- -shadows of memory.
- Amo TVD, amo Damom, amo tutto qui dentro, ma questa è la prima storia che scrivo di loro. Il tutto non vuole essere a scopi di lucro, ma spero che voi apprezziate e commentiate negativamente o positivamente che sia. Lo spero.
- Grazie a tutti :)
-
Si sentiva solo, non c’era nessuno lì ad ascoltarlo. - Se si
voltava a destra vedeva tante persone, tanti colli lattei pronti ad accudire i suoi
canini, ma non c’era veramente nessuno disposto a sopportare i suoi deliri.
- Si
chiedeva perché mai nessuno lo volesse, perché essere vampiro gli avesse
rovinato così tanto la vita.
- L’amore
per Katherine, la devozione per suo padre, la stima per suo fratello.. tutto lo
aveva distrutto. Così, come un lento castello di carte, una folata di vento che
lo aveva spazzato via.
- E l’eco
delle sue debolezze ancora gli suggeriva, ogni tanto, quanto stupido fosse
stato.
- Avrebbe
dovuto seppellire la sua umanità molto tempo prima, sotto quintali e quintali
di sentimenti repressi, e magari così Katherine lo avrebbe amato realmente; lei era una donna così cinica, infondo, e
forse cercava solo qualcuno che le tenesse testa!
- Gli occhi
opachi, quasi bianchi di Damon, si persero a fissare il contenuto rossastro
dentro il bicchiere:sangue, il suo elisir.
- Ricordò
con un amaro ricordo la prima volta che lo aveva assaggiato, sotto preghiera di
Stefan, attaccato al collo di una sconosciuta. Caldo,quel liquore particolare, gli era sceso per la gola e buono gli aveva attraversato l’esofago facendolo
sentire vivo eppure lui vivo non lo era più. Da 162 anni,
oramai.
- A
ricordarglielo ogni mattina c’era l’immagine perfettamente giovane dello
specchio, i suoi occhi che non perdevano di gioventù ma non acquistavano di
felicità ed il suo ghigno malestro, spento, triste che si illuminava ogni volta
che qualcuno si soffermava a guardarlo per più di qualche istante. Alzava il
calice, solitamente, e sfoderava quel sorriso ambiguo e serafico, poi diceva
“Ehy,” simulando serenità.
- La sua
vita era tutta una simulazione, pensò, e nessuno pareva capirlo; la maggior
parte delle persone ancora vive gli
davano dello ‘stronzo’, i vampiri come lui lo temevano ma rispettavano per il
suo sarcasmo definendolo ‘debole’ e Stefan lo guardava con ribrezzo, tristezza
e nostalgia quasi gli mancasse il suo vecchio fratello. E Damon si mancava,
sentiva il peso di non essere più lo stesso anche lui, perché quella vita non
lo soddisfaceva.
- Eppure
nessuno lo capiva, pensò.
- Si guardò
intorno, il fuoco che scoppiettava sereno, lento, inevitabile; nemmeno lui
aveva fretta.
- I suoi occhi
brillanti si persero tra le lingue di fuoco solo un istante prima di spostarsi
sulla figura bruna e magra che scendeva le scale infilandosi un paio di
orecchini agli lobuli.
- “Damon”
gemette lei inciampando nei suoi stessi piedi e rischiando di cadere “non ti
avevo sentito tornare a casa”
- “Scusami
per non aver annunciato il mio ingresso in casa mia, Elena.” Ribatté scorbutico.
- “Come
siamo acidi,” lo riprese lei senza il minimo segno di divertimento nella voce
“ci sono problemi?”
- Damon
voltò la testa tornando a guardare il fuoco; “nessun problema” disse, ma la
menzogna era palese nella sua voce e lo sapeva. Lo sentiva anche lei.
- Il più
grande dei fratelli Salvatore non aveva mai la voce incrinata, non era mai
asociale o scontroso.. diversamente era socievole e malizioso ma quel giorno-
tristemente, cupamente- non faceva altro che fissare il fuoco ed Elena se ne
rese conto.
- Gli si
avvicinò, prendendogli di mano il calice svuotato di sangue e posandolo sul
tavolo vicino, poi lo guidò con lei in una lunga discesa sul divano
stringendogli la mano.
- Damon
storse le labbra ghignando “non ti sembra di prenderti troppe confidenze,
Elena? Il tuo fidanzato non si ingelosirà?”
- “Stefan
non è a casa e poi lui è una persona matura, lo sai” lo rimbeccò.
- “Cosa
staresti insinuando?” la fronteggiò ferito nel profondo, ancora.
- Elena lo
guardò sconvolta, gli occhi scuri e socchiusi, poi gli carezzò la mano “Damon
stai tranquillo, nessuno ti sta dicendo nulla, almeno non ora.”
- Il ragazzo
strinse forte la mascella ma non rispose; nella sua mente ancora minuscoli
flash di persone che lo ferivano, pugnalavano, ripudiavano..
- “Cos’è
successo, Damon?” gli chiese cautamente la ragazza, successivamente, senza
abbandonare la sua mano.
- In quel
tocco salato, morbido, il vampiro sentì le mani di tutti coloro che lo avevano
avuto accanto: risentì il bacio aspro di sangue di Katherine prima di
soggiogarlo nelle fresche notti di passione, la risata e la pacca amichevole di
Stefan quando erano entrambi ancora umani, fratelli e infine l’abbraccio infantile
che gli aveva serbato suo padre da bambino prima di ucciderlo in quella notte fredda e
triste di un secolo e mezzo prima.
- Rabbrividì
con disgusto prima di voltare la testa e incontrale il dolce viso di Elena, il
suo profumo vivo e ingenuo.
- Lei non lo
aveva ancora deluso..
- “Tristi
ricordi,” le rispose ghignando.
- .. lei non lo avrebbe mai fatto.