Rinchiuso
in una piccola scatola.
Fissando
il mondo dai fori
procurati dalle frecce
che l’hanno scalfita.
L’aria
è poca.
La
luce è nulla.
Annaspo.
Cerco
di uscire.
Mi
rassegno e aspetto di essere liberato.
Rinchiuso
in una piccola scatola.
Fissando
il mondo dai fori procurati dai proiettili che mi sono stati sparati
contro.
Il
rumore è assordante
L’odore
di sangue mi riempie le narici
Cerco
di uscire.
Mi
rassegno e aspetto di essere liberato.
Perché
prima o
poi qualcuno verrà, vero?
Little
Box
-
Inuzuka! Smetti di lanciare quella palla contro il muro e vieni a darci
una
mano –
Il
castano alza lo sguardo dal suo passatempo poggiandolo sul gruppo di
persone
intente a risolvere il problema di matematica.
-
Non sono bravo con queste cose – risponde incurante
recuperando la palla
-
Puoi almeno provarci! –
Voce
femminile, acuta e fastidiosa.
Quante
volte avrebbe voluto spegnerla, quante volte l’ha fatto
baciandola?
Quello
non è il momento adatto, pensa.
Quello
è il momento di prepararsi per la verifica di matematica che
avranno a giorni
Quello
è il momento d’impegnarsi in qualcosa che non sia
perdere tempo.
Quello
è… così noioso.
Studiare
è noioso
Chiuso
in questa
piccola scatola…
-
Inuzuka! Eddai passa quella palla! –
Ora
lo scenario è cambiato:
Naruto
gli corre affianco.
Shikamaru,
di fronte a lui, difende la porta avversaria con poco interesse.
Quello
è sicuramente più divertente.
Divertente
ma non il massimo.
Il
massimo è quando stà con lui, quando sente le sue
labbra poggiarsi sulle sue.
Gli
è andata bene infondo.
Non
come al biondino che ora stà con il ragazzo più
ricercato dell’intera scuola.
O
come il Nara che si prende e lascia in continuazione con la Yamanaka
sommergendolo di chiacchiere sulla bionda e su quanto fosse noiosa.
A
pensarci bene a lui andava
meglio.
Certo…è
fidanzato con un
asociale, apatico il
cui unici interessi sono l’insettologia e lo studio ma
… quanto meno era un
rapporto stabile.
Se
così si poteva definire quello scambio d’effusioni
seguito da furiose risse –
partite principalmente da lui e che lo vedevano unico partecipe
– che finivano
puntualmente con i suoi boxer che volavano giù dal letto
mentre ancora cercava
di difendersi dagli attacchi.
Equilibrato.
Stabile.
Il
massimo che poteva aspettarsi insomma.
Vedo
una luce
filtrare dall’alto…
-
Shino … -
guarda
il ragazzo moro girarsi verso di lui, la padella in una mano e
l’asciugapiatti
su una spalla.
È
una bella visione, non c’è che dire.
L’idea
che possa diventare routine quotidiana gli sfiora per un istante i
pensieri
prima di trasformarsi in un brivido
Vivere
ogni giorno in quel modo, assieme a lui.
Rimanere
accoccolati sul divano a guardare un film mentre gioca con il laccetto
dei suoi
pantaloni – o qualsiasi altra cosa catturi la sua attenzione
– lasciandosi
coccolare.
Dormire
assieme, nello stesso letto.
Godere
di quel calore.
Si,
sarebbe magnifico.
Gli
sorride semplicemente mentre lo sguardo perplesso dell’altro
si fa un po’ più
accentuato prima di tornare ad occuparsi della cena
“altrimenti si brucia”.
Cerca
qualcosa per tenere occupata la mente, con scarso successo.
Fissa
il ragazzo – che non è il suo fidanzato,
ufficialmente – smanettare in cucina e
successivamente portargli la cena.
È
sempre così silenzioso che mette paura.
Prende
il piatto e accende il televisore, zippando fino a che non trova
qualcosa di
decente.
Comincia
a chiacchierare a ruota libera, senza fissarlo.
La
mano dell’aburame scende sul suo collo, dietro
l’orecchio, cominciando a
grattare quella parte sensibile della sua pelle.
Piacevolmente
distratto chiude la bocca godendo di quelle attenzioni in silenzio.
All’una
si alzano dal divano e l’altro recupera lo zaino.
-
Ti fermi qui a dormire? –
Fa
la solita faccia da cucciolo che non vuole rimanere da solo.
Shino
sbuffa poi annuisce
-
Preparo il letto –
Dice
contento correndo verso la camera.
Poco
dopo sono sotto le coperte, abbracciati.
Chiude
gli occhi inspirando a fondo il suo profumo, beandosi
della mano che gli carezza il collo, la
schiena, scende…
-
Avevo detto do-rmi-re, Shino –
Non
risponde mentre l’arto s’infila dentro il pantalone
strappandogli un sospiro.
Dopotutto
gli piace, quella sensazione.
È
come essere a casa.
In
un mondo parallelo dove non esistono altro che loro.
Ora
ricomincio a
respirare.
Soffermo
il mio
sguardo su di te, sorrido.
Mi
hai salvato
da quella piccola scatola chiusa.