Il capitolo non è stato betato, chiedo scusa per eventuali errori di battitura o
sviste.
Meno due alla
fine!
Enjoy.
Blaine Anderson presents:
the Pips!
#33 Big Plans brings Big Responsibilities.
Quando udì un suono secco, Wes alzò gli occhi dalle pagine evidenziate
in mille colori diversi del suo libro di Algebra, osservando attentamente Thad.
“Perché prendi a testate il tavolo?” domandò, mentre affianco a lui
Karter sbadigliava senza ritegno.
“Perché sono distrutto, Montgomery” replicò acidamente il ragazzo,
afferrando la matita “Vorrei conficcarmi questa nel collo…. Così poi posso
prendermi una giornata libera andando all’ospedale.”
“Manca poco all’esame, resisti” gli fece notare David.
“La cosa non mi conforta.” Rilanciò sarcasticamente Harwood “Credo sia
proprio per questa mancanza di tempo che mi ammazzerò, più tardi”
Troy e Elias, un altro ragazzo del loro anno, si scambiarono uno
sguardo stranito prima che quest’ultimo si voltasse verso Thad “Amico…. Non c’è
nessuno più preparato di te e Wes, datti una calmata o ti esploderà
un’emicrania”
“O direttamente la testa, Harwood” voltandosi, Thad si trovò davanti
Kirk che lo guardava con espressione saccente “Scommetto che hai la scatola
cranica imbottita di dinamite…. Per quello non usi mai il cervello, è
compresso, povero….”
Il ragazzo roteò gli occhi “Simpatico James, davvero…”
Ethan e Richard apparvero dietro di lui, e il primo scosse il capo
lentamente prima di indicare la sedie vuote “Possiamo unirci a voi?”
Wes, con un gesto della mano, li invitò a prendere posto, prima di
cambiare libro e prendere quello di Arte.
“Che due palle” sbottò di punto in bianco Karter, lanciando il libro di
Aritmetica Avanzata al centro della grande tavola tonda, beccandosi subito uno
sguardo imbufalito fa parte della bibliotecaria.
Non era il posto adatto per avere delle crisi, quello, rischiavano di
venir scuoiati vivi da un momento all’altro da una sessantenne isterica.
David fece girare tra le dita una matita di un insano color arancione
fosforescente, prima di passare gli occhi su ognuno dei suoi amici. Eccetto Wes
che, nonostante fosse preparatissimo, leggeva morbosamente quel libro come se
all’interno delle pagine indicate dai post-it ci fosse la verità divina, nessuno
stava realmente studiando.
“Che progetti avete per il futuro?” domandò vago, più che propenso a
fare una bella paura.
Karter colse la palla al balzo “Io vado a Dallas, a studiare Architettura…. Ho parenti là che saranno ben lieti di
ospitarmi”
Elias ridacchiò “Io e Troy ci prendiamo un anno sabbatico” dichiarò
trionfale, chiudendo con falsa nonchalance il libro di Geografia.
Il suo amico annuì alle sue parole “Prendiamo la nostre ragazze e ci
facciamo un bel giretto in Europa. Sapete no? Lisbona, Barcellona, Parigi,
Milano, Berlino….”
“Io credo che non riprenderei mai gli studi, poi” intervenne Moore,
smettendo per un istante di smangiucchiare il cappuccio della penna a sfera e
scambiando uno sguardo con Kirk “Insomma…. Un anno a
far niente e divertirsi e poi tornare all’Università? Già ho poca voglia ora”
“Non dire eresie, per favore” lo riprese il biondone
“Non mi abbandonerai, chiaro?”
“Andate insieme?” chiese curioso Wes, abbandonando lo studio, in favore
di quella piacevole conversazione.
Ethan annuì, lievemente imbarazzato, mentre Kirk prendeva in mano la
situazione con la solita pacatezza “Già… Ci siamo
iscritti alla Ohio University di Athens,
dipartimento di Storia…. A circa un’ora e quaranta da
qui”
“L’abbiamo già visitata” sottolineò Moore “è un bel posto, e anche se
la cittadina è davvero piccola, è molto carina….”
Thad sbuffò “Rimarrete davvero in questo buco di stato?”
“Anche io non me ne vado, non mi va di trasferirmi in qualche grande
città quando ho della valide università in zona” disse David, sorridendo appena
“Mi sono iscritto al corso di Economia alla Ohio State University
di Columbus…. Sono anche più vicino….
Ci metto circa venticinque minuti ad arrivare in città.”
“Rimani a vivere qua allora?” chiese Karter, appoggiandosi con i gomiti
al tavolo.
Il ragazzo di colore scosse la testa con energia “Assolutamente no,
prendo un appartamento là…. Il prossimo anno se ho
capito bene viene anche Duvall a studiare a Columbus, quindi poi smezzeremo l’affitto. Per il primo
anno ho un amico che deve dare gli ultimi esami….”
“Perché Duvall rimane in Ohio? Io avevo sentito parlare di Miami!”
disse ironico Harwood, beccandosi uno schiaffetto da Wes.
“Ha la ragazza ora, vorrà stare con lei no? Visto che lavora non ha la
possibilità di spostarsi.... tu Richard? Che progetti hai?”
“La mia ragazza, Michelle, ha una casa a Providence” spiegò il
ragazzone, stirando verso l’alto le braccia e stendendo la schiena “Così ho
guardato le università in zona e ho scoperto che alla Brown
c’è un programma davvero molto interessante di Studio del Suono e delle
Tecniche Sonore in ambito musicale…. Mi sembra
perfetto per me.”
“Anche secondo me è perfetto” gli disse Et,
sorridendo.
“Voi andate a New York, giusto?” chiese Troy guardando verso Wes e
Thad.
Harwood gonfiò il petto con orgoglio “Sì, esatto!”
“So già che me ne pentirò” disse con tono divertito Wes, buscandosi una
gomitata nelle costole “Scherzo!”
“Taci, cane!” disse acidamente Thad “Grazie a me, che ho accettato di
portarti in questa eccitante avventura nella Grande Mela, avrai la possibilità
di studiare Chirurgia alla Langone University. È una delle più rinomate in questo campo…”
“Oh, lo so bene” disse l’asiatico, prendendo dalla tasca dei jeans il
cellulare per controllare quanto tempo stavano perdendo.
“Wow, chirurgia…. Figo”
disse ammirato Moore, prima di voltarsi verso Thad per poterlo guardare
attentamente “E tu cosa studierai a New York?”
“La sola cosa che papà mi finanzia: giurisprudenza” disse ovviamente il
ragazzo, senza però la benché minima traccia di rabbia o frustrazione nella
voce “Non lo sa ma io diventerò un grandissimo avvocato e userò le mie
conoscenze contro di lui” concluse poi con un sorrisetto vagamente inquietante
“Ho già fatto domanda alla Columbia, quindi devo fare un bel esame finale per
venir ammesso.”
“Idem” si intromise Wes.
“Andrete benissimo, ragazzi” li rassicurò David “Poi dovrete ospirarmi”
L’asiatico sorrise “Quando vuoi, amico…”
“Sarà strano, dopo quattro anni insieme, non vederci più” sottolineò
Wes, riponendo la penna ormai inutile nell’astuccio.
“Sarà triste” aggiunse Ethan.
“Non stiamo per morire, dopotutto” replicò ovvio Kirk “Prendere strade
diverse non significa non vedersi più, no?”
“Si ma non canteremo più insieme…” sussurrò a
voce bassa Ethan.
“Non è detto” Si intromise Thad “La vita è imprevedibile e io mi ci
vedo a ottantasei anni con un catetere che mi esce dal fianco a cantare ancora
con voi…. Almeno fino a che non si staccherà del
tutto la dentiera.”
Ridacchiarono sommessamente, beccandosi una strigliata dalla
bibliotecaria, prima di rimettersi tranquilli e scambiarsi qualche sorriso.
“Ragazzi, Warbler una volta, Warbler per sempre…. E la Dalton
te la porti nel cuore a vita” concluse Montgomery “Ora però vediamo di finirla
qui e darci dentro nello studio, o saremo Warbler
anche il prossimo anno”
“A me non dispiacerebbe, ad essere onesto” disse Ethan, mentre Thad
tirava fuori il cellulare che insistentemente vibrava nella sua tasca.
Wes lo osservò con la coda dell’occhio mentre leggeva con attenzione un
sms particolarmente interessante e poi, senza nemmeno rispondere, ripose i suoi
libri nella borsa “Ragazzi ho un impegno improrogabile. Ci vediamo domani
sempre qua per l’ultimo ripasso, ok?”
“Ma….” David lo guardò alzarsi e allontanarsi
“Dove vai?”
Thad sorrise furbescamente, voltandosi un’ultima volta verso il tavolo
e alzando una mano, salutandoli e mostrando a tutti il bracciale borchiato che
stava davvero molto bene con la maglietta dei Sex Pistols
e i pantaloni al ginocchio stracciati che indossava quel giorno.
“Scusate…. Ho una partita di Lacrosse…”
“…. L’atmosfera è sempre più tesa…. E io non
li sopporto, litigano davvero in continuazione e credo per davvero che mamma lo
butterà fuori a giorni”
Kurt abbassò gli occhi sul viso del suo ragazzo, che teneva il capo
appoggiato alle sue gambe e il resto del corpo sulla panchina, sulla quale si
erano mollemente abbandonati tutto il pomeriggio.
La scuola era finita e il parco di Lima brulicava di vita, ma a nessuno
sembrava importare poi molto di quei due ragazzi che, lievemente in disparte
sotto all’ombra di un grande pino si erano scambiati carezze continue e baci
fugaci.
Portò una mano sulla guancia di Blaine, passandovi sopra la punta delle
dita dalla tempia fino al mento, costatando che, nonostante tenesse gli occhi
chiusi, non era affatto rilassato.
“Stanno per…. Divorziare?” domandò
tentennante, scendendo con la mano sul collo.
Il petto del moro si alzò leggermente, prima di abbassarsi in un
profondo sospiro “Sì…. Credo di sì…”
“E tu come ti senti?”
A quel punto Blaine aprì gli occhi, scontrandoli con quelli chiarissimi
di Kurt “Non lo so…. Sai, una parte di me vuole che
quell’uomo se ne vada, lasciando in pace me, Chad e
la mamma…. Penso che così potremmo anche diventare
una famiglia decente e un minimo unita…. Però è
comunque mio padre, e prima del mio coming out
eravamo davvero molto uniti…” alzò una mano, premendo
gentilmente l’indice sulle punta del naso di Kurt, che gli regalò un sorriso
dolce “Quindi, tirando le somme, sono abbastanza combattuto. Prendo quello che
viene, diciamo”
“Mi dispiace non poter far nulla per te….”
Blaine alzò le sopracciglia “Fai anche troppo, davvero….
Grazie a te sto fuori di casa dalle otto di mattina a dopo mezzanotte quasi
ogni giorno. Chad praticamente vive dalla sua ragazza…”
“Se vuoi fermarti ogni tanto a casa mia….
Papà non credo dirà nulla. Possiamo rimanere tutta la notte sul divano del
salotto. È comodo”
Blaine sorrise “Tuo padre prima o poi mi ucciderà…”
“Nah, penso che tu gli piaccia un sacco
invece. Se no lo avrebbe già fatto!”
Il ragazzo portò la mano dietro al collo di Kurt, premendo sulla nuca
per farlo abbassare mentre, al contempo, lui si alzava premendo un gomito sul
legno della panchina, incontrando così le sue labbra a metà strada.
Si riabbassò con uno sbadiglio, appoggiandosi una mano sugli occhi
mentre sentiva Kurt trafficare con la sua tracolla, segno che, come ormai ogni
giorno, lo avrebbe lasciato dormire un po’ mentre si dedicava alla sua lettura
pomeridiana.
Si accomodò meglio con il capo quelle sue cosce, sospirando rilassato e
lasciandosi andare verso il tepore del sonno.
Prima che gli tornasse in mente qualcosa…
“Kurt, stamattina per messaggio non hai detto che volevi parlarmi di
qualcosa?”
Levò il braccio in tempo per vedere Kurt sbiancare leggermente e
rischiare di far cadere a terra il libro.
Dalla nottata passata insieme dopo il ballo della Dalton, Kurt aveva
cercato in tutti i modi di far capire a Blaine che si sentiva ‘pronto’ per
passare ad un piano più fisico….
Gli era costato davvero tanto coraggio infilargli una mano nei boxer,
qualche sera prima, ma c’era riuscito. Solo che la scarsa collaborazione di
Blaine nell’andare fino in fondo non aveva portato a grandi risultati se non al
suo primo lavoro di mano su qualcuno
che non fosse se stesso – anche se Kurt avrebbe preferito morire piuttosto che
ammettere cosa faceva sotto alla doccia quando era solo in casa.
Aveva quindi deciso di parlargli chiaramente, ma era incredibilmente imbarazzante
come discorso. E non aveva idea su come introdurlo.
Blaine intanto si era alzato a sedere, allarmato dal cambiamento di
tonalità che la pelle, già di per se candida, del suo ragazzo aveva fatto.
“… Kurt?”
“Blaine, penso che dovremo farlo.”
Chiuse gli occhi, mordendosi le labbra.
L’aveva detto, aveva ammesso che voleva fare l’amore con il suo ragazzo
senza morire di vergogna, nonostante stesse velocemente passando da un biancore
mortale ad un livido porpora da post-pestaggio.
Quando Anderson non disse nulla, lentamente Kurt riaprì gli occhi,
trovandosi di fronte un Blaine alquanto confuso “Cosa?”
“Cosa, cosa?”
“Fare cosa?”
Kurt era certo che se fosse stato un fumetto giapponese, a quel punto
sarebbe caduto a terra con un tonfo secco.
Non poteva davvero non avere capito…. Lui no…. Semplicemente no….
“Fare quello, Blaine…”
Il riccio rimase zitto ancora un istante, cercando di arrivarci, e
quando infine ci riuscì, abbastanza in fretta, in effetti, sgranò gli occhi “Oh…. Oh.”
“Già…”
La faccia gli stava andando a fuoco e di li a breve avrebbe anche
iniziato a sudare per l’ansia. Perché Blaine sembrava così tanto scioccato?
Forse a lui non andava? Pensava ancora che Kurt fosse un cucciolo di pinguino
con il sex appeal di una cassapanca? Credeva che….
“Pensavo che non fossi pronto…” Sussurrò
sottovoce Blaine, facendosi più vicino a Kurt dopo essersi guardato attorno per
un fugace istante. Nessuno li stava guardando.
“Non lo ero…. Ma poi….
L’altra sera….”
“Non mi devi spiegazioni” Blaine sorrise quasi timidamente, appoggiando
una mano su quelle di Kurt, raccolte in grembo “Solo pensavo che questo momento
non sarebbe arrivato così presto….”
“Tu…. Vorresti?”
“Assolutamente si.”
Kurt affondò il viso tra la spalla e il collo di Blaine, se possibile
ancora più imbarazzato di prima. Aveva fatto una tragedia per niente come al
solito, visto quanto Blaine sembra quasi tranquillo sull’argomento.
Forse era semplicemente più sicuro di sé, o forse era Kurt che si
ritrovava particolarmente sensibile nel parlare di approcci sessuali, ma il
riccio sembrava tenere tutto sotto controllo, come sempre.
“Se questo ti reca problemi…. Possiamo sempre
aspettare” Lo rassicurò con dolcezza Blaine, abbracciandolo con entrambe le
braccia per farlo appoggiare al suo petto. “Sai che non farei mai nulla che
possa metterti a disagio”
Kurt appoggiò la guancia all’altezza del suo cuore, stringendo le mani
sulla maglietta rossa del suo ragazzo “No io…. Io non
mi sentirò a disagio con te…”
Blaine lo strinse un po’ di più, sorridendo “E quando….
Lo vorresti fare?”
L’altro ci pensò su un istante “Venerdì sera ho casa libera”
Anderson sgranò un po’ gli occhi “Dopodomani?”
“Si ecco…. Papà e Carole sono a Toledo, e
sono certo che se lo chiedo a Finn lui passerà del tempo con Rachel lasciandoci
soli”
“Per me va bene….”
Kurt appoggiò entrambe le mani sul petto del suo ragazzo, spingendosi
piano un poco lontano da lui e guardandolo negli occhi, ancora imbarazzato come
all’inizio della conversazione “Blaine posso chiederti un piacere?” attese che l’altro
annuisse, poi prendendo coraggio chiese “Potresti procurarti tu…. Il necessario? Io faccio in modo che casa sia vuota ma
tu prendi…. Quello che sai che serve per…. Lo sai!”
Blaine sbattè le palpebre un paio di volte
prima di esplodere a ridere sonoramente, beccandosi un paio di schiaffi sui
pettorali “Ahio, Kurt!”
“Non prendermi in giro!” sbottò sempre più rosso Hummel, entrando in un
visibile stato di crisi “Smetti!”
“Ma sei buffo quanto ti vergogni e…. Ahia!
Sei più forte di quello che pensavo!”
Kurt sbuffò, facendo per scostarsi dal suo ragazzo che però lo
trattenne stretto, baciandolo con un po’ troppa enfasi.
Sembrava non ricordarsi affatto che erano in un luogo pubblico.
A Lima.
Che Azimio e i suoi amici potevano sbucare
fuori da un momento all’altro per andare a fare due tiri al campetto di
football li vicino….
Anche Kurt avrebbe voluto dimenticarlo, e per un istante assecondò
Blaine, prima di staccarsi lentamente, strusciando il naso contro quello del
riccio.
“Penso a tutto io” gli sussurrò sulle labbra Blaine “Tu stai
tranquillo, ok? Ti fa male diventare così isterico” riprese a ridacchiare,
prendendosi un’altra pacca, stavolta sulla spalla “Che dici, accantoniamo
l’argomento ok? Non voglio troppi lividi addosso!”
“Sei un coglione, Anderson” sbottò Kurt senza nemmeno troppa
intenzione, sistemandosi sulla panchina e lasciando che Blaine si stendesse di
nuovo appoggiando il capo alle sue gambe.
“Mi ami anche per questo, no?”
“Vorrei poter dire di no, ma lo sai che odio dire le bugie….”
Il tramonto filtrava nella stanza colorando con toni caldi il tessuto
bianco e semi trasparente delle tende della sua stanza.
Dal letto, Thad poteva ammirare in tutta la sua magia quel fenomeno
naturale che si irradiava dal sole, posto poco al di sotto delle cime degli
alberi.
Adorava il tramonto perché portava alla sera, la sua parte preferita
della giornata.
Si girò sul fianco scoprendosi appena, portando un braccio sotto al
capo e osservando attentamente quello spettacolo.
Sospirò socchiudendo gli occhi, deciso a non riaddormentarsi.
Non così, per lo meno.
Stava ancora pensando a come risolvere quella situazione quando una
mano calda accarezzò la sua schiena nuda in tutta la sua lunghezza, fermandosi
poi sul fianco e facendo cadere ulteriormente il lenzuolo, scoprendolo ancora
di più.
Il ragazzo dietro di lui si appoggiò con il petto alle sue scapole,
parlandogli direttamente nell’orecchio “Già sveglio?” sussurrò con fiato caldo,
portando la mano sul suo ventre mentre con l’altra si teneva sollevato al
materasso.
“Si, Sebastian, se no non avrei gli occhi aperti, non credi?” disse
ironico Thad, mentre il giovane iniziava a baciargli e leccargli con avidità il
collo.
Chiuse gli occhi, mordendosi le labbra, prima di scattare a sedere per
levarselo di dosso. Arrotolò il lenzuolo attorno ai suoi fianchi, alzandosi in
piedi e guardando Sebastian negli occhi, scoprendo che non si era per nulla
scomposto o imbarazzato nel ritrovarsi totalmente nudo davanti a lui.
Dopo tutto quello che avevano fatto quel pomeriggio, forse, ne aveva
anche ragione.
Si accomodò meglio sul fianco, guardandolo ancora affamato come quando
aveva varcato quella soglia alcune ore prima “Dove vai?”
“A studiare” rispose ovvio Thad “Domani ho l’esame”
“Se vieni qui ti aiuto io a ripassare qualcosina….
Che di certo ti servirà molto di più nella vita di qualsiasi altra nozione
appresa sui libri…” rilanciò maliziosamente l’altro.
“A dire il vero Smythe, c’è qualcos’altro che
potresti fare per me…”
Il più piccolo sorrise maliziosamente, sporgendosi in avanti dopo
essersi messo seduto “Qualsiasi cosa….”
“Levati dalle palle, grazie”
Sebastian ci rimase di sasso “…. Cosa?”
“Vattene e, già che ci sei, cancella il mio numero, levami dagli amici
di Facebook, cancellami anche dalla tua memoria
perché è la stessa cosa che sto per fare io”
Smythe inarcò un
sopracciglio, afferrando i boxer da terra con un gesto secco e scazzato “Sai
che ti dico, Harwood? Non vali nemmeno la pena di un’altra scopata”
“Oh immagino che passare a Blaine sarà molto più divertente per te…”
disse Thad saccente, sogghignando all’occhiata vagamente spiazzata di Seb “Io ho le mie fonti….”
Il più giovane sbuffò una risata amara, afferrando anche i pantaloni
neri e la polo bianca e infilandoli velocemente “Fottiti, Harwood. Nessuno mi
tratta così, hai capito?” sibilò avvicinandosi all’altro.
Thad però non si scompose affatto, anzi sorrise “Sai quale è il punto, troietta? Tu credi di essere il dono di Dio ai froci, ti
senti figo e irresistibile e sai che con la tua
stronzaggine vincerai sempre. Ma, notizia del giorno, cocco…”
Smise di sorridere, guardandolo con espressione penetrante “Io sono molto più
stronzo di te o di chiunque altro incontrerai o incontrerò. Chiaro il
messaggio? Ora levati dalla mia vista e non tirarti la porta in faccia, coglione”
Sebastian si avviò alla porta, ferito nell’orgoglio, aprendola.
Ma Thad non aveva finito “Hey, ragazzino…. Spera di non avermi attaccato la sifilide o
qualche altra malattia venerea presa dai camionisti che te lo mettono in culo
nelle stazioni di servizio il venerdì sera o verrò a cercarti!”
La porta sbattè con così tanta violenza che
Thad credette di vedere le finestre andare in
frantumi.
Per fortuna non accadde, così, guardandosi attorno, lanciò il lenzuolo
sul letto afferrando i suoi vestiti da terra e dirigendosi in bagno con un
sorrisetto trionfale.
Non gli era mai piaciuto quel tipo, ma sapeva che poteva dargli
un’importante lezione di vita. Cosa più importante, lui poteva darne una a
quello stronzetto insegnandoli che non era il padrone del mondo e, al contempo,
divertirsi un po’.
Andare avanti per capire che non c’era solo Kurt al mondo e che, New
York, avrebbe potuto divertirsi davvero parecchio solo se si fosse slegato dal
fantasma dell’amore per quel ragazzo.
In definitiva, avevano vinto entrambi quindi.
Decisamente non si era mai sentito così soddisfatto in tutta la sua
vita.
L’enorme orologio appeso alla parete segnava le tre in punto del
pomeriggio.
Wes lanciò uno sguardo alla porta grigia che Thad si era chiuso alle
spalle quasi un’ora prima, passandolo poi sui volti dei suoi tre compagni di
corso.
Il suo esame si sarebbe tenuto dopo quello di Jonhson
e quello di Kirk…. Non sarebbe sopravvissuto altre
due ore o forse più seduto su quella maledetta sedia.
Si costrinse a rileggere nuovamente quel paragrafo di Chimica che
davvero non voleva entrargli in testa.
Ormai i giochi erano fatti, e sembrava pensare lo stesso anche Moore.
Et aveva deciso
di passare il pomeriggio lì con loro ben consapevole che sarebbe stato
l’ultimo. Doveva assomigliare ad una sorta di tortura cinese, più che a un
favore agli amici.
A Kirk…
Dei passi per il corridoio lo fecero voltare in quella direzione e
subito si ritrovò davanti Blaine Anderson, sorridente.
“Ciao” disse affiancandosi a lui
“Chi c’è dentro?”
“Harwood” rispose funereo Wes “Poi tocca a Jonhson,
poi Kirk, poi io e alla fine Moore…. L’attesa mi
uccide”
“Allora esci con me un istante?”
“Per fare cosa, esattamente?”
“Un giro” insistette Anderson “Prendere una boccata di aria sana non ti
farà che bene e sai meglio di me che ripassare ora, con la tensione dell’esame,
non serve assolutamente a nulla.”
Il ragazzo asiatico sospirò, spostando i libri su un’altra sedia e
seguendolo arrendevole dopo averlo visto scambiare due parole con gli altri tre
ragazzi.
Il giardino della Dalton, ben curato, era accarezzato dai raggi del
sole del primo pomeriggio.
Camminarono sulla ghiaietta per qualche
minuto prima che Wes decidesse di rompere il silenzio “Hai bisogno di un
consiglio, vero?”
Blaine si voltò sorpreso “Perché me lo chiedi?”
“Ti stai torturando le labbra a sangue, non parli….
Mi hai chiesto di uscire con te quando potevamo benissimo rimanere dentro con
tutti gli altri…” l’asiatico si fermò, asciugandosi
la fronte lievemente imperlata di sudore e allentando il nodo della cravatta.
Faceva decisamente troppo caldo per la divisa scolastica, nonostante
indossassero la versione primaverile, i pantaloni risultavano comunque troppo
pesanti e lo stesso valeva per il blazer.
Anderson tentennò, mentre l’amico si fermava proprio davanti a lui, con
le mani infilate nelle tasche “Io…. Non vorrei
metterti in imbarazzo ma…. Non ho molti amici con cui
parlare…”
“Sentiamo, quale è il problema?” Lo incoraggiò l’altro, con un sorriso.
Blaine arrossì, abbassando lo sguardo a terra e dondolando sui piedi
“Diciamo che…. Sono un po’ preoccupato….
perché….”
“…. Io e Blaine abbiamo deciso di entrare più in intimità….”
Rachel e Mercedes si scambiarono uno sguardo furbesco, mentre Kurt,
facendo finta di nulla, iniziava a sventolarsi con una delle riviste che
stavano tranquillamente sfogliando sulla sua veranda.
Iniziava a fare molto caldo…. Troppo.
Berry si fece più vicina, osservandolo attentamente con espressione
maliziosa “E dimmi…. Quando?”
“…. Presto” disse vago Kurt, arrossendo ancora di più, oltre il
possibile.
Mercedes si espresse in un risolino che al controtenore non piacque
affatto “Non prendertela, Marshmallow” disse la
giovane di colore, accarezzandogli i capelli sulla nuca “Ma lo stai dicendo
come se fosse una cosa brutta”
“Non è così!” rispose prontamente Hummel “Ma…. Non è
nemmeno semplice! Io non ne sapevo nulla qualche mese fa e continuo a saperne
davvero poco! Non ci siamo spinti molto in là e credo che farò una figuraccia!”
“Beh, quale sarebbe il problema?” domandò senza capire Rachel “Non mi
pare che Blaine sia il tipo da prenderti in giro o lasciarti, nel caso in cui
qualcosa andasse…. Storto”
“Non è questo!” replicò stizzito il ragazzo, frustrato dal fatto che le
sue migliori amiche sembravano davvero non capire “Solo voglio che la nostra
prima volta sia perfetta. Non pretendo altro se non poterla ricordare per tutta
la vita senza dovermi vergognare di essere nato!”
Le due ragazze si scambiarono un altro sguardo, stavolta di
comprensione.
“Secondo me andrai benissimo, tesoro” disse Mercedes, abbracciando le
spalle dell’amico.
“Vi amate molto, e questa è la cosa fondamentale..” continuò Rachel
“Non ti serve altro se non un briciolo di sicurezza”
“Ma io non so niente”
“Beh, documentati…” suggerì Berry, buscandosi
un’occhiataccia.
“Io non guarderò uno di quei filmacci!”
“Non ci sono solo i porno da cui attingere informazioni!” lo corresse
Mercedes “Puoi ricercare anche informazioni più….
Teoriche e meno pratiche”
“Se è come in matematica, sapere la teoria non mi aiuterà ad avere la
sufficienza in pratica” Kurt sospirò, prima di sorridere timidamente “Però
avete ragione…. Ci amiamo, e questo basterà.”
le sue amiche parvero decisamente soddisfatte, suggellando quel momento
con un forte abbraccio.
Kurt le strinse, decisamente sollevato “Grazie ragazze, avete ragione voi….”
“…. Ne ho fatto una tragedia, ma alla fine è qualcosa che dovrebbe
essere ‘naturale’, hai ragione tu…”
Wes annuì comprensivo “Io non so come farete, non sono molto pratico
del sesso tra uomini ma posso dirti una cosa: la mia prima volta con Lily non è
stata come nei film. Non abbiamo prenotato una stanza in un hotel lussuoso o
acceso candele…. Abbiamo messo un po’ di musica e ci
siamo lasciati andare” il modo sicuro e per nulla imbarazzato con cui Wes stava
parlando a Blaine era tutto ciò che il ragazzo si aspettava dall’amico:
sicurezza. “Quello che importa e soprattutto quello che ricorderai per il resto
dei tuoi giorni della tua prima volta non è come vi siete organizzati o cosa
hai preparato per rendere la serata speciale…. Ma
solo la persona con cui sei stato. Focalizza la tua attenzione su Kurt e sul
vostro legame…. Avete anche troppa chimica, quindi
fossi in te non mi preoccuperei. E stai rilassato, lui non credo ci riuscirà.”
“Non hai molta fiducia nel mio ragazzo” osservò Anderson, sorridendo
sinceramente per la prima volta in tutta quella giornata. Si sentiva come se un
grosso peso si fosse appena dissolto.
O per lo meno alleggerito.
“Va meglio?”
Il sorriso sul viso di Blaine si allargò ancora di più “Molto, grazie
davvero Wes…”
L’asiatico scrollò le spalle “A che servono gli amici, se no?”
“Oddio non fatemi assistere a scene gay di questo tipo!”
Blaine si voltò lentamente verso l’ingresso della scuola, vedendo
arrivare con passo di marcia un Thad particolarmente soddisfatto.
“Devo dedurre dal quel sorrisetto strafottente che l’orale è andato
bene?” domandò Wes, guardando l’amico mentre si sistemava i Rayban
da aviatore, neri a specchio, sul naso. Reggeva il blazer sotto al braccio
mentre la cravatta sembrava essersi smarrita, visto che la camicia del ex capo
consiglio era aperta per i primi tre bottoni.
“Si, Smythe non è affatto male” rispose vago
Thad, facendo confondere Blaine e alzare un sopracciglio a Wes “Comunque anche
l’esame è andato bene. sapete che significa?”
Blaine lo guardò mentre si avvicinava ad un bidone delle immondizie,
aprendolo con espressione disgustata “Che te ne vai una volta per tutte?”
“Esattamente, Anderson” rilanciò Harwood, cestinando con un solo gesto il
blazer “Sono un uomo libero!”
Wes lo guardò con disappunto “Thad…”
“Domani sera da me” disse trionfale l’altro, prendendo le chiavi
dell’auto e avviandosi al parcheggio “Non mancare Wes, dobbiamo pensare agli
ultimi dettagli sul trasferimento!”
Gli altri due lo fissarono mentre si allontanava verso la sua auto.
“Non vedo molti progressi” osservò Blaine, guardando l’amico negli
occhi a mandorla.
Wes ridacchiò, appoggiandogli una mano sulla spalla “Fidati, ne sta
facendo molti. Ora, tornando a noi…. Forse ho un paio
di dritte per te, prima di tornare dentro e prepararmi per la mia fine…
Continua….
…. Ora.
Venerdì sera.
Kurt si guardò attorno con attenzione.
Il salotto era in ordine, la cucina era pulita, la sua stanza pronta….
Prese un respiro profondo, torturandosi le mani e chiudendo per un
istante gli occhi.
Ok, aveva provato a documentarsi come avevano suggerito le sue amiche
ma non era andata affatto bene. Più leggeva quelle cose meno credeva di essere
in grado di farle.
Non doveva farsi prendere dal panico….
Prese un altro respiro profondo, sedendosi sul divano con le mani in
grembo e lo sguardo basso.
Lui si sentiva pronto, ne era certo, avrebbe donato tutto se stesso al
solo ragazzo che sentiva di poter amare fino in fondo, quella sera.
Doveva smetterla di preoccuparsi.
Avrebbero mangiato una pizza e guardato un film nel mentre, per
sciogliersi, poi tutto il resto sarebbe venuto da se.
Sapeva che Blaine era molto più deciso e sicuro di lui, ed era
altrettanto certo che sarebbe bastato davvero poco per farlo sciogliere.
Come quella sera alla Dalton.
Come quasi sempre, a pensarci bene.
Per farsi coraggio decise di attingere sempre ai consigli delle sue
amiche e pensare seriamente a lui e Blaine, a tutto quello che era successo in
quei tre mesi di relazione.
Detto così sembra poco tempo, e poco tempo portava alla fatidica frase
‘ è troppo presto’
che Kurt stava cercando di esorcizzare in ogni modo.
Certo, se si prendeva in considerazione la ‘quantità’ allora poteva
anche sembrare poco, ma era la ‘qualità’ che faceva la differenza.
Avevano passato molto tempo insieme, scambiandosi emozioni.
A Kurt sembra passato molto più tempo, tanto che stentava a ricordare
come fosse la sua vita prima di conoscerlo.
Dalla prima volta che aveva incontrato i suoi grandi ed espressivi
occhi da gatto si era come smarrito nella loro profondità dorata. Aveva
incontrato qualcuno di affine a lui, finalmente, quel qualcuno che forse lo
avrebbe aiutato ad affrontare i suoi demoni e a disinfettare le sue ferite.
Peccato che gliene aveva procurate altre, e non irrilevanti.
Il suo modo di volergli bene come ad un caro amico o, al limite un
fratello, Jeremiah, quel discorso a San Valentino, il
bacio con Rachel….
Poi lui e Thad si erano baciati e per un solo, brevissimo, istante,
Kurt si era chiesto se non fosse il caso di lasciarlo perdere e pensare a
qualcun altro…
Ma Blaine lo aveva colto in contropiede, dichiarandosi.
E ricordava ogni singola parola che gli aveva detto quel pomeriggio, mentre
decorava la bara di Pavarotti nella stanza adiacente alla saletta.
Quando lo aveva baciato, sussurrandogli che lo aveva cercato per tutta
la vita. Ci aveva messo il suo tempo, ma alla fine era arrivato alla
conclusione che Kurt aveva raggiunto molti mesi prima.
Da lì c’erano stati molti baci, carezza, sussurri dolci, qualche ti amo
sentito….
Il campanello suonò, riportandolo alla realtà.
Si alzò con un sorriso entusiasta, camminando fino alla porta con
decisione.
Sarebbe andato tutto bene, ne era certo.
Aprì la porta con un sorriso elettrizzato, che però gli morì subito
sulla labbra appena vide che non era Blaine.
Ma Finn, con Rachel.
E tra le mani reggevano un enorme scatola di pizza al metro.
“Cosa ci fate qua?!” domandò, quasi isterico.
Il fratellastro lo guardò senza capire “Prima mi hai chiesto se pensavo
di mangiare fuori perché eri solo a casa, così ho pensato di stare tutti
insieme!”
“Cosa?!” sentiva gli occhi sul punto di saltargli fuori dalle orbite
“Io ho detto che dovevi andare a
mangiare fuori perché volevo stare a
casa da solo!”
“Ma i tuoi non ci sono” intervenne Rachel “Da me ci sono i miei papà e
io e Finn pensavamo di farti compagnia per cena e poi lasciarti la casa.”
“Ve ne andate dopo?”
I due si scambiarono uno sguardo “No, andiamo in camera mia” disse poi
Finn, con un’alzatina di spalle.
Perfetto.
Serata finita.
Rovinata.
Kurt sospirò angosciato, e quando il campanello suonò nuovamente andò
alla porta lentamente, senza più alcuna traccia dell’entusiasmo che prima lo
aveva smosso.
Blaine si sorprese molto quando lo vide così abbattuto “Ma…. Che succede?” domandò stranito, chiudendosi la porta
alle spalle e seguendolo in salotto, dove Rachel e Finn stavano servendo la
pizza su tre piattini.
“Oh Blaine, ci sei anche tu!” disse con entusiasmo la giovane, mentre
il Warbler nascondeva la sua cartella di scuola
dietro alla schiena, come se contenesse una bomba o dei documenti della CIA.
Certo, la bomba c’era davvero lì dentro.
“TI prendo un piatto, accomodati” disse Finn, andando in cucina.
Kurt si afflosciò deluso sul tappeto, guardando con espressione
disgustata il suo pezzo di pizza.
Blaine lo imitò, sospirando.
Addio serata.
“Ragazzi ma che avete?” domandò la ragazza, senza capire.
Kurt scosse il capo irritato “Niente…”
Lei lo fissò un istante, mentre anche Finn tornava con un bicchiere,
piatto e posate per Blaine, e capì “Oddio…. Era… stasera Kurt?!”
Lui la fulminò con lo sguardo e lei fece per dire qualcosa da Finn, ma
Hummel la bloccò “Non importa, sarà per la prossima.”
Passare il resto della serata, la loro serata, quella che sarebbe
dovuta essere la più speciale di tutte, insieme a Finn e Rachel fu davvero
deprimente, e il massimo che riuscirono a fare prima di addormentarsi nel letto
di Kurt furono giusto un paio di coccole.
E la promessa che non avrebbe più programmato nulla, lasciando che gli
eventi facesse il loro corso, senza forzarli.
Sarebbe successo, dovevano solo aspettare il momento adatto.
Continua….
(stavolta per davvero xD)
Nda:
lo so, sono una bastarda perché non li ho lasciati consumare!
Ma un piccolo indizio per voi….
Manca ancora un paio di capitoli alla fine, ergo c’è tempo!
Che ne pensate del capitolo?
Sebastian…. Mi
vien da dire povero perché a me piace tanto ma quel che ha fatto Thad…. Ci sta!
Thad for president….
È davvero il più bastardo perché, a differenza di Sebastian che stronzeggia solo per ottenere le cose, lui stronzeggia gratuitamente, senza secondi fini xD
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e alle 138 persone che mi
hanno inserita nei preferiti!
Per problemi tecnici il capitolo non è stato betato
e io da sola non trovo gli errori (sono celebro- down). Chiedo scusa per
eventuali porc*te all’interno del testo!
A presto con il penultimo capitolo!
Se volete un indizio a riguardo andate Qui
Un bacione Jessy