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Autore: gm19961    09/12/2011    3 recensioni
"In realtà, non m'immaginavo di perdere tutto quello che le ragazze sognano. Ho perso i miei gioielli, i miei vestiti, non vivo più in una reggia ma in un appartamento londinese modesto. Dovrei essere davvero triste, ma non lo sono. Il mio cuore piange solo perché tu sei lì, io qui. Siamo così distanti eppure così vicini. Mi hai abbandonata, più di una volta. Ma ora so cosa devo fare e l'avrei dovuto capire fin dall'inizio. Questa volta non fuggirò ancora da te, John."
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“He say "I know you, you know me" 
One thing I can tell you is you got to be free 
Come together right now over me “


Valerie si risvegliò con un sorriso dolce in viso. Nessuno era venuta a chiamarla, era Domenica e poteva dormire qualche ora in più. Le dieci del mattino. Si grattò la testa ancora assonnata e raccolse i capelli con un elastico. Si mise la sua vestaglia a righe grigie corta, e corse, noncurante del proprio aspetto, verso la camera dei Beatles. Sorrise e bussò ripetutamente alla porta.-John, aprimi!! Sono io, Valerie!-disse ridendo. Nessuna risposta. Deglutì un momento e aprì la porta. La stanza era in ordine, che avesse sbagliato appartamento? No, conosceva casa sua, era quella la stanza. Iniziò a scendere qualche lacrima dal suo viso candido e iniziò a ripetere, sottovoce e inutilmente.-John..John dove sei?!-iniziò a dirlo a bassa voce mentre rovistava negli armadi, disfava i letti, assolutamente cose inutili. La voce aumentava sempre di più.-John!!-le aveva mentito, era sparito. Scoppiò in un pianto isterico e si lasciò scivolare sul pavimento, facendo sgorgare le lacrime dalle sue perle cerulee.  Si guardò intorno, tremolando, e vide un foglietto sulla scrivania. Corse verso di esso e lo aprì.
“Ciao Valerie,
non odiarmi, ma avevi ragione tu. Questa storia non può continuare, ed è meglio averla stroncata sul nascere, no?
Ieri ho preferito non dirti nulla per farti restare tranquilla almeno quella notte. Sei speciale Valerie, sei la ragazzina più bella, dolce e intelligente che abbia mai conosciuto. Non innamorarti di uno stronzo come me. Dimenticami, lo dico solo per il tuo bene. Ma sappilo, io non ti dimenticherò mai. Sei stata la prima donna che non dimenticherò, sebbene non ti abbia portata a letto. Lo so, sono schietto ma dico le cose come stanno. Sono sicuro che sarai la Sovrana più bella che l’Inghilterra possa desiderare. Ora devo andare, devo intraprendere il finale di questo tour.. You will always be in my heart like a precious little thing.
Goodbye, cosetta.
P.S  Se non lo avessi capito, sono stato troppo codardo a dirti che ti ho amato dalla prima volta che t’ho visto.
Prese la lettera, e iniziò a stropicciarla e se la portò al petto.-Perchè..?-urlò nel vuoto, come se il mondo stesse ignorando il suo dolore. E questo colpo al cuore non era riuscita a reggerlo. La depressione si impossessò di lei, piano piano. Dal giorno in cui lo conobbe, dal giorno stesso in cui lo avesse amato, Valerie non fu mai più la stessa. Si chiuse dentro di lei, stabilì una barriera davanti a tutti coloro che amava o che aveva appena conosciuto. Non sorrise neanche più, la sua luce, colui che l’aveva fatta risvegliare, l’aveva fatta soffrire. La lettera la custodiva gelosamente nella sua scrivania, in un cassetto segreto della scrivania. Miseramente abbandonata ad uno strato di polvere, proprio come il suo cuore. Lo odiava, lo amava, provava un sentimento contrastante per John Lennon, e probabilmente lui se la stava passando con i suoi nuovi successi e con il suo Magical Mystery Tour.  Era diventato ancora più bello, con quei suoi vestiti colorati e la sua voce così potente e melodiosa, lo ascoltava ogni sera prima di dormire, immaginando che lui fosse lì a cullarla e farla sentire protetta. Passò quasi un anno dal giorno in cui conobbe i Beatles e si rese conto di quanto, giorno dopo giorno, John le mancava, la sua assenza la stava cacciando in quel baratro depressivo da cui nessuno riesce più ad uscirne. I giornali parlarono spesso di questa depressione della principessa, che provocò non pochi scandali, e nessuno seppe il vero motivo della causa della salutopsicologica della principessina. Il giorno dei suoi diciott’anni, non festeggiò. Preferì non vedere nessuno. Era stato troppo importante, nessuno l’amava veramente per quella che era, tutti la amavano perchè appunto era una principessa non perché era lei, non perché era Val. E lui arriva, le cambia la vita in 24 ore e se ne va, come quando un ciclone che ti travolge e apporta dei cambiamenti irreversibili. E non puoi fare altro che pensare se quei cambiamenti siano positivi o negativi. Il 14 aprile 1967 fu qualcosa di incredibile. Mancavano solo un paio di mesi all’imminente matrimonio ed era una giornata come tante. La Regina aveva convocato una riunione importante e degli ospiti a sorpresa. Val pensò ai soliti ministri o solite feste mondane a cui normalmente partecipava. Si vestì con dei semplici pantaloncini a vita alta e una maglietta a maniche corte, dopo si sarebbe cambiata con qualcosa di più regale. I capelli lasciati sciolti e delle scarpe in vernice costosi. Si truccò e con il solito fare spento e triste si sedette al solito posto, vicino alla fontana del giardino, o LA fontana. Guardò il suo riflesso, chi era quella donna? Non era lei. Era un demone che era entrato nel suo corpo e che non voleva più uscire. Guardò ancora un po’ il riflesso, e pian piano comparve un’altra immagine in parte a lei. Era davvero malata allora. Lo vedeva da tutte le parti, pensava di dover andare in un ospedale psichiatrico. La sua immagine però era diversa. I capelli erano molto più chiari, corti e con un bel paio di occhiali tondi. La maglietta che indossava era viola e blu, a fiori. Sorrise. Val si girò spaventata. Lui era tornato.
Alzò la mano verso il suo viso ma lei si scostò immediatamente
.-Tu non sei vero, tu sei solo nella mia t..testa, vai via!!-urlò lei chiaramente nervosa e agitata. John si preoccupò, e si avvicinò a lei dolcemente, e la prese fra le braccia.-Staccati, staccati!-urlò lei spaventata.-Valerie, calmati, ti prego, io sono vero, sono tornato.-posò le sue dolci labbra sulla nuca della principessa la quale  capì che quello non era un sogno, era tornato per davvero. Un impulso la portò a baciarlo con disperazione sulle labbra e non gliene importava chi la stesse guadando, aveva bisogno di lui, quel cattivo ragazzo che l’aveva abbandonata. Poi si staccò bruscamente, sembrava quasi impazzita e John capì che tutto quello che era successo era per causa sua.-Valerie ma cosa ti sta succedendo?-lei scosse la testa e si portò le mani in viso.-Come hai osato mentirmi in quel modo, perché te ne sei andato via John Lennon e  soprattutto perché sei tornato?! Per farmi soffrire un’altra volta?! Se è questo il tuo intento ti consiglio di andartene.-disse lei correndo via per la stradina che portava all’immenso giardino della residenza. Lui prontamente la seguì e la afferrò per il braccio e la trascinò a sé e la strinse.-Perdonami, davvero, perdonami per quello che t’ho fatto.. sono tornato solo per dirti che non ti ho mai dimenticata.-
-E ti sembra facile farlo dopo un anno? E’ facile, per te è tutto facile, giochi con il cuore delle persone e non mi hai mai fatto così schifo, esci di qui se non vuoi che ti metta le mani addosso, esci!!-gridava furibonda, ma John non aveva paura, anzi, continuava a sorridere dolcemente, forse perché la conosceva troppo bene, sapeva che le sarebbe passata e tutto ciò che stava dicendo era pura e semplice rabbia.
La passione che ci metteva Valerie in quelle parole faceva vibrare il corpo di John, il quale non rispose più di sè, la strinse ancora di più e iniziò a baciarla, e per quanto lei gli avesse urlato praticamente contro, non osò staccarsi. Lei riuscì a comporre una frase sebbene lui continuasse a premere le labbra contro le sue.
-Ti.. rendi conto che tre giorni mi sposo?-chiese lei lasciando che lui la travolgesse con la sua lingua e con il suo amore tanto atteso.-Sì, lo so.-disse lui cascando sempre più giù nel prato, attaccato alla sua schiena e ricoprendole il viso di dolci baci.
-John, che diavolo stai facendo?-disse lei con un tono duro e deciso che faceva sott’intendere un velo di dolcezza.-Sto litigando con te.-disse lui ironicamente e iniziando a spogliarle la sua maglietta bianca.-E se tu questo lo chiami litigare non oso immaginare l’opposto!-fermò le sue mani e si ritirò su la cerniera dell’abito.
-Non è così semplice. E non credere che ti abbia perdonato John Lennon.-
-Io invece penso che tu mi ami ancora.-
-Non dirlo nemmeno per scherzo..-
-Lo so che è così.-
-STAI ZITTO! Non ti ho mai amato e ora vai via dalla mia vita.-
-Sei confusa Val, ma la verità..-le mise le mani sulle sue cosce, accarezzandole dolcemente.-…E’ che tu mi ami ancora.-
--
Ciao :3
Sono tornata con sta schifezza ._.
Grazie per le belle parole dei capitoli precedenti, siete mitiche <3
Un bacio,
gm19961

   
 
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