno con mio padre, che è stato Cavaliere dell'Onice prima di me."
La Fiamma seguitò a osservare il suo profilo. Aveva, sì, un paio di domande. Le avrebbe soddisfatte e dopo non avrebbe chiesto altro. Anche se il volante diceva che non era un problema, sapeva i pensieri che avrebbe acceso nella sua testa e lui non voleva calcare troppo la mano. Sospirò. "Quanti anni avevi?"
"Quindici. Ma il giorno della mia iniziazione c'erano anche allievi più piccoli di me." Si volse verso di lui, sorrise. "Si comincia presto."
"Hai sofferto?"
"Un po'" ammise. "Però ricordo molto poco ciò che è accaduto." Scosse il capo. "C'era qualcosa che premeva per entrare, poi quel calore insopportabile. Bruciava da morire. Infine il buio. Quando mi sono svegliato ero nella mia stanza. Devo aver addirittura preso a pugni il pavimento per il dolore perché avevo le nocche graffiate. Mio padre disse che era andato tutto bene e che ero stato bravo. Col senno di poi, credo l'abbia detto solo per non spaventarmi."
Appena sentì nominare il Console, Mamoru inspirò a fondo, incupendo l'espressione. A dire il vero, era quella l'unica domanda che avrebbe voluto porgli fin dall'inizio. Gli si era piantata in testa da che Hajime aveva parlato di quel maledetto Ordine segreto, ma già sapere che Yuzo era stato arruolato che aveva quindici anni era stata quasi una risposta, per lui, solo che voleva esserne sicuro.
"Quindi, quando sei stato scelto per far parte dei Cavalieri dell'Onice, tuo padre..."
"Era ancora Master, sì."
Mamoru si sentì sollevato. "Allora non è stato lui a fare il tuo nome."
Yuzo rise, scuotendo animatamente il capo. "No, assolutamente! Anche per lui fu difficile, quando venne a sapere che sarei diventato un Cavaliere." Il volante abbassò lo sguardo, osservando i propri piedi che rimestavano la neve. "Anche per questo ho sempre detestato l'Ordine."
La Fiamma lo ascoltò senza interromperlo, ma percependo un chiaro astio verso tutto il sistema.
"Non solo per quello che fanno, per il loro aver a che fare con la Magia Nera, ma soprattutto perché hanno rischiato di minare il rapporto che avevo con mio padre. E questo non l'avrei mai potuto perdonare. A nessuno." Poi, l'uccellino si volse. Il sorriso di nuovo sulle labbra, ma era come velato pur non essendo nascosto dietro il suo solito incantesimo di difesa. "C'è altro?"
"No." Mamoru si ritenne soddisfatto e, in fin dei conti, non voleva che Yuzo ricordasse ancora. Anche se non poteva cancellare la loro esistenza dalla sua vita, avrebbe voluto almeno tenerne lontano il pensiero il più possibile.
Entrambi tornarono a fissare in avanti, lasciando che le risate di Hajime e Teppei coprissero per un po' quel silenzio in cui aleggiava ancora il non detto di quei ricordi e quanto facessero male, seppur diluiti negli anni ormai trascorsi.
Mamoru sentì la mano di Yuzo stringersi un po' di più attorno alla sua; osservò il suo profilo.
“Non usare lo shurhùq, questa notte” esordì.
Ci aveva pensato a lungo mentre si trovava nella cucina della locanda a preparare la albuminga tyrana per Teppei, risolvendosi che avrebbe preferito soffrire un po’ il freddo che ritrovarselo di nuovo privo di energie il mattino seguente.
Yuzo gli rivolse le iridi nocciola. “Ma… ma così tu-”
“Il tuo calore sarà sufficiente”
“Sei sicuro?”
“Ti ho detto di sì” rimarcò Mamoru con fermezza. Il volante annuì, lasciando intendere che avrebbe obbedito.
“Mi spieghi almeno perché non vuoi?”
La Fiamma non rispose subito, seguitando a fissare i suoi occhi tra il continuo e delicato cadere della neve.
“Perché non mi piace il modo in cui sei ridotto, dopo.”
“Quello è stata colpa mia perché ho tirato troppo la corda.”
“E tu vedi di non rifarlo, va bene? Te l’ho detto anche quando eravamo a Sundhara, ma tu devi sempre fare di testa tua, accidenti!” Non era partito con l’intenzione di alzare la voce, eppure lo aveva fatto senza nemmeno rendersene conto se non a sfogo concluso.
Volgendo lo sguardo altrove, scosse il capo.
“Non volevo rimproverarti. E’ solo che…” -…ero preoccupato per te…- “…non so che farmene di un volante fuori uso.”
Aveva corretto il tiro all’ultimo momento, camuffando con più difficoltà del solito il suo vero pensiero.
“Hai ragione, mi dispiace. La prossima volta starò più attento.”
Tanto Mamoru lo sapeva che non sarebbe stato affatto così, perché quando si trattava di fare le buone azioni, il volante si dimenticava puntualmente di tutto il resto.
Rimasero in silenzio per un po’ e solo il rumore ovattato della neve che cadeva tutt’intorno e le risate di Hajime e Teppei scandirono il tempo.
“Sicuro che non volevi rimproverarmi?”
Mamoru arricciò il naso. “Sì, perché?”
“Beh, di solito lo fai sempre e quindi…”
“Ah! Non è vero!” Si difese la Fiamma anche se era consapevole che ci fosse un fondo di verità nelle sue parole. Forse più di un fondo. Ma lui era sempre stato abile a negare a oltranza e continuò a farlo anche quando Yuzo si mise a ridere e a lui non restò che girare altrove la faccia, bofonchiando.
Con il viso sollevato in direzione del cielo, mise da parte il broncio, restando a osservare la pioggia di fiocchi di neve che continuava a venir giù silenziosa. Il calore del vento shurhùq che lo avvolgeva con delicatezza, ma, soprattutto, anche se avrebbe finto di ignorarlo, quello delle dita che stringevano le sue, gli addolcì l’espressione.
“Così, questa è la neve” disse e dovette ammettere che era bella. Ricopriva tutto con leggerezza e il cadere dei fiocchi aveva un che di ipnotico e meraviglioso.
“Non l’avevi mai vista?”
“Mi sono trasferito a Fyar che avevo quattro anni e lì aspettarsela era una speranza vana.” Il labbro gli si tese in un sorriso ironico. “Prima di allora, tra i miei ricordi la neve non rientra, mentre dopo…”, si volse affinché Yuzo non vedesse lo sguardo caricarsi di rancore, “…sono tornato a Dhyla veramente di rado e seppur si fosse messo a nevicare, non credo che avrei avuto il tempo e la voglia di contemplarne la bellezza.”
Il volante aggrottò le sopracciglia, ripensando alle parole che gli aveva detto la sera prima in merito alla sua famigli. Si rese conto che la prossima meta non sarebbe stata facile né per Mamoru né per tutti loro. Eppure, quando la Fiamma si volse di nuovo a osservarlo, il sorriso ironico era di nuovo sulle sue labbra, ma le iridi pece tradivano un certo ribollio, segno che stava cercando di mettere da parte i cattivi pensieri.
“Comunque, a modo suo, la neve mi è familiare. Mi ricorda la cenere del Raiju Mountain.”
Yuzo ricambiò il sorriso. “Allora ho fatto un regalo anche a te.”
“Beh, avresti potuto farlo a una temperatura più alta, eh” rimbeccò Mamoru, cercando di camuffare l’imbarazzo perché, sì, certi modi di fare del volante e certe cose che lui diceva lo imbarazzavano a morte. Come il modo in cui stava ridendo in quel momento, e dire che si era impuntato e ripromesso di non permettergli di avvicinarsi ancora.
“Ma se era più calda poi si scioglieva e diventava acqua.”
“Giammai!” sbottò inorridito e insieme tornarono a fissare il tyrano e il Tritone persi nel loro gioco fino a che la Fiamma non inarcò un sopracciglio con curiosità.
“Ma… e qual è il regalo di Hajime?”

“A-ah! Non mi scapperai! Sono un campione mondiale nella lotta con le palle di neve!” esclamò Teppei mentre gli lanciava le sfere che il Tritone riusciva a evitare con una certa fatica.
“Non vale! A Tyran nevica più spesso che ad Agadir!”
“Avresti dovuto pensarci prima di sfidarmi! Adesso verrai punito per la tua insolenza!” E prima che il Tritone potesse sfuggirgli di nuovo, riuscì ad agguantarlo per la vita con un solo braccio e a bloccarne la corsa, ma scivolò sul ghiaccio e caddero entrambi sul morbido manto nevoso senza smettere di ridere.
“Complimenti! Un campione mondiale… di cadute!” Lo prese in giro Hajime, che aveva ormai la neve dappertutto, nei capelli, negli abiti, sul viso e sulle mani, ma l’acqua era il suo Elemento e il freddo non era mai stato un nemico.
Teppei si tirò a sedere, scrollando il capo, e dalla intricata massa di ricci la neve intrappolata gli cadde sulle spalle e in parte al suolo.
“Non parlare troppo presto, Hajime!” Lo ammonì, ridacchiando, e con uno strattone se lo tirò addosso poiché il braccio era ancora stretto attorno alla vita. Svelto gli infilò una buona manciata di neve all’interno degli abiti.
“Va bene! Va bene! Basta così, hai vinto! Mi arrendo!” rise la vittima e il suo carnefice lo lasciò andare.
Ansanti per le corse lungo tutto lo spiazzo, rimasero seduti a recuperare fiato.
Teppei sollevò, soddisfatto, il viso al cielo, godendo del tocco leggero dei fiocchi sulla pelle. Il malessere che aveva provato fino al giorno prima sembrò solo un ricordo lontano e si sentì felice, a suo modo, per aver ritrovato una sorta di equilibrio interiore anche se tutto sembrava ancora essere incerto, davanti a lui, ma era un testardo e questa volta non avrebbe lasciato ai dubbi la capacità di minare le sue convinzioni.
“Meglio ora?”
“Sì, molto.” Sorrise. “Dimmi la verità: tutto questo è stata opera tua, vero?”
Il Tritone si limitò a stringersi nelle spalle e a rispondere con tono vago.
“Io ho solo detto che era il tuo compleanno…” Un sorriso soddisfatto sfuggì alle sue labbra, mentre guardava lentamente intorno a sé.
“Grazie. È stato di sicuro uno dei più bei compleanni di sempre. Era da tanto che non ne passavamo uno insieme.”
“Vero” annuì Hajime, ricordando come i rispettivi impegni nelle scuole avessero impedito loro di rivedersi per moltissimo tempo, eppure la distanza non era riuscita in alcun modo a minare quella amicizia che era davvero la cosa più speciale e preziosa che entrambi avessero. “E comunque non è finito” continuò il Tritone, pescando una scatola da una delle tasche del pantalone. Gliela porse, stringendosi semplicemente nelle spalle. “Manca ancora questo. Buon compleanno, Teppei.”
Il tyrano la osservò con curiosità. Rigirò il lungo e piatto involucro, sciogliendo il nastro rosso che lo ornava. Lo aprì adagio e dall’espressione che fece, Hajime capì che ciò che c'era dentro gli piaceva, gli piaceva eccome.
L’affetto piegò le labbra del Tritone in un sorriso quando lo vide boccheggiare per qualche istante prima che levasse di nuovo lo sguardo su di lui, con le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione.
“Ma non avevi detto che-”
“Non così tanto, pensavo peggio.” Hajime diede due colpetti leggeri sulla gamba. “Prima che me lo domandi: guarirò in un paio di giorni.”
Teppei abbassò nuovamente lo sguardo sul suo regalo. La sagoma aveva una forma irregolare e una sfumatura cangiante di madreperla. Un piccolo foro era stato applicato sulla sommità per permettere il passaggio del filo di cuoio.
“Dicono che porti fortuna” spiegò il Tritone. “Anche la mamma ne ha una di papà.”
Il tyrano lo guardò senza nascondere la commozione, sfiorando il ciondolo con la punta delle dita, ma si sforzò di ricacciare indietro le lacrime che sentiva nella gola.
“Grazie” mormorò.
Hajime scosse il capo e lo abbracciò con affetto. Rise nel sentire Teppei che tirava su col naso.
“Oh, suvvia! Non ti metterai a piangere, vero?”
“E’… è il regalo più bello che abbia mai ricevuto” borbottò, nascosto nel suo collo. “Grazie… grazie mille.”
Ma c’era dell’altro che Hajime aveva da dirgli e, senza lasciarlo andare, assunse un tono più serio.
“Abbi fiducia nelle tue capacità.”
Il tyrano sussultò prima di guardarlo negli occhi con sorpresa e stupore.
“Come sai che-”
“Perché sono tuo amico. Non ho bisogno che tu me le dica, le cose, perché io le veda né puoi nascondermele col buio.”
Teppei abbassò lo sguardo. Si mortificò per aver creduto di poterlo ingannare, ma quando sentì che Hajime gli affondava una mano nei capelli, per spettinarli adagio, vide che gli stava sorridendo.
“Credi in te stesso e sono sicuro che ce la farai. Mi fido di te e so che il Principe ti darà ascolto.”
Il tyrano annuì e svelto si passò il dorso della mano sugli occhi per scacciare le lacrime.
“E questa sciarpa?” domandò a un tratto il Tritone. “Non mi dirai che hai freddo? Ma se non lo soffri!”
Teppei la sciolse piano, guardandola con affetto e una sicurezza indistruttibile. Hajime comprese che doveva aver a che fare con il suo giro a Rhanka, nel pomeriggio, e con la serenità che ora riusciva nuovamente a leggere nel suo sguardo.
“Questa… è la fiducia del nostro popolo” affermò il tyrano, poi sfilò il ciondolo dalla scatola e lo indossò. La squama brillò di riverberi multicolore e in quel luccicare lui racchiuse la sua solenne promessa. Lo sguardo assunse una sfumatura decisa.
“Ti giuro che riuscirò a convincere il Principe, Hajime, e non mi arrenderò fino alla fine” perché la posta in palio era troppo alta per cedere. La sconfitta non era contemplata.
Lentamente, su Acqua e Terra, Aria e Fuoco la neve continuava a cadere e loro rimasero lì, a godere del suo freddo tocco ancora un po’ prima che una nuova tappa li vedesse coinvolti in un’altra avventura.

Scende la neve dal freddo candore
e tutto ricopre, perfino il dolore,
ma basta il calore a scioglierne il manto
e sbrina anche il cuore, come d’incanto.

 


Poiché non ci troviamo sulla Terra, ho dovuto modificare alcuni nomi che per noi sono di uso comune, ma che su Elementia non avrebbero significato nulla XD. E così, ecco nascere [1]Albuminga e [2]Pandispuma che sostituiscono i nostrani Meringa e Pandispagna. XDDDD Il nome meringa derivante da una città olandese, Meiringen, è stato sostituito con qualcosa che la ricorda: ovvero l'albume montato a neve; mentre pandispuma fa il verso al pandispagna XD ma essendo che la Spagna su Elementia non esiste... XDDDD ho dovuto provvedere diversamente!


…Il Giardino Elementale…

 

Si conclude la tappa a Rhanka. :3
Questa è stata davvero una ‘missione’ tranquilla in tutti i sensi. I nostri eroi hanno avuto modo di rilassarsi, leccarsi un po' le ferite, e qualcuno è addirittura riuscito a superarle, a modo suo, trovando la giusta forza in un nuovo obiettivo. Per qualcun altro le ferite restano ancora lì, mentre per qualcun altro ancora è il momento di affrontarle faccia a faccia.
E' l'ora di muoversi verso una nuova città.
E la nuova città sarà Dhyla.
La patria di Mamoru.
*tossicchia*
Preparatevi al peggio. L’avrete. X3 (mi rendo conto che non dovrei fare la faccina puccia, ma insomma XD Io non faccio molto testo!)

Grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa storia. Siete impagabili! :*


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)

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