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Autore: JustALittleLie    08/12/2011    20 recensioni
Li avevamo lasciati lì.
Lui era tornato a Los Angeles, lei era su un aereo per Madrid.
Lontani per sempre, divisi da un destino che li ha fatti incontrare, li ha fatti innamorare e poi, li ha separati.
E se ora il destino volesse ripagarli di tutto questo?
Ronnie verrà ricatapultata improvvisamente nella sua vecchia vita a Los Angeles, dove la aspettano le sue amiche e lui, dove potrebbe riavere la sua vita.
Ma, si sa, nella vita nulla è così semplice.
Sequel "Let me under your skin"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's a fine line between love and hate'
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I giorni che Joe Jonas poteva trascorrere liberamente, senza alcun impegno, si potevano contare sulle dita di una mano. Aveva le riprese del suo ultimo film, le interviste, i programmi a cui doveva partecipare ed altre mille cose da fare. Il più delle volte tornava a casa solo per dormire e non aveva nemmeno cinque minuti per parlare con la sua famiglia e questo a volte lo rendeva davvero triste, nonostante questo sacrificio era necessario per realizzare il suo sogno di attore.

Quel giorno però era diverso, era uno di quei giorni che poteva contare sulle dita, uno di quei giorni in cui non aveva nessun impegno.

Si era svegliato di buon umore –se si può definire “buon umore” il non piangere disperatamente e sentire terribilmente la mancanza di Kate- con l’intenzione di andare in cucina e preparare la colazione per la sua famiglia.

Quando si rese conto che erano le undici del mattino e che tutti, compreso Nick, avevano già lasciato la casa senza svegliarlo, ormai aveva già preparato una decina di omelette.

Sbuffando si accasciò su una delle sedie della cucina. Prese a giocare con una frittella avanti a lui mentre pensava a cosa fare per occupare il tempo fino a quando qualcuno della sua famiglia non fosse tornato a casa.

Magari poteva andare a fare un giro? L’idea di andare in giro da solo non lo allettava molto ma, visto che l’alternativa era rimanere a casa a fissare le sue omelette bruciacchiate, gli sembrò l’unica via d’uscita.

Si allontanò dal tavolo dirigendosi verso il piano superiore, ma prima che il piede si poggiasse sul primo scalino, sentì la porta bussare e, con l’ennesimo sbuffo, andò ad aprire.

Joe era famoso per la sua mente fantasiosa e spesso infantile, per cui se avesse aperto la porta e fuori avesse trovato un alieno, un fantasma, folletti assetati di sangue o terminator in persona con imbraccio un bazuka, non avrebbe assunto un’espressione così spaventata come quella che inevitabilmente si formò sul suo viso alla vista della persona che, con le mani incrociate, lo fissava ad un metro da lui.  

-ciao Lexus- salutò incerto Joe

La ragazza rispose con un ringhio, scostando malamente Joe e facendosi spazio per entrare.

Joe chiuse la porta e la seguì confuso verso la cucina, dove Lexus si guardava intorno studiando l’ambiente. Si voltò di scatto verso di lui, puntandosi le mani ai fianchi e guardandolo accigliato.

-si può sapere che diavolo stai facendo?- sbottò

-colazione?- provò Joe intimorito dai modi della ragazza che, per l’appunto, ringhiò ancora

-non mi interessa quello che fai della tua stupida mattinata libera-  sbottò avvicinandosi pericolosamente al ragazzo, il cui istinto di autoconservazione gli stava suggerendo di scappare nel più vicino rifugio antiatomico –vorrei capire quello che stai facendo con Kate-

-non sto facendo proprio nulla- borbottò

-lo vedo!- strillò l’altra –perchè non sei ancora andato da lei strisciando, scusandoti per il tuo comportamento da scimmia decerebrata?-

-non sono io quello che deve scusarsi, Lex-

Qualcosa nello sguardo della ragazza fece intuire a Joe che, forse, quella non era stata la risposta giusta.

-cosa vuol dire che non sei tu quello che si deve scusare?- sbottò -non sei forse tu quello che è improvvisamente sparito nel nulla senza nemmeno una spiegazione? Non sei tu quello che si è presentato con un'altra ad una festa alla quale dovevate andare insieme?-

Joe fece per aprire la bocca, ma l'altra lo fermò con un gesto della mano -a meno che la tua risposta non spieghi la presenza di un gemello malvagio che ha preso il tuo posto e ti ha fatto fare queste stupide cose, non sono interessata alle tue parole-

-E' lei quella che ha mentito però- ribatté flebilmente lui, forse temendo che gli volasse qualcosa in testa

-oh andiamo! Non ti ha detto che è andata a quella stupida serata organizzata per lei perchè l'aveva dimenticato! Te l'avrebbe detto il mattino seguente se gliene avessi dato il tempo-

Joe sospirò passandosi stancamente una mano tra i capelli.

-mi sono sentito preso in giro, Lex-

-ed hai ragione- sussurrò lei con un tono addolcito, sorprendendo Joe -non ti sto dicendo che lei non abbia sbagliato, ma semplicemente che la tua reazione è esagerata-

Il ragazzo abbassò lo sguardo, consapevole. Anche lui aveva avuto modo di pensare in quel giorni lontano da Kate e, nonostante si sentisse ferito nell'orgoglio, a volte si ritrovava a chiedersi se non avesse sbagliato.

-vuoi davvero lasciarla andare dopo tutto quello che avete affrontato per stare insieme?- incalzò Lexus cogliendo l'incertezza nei suoi occhi

Joe scosse automaticamente la testa. No, certo che non voleva perderla.

Doveva assolutamente fare qualcosa per rimediare, qualsiasi cosa. Amava Kate più di quanto non avesse mai amato nessuno, più di quanto amasse se stesso. Ci aveva impiegato tanto, troppo, tempo per riuscire a dirle quello che provava per lei ed ora non poteva lasciarla andare così, perché lui era stato un idiota.

Ma mentre pensava ai mille modi in cui poteva scusarsi, l’immagine di Kate che gli diceva che ricambiare il suo amore era stato un errore comparve nella sua mente, distruggendo ogni sua speranza. L’aveva già persa.

-lei ti ama Joe- sussurrò ancora Lexus, come se avesse letto  i suoi pensieri sul suo viso –il perché, francamente, mi è ancora ignoto, ma ti ama davvero-

-ma lei non vuole amarmi- rispose amaro Joe e Lexus lo guardò accigliata, non capendo

-quello sguardo- sospirò passandosi una mano sugli occhi –tu non l’hai visto Lex, era così ferito, così triste-

Chiuse gli occhi come a voler scacciare quell’immagine, ma Kate rimase lì, fissa nella sua mente che lo guardava con gli occhi pieni di lacrime.

-ha detto che era stato un errore- sussurrò così piano che Lexus fece fatica a sentire –è stato un errore stare insieme a me-

Lexus allargò le braccia alzando le spalle –era arrabbiata Joe, e quando si è arrabbiati si dicono molte cose che non si pensano-

Joe scosse la testa, non molto convinto. Lei non aveva visto quello sguardo deciso e deluso.

La ragazza sospirò –non sopporto vederla star male- disse ancora riprendendo il suo tono duro –per la prima volta da quando Ronnie era andata via, Kate era felice- si avvicinò a Joe sfidandolo con un’occhiataccia –non mi interessa come Joe, ma sarà meglio per te che sistemi tutto-

Si avviò a passo spedito verso la porta, senza dare tempo al ragazzo di rispondere, ma arrivata a pochi passi da questa si voltò ancora, rispondendo alla domanda mentale del ragazzo.

-e si, questa era una minaccia-

Se ne andò sbattendo la porta e lasciando Joe con un gran mal di testa.

Ma Joe non ebbe nemmeno tre secondi per pensare alle parole di Lexus che il campanello suonò ancora.

Che Lexus fosse tornata indietro per ucciderlo? La conosceva abbastanza bene da poter credere che fosse proprio così.

Con passò titubante si avviò verso la porta, aprendola poi di scatto. Se proprio doveva morire almeno sarebbe stato breve ed indolore.

Tirò un sospirò di sollievo quando al posto del viso di Lexus trovò quello di Allie che però a sua volta sembrava parecchio turbata.

-dove diavolo è tuo fratello?- sbottò senza nemmeno salutarlo

Perché ce l’avevano tutti con lui proprio nel suo giorno libero?

-a quale ti riferisci?- scherzò noncurante dello sguardo assassino che la ragazza gli rivolgeva

-a questo idiota qui!- urlò piazzandogli qualcosa a pochi centimetri dal naso

Tempo di mettere a fuoco quel qualcosa che la sua mascella cadde fino alle ginocchia.

Forse sarebbe stato meglio lavorare quel giorno.

 

 

 

 

I don’t wanna close my eyes

I don’t wanna fall asleep ‘cause I’d miss you babe

And I don’t wanna miss a thing

 

(Aerosmith – I don’t wanna miss a thing)

 

 

 

La prima cosa che le venne in mente quella mattina, era che non doveva assolutamente aprire gli occhi.

Quella notte aveva fatto il più bel sogno di tutta la sua vita e sapeva che se si fosse svegliata sarebbe svanito, sbriciolandosi davanti alla triste realtà che l’aspettava.

Strinse gli occhi cercando di ricordare i dettagli di quel sogno tanto dolce e felice, ma tutto quello che le venne in mente era il calore delle sue braccia che la stringevano, la sua testa poggiata sul suo petto e le sue labbra che le accarezzavano delicatamente i capelli.

Non poteva svegliarsi, non ora.

Ma ormai era troppo tardi, quel sogno ormai era sempre più lontano e a rimpiazzarlo nella sua mente stava prendendo posto un gran mal di testa.

Strano, non aveva mai sofferto di emicrania o cose simili, non si era mai svegliata con mal di testa. Certo, a meno che la sera prima non avesse bevuto, questo si che le faceva venire mal di testa la mattina.

Un momento, aveva forse bevuto la sera prima?

Nel istante in cui la sua mente formulava quella domanda, il suo inconscio le stava rispondendo con immagini confuse della sera prima che l’aiutarono a capire più o meno quello che era successo.

Era l’ennesimo sabato sera che passava da sola sul divano come una vecchia ottantenne, e proprio non ne poteva più. Ovviamente non poteva chiamare Jamie, che sicuramente stava trascorrendo la serata col suo quasi-marito, e Lexus e Kate erano impegnate coi loro rispettivi lavori.

Normalmente questo l’avrebbe fermata, ma quando si ritrovò a chiedersi per l’ennesima volta dove fosse Nick e cosa stesse facendo e, soprattutto, quando la vocina dentro di se le rispose che con ogni certezza il ragazzo stava passando un romantico sabato sera con la sua fidanzata, Ronnie sentì l’impulso di uscire per cercare di distrarsi.

Ricordava che era entrata in un bar e che aveva consumato qualche bicchierino di troppo, poi il resto era confuso e sfocato nella sua mente. Ricordava di aver preso il cellulare e chiamato qualcuno, ricordava che quel qualcuno l’aveva aiutata a salire le scale di casa e l’aveva fatta entrare, ma non riusciva a mettere a fuoco il viso del suo salvatore, ricordava solo che il suo tocco era così simile a quello che aveva sognato ed a quello che, con l’aiuto della sua immaginazione, ancora sentiva attorno ai suoi fianchi.

-Nick?- sussurrò ancora sistemando la testa nell'incavo del suo collo
-si?- sussurrò di rimando poggiando la guancia sui suoi capelli e stringendola più forte
-tu sei il mio principe azzurro, vero?-

Spalancò gli occhi mentre improvvisamente tutto diventava più chiaro, o almeno in parte.

Lei ubriaca. La telefonata a Nick a chi sa che ora del mattino. Lui che la riportava a casa. Roger.

-buongiorno- sentì biascicare Nick ancora assonnato

Solo in quell’istante Ronnie parve accorgersi della presenza del ragazzo a pochi centimetri da lei. Si maledisse mentalmente per non essere stata più svelta a scappare via e nascondersi in un paese lontano dove lui non l’avrebbe trovata e lei non avrebbe potuto fare altre stupidaggini come quella della sera prima.

L'unica cosa che riuscì a fare Ronnie fu annuire al ragazzo.

Sarebbe stata una saggia idea alzarsi ed allontanarsi da lui, ma ogni centimetro del suo corpo pareva essere attaccata a quel divano o, molto più probabilmente, attaccata a lui, che era così vicino.

-ti senti bene?- chiese premuroso ricordando che la sera prima la ragazza non era nel pieno delle sue facoltà fisiche, ne tanto meno mentali.

Ancora una volta Ronnie annuì senza proferire parola.

-sei rimasto qui- sussurrò con la voce roca quando ebbe trovato il coraggio di aprire la bocca

Stavolta fu Nick ad annuire -mi hai chiesto di restare- alzò le spalle -la mia intenzione era quella di restare fin quando non ti fossi addormentata, ma devo essere crollato anche io- commentò imbarazzato grattandosi una guancia

Ronnie sorrise timidamente, accigliandosi però quasi subito -Nick- cominciò distogliendo lo sguardo dal ragazzo -mi dispiace tanto per ieri sera, ti ho chiamato del bel mezzo della notte, per farti venire dall'altro lato della città e...- si bloccò sentendo le lacrime salirle agli occhi.

Tutte le emozioni da cui aveva provato a scappare la sera prima erano tornate di nuovo, facendole sentire un gran peso sul petto ed un dolore acuto nel cuore.

-Ron, non devi...-

-no- lo interruppe lei alzandosi di scatto e mettendosi a sedere -tu sei venuto in un lampo da me ed io mi sento così stupida!-

Non avrebbe dovuto chiamarlo, non doveva. Non era da lui che stava cercando di scappare così ardentemente?

Non era più suo, non più, non poteva più chiamarlo nel mezzo della notte e farsi venire a salvare ovunque lei fosse. Non poteva, doveva metterselo bene in testa.

-Ronnie, calmati!- si alzò a sua volta, prendendo le mani di Ronnie tra le sue -non è successo nulla di grave, eri ubriaca, e per me non è stato un problema-

La ragazza abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e sospirò nascondendo un lamento che stava per uscire dalle sue labbra.

-e poi io sono il tuo principe azzurro, no?- si fece scappare in un sussurro

Ronnie alzò di scatto la testa verso Nick, che le rivolgeva un sorrisino sarcastico.

Oh, no.

Non poteva averlo detto davvero, non poteva aver detto una cosa del genere. Pensava, sperava, di averlo immaginato, pensava di averlo pensato solo nella sua testa, non credeva che fosse stata così stupida da dirgli una cosa del genere.

-ho detto così?- chiese titubante sperando che la risposta fosse negativa, ma il sorrisino sarcastico del ragazzo e la testa che si muoveva su e giù in segno d'assenso, le dicevano il contrario

-oh mio Dio- urlò in un lamento -oh mio Dio, oh mio Dio- continuò a ripetere prendendosi il viso tra le mani, mentre arrossiva dalla vergogna.

Nick rimase a guardarla per qualche istante, godendosi il momento. Non era cosa da tutti i giorni vedere Ronnie essere in imbarazzo e addirittura arrossire.

Con un risolino, afferrò i polsi della ragazza, cercando di scostarle le mani dal viso, ma Ronnie oppose resistenza, dimenandosi -no!- urlò -lasciami qui, a morire di vergogna, da sola!-

Nick alzò gli occhi al cielo, senza riuscire però a trattenere un altro sorriso -guarda che quello che ha rischiato un attacco di cuore per quella frase sono io, non tu!-

Nel momento esatto in cui pronunciò quelle parole, Nick ebbe l'istinto di tagliarsi la lingua.

Le mani gli scivolarono lentamente dai polsi della ragazza. Deglutì mentre gli occhi di Ronnie si fissavano nei suoi con un'espressione sorpresa.

La ragazza vide Nick aprire e chiudere la bocca, come se avesse voluto dire qualcosa ma gli fosse mancata la voce.

Quello che ha rischiato un attacco di cuore ieri ero io, non tu!

Quelle parole le rimbombarono in testa un milione di volte, tormentandola.

Questo significava che lei contava ancora qualcosa per lui, no? Significava che anche solo una millesima parte di quello che lei provava per Nick, probabilmente, era ricambiato.

Il cervello le andò completamente in tilt, era completamente staccato dal suo corpo, i suoi gesti non erano più controllati dagli impulsi che gli dava la sua mente, ma da una strana forza che ora lo spingeva verso il ragazzo seduto accanto a se.

Voleva solo sfiorarlo, voleva solo sentire il calore della sua pelle scivolare sotto i suoi polpastrelli, voleva avvicinarsi quel poco che bastava per annusare l'odore del suo respiro e Nick non obbiettò minimamente quando la mano della ragazza si posò sulla sua guancia in una carezza delicata, anzi, sospirò chiudendo gli occhi ed abbandonandosi completamente contro la sua mano.

Ronnie non ebbe bisogno di pensare nemmeno per un istante, o forse non voleva minimamente farlo in quel momento.

Poggio la mano libera sull'altra guancia, prendendo il suo viso tra le mani, e si sporse verso di lui per posare un bacio delicato sulle labbra socchiuse.

Il contatto era stato breve e talmente leggero che quel bacio poteva essere definito casto, ma quello che Ronnie aveva sentito in quella frazione di secondo, non era nemmeno lontanamente definibile.

Rimase con gli occhi chiusi aspettando che il nodo che le si era formato allo stomaco si sciogliesse e che i suoi polmoni tornassero a funzionare normalmente. Rimase con gli occhi chiusi perchè non voleva vedere l'espressione sul viso di Nick.

Aveva rovinato tutto, lo sentiva, avrebbe aperto gli occhi ed avrebbe trovato Nick a fissarla con aria di rimprovero, poi si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato via sbattendo la porta ed urlando che lui aveva una ragazza e non poteva perdere tempo con lei.

E l'avrebbe perso, ancora una volta.

Prese un respiro profondo, cercando di regolarizzarlo, e socchiuse gli occhi.

Nick era immobile, il viso ancora tra le mani della ragazza e la fissava con espressione indecifrabile.

Non sembrava sorpreso, arrabbiato, o nulla. Nessuna espressione attraversava il suo viso e questo, per Ronnie, era anche peggio della rabbia a cui si era preparata.

-s...scusami- balbettò scostando le mani dal viso del ragazzo, sperando che lui si riprendesse, ma Nick continuò a fissarla, senza alcuna espressione e senza dire nulla.

-davvero scusami, non dovevo- balbettò ancora allontanandosi -Dio mio! non ne combino una giusta, ti prego sc...-

Successe tutto così in fretta che riuscì a stento a capire quello che stava succedendo. Un istante prima stava per allontanarsi dal divano e dal viso senza emozioni di Nick, quello dopo il ragazzo l'aveva afferrata per un braccio, attirandola a se premendo le labbra sulle sue, questa volta per un vero bacio.

A Ronnie mancò il fiato.

Era proprio come lo ricordava. Il suo tocco era così gentile, dolce, delicato e le sue labbra erano così morbide che avevano il potere di farle dimenticare persino il suo nome. Quel tocco così familiare, era il solo che riusciva a farle provare quelle emozioni, come se stesse volando, come se al mondo esistessero solo loro due e quel bacio. Come se lei, fosse speciale.

Le loro mani ripercorrevano quei visi che avevano imparato ormai a memoria, felici di riscoprire ogni fossetta, ogni cicatrice, ogni familiarità.

Il cuore le sembrò scoppiare nel petto quando Nick le passò una mano tra i capelli, come aveva fatto prima, come le era tanto mancato.

-mi sei mancato- sussurrò la ragazza per poi rituffarsi sulle sue labbra, ritrovando quello che aveva perso in quegli anni.

 

 

 

 

 

*            *          *

 

 

 

Ho paura.

Il capitolo precedente vi era piaciuto così tanto çç (17 recensioni, record! VI AMO *O*) ed ora ho rovinato tutto con questo çç che tra l’altro dovrebbe essere anche uno dei più importanti!

Mi dispiace, davvero tanto ç_ç ma non sono brava a scrivere le cose sdolcinate! Vedete come mi riescono bene le parti di Lexus? Perché secondo voi? Perché lei è cinica e tendenzialmente sadica! Dovevo scrivere una storia su di lei ed i suoi istinti omicida, forse sarebbe venuta decente ç_ç

Ma questo non è l’angolo dei lamenti! Quindi me ne vado tra il rumore dei fischi, alla Masini, sperando di non avervi deluso troppo!

Al prossimo capitolo, se avrò il coraggio di farmi viva.

Vi amo <3

 

 

   
 
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