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Autore: Vahly    29/07/2006    15 recensioni
Draco, dopo un litigio con Harry, se ne va dalla casa dove convive con quest'ultimo. Ma Potter non si rassegna...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CHIAVE DEL MIO CUORE


“Ogni mattina, svegliandomi, non riuscivo a credere alla fortuna di averti accanto. Era incredibile, e pensavo di non meritare tanto.
Probabilmente avevo ragione.
E probabilmente, hai ragione anche tu quando mi dici che fra noi ci sono troppo differenze, troppe perché possiamo riuscire a colmarle.
Così, quando mi hai chiesto di fare le valigie ed andarmene, ho capito che forse era giusto così.
Che forse tu meriti di meglio. Meriti qualcuno che possa renderti felice, qualcuno che non ti faccia mai piangere, qualcuno che ti capisca veramente. Da parte mia, non interferirò fra te e chiunque tu decida di stare. È giusto che tu trovi qualcuno che ami veramente.
Per quel che mi riguarda, io ti ho amato, e ti amo, più di quanto non abbia mai amato nessun altro, più di quanto io abbia anche solo immaginato di poter fare. Questo biglietto non è un tentativo di riconquistarti, o di farti tornare sui tuoi passi.
volevo solo che tu sapessi.
Ho un unico rimpianto.
Avrei solo voluto saper trovare la chiave del tuo cuore, avrei solo voluto saperti rendere felice.

Con amore,
Draco”



Harry si lasciò cadere sulla sedia.
Era solo colpa sua… e quel cretino gli aveva pure dato retta! Insomma, avevano sempre litigato, dopotutto… magari, non così duramente, ma che diamine, Draco non aveva mai preso sul serio quello che Harry gli diceva quando era infuriato!
Erano due anni che convivevano, ed in effetti non era stata la cosa più semplice del mondo. E forse lui si era lamentato un po’ troppo spesso delle differenze che li dividevano. Ma non credeva che Draco ci fosse stato tanto male…
Così, durante la loro ultima discussione, durante la quale erano quasi venuti alle mani, Harry gli aveva urlato contro di andarsene, perché non sopportava più la sua vista, dopodiché preso dalla rabbia aveva preso le chiavi della sua auto ed era uscito a farsi un giro, per sbollire la rabbia.
Non ci era riuscito completamente, ma quando era tornato era già psicologicamente pronto per le trattative… peccato che, al posto di Draco, aveva trovato un bigliettino sopra il tavolo.
“Idiota” si disse Harry. Ed in effetti un po’ era vero. “È tutta colpa tua. Solo-ed-esclusivamente colpa tua.”
Non pianse, anche se probabilmente se avesse continuato a rimuginare avrebbe finito per farlo.
No. Non c’era tempo da perdere. Adesso doveva fare solo una cosa.
Ripescare Draco.


*** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** ***


Era notte inoltrata quando, alla porta di Malfoy Manor, bussò un ragazzo biondo con un paio di valigie.
Fu un elfo domestico ad aprirgli, ed a dirgli dove si trovasse la padrona in quel momento.
Il ragazzo lo ringraziò, e la raggiunse. Quando la donna vide una testa bionda fare capolino da dietro lo stipite della porta della sua stanza, emise un gridolino di gioia. - Draco, tesoro! Che piacere vederti!
Il ragazzo abbozzò un sorriso stentato, poi si avvicinò per abbracciarla.
- Allora, a che cosa devo questa visita? Hai litigato ancora con il tuo ragazzo? Ah, te l’ho sempre detto, io, che non faceva per te…
Draco la guardò divertita, notando che la madre ancora non aveva intenzione di usare il nome di Harry. Non l’aveva mai fatto, da quando gli aveva detto della loro relazione: non l’aveva mai approvata, e di certo non aveva mai fatto nulla per nasconderlo.
Draco aveva sempre pensato che, prima o poi, avrebbe imparato a considerare Harry come un membro della famiglia.
Ma oramai, non era più necessario. Un velo di tristezza offuscò gli occhi di Draco a questo pensiero.
- Allora è vero, tesoro… avete litigato? Vieni, raccontami.
La donna lo trascinò per un braccio fino al letto, poi gli si sedette accanto.
Notò che il figlio tremava, ed aveva gli occhi lucidi.
- Vuoi che ti faccia portare qualcosa? un the, una tisana… una camomilla?
- Magari una camomilla, grazie. Ho bisogno di calmarmi un attimo.
Narcissa annuì, e chiamò l’elfo per far portare una camomilla al figlio ed un the a lei.
Attese che l’elfo fosse di ritorno, e che Draco si fosse calmato un poco, prima di domandare di nuovo
- Allora? Vuoi dirmi cosa è successo fra te e il tuo principe azzurro?
Draco la guardò tristemente, ed annuì, perdendosi nel ricordo, mentre raccontava.


Harry era appena tornato dalla sua missione di auror, quella sera. Aveva detto a Draco di non preoccuparsi di aspettarlo alzato, ma il biondo l’aveva fatto ugualmente.
Il suo ragazzo era partito due settimane prima, e lui non vedeva l’ora di rivederlo. Gli era mancato tantissimo.
Era seduto su un divano, e guardava un film di cui sinceramente non stava capendo niente, quando sentì una chiave infilarsi nella toppa, girare, ed infine la porta d’ingresso aprirsi.
Ci mise un attimo ad alzarsi e a scattare verso Harry, abbracciandolo di slancio.
- Bentornato.
Gli mormorò, con le braccia strette al collo.
Harry lo abbracciò a sua volta, mentre spingeva la porta con un piede, fino a farla chiudere.
- Mi sei mancato, Draco…
- Anche tu…
Rispose il biondo, stringendolo più forte a sé. Fu allora che sentì Harry gemere.
- Che hai?
Gli chiese un po’ in apprensione, staccandosi da lui.
Il moro scosse la testa, e gli disse il più falso “nulla” che avesse mai pronunciato. Si vedeva lontano un kilometro che cercava di nascondere qualcosa.
Draco non ci cascò, naturalmente, e si impuntò.
- Eh no, caro. Non cercare di fregarmi. Che cazzo è successo?
Gli chiese un po’ irritato.
Erano alle solite. Già da un po’ di missioni il suo ragazzo tornava bello malconcio, e la cosa stava cominciando ad irritare il biondino. Capiva che Harry era uno dei membri più valorosi della sua squadra, ma questo non doveva dare il diritto al dipartimento di mandarlo ogni volta al massacro. Così aveva cominciato a dire ad Harry di pretendere degli incarichi meno pericolosi, anche perché da quello che ricordava lui, i pochi auror che aveva avuto la disgrazia di conoscere quando era piccolo erano sempre in forma smagliante, e questo non era certo dovuto alle loro incredibili capacità di ripresa.
Ma Harry niente, cocciuto fino all’ultimo, gli rispondeva ogni volta che era necessario per la sicurezza della comunità magica, e bla bla bla bla.
Ma Draco, adesso, era veramente stufo.
Il moro doveva averlo intuito dalla sua espressione, perché disse cautamente
- Sono solo stato… ehm… attaccato di sorpresa.
- Aha. E da cosa, di preciso.
- Ehm… lupi mannari?
Il biondino sbiancò.
- Lupi mannari?
Ripeté con un filo di voce, come nell’assurda speranza che il moro smentisse.
- Sì, ma… non devi preoccuparti. Non siamo… o almeno, non sono stato infettato. È stata una fortuna, sai? Al mio collega John Brown non è andata così bene… è ancora al San Mungo per accertamenti.
Draco scosse la testa, e si dovette sedere sul divano, senza dire una parola.
Harry gli si affiancò per rassicurarlo, e gli passò un braccio intorno alla vita.
- Ehi, sto bene. non preoccuparti…
- NON PREOCCUPARTI? NON PREOCCUPARTI? MA TI SENTI, DIAMINE? COME CAZZO FACCIO, SECONDO TE, IO A NON PREOCCUPARMI?
C’era una nota isterica nella voce di Draco, ed Harry sospirò.
Era dura dover litigare con lui ogni volta che ritornava, a volte avrebbe preferito che si limitasse a dirgli che gli dispiaceva per lui, e la cosa finisse lì. Non che per Draco la cosa fosse meno pesante… ma come cavolo faceva quel cretino di Harry a non capire che lo diceva per lui?
Harry lo guardò intensamente.
- Senti, Draco, so badare a me stesso. Devi solo fidarti di me.
- Ma non è una questione di fiducia. Possibile che tu non capisca, Harry? O forse non VUOI capire! Come pensi mi possa sentire, io, quando te ne vai per giorni, o settimane, sapendo tutti i rischi che corri… con la paura che tu possa non tornare?
Harry lo abbracciò.
- Ma non accadrà. Non mi farò ammazzare così facilmente, tranquillo!
- E se accadesse? Insomma, hai sconfitto Voldemort, che altro vogliono da te?
Il biondo era sull’orlo delle lacrime, ma si sforzò di non piangere.
Non poteva farlo, non in quel momento.
- Nessuno pretende niente, da me. È una mia libera scelta.
Draco si staccò da Harry.
- Ma non è giusto. Non è giusto neppure nei miei confronti, lo capisci?
- È la mia vita, Draco. non puoi impedirmi di fare la cosa che ho sempre sognato.
- Che cosa, hai sempre sognato? Di crepare in chissà quale posto remoto e sconosciuto? Non puoi continuare così! - Io non ti impedisco di lavorare al ministero, o sbaglio?
- Ma io non rischio la vita ogni dannatissima volta! Non è la stessa cosa!
Harry cominciava a scaldarsi. Aveva sempre odiato che qualcuno gli dicesse cosa fare e cosa non fare, fosse anche solo per il suo bene. - E come ti sentiresti se io cominciassi a lamentarmi di ogni cosa che fai tu?
- Già lo fai, se è per questo.
Sibilò Draco.
maledizione, gli era sfuggito… non voleva assolutamente dirlo ad alta voce.
- Che intendi?
Draco non sapeva cosa rispondergli. Ma, a questo punto, tanto valeva andare avanti con la sincerità.
- Oh, andiamo… sei un continuo! Non sopporti i miei amici, non parli con mia madre, e hai da ridire quando IO li vedo. Se la sera vado in un locale che per te non va bene, cominci a rompere…
- Io non ti ho mai impedito di ----
- No, non l’hai fatto. Ma credi sia piacevole per me sentire ogni volta quanto disapprovi le mie scelte, quello che faccio? Dalla musica che ascolto, a come mi vesto, e perfino come ho arredato la mia camera!
- E così sarei io, adesso, a cercare di cambiarti?
- Probabilmente sì.
- E tu, che vuoi togliermi la cosa più importante che ho?
Draco si alzò, stizzito.
- La… la cosa più importante che hai?
Chiese scioccato.
- Dai, hai capito che cosa intendo, per la miseria! Ho lottato duramente per diventare auror, e…
- Ed io ho lottato per stare con te. Ma io non ho alcuna importanza, vero?
- Non ho mai detto questo.
- Sì che l’hai fatto.
Harry si alzò in piedi, fronteggiandolo.
- Beh, probabilmente è così. Almeno al lavoro nessuno mi assilla perché la mia vita non è come vorrebbe.
- È così che la pensi?
- Sì!
- E quindi io sarei una costrizione, per te? Ti do tanto fastidio?
- Sì, quando fai così! Ma non sopporto più di rientrare e dovermi subire le tue dannatissime paternali sui rischi che corro. Cosa credi, che non lo sappia già?
- Ma non te ne frega niente! Non ci sei quasi mai, sei sempre al lavoro e vai via la mattina prestissimo per tornare la sera ad orari assurdi, a volte anche la domenica. E quando torni, ovviamente dormi. E se non sei in ufficio, allora sei in qualche missione in zone assurde e piene di pericoli, mi torni stanco, ferito, ed il giorno dopo te ne torni al lavoro. Questa situazione dura da mesi ormai! Forse non ti interessa poi così tanto stare con me.
- Ti prego, adesso non fare la mogliettina isterica.
- Io non faccio la mogliettina isterica.
- Sì invece. Pretendi che sia sempre ai tuoi comodi? Che mi adatti alla tua vita?
- Non hai capito un cazzo, Potter!
- Invece sì che ho capito. Il mio lavoro non ti piace? Benissimo. Ma non costringermi a scegliere fra il lavoro o te.
- Perché, quale sarebbe la tua decisione?
I due avevano alzato progressivamente la voce, ed ora si trovavano quasi ad urlare.
Erano uno di fronte all’altro. Fisicamente vicinissimi, ma dentro di loro erano più distanti che mai.
- Allora, non rispondi? – continuò Draco – Allora te lo dico chiaramente: io non sopporto più tutto questo. Non posso vivere sempre nell’ansia, solo per i cazzi tuoi.
- Che cosa vuoi esattamente, allora?
- Te l’ho detto: se non ti basto più, tieniti il tuo stupido lavoro, ma non pensare che io rimanga qui a logorarmi per te.
Harry batté un pugno sull’armadio alle sue spalle.
- Se non lascio il lavoro mi lasci?
- Preferisci il lavoro a me?
- Sì. Sei contento? Non ti sopporto più. Anzi, sai che ti dico? Non farti più vedere, mi fai venire solo i nervi. Vattene pure se vuoi. Fai le valige e leva le tende. Ma se lo fai, datti una mossa.
Poi si voltò, senza nemmeno guardare la reazione di Draco, che lo fissava ammutolito, prese le chiavi della sua auto sul mobiletto a fianco al divano, ed uscì sbattendo la porta.
Draco non ebbe nemmeno la forza di piangere.
Con un incantesimo, aveva radunato le sue cose in una valigia. Poi aveva preso carta e penna per scrivere un biglietto d’addio.


Draco terminò il racconto, e percepì chiaramente il calore di sua madre che lo abbracciava.
- Oh, tesoro, io non credo che il tuo ragazzo intendesse dirti veramente quelle cose… era solo nervoso, e arrabbiato. Non sai cosa ha passato mentre era in missione… forse era già teso per quello, e le tue parole anno fatto scoccare la scintilla.
Draco scosse la testa.
- No, mamma. Forse non voleva dirlo, ma lo pensava. Non avrebbe mai preferito me al suo lavoro, questo l’avevo già capito da tempo. Ma io non riesco a sopportare che torni ogni volta in quel modo, e lui ha bisogno di qualcuno che invece lo possa fare. Non sono il tipo giusto per lui. Forse non era destino.
Narcissa prese un fazzoletto dalla sua tasca, e lo diede a Draco perché si asciugasse gli occhi. Nemmeno se n’era accorto, eppure aveva cominciato a piangere.
- Va bene, Draco, facciamo così. Dormi qui per stanotte, ma domani ci ripensi con un po’ più di calma. Sono sicura che vedrai le cose più chiaramente domani mattina.


*** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** ***


Harry si sistemò gli occhiali, prima di rimettersi alla guida. Aveva già controllato quattro pub che sapeva il suo forse-non-più-ragazzo frequentava, ed un paio di bed and breakfast di cui Draco conosceva i proprietari.
Niente.
Dove cavolo si era andato a ficcare? Sentiva l’agitazione salire.
Possibile che lo conoscesse così poco?
Sentì il senso di colpa invaderlo.
Era vero, in quegli ultimi mesi lo aveva trascurato non poco… ma non voleva davvero arrivare a quel punto.
Fin da quando si erano messi assieme, a metà del settimo anno, la loro era stata una storia tutta in salita. Ricordava ancora il quasi svenimento di Hermione e lo shock di Ron quando l’aveva saputo, la difficoltà di convincere la madre di Draco che non c’era nulla di male, e poi trovare casa, ed un lavoro… Poi, dopo pochi mesi che avevano terminato la scuola, erano andati a vivere assieme.
Agli amici di Harry era sembrato un po’ precoce, ma lui si sentiva davvero felice.
E continuava ad esserlo, nonostante le tensioni ed i frequenti litigi.
Quando, dopo solo un anno e mezzo di corso, era stato ammesso al lavoro di auror, quasi non aveva voluto crederci: era un sogno che si realizzava. E Draco era stato felice per lui, lo era stato davvero.
Ma poi erano cominciati gli impegni gravosi, e le missioni sempre più pericolose. Harry era sempre un filo di nervi, e lasciava Draco solo sempre più spesso. Eppure il biondo non si era lamentato: capiva quanto questo fosse importante per lui. E solo ora Harry capiva quanto il biondo avesse ragione, e che si era solo preoccupato per la sua salute.
Non voleva che Harry morisse, o che gli accadesse qualcosa, e questo il moro non aveva voluto capirlo.
D’altra parte, c’era anche il fatto che da qualche mese non si vedevano quasi mai, nonostante abitassero assieme. Ad Harry era pesato, ma pensava che fosse giusto che ci fosse un prezzo da pagare per lui per realizzare il suo sogno.
Era stato un idiota a non considerare il reale stato d’animo di Draco, un vero idiota.
Aveva sottovalutato le piccole scaramucce quotidiane, e spesso riversava su di lui la sua frustrazione, anche solo lamentandosi di piccole cose. Ma naturalmente dai oggi e dai domani, alla fine la corda si spezza.
Ed era successo proprio quella sera.
Ma nonostante questo, Harry non era pronto a rinunciare a Draco. Non ce la faceva proprio anche solo ad immaginare di stare senza di lui… era stato un tale cretino…
Si era reso conto solo quando aveva trovato la casa vuota che probabilmente non gli sarebbe importato nulla di perdere il lavoro, magari si sarebbe incazzato o ci sarebbe stato male un paio di giorni, ma non era ciò che contava veramente… invece, senza Draco, si era sentito completamente svuotato, e nulla aveva più importanza nella sua mente se non il ritrovarlo e scusarsi con lui. Ad ogni costo.
Così stava guidando da una parte all’altra della città, senza sapere più dove cercare.
Draco, da quando vivevano lì nella Londra babbana, non aveva frequentato poi tutti questi posti. Si limitava alle zone che conosceva meglio, o quelle dove aveva stretto qualche amicizia.
Poi Harry ebbe un’illuminazione.
Quali erano invece i posti significativi per Draco fra quelli frequentati da maghi?
Hogwarts, Diagon Alley… Nocturne Alley… e Malfoy Manor.
Scartò Hogwarts. Non si sarebbe rifugiato lì, e l’unica persona con cui era rimasta in contatto al castello era Piton. Ma era improbabile che gli avesse chiesto rifugio. Poi c’era Diagon Alley. A Draco piaceva un sacco girare per i negozietti, e magari fare un salo al paiolo magico.
Harry provò a recarsi lì.
Tornò a casa e si materializzò a Digon Alley. La percorse tutta, ma nulla.
Nocturne Alley… idem.
Oramai era quasi l’alba, ed Harry era stanco morto. Non ce la faceva davvero più. Provò a fare un ultimo tentativo.
“Malfoy Manor… che sia proprio lì?” pensò. Harry l’aveva scartato, all’inizio, perché il biondo non ci ornava da tanto, e sua madre era spesso fuori. Così credeva non si sarebbe recato in un luogo dove probabilmente non avrebbe trovato nessuno.
Un po’ incerto, bussò al portone.
Gli aprì un elfo leggermente assonnato.
- Chi è?
- Cerco Draco Malfoy.
Si affrettò a dire Harry, senza nemmeno presentarsi.
- Crikki chiama padroncino Draco. Signore aspetta qui di sotto.
Disse smaterializzandosi al piano superiore.
Harry si sentì rilassare un po’.
Era felice di averlo trovato, ma allo stesso tempo un po’ preoccupato. E se non l’avesse perdonato?
Ma non doveva pensarci. Non c’era tempo per i dubbi, o per i ripensamenti.
Vide dalle scale del salone scendere Draco, il SUO Draco. Era ancora un po’ assonnato, e si stava stropicciano gli occhi con le mani, coperte delle maniche del pigiama azzurrino.
Era bellissimo anche in quel momento.
Sbadigliò sonoramente, e poi chiese con la voce ancora impastata dal sonno
- Chi c’è?
Harry non disse nulla, ma si avvicinò di qualche passo in maniera da essere ben visibile.
Draco dovette averlo visto subito, perché sbarro gli occhi, stupito, e chiese come se fosse la cosa più assurda del mondo
- Harry… tu che cosa ci fai qui?
Harry gli andò incontro, mentre il biondo continuava a scendere le scale.
Quando finalmente arrivò nel salone, Harry con lo sguardo rivolto a terra mormorò
- Sei un vero cretino.
Draco notò che la voce non era l’unica cosa che gli tremava. Doveva essere agitato, ed i pugni stretti tremavano fortemente. All’interno di quello destro, Harry teneva un pezzo di carta.
“La mia lettera”, pensò l’ex-serpeverde.
Si chiese che cosa volesse Harry. Per un attimo aveva sperato che fosse lì per chiarire, ma poi si era detto che non doveva illudersi. Dopo, avrebbe solo sofferto di più… magari voleva solo salutarlo prima di non vedersi più… o magari lui aveva scritto nella sua lettera qualcosa che al moro non stava bene… ma perché diavolo si faceva tutte quelle paranoie?
Harry all’improvviso alzò lo sguardo su di lui.
Fu un brevissimo istante, in cui Draco credette di vedere i suoi occhi farsi lucidi, prima che il moretto gli gettasse le braccia al collo.
- Idiota. Ma come hai potuto prendermi sul serio? Mi hai fatto preoccupare, maledizione!
- Harry io…
- Mi dispiace. Io non volevo… sul serio. Sei tu la cosa più importante della mia vita, e stavo per gettare tutto al vento! Posso lasciare il lavoro se vuoi… qualunque cosa, ma non intendo rinunciare a te.
Draco lo strinse forte a sé, senza dire nulla.
Harry non era mai stato così diretto con lui. Certo, sapeva che il moro lo amava, ma sentirsi dire quelle cose così, direttamente, lo faceva stare bene…
- Non voglio che tu lasci il tuo lavoro… voglio solo che non rischi l’osso del collo ogni volta.
Mormorò alla fine.
- Non lo farò più. E non ti lascerò più solo, te lo giuro. Ma torna a casa, ti prego.
Draco sorrise.
Sì, poteva farlo. Era decisamente pronto a tornare.
Si staccò da Harry, lentamente. Poi lo guardò meglio.
L’aria sbattuta, due occhiaie che si formavano sotto gli occhi, e poi…
- Harry, hai gli stessi vestiti di ieri sera…
Harry abbassò lo sguardo, arrossendo imbarazzato, e Draco gli sorrise.
- Non hai dormito per niente?
- Io… non sapevo dove ti fossi andato a ficcare, e così…
Draco sbarrò gli occhi.
- Mi hai cercato… mi hai cercato tutta la notte?
- Ehm… più o meno… beh, sì.
Draco lo abbracciò nuovamente, e lo baciò.
- Vado a prendere le mie cose e ad avvisare mia madre. Torno a casa.
Harry esultò dentro di sé, mentre vedeva Draco voltarsi per tornare di sopra.
Poi lo richiamò.
- Draco?
Il biondino si girò a guardarlo.
- Sì?
- La chiave del mio cuore, ce l’hai sempre avuta tu. Sempre.



***fine***



Holè! E finalmente ho ricominciato a scrivere cose un pochino più allegre…
Come vi sembra? Fatemi sapere!
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e commentato le mie precedenti fanfic.
P.s. ... non sono del tutto convinta, soprattutto per quanto riguarda il finale, ed ho l'impressione di aver trascurato dei passaggi. Per cui mi sono data due opzioni: 1-risistemarla; o 2-scrivere il seguito. Non contate su aggiornamenti a tempi brevi, però, perchè ci sono one-shot che aspettano il loro seguito da un annetto... sì, prima o poi l'avranno, ma chissà quando...
P.s.2 Non centra niente, ma... ODIO FARMI L'HTLM!!! Cavoli, oramai tutte le mie fanfic hanno una formattazione da far schifo... non che prima fosse particolarmente bella, però...


Kisses,

Vahly

   
 
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