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Autore: ilpunto    09/12/2011    1 recensioni
credo che un'auto prefazione sia una violenza al testo, alla speranza dell'autore. tuttavia quanto ho scritto è frutto di deduzione e dedizione: ho immaginato L molto prima del caso kira, L nella vita privata, i suoi legami, la sua emotività, l'ho fatto muovere a New York alle prese con l'attraente sensibilità di una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quasi il tramonto, Venere ammiccava seducente alla grande mela, occhi pieni di speranza si rivolgevano a lei per poi voltarsi alla ricerca di Justine, intenta a giocherellare con una sigaretta.

"Più tardi esci?"

"non proprio.."

"visite?"

"esattamente"

"e chi stavolta?"

"Andrew"

"il pasticciere?"

"macché! quello della direzione, dai! al piano di sotto..."

"adesso fai anche spia alla concorrenza?"

“se tutto lo spionaggio industriale fosse andare a letto con tipi come quello... vive la vie!” Commentò audace "no comunque, non parliamo mai di lavoro a dire il vero, beviamo, facciamo sesso, ridiamo, facciamo sesso. ma poco altro, forse niente." si morse le labbra, sorridendo.

Alice cercava la conversazione per scacciar l'ansia.

e Justine prevedendola: " tranquilla andrà tutto bene."

l'appoggio costituito dalla frase non esprimeva alcun effetto; ripetuta dalla mattina, come una formula magica scaduta, aveva perso ogni valore, chi saprebbe ancora credere che "alacazam!" possa precedere una vera qualsiasi magia?

Il telefono. Ora di scendere e vivere.

Nell' ascensore la ragazza diede un ultimo sguardo di controllo all'abito. I piani si succedevano uno dopo l'altro, di inferiore verso inferiore; poi una considerazione, quando si trattava di Ryuzaki, ogni emozione che dalla pelle trapelava era come una scommessa di colori nel buio, difficile capire e prevedere i suoi pensieri, i suoi atteggiamenti sempre coperti dalla medesima maschera. 

Al portone Bruce era intento a rompere il ghiaccio con il visitatore, avrebbe voluto chiedergli chi fosse, se venisse da un altro pianeta, se fosse possibile che una persona tanto strana, potesse aver vita. 

Arrivata al piano terra, Alice sorrise ai due e dalla finestra Justine vide per la prima il suo indovino.

 

Il club, la musica, i lampioni, le chiacchiere, il torpore di una confidenza nuova, più profonda, le dita accoglievano carezze." Vuoi salire?"

"non sapevo stessi quì." 

lo so, che non lo sai; ma adesso lo sai."

"quindi?"

"ti va di salire?"

"ma perchè non me lo hai detto che stavamo andando a casa tua?"

"perchè ho pensato di dirtelo adesso, siamo a metà strada dal ritorno, se non ti va di riaccompagno, come sempre, altrimenti saliamo."

 

Alice, con la piena consapevolezza della modernità, cadde nella tana del bianconiglio.

Nulla di più lontano nella mente di Ryuzaki una volta nella stanza accese il televisore, la invitò a sedersi; sul sofà, il ragazzo dimostrò un candore del tutto inaspettato, sfidava inconsapevole le supposizioni di Alice, fra il ricredersi ed il timore, infondo si dubita di chi mantiene un comportamento tanto assurdo.  Zigzagando per le reti trovarono "io ed Annie" .

Da un momento all'altro, la giovane donna, aspettava un agguato cortese dalle sottili dita, lo guardava, negli intervalli della pellicola che conosceva a memoria, domandandosi quale fosse la ragione di tanta attesa.

Quel momento la spaventava e l'incuriosiva; in attesa di una pietra miliare del rapporto, l' ingrediente stesso della compatibilità; un corpo, l'odore della pelle.

Ryuzaki ammiccava alle ironiche immagini che gli passavano davanti; scopriva che l'amore per lei era un romanticismo sottile, sarcastico, buffo, era la chiave per comprendere un altro tipo, più metafisico, di compatibilità; con la scena delle Aragoste lui aveva preso ad accarezzarle la nuca.

Suonarono le due, Alice sobbalzò "Credo di dover chiamare un taxi”.

"non credi sia pericoloso?"

"sarò al sicuro"

"perché non rimani quì?"

"Qui?"

Ryuzaki vide stupore in quella domanda, in lui l'insicurezza e il sospetto di una mancanza. A contatto con un’altra vita, ne sentì gli obiettivi lontani, avevano entrambi bisogno di certezze ma di natura opposta; Ryuzaki voleva che lei s' adagiasse completamente al suo habitat. Alice voleva Ryuzaki adagiato sul suo corpo.

"Si qui" telegrafico confermò.

La ragazza per un attimo rifletté, sentiva una lieve anormalità nella proposta, per quello aveva vissuto,  era stata contraddetta sulle ipotesi di quanto sarebbe  potuto accadere, Il suo cruccio ora era di non intuire  cosa il ragazzo avesse in mente; restò. 

"però devo chiamare Justine."

"fai pure" vittoria.

 

"Justine"

" si sorella" La sua voce, il timbro di un’esplosione sotterranea, la sentì espirare fumo, la  sigaretta a sigillo di un momento intimamene rilassante.

"Stanotte non rientro."

"ce l'hai fatta." Esultò l'altra.

"niente è come sembra, comunque a domani." rettificò enigmatica.

 

 

 

Ryuzaki la guardò stesa sul divano, la spallina del vestito le era scesa a metà avambraccio, il corpo addormentato richiamava il suo tatto con timbro martellante.

Vide l'inedita metamorfosi, il momento privilegiato ove  si osserva qualcuno dormire, qualcuno  ignaro dell' impegnato scrutare vagava astratto per la notte.

per la prima volta, il giovane credette di aver raggiunto l' obiettivo. 

Il suo indice prese a sfiorarle l'alluce, non la sua mente immagazzinava ma il sensibile tatto, esplorò il collo del  piede, la caviglia. 

L'impulso di scoperta si arrestò parsimonioso, non volle consumarla in una sola notte, la scaltra mente puntava ad un investigare silenzioso, affinché potesse arrivare con calma alla piena conoscenza e alla destrezza sopra la pelle; le lunghe ore notturne una dopo l'altra correvano via, il vispo apprendeva importanti lezioni di anatomia.

Si chiese di dove venisse tanta armonia; la tranquillità d'animo gli permise di scoprire l'angolo delle clavicole, la base collo, un sentiero di chiaroscuri fino alle curve del seno, ed eccome un altro, l'angolo del braccio sopra la pancia, mossa da un piano di ritmi regolari.  

Le mezze sfere delle ginocchia, segnavano il valico d' un dualismo: intimità e quotidiano, al di sotto la pelle dei polpacci, degli stinchi, abituata al fuori; e subito sopra, le cosce candide ricoperte di pelle sottile millimetro dopo millimetro più delicata, la morbidezza come preludio di piacere. 

 

studiò le dita, teorizzando sulla sensazione di un tatto che sconvolge un altro opposto tatto.

Mentre gli occhi di Alice vagavano quieti per il suo inconscio, quelli di Ryuzaki sembravano dover registrare ogni spasimo e vibrazione che la ragazza sembrava avvertire, aumentava in lui la meraviglia ed il sospetto, figlioccio dell'istinto,  che vi fosse un altra maggiore e più profonda compatibilità da raggiungere.  

Desideri sordidi e vergini, che mai avrebbe creduto possibili nella sua natura.

Fu questo il motivo per il quale Alice trascorse innumerevoli notti nella suite d' albergo, trovando al risveglio la colazione pronta; di volta in volta, si muovevano nuove carezze, destinate alla parte analizzata di notte.

Silenzioso e graduale il loro momento arrivò in una sera senza nubi. 

Ryuzaki mise insieme il mosaico di conoscenze assemblato nelle precedenti notti, come ventagli le sue mani instaurarono un delicato contatto con la pelle di Alice; attraverso un coscienzioso sapere le si avvicinò liberandola dal costume sociale; quando sentì le mani fredde di lei sulla pelle del torace capì che quanto non aveva potuto prevedere era  il rimando di ogni suo gesto, adesso era lui a farsi scoprire, lui a lasciarsi sfiorare.  la compatibilità. 

 

Comprendere a pieno come l'amore metafisico prenda il tratto terreno, è percepibile solamente dai diretti interessati poiché diverso di caso in caso. La tenerezza di ritrovarsi rispecchiati bocca su bocca, palmo su palmo, mostra di quanto l'intelletto umano abbia impreziosito l'istinto.

Entrambi in caduta libera quasi assomigliando a due minuscoli e candidi granelli di zucchero, dei quali l'unico scopo è volteggiare nella discesa per poi, sciogliersi nella materia. 

Concluso un'unica volta; Alice sprofondò sul cuscino mentre Ryuzaki continuò ad accarezzarle lobi e nuca. Il suo corpo, ora singolo e completamente rilassato, ricordava con estremo gusto il lieve tremore, il diniego dei sensi; la mente abbandonò ricerche e riflessioni crogiolandosi in un profondo e breve sonno.

Con i primi sintomi dell'aurora Ryuzaki,  seduto in balcone, vegliava il sogno turbolento di New York, riflettendo sull'eternità ritrovata; dalla camera comunicante un rumore, Quillsh si palesava sul balcone; accostò una sedia, con occhio furbo e paterno, in attesa di un cenno per cui la conversazione avrebbe preso il via; ma Ryuzaki, più enigmatico del solito, appariva immerso in un’ombra appena presente, non confuso ma ipnotizzato.

 Il moto costante della sua mente si dirigeva verso palpitanti immagini.

"che c'è per colazione?"

"quello che vuoi.."

"Ho bisogno di una cosa Quillsh."

"certo"

"dentro la mia stanza c'è una ragazza, la stessa che viene la sera. Fra un paio d'ore si sveglierà, devo giustificare il mio alloggio qui. Le farò credere che tu sia un ricchissimo ex nobile, stanco dell' Inghilterra e della pioggia, hai desiderio di trasferirti in America; per la trattativa dell'acquisto di un attico sulla quinta strada; quindi soggiorni in quest'albergo che ti è stato consigliato da tua cugina Susan. Il mio ruolo è di occuparmi di tutte le questioni burocratiche oltre ad essere il tuo personale interprete nei viaggi. Obbiezioni?"

"come fatto."

Di nuovo un’eclisse, tempestato dalle sue domande, si spense nel silenzio.

Considerò il dialogo muto che aveva appena esplorato, considerò che non solo la mente offre  grandiose sensazioni al corpo ma che anche quest'ultimo, quando la prima cessa di camminare, può offrire grandiose vittorie.

"il piacere è il primo movente delle azioni umane? Come può uno stimolo, una semplice emozione, un contatto, fermare il cammino della mente? Che il corpo sia l'assassino del pensiero? Posso usare questo stimolo per giungere a nuove conclusioni? E Alice? Che ruolo condivide in questa ruota? Identico al mio? opposto?"

Camminando verso l'interno della stanza continuò a riflettere sulla situazione fino a sedersi di fianco alla preda del sonno.

"La cosa più bella che abbia mai visto. Innocente e fiduciosa, come mai non ti ho mai vista così? Cos'è cambiato? Ora mi appartieni e io appartengo a te? che significa quanto è appena stato? Cosa comporterà nella tua mente e in ciò che condividiamo? La generosità che mi hai appena provato è una tua caratteristica o sono io? Cosa vedi? Cosa senti? Perché io la tua scelta? E perché ora questa scoperta, questa risposta?"

Il suo pollice le sfiorò la fronte poi il setto, le labbra.

"La tenerezza che ho per te è la radice dell'amore? Amore. Un altro amore oltre alla giustizia, un amore che non conosco, un amore bisognoso di attenzioni e cortesie. Forse questa situazione, per me surreale, potrà essermi d'aiuto per sviscerare con più precisione le matrici della vita. Cosa mi chiederai? Cambierai come sono cambiato io? mi vedrai come ora ti guardo io?"

L'incanto della prima volta; la mente s'addentra celere in viottoli e percorsi  nei quali non è ancora capace di muoversi; è nel mistero di quei pensieri, nell'ignoto accadere prossimo nascosta l'impalpabile magia, l'unicità di una speculazione che si moltiplica esponenzialmente, per ogni speranza ed ogni timore.

"Mi modellerai. Ogni cosa che si ama ci modella. L''amore per la giustizia ha formato il mio carattere, quella della solitudine il mio atteggiamento.” Sussurrò con un filo di voce, come parlando di se stesso con il distacco della terza persona.

Alice si voltò, si sentì colto sul fatto; un falso allarme, il suo volto non presentava alcun sintomo di veglia.

"Mi piacerebbe incontrare l'uomo che ha inventato il sesso, e vedere a cosa sta lavorando ora." disse mnemonico, quindi serrò gli occhi, nell' immaginarla in una faccenda frivola la sua immaginazione ebbe una battuta d'arresto, strano e inquietante per lui. 

Aprì gli occhi e subito li richiuse per favorire il volo. "perché non riesco a modellare il tuo viso? La mia mente lo ha sicuramente immagazzinato nella sua interezza, tuttavia non è sufficiente al desiderio. Strano, non poter affidarsi alla  memoria oggettiva. Che vi sia qualcosa dentro me che teme di non rendere realmente il soggetto? È l'insicurezza che mi spinge alla ricerca di particolari? Che sia l'istinto dietro tutto questo, un ente che, alle mie spalle, stuzzica la curiosità per accelerare le mie mosse?"

Ryuzaki, portandosi il pollice alle labbra, compilava ipotesi su quello che avrebbe dovuto o potuto fare al suo risveglio. 

  
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