Wake me up
on Monday morning
It's Monday Morning 5:19, and I'm still
wondering where she's been,
'cos every time I try to call I just
get her machine.
At first I guess she's gone to get herself a pack of cigarettes,
a pint of milk, food for the cat,
but it's midnight now and she's still
not back.
Tanti auguri Flà!
Shikamaru odiava il lunedì. Con tutto il suo cuore.
Un po’ –in gran parte a dire il vero- perché si trattava di
quel dannatissimo giorno che sanciva l’inizio di una nuova giornata lavorativa
dopo quella meravigliosa illusione che era la domenica, un po’ perché, a
differenza della mattina prima, si risvegliava da solo.
Erano mesi ormai che si era instaurata questa specie di regola: Temari arrivava il sabato e si stabiliva nel suo piccolo appartamento. Le notti le passavano assieme, ed era oramai un’abitudine per lui lo svegliarsi la domenica mattina con l’odore del caffè che giungeva dalla cucina –amaro ma piacevole, un po’ come lei; eppure la domenica passava ogni volta troppo velocemente, e lui il lunedì mattina schiudeva gli occhi al suono metallico della sua sveglia, l’altra metà del letto troppo fredda e vuota e ad accoglierlo solo quelle cifre di un verde accecante a ricordargli senza pietà che un’ora dopo si sarebbe dovuto trovare in ufficio.
Non sapeva come fosse possibile, ma lei aveva la
straordinaria capacità di sparire dalla circolazione senza fare il minimo
rumore: in tutto quel tempo lui non era mai riuscito a svegliarsi per vederla
andar via.
Semplicemente si dileguava, per poi ricomparire cinque
giorni dopo.
E lui, ogni lunedì, passava quei pochi minuti che lo
separavano dalla ripetizione della sveglia con la testa affondata nel cuscino,
chiedendosi chi glielo facesse fare, di andare a lavoro, se lei avesse preso il
solito treno, da chi fosse occupato il posto accanto a lei.
Lei, che era il suo tormento: non solo quando era presente a
seccarlo –sarebbe stato troppo semplice-, ma pure e soprattutto quando non
l’aveva tra i piedi. Gli saltava alla mente, di tanto in tanto, l’immagine di
lei –cosa faceva? Con chi era?
Era una cosa che lo faceva impazzire il saperla vivere una
vita separata a tre ore di treno da lui. Una vita sulla quale lui non poteva
avere controllo o influenza –anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Dal lunedì al sabato non si trattava di altro se non di una
serie di mattinate uguali, fredde ed inodori; poi lei arrivava, come una
ventata d’aria calda in quel gelo invernale, e in un lampo la situazione era di
nuovo quella di partenza.
E alla fine quel
lunedì mattina era riuscito ad afferrarla per la vita e a riportarla accanto a
sé, e non l’aveva più lasciata andare –ma era quasi certo che lei si fosse
fatta scoprire volutamente.
La conosceva fin troppo bene per poter sperarle di sradicarla dal suo paese ed averne l’esclusiva, quello era un passo che avrebbe richiesto del tempo; ma qualcosa gli faceva pensare che forse, quelle poche settimane prima di Natale, la Seccatura avesse deciso di donargli una abbastanza lunga serie di mattinate all’aroma di caffè.
"Invece di essere un periodo di comportamenti insoliti, il
Natale è probabilmente l'unico momento dell'anno in cui la gente sa obbedire ai
propri impulsi ed esprimere i veri sentimenti senza sentirsi imbarazzata e,
forse, stupida. Il Natale, insomma, riguarda l'unica possibilità che l'uomo ha
di essere se stesso. " Anonimo
Note:
Fanfic scritta per l’iniziativa “Give Black on Christmas
day” organizzata ovviamente dalla Black Parade ( http://moschenere.forumfree.it ) per
il giorno 10.12.2011 con il prompt che è la frase qua sopra. Partecipante
inoltre alla piccola iniziativa personale mia e di Vitto (michiyo1age), “vendica tutti i venerdì della tua vita
irrimediabilmente distrutti da Clahp” –sì, ce l’abbiamo con “It’s Friday I’m in love” è.è
Semplicemente, postare un qualcosa di fluff per ogni giorno
della settimana non rovinato dall’angst; sono presenti attualmente su Efp
sabato e lunedì (miei) e domenica (di Vitto). E ne approfitto per fare ancora
gli auguri a Shatzy, per il suo compleanno *_____* torna a scrivere (appello
lanciato in extremis Q^Q)