Capitolo
secondo
Angeal
non riusciva neanche a ricordare quando c’era stato per
l’ultima volta un
simile pomeriggio di quiete negli uffici dei SOLDIER. Zack era a
trovare quella
ragazza che coltivava fiori negli Slums, com’è che
si chiamava: Erika, Edith ?!
Bah. Tanto conoscendo il cucciolo non sarebbe durata a lungo. Genesis,
invece,
era sparito da quella mattina. Poco prima della pausa pranzo aveva
borbottato
qualcosa di incoerente su dei gattini per poi eclissarsi
dall’ufficio e non
farvi più ritorno. L’unica visita era stata quella
di Sephiroth che, di certo,
non poteva essere considerato una presenza molesta. Angeal
sospirò soddisfatto
stirando le gambe sulla scrivania e sfogliando distrattamente la
rivista di giardinaggio,
soffermandosi con un sorriso sbieco su un articolo che decantava la
straordinaria annata di Accidenmele.
La
porta, aprendosi con un tonfo sonoro, infranse tutte le sue aspettative
di
tranquillità accuratamente riposte in quella serata e anche
il suo precario
equilibrio facendolo capitombolare al suolo.
Aggrappato
alla maniglia, pallido come un cadavere, c’era il giovane
assistente del piano
SOLDIER che tentava disperatamente di formulare un discorso coerente
durante
quello che sembrava un attacco di iperventilazione.
-Respira
… bei respiri profondi.- lo ammansì Angeal,
alzandosi dal pavimento. - Una
parola per volta; cos’è successo?-
Il
ragazzo prese una profonda boccata d’aria prima di riuscire
ad esalare: -
G-Genesis, nel garageee.
OMICIDIO!-
Prima
che l’ultima sillaba avesse potuto finire di risuonare
nell’ufficio, Angeal era
già scomparso in fondo al corridoio.
***
Samael
si rassettò con un paio di colpi la giacca nera, stando ben
attento che la
cravatta fosse perfettamente composta. Sorridendo si sfilò
gli occhiali dalla
montatura metallica, strofinando delicatamente le lenti con una
pezzuola. Il
comandante avrebbe di certo sistemato le cose.
Presentarsi
ansimando come un mantice era stata un’ottima trovata.
Vedendolo tanto
sconvolto l’uomo non aveva fatto ulteriori domande e, di
lì a poco, Genesis
sarebbe stato sedato.
Inforcò
di nuovo gli occhiali e si diresse verso il proprio ufficio. Ora
avrebbe potuto
lavorare in pace.
***
Mentre
la fastidiosa musichetta degli ascensori gli trapanava il cervello,
Angeal si
prese mentalmente a calci per la propria irruenza. Avrebbe potuto anche
chiedere qualche informazione più dettagliata! A ben
pensarci quelle parole
potevano prestarsi a molteplici interpretazioni. Genesis lo stava
cercando
perché c’era stato un omicidio nel garage?!
Genesis aveva ammazzato qualcuno
nel Garage? Genesis era stato ammazzato nel Garage?! Con questi cupi
pensieri e
la Marcia dei Chocobo versione lounge nella mente,
varcò le porte dell’ascensore.
Quello
che non si aspettava di trovare era il suo migliore amico proteso su
una povera
ragazza in tuta da meccanico. –GENESIS! Che diamine stai
facendo?- Il SOLDIER
sussultò voltandosi a guardarlo con la stessa espressione di
un bambino colto
con la mano nel proverbiale vaso di biscotti, prima di esibirsi in un
sorriso
seducente, sorriso che aveva smesso di funzionare molti anni fa.
-Angy,
mio caro amico!- Esordì Genesis – Quale vento
sospinge le tue ali fin qui, da
me?
Angeal
lo scrutò quasi volesse leggergli nel pensiero –Mi
è stato comunicato che qui
c’era stato un omicidio … - Genesis si
guardò intorno prima di scrollare le
spalle con espressione divertita – Qui non
c’è stato alcun spargimento di
sangue, mio vecchio amico.
-Non
ancora. – Commentò in un sibilo la ragazza.
Genesis
le lanciò un’occhiataccia e aprì la
bocca con la chiara intenzione di
risponderle prima che un lampo di comprensione attraversasse gli occhi
lapislazzulo – Chi ti ha detto dell’ipotetico
omicidio?-
Angeal
ignorò i gesti disperati della ragazza al di là
delle spalle dell’amico – E’
corso da me quell’assistente nuovo, Samael mi pare
… - Dal volto di Genesis
scaturì una controllata smorfia di giubilo che venne subito
sostituita dalla
solita maschera da teatro. Con una scrollata del capo
riavviò i fluenti capelli,
mentre con la mancina si spolverava invisibili granelli di polvere
dagli
spallacci neri, prima di avviarsi ad ampie falcate verso
l’uscita.
-
Anche se
il domani
È
arido di
promesse,
nulla
impedirà il mio ritorno.-
La
porta si chiuse alle sue spalle giusto un attimo prima che una pesante
chiave
inglese lo colpisse sulla nuca.
XxX
Samael
incassò ulteriormente il capo nelle spalle, cercando evitare
lo sguardo omicida
di Houri.
-
Nh … non è che io ti abbia proprio abbandonata,
sai? Ero andato a cercare aiuto
…
Samael
poté letteralmente sentire i nervi della ragazza cedere con
un sonoro crack mentre una serie
indefinita di
piccoli versi di indignazione le erompeva dalla bocca. Houri non era
mai stata
molto portata per le scenate d’ira. Per quanto furiosa non
riusciva ad apparire
del tutto minacciosa. In quei momenti si aveva l’impressione
di aver a che fare
con un pappagallino che arruffa le penne: la faccia le diventava rossa,
i
capelli si gonfiavano senza alcuna causa apparente e sembrava perdere
ogni
capacità di formulare sentenze di senso compiuto. No.
Decisamente non vi era
alcun senso di minaccia.
-
Potrei sapere perché sei tanto imbarazzata? Non mi sembra
che sia successo
niente di irrimediabile … oppure … - Gli occhi
del ragazzo si strabuzzarono
comicamente – Non dirmi che …. Genesis ci ha
provato anche con te?!
-
Ma che accidenti vai blaterando, idiota!
Samael
schivò la ciotola di patatine, che terminò la sua
corsa nel cestino dei rifiuti
alle sue spalle.
-
Bel colpo! – ghignò, poi soggiunse –
Ordinane delle altre. Ho ancora fame. -
Houri
prese due ampie boccate d’aria, cercando di calmare i nervi
– Ordinatele da
solo e, comunque, nessuno mi ha molestata … è
solo che …-
Samael
iniziò a giocare con il ghiaccio nel suo bicchiere
osservando da sopra la
montatura degli occhiali le reazioni dell’amica, - Mmh
… Allora, non può essere
Genesis … Né nulla che lo riguardi – E
qui iniziò a tormentare il braccio della
ragazza con la cannuccia ancora umida – Quindi è
qualcosa che è successo dopo …
Qualcosa che ha a che fare con il comandante Hewley? Si, a giudicare da
quanto
è rossa la tua faccia. Quindi
… Ti sei presa una cotta?!
-
Se non la smetti di darmi il tormento ti infilo quella cannuccia
giù per la
trachea.
-
Si, ti sei presa una cotta. Hai intenzione di chiedergli di uscire?
Houri
gli lanciò la stessa occhiata che avrebbe riservato a
chiunque le avesse detto
che un impianto a benzina avrebbe reso di più con una
manciata di zucchero nel
carburante. Samael sospirò – Non
c’è speranza che una simile eventualità
si
verifichi, corretto? –
-
Uh-uh. Troppo imbarazzante. Soprattutto dopo il modo in cui mi sono
…nh …
presentata.
A
questo Samael non poté trattenere un’interrogativa
alzata di sopracciglio –
Adesso questa me la spieghi.
La
ragazza si mordicchiò le labbra, muovendosi nervosamente
sulla sedia, -Ho
cercato di colpire Genesis con una chiave inglese. Sulla testa. Con
molta,
molta forza.
-
Ah, “cercato” vuol dire che non ci sei riuscita,
giusto?
-
Purtroppo no. Poi gli ho lanciato dietro una sequela di improperi
… il più dei
quali sulla sua scarsa intelligenza e le sue tendenze sessuali.
– Qui si bloccò
un attimo per guardare il suo interlocutore – Non che ci sia
niente di male,
certo …
Samael
scrollò le spalle – Certo. Il problema non
è che Genesis sia gay ma che è un
maniaco. Un flirter. Uno molto molto attivo e insistente.
L’ultima in particolar
modo. – scrollò il capo – Torniamo a
noi. Gli hai tirato una chiave inglese,
mancandolo, e lo hai insultato. Non è questo gran disastro.
Scommetto che non
sei l’unica. Circa la settimana scorsa Sephiroth ha cercato
di incenerirlo con
un Firaga, due giorni dopo Tseng gli ha quasi sparato. Ti sei solo
conformata
alla moda.
-
Sì, ma io … il comandante Hewley non lo avevo mai
visto. Neanche quando è
entrato. Lo sai, no, che l’ingresso è tutto in
penombra.
- E
quindi?
- Io avevo cercato di
avvisarlo di
non dire nulla a Genesis ma non mi aveva capita ... ed ero arrabbiata,
molto
arrabbiata ...- qui Houri si concesse una pausa per leggere la
curiosità
dipinta sulla faccia del suo migliore amico quindi continuò,
ancora più
lentamente di prima: - sì, insomma, ho inveito anche contro
di lui... Poi si è
avvicinato, si è avvicinato molto, e io l’ho visto
bene. E lui mi ha chiesto
come stavo, di scusare il comportamento del suo amico e se poteva fare
qualcosa
per me. E’ stato così gentile, anche se me la sono
presa con lui …
-
E tu?
La
ragazza si nascose il volto nelle mani incominciando a blaterare
piccole parole
dal senso arcano prima di dichiarare stridulamente – Io ho
incominciato a
balbettare, poi mi sono bloccata per guardarlo, e alla fine di tutto
questo …
-
E alla fine di tutto questo? – Incalzò Samael
-
Mi sono nascosta! – Ululò disperata Houri
Il
moro dovette trattenersi dal sbattere con forza la testa contro il
tavolo,
quella ragazza era un caso patologico. Non guardava in faccia a
nessuno,
fregandosene altamente delle loro opinioni, il suo miglior pregio. Che
finiva
in cenere non appena si prendeva una sbandata.
-Bè,
forse non tutto il male vien per nuocere. – Si
rassegnò a borbottare alla fine.
Dopo averla lasciata in quella situazione spinosa poteva almeno tentare
di
tirarle su il morale.
-
Che vuoi dire?
-
C’è anche la possibilità che adesso ti
consideri una specie di donna del
mistero. Agli esseri umani le cose misteriose piacciono molto.
Houri
alzò un dito davanti al viso in segno di monito e Samael si
zittì
immediatamente – Non senti questo suono?
-
Quale suono? – chiese lui cercando di udire qualcosa al di
sopra del cicaleggio
degli avventori
-
Quello che fanno le tue dita mentre cerchi di arrampicarti sugli
specchi!
Samael
le lanciò un’occhiataccia facendo il broncio
– Potresti quanto meno far finta
di apprezzare i miei sforzi! Non è colpa mia se tu ti
trasformi in una massa di
gelatina ogni volta che vedi un tipo che ti piace. Comunque non credo
che ogni
speranza sia perduta, se vuoi puoi venirmi a trovare durante la pausa
pranzo
domani cos … che accidenti è quello?
La
rossa si irrigidì completamente – Cosa? Ti prego:
dimmi che non
è un insetto!
Samael
si portò l’indice alle labbra,
facendole segno di tacere prima di allungare una mano e tirarle via un
piccolo
bottoncino nero da sotto il risvolto della giacca rossa – Mha
… nulla, solo un
filo verde sulla tua manica, chissà come ci è
finito. – proseguì poi col tono
più naturale possibile, facendole segno di alzarsi e
seguirlo. – A proposito,
ti và se ti racconto della gravidanza di Sarah, sai quella
che lavora alla
reception?. Bhè è rimasta incinta solo che non se
n’era accorta e …
Sul
retro del locale, ben nascosti nella
penombra sulla scala antincendio, due loschi figuri borbottavano a
mezza voce.
-
Wha, l’hai capita sta storia, socio? Quindi
le donne non lo sanno sempre se sono incinte, yo.
-
… umh …
- E
io che ho sempre creduto che già al primo
mese, sai al primo ritardo … ma te pensa! Poi,
cioè, quella lì! Sembrava tanto
tranquilla invece … Hai capito te che …
-
Mh-hm
Senti
ma io volevo continuare a sapere di sta
storia della cotta. Sai … la Straw è sempre tutta
sulle sue, sempre tipo “Io
sono tanto fica. Se mi fai incazzare ti tiro una chiave
inglese!” … quelle dannate
chiavi inglesi! Hai idea di quanto male facciano, socio? Se ti beccano
sui
gioielli poi!-
-Già.
Quand’ è stata l'ultima volta che hai
provato quel dolore? Forse dovrei rinfrescarti la
memoria!-
La voce era femminile ed
estremamente irritata.
Il
turk scattò in piedi dalla sua posizione
accovacciata dando una sonora testata alla balaustra
metallica.
Dannazione!
–
Darkwood, Straw! Che sorpresa, yo! Che ci fate qui intorno? –
Note
delle autrici:
Vabbè,
note di una delle due, visto che una è
a Chieti e una a Venezia, per il momento.
Allora,
siamo giunti al magnifico secondo
capitolo. Abbiamo deciso di aggiornare il sabato da ora in avanti,
visto che
nel mezzo della settimana la cosa diventa difficoltosa. Non nascondo
che ci
saranno problemi in merito, siamo due povere universitarie in balia
degli
esami, la Nanà particolarmente, che si ritrova nelle grinfie
delle sessioni
d’esame della Cà Foscari.
In
ogni caso: spero che la nostra storia
riesca a farvi ridere, so che il taglio è un pochino brusco,
ma abbiamo seri
problemi a capire come gestire le lunghezze dei capitoli, visto che
abbiamo
scritto la storia in un unico, possente blocco.
Allora,
ricapitolando: Samael è un vigliacco
che adora manipolare le persone, visto che affrontare le cose di petto
sarebbe
troppo complicato (che uomo!).
Houri
è assolutamente incontrollabile, almeno
finché non si prende una cotta, dopodichè ce la
perdiamo.
Reno
rischia di ritrovarsi con ferite
contundenti in punti molto delicati.
Rude
grugnisce e annuisce. Davvero
quel ragazzo parla troppo poco. E si
fa trascinare troppo da Reno. Ah, ricordo le risate che mi facevo
quando Reno
scappava, sostenendo di essere in ritardo per un appuntamento, e Rude
restava
da solo a fronteggiare il mio trio in FFVII.
Molti
di voi mi hanno chiesto: ma Genesis che
cavolo vuole?
Aspettate
e saprete. Dalla prossima settimana
inseriremo dei piccoli Omake di delucidazione, che daranno una risposta
alle
vostre domande.
Per
il momento un grazie a tutti quelli che
ci seguono e ci commentano. Leggiamo ogni recensione con grande
attenzione. A
proposito dei dialoghi confusi, spero che questo capitolo sia
più chiaro.
Purtroppo quel prorogo ce lo siamo giocate male. Grazie ancora da parte
di
entrambe.
Nanà
e Poisonerlady.
P.S:
nel caso ve lo foste chieste: Samael è
un nome biblico. Vuol dire Veleno di Dio e, secondo alcune versioni
ebraiche,
era il nome del demone che tentò Eva. Darkwood evoca
qualcosa di oscuro ed
intricato. E’ il nome perfetto per un ingannatore.