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Autore: Lucia_Kstew    09/12/2011    3 recensioni
Prime cotte, prime amicizie, primi litigi forti, prime delusioni, primi amore.
L'adolescenza!.Eh bell'età quella, quand'eri piena di insicurezze, quando la mente viaggiava verso la felicità, quando la frase "staremo insieme per sempre" ci sembrava quasi vera.
Ma si cresce, si soffre, si diventa grandi... e non è giusto piangersi addosso inutilmente, non avere più il sorriso.. e perchè? Per un amore finto, sbagliato, malato, un pò ossessivo a volte.. Non serve piangersi addosso quando si ha la consapevolezza che la persona che hai amato per cos' tanto tempo ti ha abbandonata.." staremo insieme per tutta la vita" diceva, e chi ci crede più a quelle parole? Non di certo Carli, una vent'enne un pò spaesata in cerca di se stessa, con l'anima ferita, con il cuore a pezzi, con i ricordi ancora negli occhi e con le farfalle ancora nello stomaco. Un pò pazza, arrogante e a volte anche volgare, testarda e orgogliosa. Sembrerebbe una tipa forte e coraggiosa a primo impatto, ma chi la conosce sa bene che si scioglie con niente, che è debole e codarda. Chi la consce come Clelia, la sua migliore amica da sempre, l'altra metà, la sua colonna portante, la sua stella polare, il suo punto di riferimento, la sua bussola, sua sorella...la sua vita. Clelia, la ragazza timida e responsabile, razionale e materna, la guida di Carli. Un viaggio che cambia la vita a tutte e due, un sogno che avevavo sin da adolescenti che hanno realizzato: Londra servita su un piatto d'argento con contorni pieni d'amore, un pizzico di follia e rancore, una grande quantità di divertimento ma anche di lacrime.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ricordi
La mia vita era ormai fatta di sogni, di desideri e dopo tutte le batoste avute precedentemente mi reggevo a questi.
Era una cosa irrazionale e lo sapevo, ma non potevo farci niente.
Ogni volta che viaggiavo con la fantasia, annegavo in essa, perché niente era più favoloso dell’immaginare la propria vita come la si vorrebbe.
Presi il mio mp4 dall’armadio vicino al mio letto, mi misi le cuffie e premetti play.
Fantastico, la prima canzone  era “another day” dei paramore.
Iniziai a cantare, nonostante fossi stonata, “And do you ever want me, do you ever need me?
I know that you left before goodbye.” Questa canzone era una coltellata nello stomaco,che stupida che sono stata, mi fidavo così facilmente delle persone che non meritavo niente da me.
Decisi di  alzarmi e presi l’album fotografico, io e lui ritratti in momenti incancellabili che pugnalavano il mio cuore senza sosta. Sfogliavo l’album con le lacrime agli occhi, accompagnate  da una risatina isterica nel vedere le facce buffe che facevamo, ecco l’altra lui con la chitarra in mano e con la sciarpa blu,io con una maglia gialla e i miei capelli spettinati,fissavamo l’obbiettivo con le sopracciglia alzate. Eccola; la lacrima più amara era scesa ora, lui aveva il mio viso tra le sue mani…
e mi baciava, era terribile ricordare le volte in cui poggiava le sue labbra sulle mie –con quella delicatezza d’angelo- e mi sussurrava lentamente un “ti amo”.
Non potevo fuggire da me stessa, non potevo nascondere al mio cuore i sentimenti che ancora provavo per lui, non potevo continuare a dire ai miei migliori amici che per me era finita e che nel vedere le foto non provavo niente, non era quella la verità, la verità era un'altra; ogni volta che guadavo quelle foto avrei voluto andare da lui e gli avrei detto che mi mancava, che lo volevo, che non mi ero scordata di tutte quelle volte che mi diceva che ero io quella con cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita, ma mentiva.
Chiusi l’album bruscamente e lo rimisi nel comodino.
Lui si era fatta un’altra vita e io la mia.
Avevo vent’anni e non potevo ancora permettermi di stare male come un’ adolescente che non ha ancora dimenticato l’ex ragazzo.
Mi alzai dal letto e iniziai a mettere qualcosa nella valigia, andavo a Londra.
Era uno dei miei ridicoli sogni che avevo da ragazzina, e mi sembrava strano che stesse per avverarsi.
In realtà ci andavo a vivere con una mia amica, avevamo trovato lavoro in un ristorante e avevamo trovato un appartamento a buon prezzo. Questo voleva dire che avrei lasciato il mio passato qui nella mia città e che non avrei dovuto più preoccuparmi del mio sguardo lacerato ogni volta che vedevo Lui con lei.
Lei che un tempo era la mia migliore amica, lei che mi aveva promesso che non ci sarebbe mai stato niente tra loro due…lei che me lo ha portato via.
 Andai in bagno -con le lacrime agli occhi- e presi un po’ di biancheria intima, deodorante, profumo e trucchi,ritornai in camera e gli sistemai in valigia.
Erano le  23:35 e decisi di andare a dormire, il giorno dopo sarebbe stata una giornata pesante, sarei andata a fare shopping per acquistare le cose che mancano per il viaggio.
  
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