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Autore: ColdFire    30/07/2006    1 recensioni
"Quando il Destino..." Tutti sanno che Dauko non era al tempio nel periodo del supposto tradimento di Aiolos, perchè sorvegliava il picco ove erano racchiuse le anime degli spectre, ma Mur?Ecco la mia versione...
Genere: Generale, Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…tra realtà e fantasia…

Quegli enormi boati e scoppi, creati dai fuochi d’artificio, ebbero, su Destino, l’effetto di una secchiata d’acqua gelida in faccia.

Subito gli occhi della ragazza si guardarono attorno, come a cercare conferma che, quello che aveva visto, non era frutto della sua fantasia. Dopotutto cosa c’era di strano in quella radura? Proprio niente, se si escludevano l’albero sradicato, una bruciatura a forma di fiamma sul terreno e un cavaliere d’oro che si appoggiava a un albero!

-Beh…proprio niente di strano…proprio niente…proprio niente…-pensò fra sé la ragazza, mormorando le ultime due parole pensate, quasi a rassicurarsi.

Chiuse gli occhi.

-Ok, Destino. Va bene…ora riaprirai gli occhi e vedrai niente di quello che poco fa hai visto…perché quello che hai visto era tutto frutto della tua fantasia, mista alla stanchezza e alla pressione degli altri…insomma uno che prende fuoco!!! E’ da pazzi pensarlo…non è possibile……giusto?-pensò decisa -…giusto…?-

Non era più sicura dei suoi pensieri…non era più sicura di niente…non dopo quella notte.

Aprì gli occhi, progressivamente, quasi come se una luce glieli accecasse. Nonostante cercasse di convincersi del contrario, vide lo stesso albero sradicato, la stessa bruciatura sul terreno e lo stesso cavaliere appoggiato all’albero, come li aveva potuti vedere prima di chiudere gli occhi.
Stava per sospirare. Ma solo allora sembrò davvero prendere visione del cavaliere d’oro poggiarsi a un tronco, come se quella fosse l’unica cosa che lo aiutasse a mantenere la posizione eretta.
Ancora una volta sentì i suoi piedi muoversi da soli, ma forse con un suo piccolo consenso. Si avvicinò al cavaliere. Era un ragazzo, non doveva avere molti anni in più di lei, anzi forse avevano anche la stessa età. Questi ansimava piano, come se anche quel gesto gli costasse fatica.

Destino era vicinissima. Poggiò una mano sul tronco. La sua intenzione era quella di poggiarla sulla spalla del ragazzo, ma gli incuteva quasi timore.

-Perdonami…-disse, guardandolo. La sua voce pareva avesse tagliato l’aria come una lama.
Il ragazzo, che teneva la testa bassa, non appena sentì quella voce, sottile e insicura, come mai lo era stata, alzò il capo e guardò Destino.
Lei subito abbassò lo sguardo.

-Perdonami…-ripetè.

Pur avendo ripetuto due volte quella parola, Destino sapeva che non era stata lei a dirla. Più precisamente, non era stata la solita parte di lei a dirla…Era come se l’altro ego che abitava in lei, accucciato in chissà quali profondità del suo cervello e del suo cuore, fosse di colpo riuscito a prendere il sopravvento su di lei…Da quanto? Non lo sapeva…Ma sospettava fosse già da quando aveva cominciato a seguire le esplosioni.
Quella sensazione di sdoppiamento che stava vivendo era terribile e piacevole allo stesso tempo. Assisteva a quella recita come fosse uno spettatore, anche se era una protagonista. Le pareva di vedere il suo corpo da lontano, come se la sua anima ne fosse stata cacciata via, respinta da una nuova forza che stava sorgendo in lei…

Poi, tutt’a un tratto, quell’altro ego parve scomparire nel nulla, ritornare da dove era venuto, lasciando la ragazza in balia della sua insicurezza.

-…per cosa?...-chiese il cavaliere, ansimante.

La ragazza spalancò gli occhi. Cosa rispondere? Perché quell’altro ego aveva detto “perdonami”?
Poi, come se qualcuno le avesse scosso il cervello in cerca di qualcosa, tanto da farle male, rivide nella sua mente lo scontro fra i due ragazzi. Assisteva a tutto da angolazioni diverse, come se fosse tornata indietro di qualche minuto e si fosse sdoppiata, facendo rimanere il suo clone dove era rimasta prima e girando per il “campo di battaglia” come se niente fosse, attraversando le cose, gli alberi, gli stessi combattenti, fluttuando e spostandosi velocemente…come fosse un fantasma. Solo dopo qualche primo si rese conto che a volte, alcune angolazioni, erano le stesse dei combattenti! Era come trovarsi all’interno di altri corpi e guardare attraverso gli occhi di altri…
Forse altri avrebbero gradito questo dono, se così si poteva definire, ma per Destino era un vero dolore. Lei non desiderava niente di tutto ciò! L’unica cosa che davvero desiderava era liberarsi dei suoi nonni per tornare nella sua terra e ora che aveva appena compiuto sedici anni, il giorno dell’indipendenza da quei vecchi era sempre più vicino. Voleva solo quello, niente di più! E poi le era insopportabile poter guardare attraverso gli occhi degli altri, sentire le sensazioni degli altri, tutti i loro dolori, le angosce, le preoccupazioni…già ne aveva per sé!

Nonostante fosse moralmente sconvolta, non lo diede a vedere e provò a rispondere al ragazzo, che la fissava sempre più stupito.

-Per prima…se non me ne fossi stata lì, ferma, avresti potuto colpire il Cavaliere a te avverso ed evitare che ti colpisse….-disse Destino…L’altro ego aveva preso di nuovo il sopravvento! La solita parte di sé, quasi sospirò all’intervento della sua seconda personalità.

-Non rammaricarti…-disse il Cavaliere.

Destino rimase ferma come una statua di ghiaccio. Non per la risposta del Cavaliere, ma perché sentì, tutt’ a un tratto, il suo altro ego farsi spazio violentemente nella sua mente, devastarla, scompigliarla, cancellare tutte le informazioni in essa contenute e poi andarsene…così…come un ciclone, che arriva, forte e distruttivo e poi si dissolve in una giornata assolata…

Destino cercò di riportare la sua attenzione sul cavaliere, davanti a lei…Ci riuscì, contrastando la sua voglia di piangere ancora, disperarsi, per quello che le stava accadendo.

-Sei un Cavaliere d’Oro del Grande Tempio, vero?-chiese la ragazza, con un tono del tutto differente da quello usato prima.

-Sì, ma tu come hai fatto a capirlo?-chiese lui. Sembrava aver messo di ansimare e si appoggiava con meno forza al tronco.

-Bhe…-Destino avrebbe tanto voluto dirgli che lo sapeva perché aveva già visto due Cavalieri d’Oro del Grande Tempio alla festa, ma non era del tutto così. Le era uscita spontanea quella domanda, anche se sapeva già la risposta. Ma non perchè l’aveva capito dall’armatura che indossava, non solo. Erano quei flash, quelle immagini confuse che le davano sicurezza….e forse coraggio?

-…La tua armatura è simile a quella di alcuni Cavalieri del Grande Tempio che si sono recati, questa sera, alla festa dei signori Papadopulos…-disse lei, titubante.
Stava cercando in tutti i modi di superare quella sua insicurezza e di ritornare imperturbabile come sempre, ma il ragazzo davanti a lei non l’aiutava proprio. Continuava a fissarla!

A Destino parve che la sua espressione cambiasse a seconda dei pensieri che lei faceva.

-Vuoi dire che tu sei Mikaela Papadopulos?-chiese lui.

La ragazza scosse la testa in senso di diniego.-Mi chiamo Destino e sono una cara amica di Mikaela Papadopulos-rispose, ora più sicura. Il ragazzo aveva staccato gli occhi dai suoi e lei già si sentiva più a suo agio.
In attesa di un’altra affermazione o domanda del ragazzo, fu lei che cominciò a fissarlo.
E solo allora, con orrore, notò un rivolo di sangue all’angolo della sua bocca.
Scese con lo sguardo sull’armatura dorata, avendo fisse in mente le immagini di quel colpo che l’aveva scaraventato contro l’albero e vide che il ragazzo continuava a tenersi il fianco sinistro, dove, però, sulla corazza non c’erano squarci o roba del genere. Ma la ragazza sentiva che c’era qualcosa che non andava.

-Sei ferito-quelle parole, uscite così velocemente dalle sue labbra, accompagnate dalle sue mani, che si appoggiarono velocemente sulle spalle del ragazzo, suonarono alle orecchie di questi più come un’affermazione che come una domanda.

-Deve essere solo un graffio…-cercò di sminuire il Cavaliere.

-E un graffio farebbe sanguinare a quel modo dalla bocca?-chiese Destino, quasi freddamente.

Buon segno: stava recuperando la sua imperturbabilità. Almeno esteriormente…Già…era stata sul punto di dire che percepiva la sua ferita sotto quella corazza d’oro…inimmaginabile…cose davvero da pazzi…

Il ragazzo la guardò interrogativamente proprio mentre pensava alla sua percezione.
Destino, accortasi di quello sguardo, lo ricambiò anche lei con aria interrogativa, fissando, però, insistentemente e con decisione le iridi blu dell’altro.
La ragazza si sentiva di nuovo sicura, come se il suo altro ego avesse ripreso il controllo su di lei, ma non era così. Finalmente quello che era stato il suo vero animo si era risvegliato, riportando alla luce i racconti dei suoi genitori, dei monaci buddisti, del suo fratellino…Finalmente riusciva a ricordarsi chi era veramente, anche se non lo sapeva, riusciva a darsi molte più spiegazioni, anche se non erano completamente veritiere…
Il suo altro ego non aveva voluto distruggere davvero la sua mente, i suoi ricordi…aveva solo voluto smuoverli, distruggere quel ghiaccio che vi si era formato sopra, cristallizzandoli, rendendoli tutti totalmente uguali a una falsa realtà, che aveva cominciato a farsi spazio nella sua mente già dalla partenza del suo fratellino e che poi aveva completamente offuscato i vecchi ricordi, sovrapponendone nuovi, simili ai vecchi, ma più vicini alla realtà comune, nonostante quella di Destino non fosse stata una vita totalmente normale.
Se prima aveva provato sgomento, paura, odio verso quella parte di sé che la stava privando delle cose più importanti che aveva, ora non poteva far altro che ringraziarla, silenziosamente…

Mentre pensava a tutto ciò, il Cavaliere continuava a fissarla.
Sentiva che quella ragazza era diversa dalle altre, quasi provenisse da un’altra dimensione.
Lo dimostrava anche il fatto, che, nonostante egli si fosse concentrato per cercare di leggere i suoi pensieri, la mente della ragazza gli era reclusa da una barriera di dolore e dimenticanza, dove tutto si confondeva, simile a nebbia. Recepiva solo alcuni pensieri più forti, che riuscivano a districare quella nebbia, tagliandola per pochi secondi. E quelli parevano le frecce di un esercito nemico che attraversavano la sottil cortina, per poi lasciare una scia che subito si richiudeva dietro il loro passaggio, andando a colpire gli inconsci e smarriti soldati.

E mentre lui era lì incantato, la ragazza gli si avvicinò ancora di più. Velocemente passò il suo braccio destro sotto il mantello bianco, in precedenza, del Cavaliere, andando a saldare la presa sulla parte destra dell’armatura dorata.

Stavolta fu il cavaliere a ritornare alla realtà, riportato indietro da quel leggero tocco.
Guardò il viso della ragazza. Era decisa.

-Appoggiati a me…-disse Destino, incrociando ancora i suoi occhi.

I loro visi erano vicinissimi e lei poteva sentire il respiro affannoso del ragazzo sul suo volto.

A quell’affermazione il Cavaliere non riusciva a rispondere.
Se prima era lui a mettere soggezione alla ragazza, ora era Destino a renderlo titubante.
Ma poi questi annuì lievemente col capo e passò il braccio sinistro attorno alle spalle esili della ragazza. Questa afferrò la sua mano, che le si era poggiata sulla spalla, e la tenne forte, come anche aumentò la presa sul fianco destro.
Il ragazzo si staccò dall’albero e Destino lo sostenne perfettamente. Non che avesse molto da sorreggere, visto che il ragazzo poteva benissimo stare in piedi da solo. Ma sicuramente si sarebbe affaticato, mentre avrebbero raggiunto il luogo scelto da Destino.

Quasi come se il Cavaliere avesse letto nei suoi pensieri, parlò, camminando lentamente, appoggiato a lei.

-Dove mi stai portando?-

-In un luogo dove potrò vedere cos’hai, curarti, eventualmente, e dove potrai riposarti, Cavaliere d’Oro-rispose lei, rispettosamente.

Il Cavaliere stupì a sentirla parlare in quel modo. Era un tono completamente diverso dai precedenti, ma, nonostante tutto era quello che veramente le apparteneva.

-…Grazie…-disse il ragazzo, preso contropiede dalla risposta sicura della ragazza.

-E’ il minimo…-disse lei sottovoce.

I due camminarono per un bel po’ e quando uscirono dal boschetto, si ritrovarono nella parte periferica di Atene più verdeggiante e meno affollata di abitazioni.
Nonostante la poca luce dei rari lampioni, sulla stradina che stavano percorrendo, Destino avanzava sicura, come se avesse fatto chissà quante volte quella stradina a piedi.
Il ragazzo, guardando più attentamente intorno, capì che in realtà stavano passando dietro delle abitazioni, quindi quella doveva essere certamente una stradina secondaria, se non proprio un vecchio sentiero, dato che era di terra battuta e anche molto stretto.
A un certo punto svoltarono a sinistra e arrivarono davanti a un vecchio muro, abbastanza alto.
Lì la ragazza si fermò e cominciò a fissare la calce bianca, in precedenza, ora grigia e nera, screziata di crepe, ricoperta di piante e erbacce rampicanti.

-Ce la fai a scavalcarlo?-chiese poi al Cavaliere, puntando di nuovo gli occhi nei suoi.

-Sì-rispose lui.

-Allora vado prima io-disse Destino.

Andò sotto il muro e lì fece appoggiare il ragazzo. Poi tirata l’ampia gonna del vestito sopra le ginocchia, si abbassò su di quelle e cominciò a tastare il muro in varie parti, quasi stesse cercando qualcosa.
La sua mano si fermò su un nodo di uno dei rampicanti. Trovatolo, si alzò e vi poggiò un piede. Prese, poi, una delle sue scarpe e la girò dalla parte del tacco verso la parte di muro più alta e quando constatò che l’appiglio era solido, spostò prima l’altra mano ancora più su e si diede la spinta e cominciò a salire. In pochi secondi aveva raggiunto la cima e si apprestava già a scendere, quando si girò verso il Cavaliere.

-Avanti, conviene che sali ora, altrimenti dopo non riuscirò a farti scendere-disse.

Il Cavaliere la guardò storto. Davvero pensava non sapesse scendere da un muro? Lo stava prendendo in giro? No, ci doveva essere una spiegazione. Quella ragazza non sembrava proprio il tipo di prenderlo in giro.
Così si arrampicò anche lui. La ragazza nel frattempo, lo aspettava seduta sulla profondità del muro,che era anche abbastanza spesso. Quando la raggiunse lei lo invitò a guardare dall’altra parte e capì il perché di quella sua affermazione: dall’altra parte il muro era pieno di rovi e non semplici erbacce o piante rampicanti. Certo non era uno scherzo scendere così, senza sapere a cosa si andava incontro, ma lui era un Cavaliere!
Nonostante tutto quello che aveva da dire, preferì prima aspettare che la ragazza proferisse parola.

-Quei rovi non sono gli unici ostacoli. Prima la parte interna di questo muro era ricoperta di marmo, ma oggi ve ne rimangono solo i perni e i buchi di fissaggio. Sono entrambi coperti dai rovi, ma se guardi più attentamente, ho liberato alcuni buchi. Se scendi appigliandovisi, non avrai problemi-spiegò lei.

-Va bene-rispose lui.

Come gli aveva detto Destino, il Cavaliere discese il muro, seguito dallo sguardo attento della ragazza. Arrivato poi all’ultimo buco lo mancò per la stanchezza e scivolò sull’ erba e sui rovi a pancia in giù. La ragazza subito cominciò a scendere e il ragazzo non ebbe neanche il tempo di rialzarsi, che a lei mancavano solo pochi centimetri di scalata.

-Tutto bene?-chiese, poi, inginocchiandosi vicino a lui e aiutandolo a girarsi.

-Sì, abbastanza…-rispose lui, tenendosi di nuovo il fianco sinistro. Stranamente il dolore sembrava acuirsi ogni minuto che passava, invece che diminuire.

Destino guardò ancora quel gesto e fissò l’armatura dorata intatta nel punto ove il ragazzo aveva la mano.

-Cosa può averti fatto?-chiese lei, sfiorando quel punto. L’armatura era solo leggermente graffiata.

-Non lo so-rispose lui, alzandosi, aiutato da lei.

-Siamo quasi arrivati-disse Destino, turbata.

Seguendo il muro con lo sguardo, si poteva individuare una figura nera, oscurata dai rovi e dall’abbandono.

-Una delle vecchie case in stile ottocentesco. E’ disabitata da più di cinquanta anni…possedeva tantissimi tesori, ora depredati-spiegò Destino, vedendo che il Cavaliere si era fermato a guardarla-e come puoi vedere-aggiunse volgendosi verso il muro-non hanno risparmiato neanche le rivestiture dei muri che la cingevano, nonostante fossero di marmo sottilissimo e inutilizzabile...-finì quasi con un mesto sorriso sulle labbra, come se stesse narrando di una cosa a lei cara.
Ripresero a camminare. Una volta scavalcato il muro si erano ritrovati in un fazzoletto di erba alta, ma semplice da attraversare.
Ben presto giunsero al corrispondente muro di quello che avevano scavalcato, solo che questo aveva una grande breccia, che lo aveva fatto franare completamente per un bel tratto.
I due ragazzi scansarono le pietre e ciò che rimaneva del vecchio muro e si ritrovarono su una strada asfaltata. Sicuramente neanche quella doveva essere una strada principale, ma era già migliore per camminare.
Davanti a loro, sulla sinistra, c’erano le villette che avevano visto da dietro, sulla destra, invece, la strada si divideva.
La ragazza tenne sempre la destra e si ritrovarono su una strada sempre asfaltata. Dopo alcuni metri, davanti a loro si parò un cancelletto basso di legno.
La ragazza lo aprì e con il ragazzo entrò nel suo giardino.

-Siamo arrivati, Cavaliere. Benvenuto nella mia dimora-disse Destino, guidando il Cavaliere fino al portone di una modesta villetta, d’impronta anglo-americana.
Infatti la porta d’ingresso era posizionata, precisamente, al centro della casa, che vantava ben due piani, con una piccola mansarda. Le cinque finestre sulla facciata erano completamente buie, simbolo che nessuno era in casa.
Destino guidò il Cavaliere fin sotto la tettoia, che copriva la porta e le due finestre al piano terra¬. Il Cavaliere si staccò dalla ragazza. Questa si mosse agilmente e nel buio il ragazzo sentì una porta aprirsi.
Destino entrò e una luce abbastanza fioca illuminò il porticato.

-Entra pure-lo invitò Destino sulla soglia di casa.

-Grazie-rispose il ragazzo.

Destino lo fece appoggiare di nuovo a lei, prima di salire le scale che portavano al piano superiore, situate proprio in corrispondenza dell’entrata.

Il ragazzo la fissava. Era davvero strana…Non è certo da tutti aiutare uno sconosciuto, ancor peggio se questo sembra uscito da un museo di cavalieri medievali ed ha appena finito di combattere con un altrettanto reperto antico, che ha minacciato di colpire…
Anche le sue parole, il suo modo di fare…Non gli aveva neanche chiesto chi fosse(o forse meglio cosa fosse?)o da dove venisse, ma le sue prime parole erano state scuse e poi…

I pensieri del ragazzo furono interrotti da una fitta atroce. Strinse i denti, per cercare di non urlare, ma comunque un sottile gemito uscì dalle sue labbra.

-Scusami-la voce mortificata della ragazza servì a fargli ricordare che non era solo.

Si guardò intorno. Era così assorto nei suoi pensieri che non si era neanche accorto che la ragazza lo aveva fatto stendere su di un letto. Ecco il motivo di quella fitta. Ma ciò non fece altro che far comprendere al ragazzo che il colpo subito era a effetto ritardato, cosicché fosse morto prima di giungere al Tempio, impedendo di avvertire il Gran Sacerdote della forza del nemico.

Mentre pensava a ciò, Destino si era recata nello studio del padre, nella mansarda.
Febbrilmente scorrè veloce i farmaci nella bacheca del padre, che dopo la sua morte era diventata il consueto posto dove tenere i medicamenti.
Era agitata. E molto. Avendo un medico come padre le nozioni mediche più comuni erano a sua completa disposizione e forse la sua conoscenza si estendeva anche oltre. Ma mai le era capitata occasione di mettere in pratica ciò che aveva appreso da quei pesanti e spessi libroni, che si trovavano alle sue spalle, salvo in pochissimi casi. Dopo aver preso ciò che le occorreva, discese velocemente la scaletta di legno e tornò nella sua stanza, dove si trovava il Cavaliere.
Depose bende, farmaci, previdente ago e filo sterile sul comodino. Si tolse le scarpe e i lunghi guanti velocemente. Poi corse nel bagno a prendere una bacinella d’acqua calda, con alcuni asciugamani. Dopo aver controllato velocemente che tutto ciò che le occorresse fosse accanto a lei, s’avvicinò al letto.
Guardò il volto del Cavaliere, sul quale era dipinta un’espressione di puro dolore e si decise ad agire. Con una leggera mossa, evitò che i lunghi capelli le dessero impiccio.
Poi le sue mani pallide e sottili si mossero abilmente sui coprispalle dell’armatura e, quasi si muovessero da sole, cominciò a liberare il ragazzo da quella cotta dorata.
Il ragazzo la guardò. Lei sentendo il suo sguardo su di sé, puntò gli occhi nei suoi per un attimo e disse:

-Per medicarti devo toglierti l’armatura, Cavaliere-

Lui annuì senza un sussurro e la lasciò fare.
Destino sganciò anche i bracciali e poi scese al pettorale e alla cintura. Li tolse entrambi, depositandoli a terra tutti vicini.
Ma non appena sollevò il pettorale, non potè fare almeno di corrucciarsi. La veste da monaco indossata sotto l’armatura dal ragazzo, sul fianco sinistro era completamente bruciacchiata e inzuppata di sangue. Ma Destino non si fece perdere d’animo. Arrotolò la veste, in modo da scoprire il fianco ferito e cominciò a pulire la ferita con l’acqua calda.
Questo fece scappare al ragazzo un altro gemito. Lei lo guardò e sorrise.

-Scusami, ma è necessario-disse.

-Resisterò…-disse flebilmente il ragazzo.

Quando ebbe finito, osservò il vero danno: la ferita non era molto profonda, spaventava di più l’ustione a sangue, neanche tanto estesa. Il colpo doveva essere stato attutito dalla corazza, anche se quella non era stata minimamente intaccata. La ragazza potè tirare un sospiro di sollievo. Disinfettò la ferita. Poi, stupitasi di non aver sentito niente, guardò il volto del ragazzo.

-Tutto bene?-chiese.

-Sì, abbastanza…-rispose il Cavaliere. Non riusciva a spiegare quella sensazione di stanchezza e sorda sensibilità che lo stava invadendo…Eppure non aveva perso così tanto sangue…

-Ho quasi finito-continuò la ragazza-la ferita non sanguina più tanto. Basteranno giusto un paio di punti. Non sentirai niente-

-Ne sono sicuro…-si disse il Cavaliere, socchiudendo gli occhi.

Lei, in attesa della risposta che non arrivava, lo guardò e sbiancò d’un colpo. Mise accuratamente i punti e poi prese il polso fra le sue dita. Era regolare. Si rassicurò abbastanza da poter finire la medicazione. Bendò stretto tutto il busto del ragazzo, per evitare che potesse riaprirsi la ferita. Poi guardò di nuovo il viso del ragazzo. Era leggermente pallido, ma stava riprendendo colore. Gli asciugò il rivolo di sangue a lato delle labbra con un asciugamano e poi disinfettò anche un piccolo taglietto sotto l’occhio destro. Dovevano essere stati i rovi.
Finì di togliergli l’armatura, che poggiò vicina al letto, ma subito i pezzi dorati si composero a formare un Ariete dal vello d’oro.

-Il Cavaliere D’Oro di Aries…! Averi dovuto immaginarlo…-sorrise fra sé la ragazza.

Nonostante fosse stupita, non lo diede a vedere ai muri e al cavaliere dormiente.
Sentiva, dentro di sé, che quella notte sarebbe stata solo l’inizio…

…l’inizio di una vita al limite fra realtà e fantasia…

Lode a coloro che sono giunti fino a questo punto…come dono riceverete una benedizione dalla musa Mnemosine, per la vostra salda mente e per la vostra pazienza…No, scherzo! Però devo dire che quando mi concentro, scrivo capitoli davvero strani e lunghi…a proposito, a tutti coloro che sono appena tornati, come sono andate le vacanze?? Spero bene! La prima sessione delle mie è stata meravigliosa, anche se i miei progetti, riguardo le fics da continuare non sono andati a buon fine…(*CF si rivede nella sua mente andare avanti e indietro a prendere l’acqua, andare al market, rincorrere suo fratello per tutto il campeggio, andare a lavare i piatti e i panni*buuuu,non ho potuto che scrivere solo pochi righi di questo nuovo capitolo!!!ndCF_triste_triste_per_essere_stata_lontana_dai_suoi_“adorati”_personaggi OLE’!!!!!!ndpersonaggi_delle_fics_di_CF)Vabbuò….cmq,avete visto che mi sono fatta sentire più tardi??(No….ndlettori CattivindCF)Bhè…la mia vacanza si è prolungata fino a giovedì pomeriggio!!! Che bello!!(Sei troppo contenta…Cos’è successo?ndMilo_malizioso Bhè…io…ndCF_tutta_rossa Dai,su!!ndtuttiglialtri NOOOO!!!ndCF_imbarazzatissima)…Non so neanche io cosa dire per queste mie uscite…forse è l’euforia che mi ha dato questo capitolo!!! Vi è piaciuto???? Spero me lo facciate sapere presto!!! Io però, purtroppo,lunedì devo ripartire, ma tranquilli che per il 20 sarò già di ritorno(stavolta penso senza ritardi…)
Passiamo ai ringraziamenti(o forse meglio al ringraziamento):

Per Kristi87: Scusami per l’errore!!! Mi dispiace!!! Sono felicissima che la fic ti piaccia e bhè, devo dire che hai ragione: stavolta Seiya ha davvero ragione!!(perdona la cacofonia, ma sono a corto di parole…) Volevo scoprire l’identità del cavaliere in questo capitolo, ma l’ho fatto solo in parte, anche se non ci vuole tanto a capire chi è…giusto, Seiya??? Ho letto i nuovi capitoli della tua fanfic: mia piace sempre di più!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto…
A proposito, io penso che Therealpisces sia in ferie, vero?

Vabbuò…grazie anche a coloro che leggono e non recensiscono, anche se io ho già avvisato che accetto commenti anche negativi(non vi mangio mica…)spero che qualcuno di voi si unisca ai recensori di questa fic. Ne sarei felicissima!!!
A proposito, volevo avvisare che il titolo del secondo capitolo è -“Botti” di mezzanotte-. Non so come mai non sia comparso assieme alla dicitura “capitolo 2”…
Ancora una cosa:COMMENTATE!!!!
Vostra ColdFire§

  
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