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Autore: SkyScraperI3    08/12/2011    5 recensioni
Ebbene sì. Mi chiamo Cher, mia madre mi ha portato a casa il suo compagno e i suoi figli, ho dei problemi e ho un amico da vedere ogni volta che ho bisogno di sesso. Il meglio? Arriverà. -LA STORIA E' MOMENTANEAMENTE SOSPESA PER MANCANZA DI ISPIRAZIONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hey, ciao. E' un capitolo di prova perchè mi è venuto in mente questo e avevo voglia di scriverlo e poi mi è venuta voglia di sapere se potrebbe intrigare.
Quella di Re non è finita, però potrei scriverla in contemporaneo, no? Fatemi sapere, :3


-Cher porta questi di sopra-
-Non mi va- risposi buttandomi sul divano
-Collaboreresti? È anche casa tua-mi punzecchiò Louis entrando con uno scatolone in mano
-Esatto è casa mia, non vostra- dissi pungente
-Cher smettila- mi rimproverò la mamma portando degli stracci e del sapone per vetri in mano
-Direi di no- mi sfilai con i piedi le scarpe, mi accovacciai meglio sul divano e aprii il libro che avevo lasciato lì qualche ora prima.
-Alzati e pulisci i vetri-
-Non pulisco la casa che sta diventando di qualcun altro- continuai acida
-Cher! Hai stufato, impara a conviverci con questa storia!- mia madre inziò a urlare e io buttai di nuovo il libro sul divano e, afferrando il cellulare che prima avevo buttato sul tavolino, girai le spalle e me ne andai. Le urla di mia madre mi accompagnarono finchè non chiusi la porta e non feci tre giri di chiave per stare un po' in pace. Quella donna era capace di seguirmi in camera per la sua predica.

Mi sbracai sul letto disordinato e chiusi gli occhi, evitando a quelle poche lacrime che stavano cercando di uscire di cadere lungo il viso. Mi morsi forte un labbro e abbassai le maniche della maglietta coprendomi i polsi. Non ancora.
Spalancai gli occhi e mi alzai, nella velocità il telefono cadde ma non me ne curai.
Entrai in bagno e chiusi la porta. Di nuovo.

Pochi minuti dopo uscii e dopo essermi lavata la faccia decisi di scendere di nuovo al piano di sotto.
-Ti sei calmata?-chiesi a mia madre
-Ho intenzione di parlarti entro stasera- -Io no- afferrai una mela e uscii in giardino. Prima di arrivare ai gradini tornai indietro e, affacciandomi alla porta, parlai a mia madre
-Non credere accetterò tanto presto questa situazione. Quindi non aiuterò quei sette sfigati a trasferirsi qui, nonostante uno di questi sia il tuo nuovo ''compagno''-accompagnai l'ultima parola mimando delle virgolette e detto questo lasciai mia madre a bocca aperta con un coltello in mano mentre affettava le carote.

Carote. Da quando conosceva quei tipi lì le carote erano fisse sulla nostra tavola.
Quei tipi lì.
Un ragazzo, cinque sorelle piccole e rompiscatole e un uomo che si sentiva mio padre ma non lo era.
E poi c'ero io. Io l'amica perfetta ma che emerge troppo tardi. Io quella 'rebel'. Io quella che si veste in modo tale da non valorizzare il corpo che ha. Quella che da un po' di tempo a questa parte ha sempre maglioni e magliette a maniche lunghe, e ringrazia di essere nata in una città così fredda come Londra.
Io che odio me stessa. Io che amo un ragazzo ma tanto lui non mi guarderà mai. Anzi rettifico, io che ancora amo quel ragazzo.
Uno dei migliori amici di quello che ora mi si sta piazzando in casa, con la sua allegria, i suoi occhioni azzurri e le sue cinque sorelle rompi palle.

Qualcuno si sedette accanto a me e io alzai il viso indifferente
-Posso?- disse indicando la mela. Scossi la testa
-Se volete che condivida anche le mie mele vi sbagliate di grosso- e ne addentai un pezzo
-Va bene- appoggiò la schiena alla panchina e rimase in silenzio per un po', poi continuò – perchè non ci vuoi?-
-Non lo so, non vi voglio-
-Sei strana- disse lui ridendo. Chissà forse pensava di essere divertente
-Non c'è bisogno che me lo dica- mi alzai e mi afferrò un braccio. Strinsi gli occhi per un leggero pizzicorio che sentii appena la sua mano tocco il mio braccio, mi fece fare un mezzo giro e mi ritrovai di fronte a lui, distolsi gli occhi da quel suo sguardo così profondo.
-Te lo dico, perchè sei una ragazza buttata così. Hai diciotto anni ma stai sprecando la tua vita- mi morsi il labbro
-Che ne sai di quello che faccio io della mia vita?- ributtai giù le lacrime e lo guardai con determinazione
-Non lo so, ma lo immagino.-
-Non mi conosci-
-Okay, mettiamola così: sei bellissima ma non valorizzi il tuo corpo. Solo il tuo trucco e il tuo smalto è curato estremamente bene- sospirai
-Senti, le confessioni da fratelli del cuore non oggi, ti prego- mi tremò la voce e non so perchè lo fece ma mi strinse in un abbraccio. Singhiozzai ma non appena socchiusi gli occhi capii che in realtà io non volevo stare tra le sue braccia. Mi facevo schifo, ma odiavo quella situazione.
Mi allontanai e lo guardai con gli occhi colmi di lacrime
-Devo salire-
-In bagno?- scossi la testa e entrai in casa, corsi al piano di sopra e afferrai il telefono

-Vediamoci, ho bisogno di te- sussurrai alla persona all'altro capo del telefono
-Va bene- rispose il ragazzo – a casa mia?-
-Sì- afferrai la giacca e corsi via, ancora non curandomi delle urla di mia madre.

Avrebbe aspettato non mi importava.

Iniziai a correre, faceva caldo, il cuore mi batteva ma non potevo tirarmi su le maniche, non in mezzo alla strada.

Arrivai davanti alla porta di una casa in mattoni dopo minuti di corsa stancante.

Bussai e dopo qualche minuto un moro con solo i pantaloni della tuta addosso mi aprì.

-Dimmi- feci segno all'interno della casa e entrai a testa bassa.

Forse un po' la stavo buttando al cesso quella vita, giusto un attimo, pensai mentre velocemente mi spogliavo.

Ebbene sì. Mi chiamo Cher, mia madre mi ha portato a casa il suo compagno e i suoi figli, ho dei problemi e ho un amico da vedere ogni volta che ho bisogno di sesso. Il meglio? Sarebbe arrivato.

  
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