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Autore: Lione94    11/12/2011    2 recensioni
Un nome,
una profezia,
una guerra millenaria fra Angeli e Demoni.
Allie Fox, come ogni comune adolescente, ha smesso di credere alla magia dei bambini, ma sarà costretta a ricrederci dopo aver messo la sua firma su un libro incantato: mai sottovalutare il potere delle parole!
Sarà così coinvolta in un conflitto tra Bene e Male e, tra profezie, diavoli guastafeste, gatti parlanti, angeli custodi e un affascinate Principe dei Demoni, la sua vita cambierà completamente.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Strani incontri



 Rimasi a contemplare la mia firma e poi mi stropicciai gli occhi.
 Per un attimo mi era sembrato che l’inchiostro brillasse.
 Buttai il libro sul letto e decisi di scendere a mangiare qualcosa in cucina. Lì trovai papà già pronto per andare al lavoro mentre beveva un bicchiere di latte. Osservai i suoi capelli castani ormai quasi del tutto grigi, anche se aveva ancora quarantatré anni, e il suo volto familiare con gli occhi neri dietro un paio di occhiali e la bocca sorridente.
 << Buongiorno Al. Sei riuscita a dormire? >>.
 << Mmm… un po’ >> risposi addentando un biscotto al cioccolato << Posso prendere Dessy? >> la scuola si trovava piuttosto lontana da casa nostra e Dessy, la nostra fedele e vecchia Ford con la vernice grigia rovinata, mi avrebbe salvato da una lunga camminata.
 << D’accordo, io prenderò la bicicletta >>.
 Ridacchiai.
 Papà era sempre stato fissato con la bicicletta.


 Arrivai a scuola in perfetto orario e parcheggiai Dessy nel primo posto libero che trovai. Essendo l’unico istituto d’istruzione superiore della città era pieno di macchine di adolescenti che non avevano intenzione di camminare - insomma pigri come la sottoscritta - o che volevano semplicemente vantarsi di possedere una macchina. Trovare parcheggio ogni volta era come cercare di vincere una gara di corsa contro un ghepardo: una vera impresa suicida!
 L’emozione durante il tragitto era cresciuta e l’agitazione di affrontare nuovamente i compagni e i professori mi faceva venire un leggero tremolio alle mani, tanto che quando spensi il motore le chiavi della macchina mi caddero di mano e per recuperarle diedi una testata al volante che fece partire il suono del clacson.
 ... La grazia non faceva assolutamente parte del mio DNA!
 << Complimenti Al! >> sbottai rimanendo in quella scomoda posizione, seduta con la testa sul clacson che continuava a suonare e le mani per terra che stringevano le chiavi cadute.
 All’improvviso dei colpetti sul finestrino mi fecero raddrizzare.
 << Va tutto bene? >> mi chiese una ragazza osservandomi preoccupata da dietro il vetro.
 Arrossii quando mi accorsi che tutti quelli che si trovavano nel parcheggio stavano guardando da questa parte… proprio un bel modo per farsi notare subito! In particolare c’era un ragazzo che sembrava riuscire a vedermi bene, anche se ero mezza accucciata dentro l’auto. Incontrai il suo sguardo nero che esprimeva un misto di divertimento e perplessità.
 << Ehi? >> mi chiamò nuovamente la ragazza sempre più preoccupata.
 Probabilmente si stava chiedendo se avessi la piena sanità mentale.
 << Sì, va tutto bene, grazie >>.
 Scesi velocemente dalla macchina prendendo il mio zaino e quando cercai nuovamente lo sguardo nero che mi stava osservando notai che era sparito.
 Mi girai a guardare la ragazza che mi aveva parlato.
 << Tu devi essere quella nuova >> constatai osservandola.
 Era un po’ più alta di me e aveva la carnagione chiara, con molte lentiggini sul volto e gli occhi verdi. I suoi lunghi, rossicci e ricci capelli le incorniciavano il viso dandole un’aria dolce.
 << Già. Mi chiamo Genevieve LePen, per gli amici Jo >> si presentò con un luminoso sorriso.
 << Io sono Allie Fox, per gli amici Al >> le strinsi la mano.
 << Fox come renard >> disse l’ultima parola in francese lasciandomi un po’ meravigliata. Mi strinse la mano di rimando, sorridendo al mio stupore. << Vengo dalla Francia mi sono trasferita qui il mese scorso >> ridacchiò << Eppure non ti ho visto alla festa di benvenuto che hanno organizzato >>.
 << Ero in California, sono tornata ieri >>.
 << Oh, j’aime la Californie >> esclamò eccitata << Darei tutti i miei capelli per avere una carnagione come la tua >>.
 << Ehm… >> non me la sentii di dirle che la mia carnagione un po’ scura era naturale.
 << Che anno frequenti? >> mi domandò curiosa.
 << Il quarto >>
 << Oh anch’io! >> disse Jo contenta << Finalmente avrò come amica qualcuno che non conosce solo la contea di Sedgwick! >>.
 Scoppiai a ridere alle sue parole.
 Suonò la campanella e Genevieve mi trascinò dentro scuola. Ormai mi considerava già sua amica e a me non dispiaceva: sembrava davvero simpatica. Mi accompagnò a prendere l’orario delle lezioni in segreteria e notai che non avevo con lei nessun corso eccetto quello di Trigonometria, che oggi non c’era. Peccato!
 << Ci vediamo a mensa, allora >> mi disse Jo sbirciando il foglio del mio orario.
 << Ok >>.
 Persi un po’ di tempo per ritrovare il mio armadietto per poggiarci dentro le mie cose e poi mi diressi verso l’aula di storia, dove rincontrai Mark Keyl e la sua sorella gemella Judith. I miei due migliori amici in assoluto.
 Mark era un ragazzo davvero dolce, con gli occhi castani e i capelli neri, mentre sua sorella Judith era un vulcano di energia, incapace di stare ferma e zitta neanche per un momento, anche se forse era un po’ esuberante era molto simpatica. Aveva gli occhi e i capelli dello stesso colore del fratello e il viso a forma di cuore. Si assomigliavano moltissimo, tanto che se Judith si fosse tagliata i suoi lunghi capelli l’avrei quasi potuta scambiare per Mark.
 Nell’ora successiva avevo educazione fisica. Per fortuna avevo pensato a questa possibilità e nello zaino avevo portato anche un paio di scarpe da ginnastica. Quando arrivai nell’enorme palestra dai soffitti altissimi mi diedero subito la divisa della scuola (blu e verde, semplicemente orribile! Ogni anno era sempre peggio) e mi misero a giocare a pallavolo.
 << Ehi tu! >>
 Mi girai di scatto e incontrai lo sguardo di ragazza bionda platinata che indossava la divisa da Cheerleader. Mi trattenni dal fare una smorfia.
 Ecco a voi Violet Jones: la regina incontrastata del liceo!
 Sebbene eravamo a scuola insieme da quando eravamo piccole ancora si rifiutava di chiamarmi per nome… o per cognome.
 << Sì tu! >> annuì quando la guardai con un’espressione sorpresa mista a esasperazione.
 << Mi chiamo Allie, Violet >> la ripresi a denti stretti.
 Mi lanciò un’occhiata indifferente: << Si fa lo stesso... Elli! >>.
 Che odio!
 Non mi lasciò nemmeno il tempo di controbattere che iniziò a girarmi intorno con aria di approvazione. << Le ragazze avevano ragione. Sei migliorata. Certo la tua bellezza non è che un minuscolo punto della scia luminosa che lascia la mia ma direi che sei accettabile >>.
 Tossicchiai sarcastica. Il suo grande Ego mi stava per soffocare!
 Violet fece una pausa solenne e poi dichiarò: << Che ne diresti di fare un provino per entrare nelle Cheerleader? E’ un grande onore >> aggiunse.
 La guardai scandalizzata. << Ehm… no, grazie >>.
“Non ci tengo proprio a entrare in un gruppo di ragazze oche” pensai ma mi trattenni dal dirlo.
 << Come vuoi >> disse Violet con aria snob agitando una mano con le unghie laccate di rosa brillante << Ma se vorresti ripensarci… >>
 Sentii dei passi affrettati avvicinarsi a noi e qualcuno mi afferrò per un polso.
 << Ecco dov’eri finita! >> disse una voce maschile che non conoscevo.
 Mi girai a guardare chi mi avesse appena salvato dalle grinfie di Violet e incontrai un paio di occhi scuri che mi guardavano con divertimento.
 Erano loro!
 Era lo stesso sguardo nero che mi aveva fissato nel parcheggio.

 Osservai il ragazzo: era molto più alto di me, con un fisico molto atletico - che riuscii a notare, anche se indossava l’orribile tuta della scuola - e viso incorniciato da una massa di neri capelli ribelli. Gli occhi scuri erano dal taglio obliquo e sopra, le sopracciglia erano sottili come le sue labbra. Aveva una carnagione abbronzata che metteva in risalto le linee dei suoi muscoli.
 Insomma… era terribilmente bello e affascinante!
 Assunsi un’espressione stupita quando lo riconobbi: era Eric Lawolf! Meravigliata mi domandai perché mi stesse rivolgendo la parola, anzi che addirittura mi salvasse da quella iena.
 In tutta la mia vita gli avevo parlato solo una volta.
 Io avevo cinque anni e lui sei, ma appena mio padre mi aveva visto giocare con lui nel parco mi aveva trascinato via come una furia dicendomi che non dovevo frequentare cattive compagnie.
 In seguito, anche se frequentavamo le stesse lezioni non mi ero mai spinta a conoscerlo meglio, né lui aveva fatto lo stesso.
 << Tu sei Allie Fox? >> mi domandò guardandomi all’improvviso con un’espressione seria mentre ci allontanavamo dal gruppo delle Cheerleader e dalla bionda Violet che guardava il fantastico ragazzo che avevo davanti con una strana espressione meravigliata.
 Continuava a tenermi per il polso. Sentivo la sua presa calda e sicura sulla mia pelle facendola pizzicare: era una sensazione piacevole.
 << Sì, sono io >> annuii. Mi stupii del fatto che conoscesse il mio nome, d'altronde lui faceva parte della parte popolare della scuola, mentre io cercavo di mettermi in mostra il meno possibile. << Beh… grazie per avermi salvato! >>.
 Il suo sguardo profondo si fece nuovamente divertito. << Prego, comunque credo tu sappia già che sono Eric Lawolf >> le sue labbra si stesero in un sorrisetto e aggiunse: << Siamo tutti e due degli animali >>.
 Già, i nostri cognomi significavano rispettivamente, il mio Volpe e, il suo in parte Lupo.
 Si fece di nuovo serio mentre si avvicinava a me con aria circospetta. Arrossii per quell’improvvisa vicinanza quando le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio. << Tu hai scritto il tuo nome sul Libro? >> sussurrò e il suo alito caldo mi solleticò.
 << Che libro? >> chiesi confusa e anche un po’ nel pallone.
 Si allontanò e mi guardò aggrottando le sopracciglia. << Come che Libro? Il Libro: Grimorio! >>.
 << Ehm, sì… ma tu come… >>
 Prontooo!? Ma che fine avevano fatto le mie facoltà vocali?!
 << Perfetto! Cioè forse per te non tanto >> m’interruppe sfoderando un sorriso divertito che mi mostrò i suoi denti bianchi e perfetti. Non capii cosa volesse dire. << Lo sapevo, ovviamente >> disse sottolineando l’ultima parola ad alta voce come se si stesse rivolgendo a qualcun altro oltre a me << Volevo solo una tua conferma >>.
 Lo guardai ancora più confusa. I suoi cambiamenti d’umore erano davvero strani.
 << Sì… però come facevi a sapere che… >>
 Non mi lasciò il tempo di finire la mia domanda che si voltò e scomparve nella massa degli studenti che al suono della campanella che annunciava il pranzo si erano riversati nel corridoi per uscire dalla palestra. Rimasi per un attimo a guardare la sua schiena e poi scossi la testa per schiarirmi le idee.
 Come faceva a saperlo? Doveva essere impazzito.
 Sì, era pazzo!
 Era l'unica spiegazione plausibile.
 Dopo essermi cambiata mi diressi anch’io verso la mensa dove notai non c’erano ancora né i due gemelli Keyl né Genevieve.
 Mi sedetti in un tavolo all’angolo della sala vicino la finestra e poggiai il vassoio pieno di cibo davanti a me. Stavo iniziando a mangiare quando due voci mi interruppero.
 << Ehm Ehm >> tossicchiò una.
 << Scusa? >> mi chiamò l’altra con tono gentile.
 Alzai lo sguardo e vidi una ragazza biondissima da lunghi capelli legati in una morbida treccia, gli occhi grigi come i miei e vestita completamente di bianco. Accanto a lei c’era un ragazzo dai capelli neri e lunghi fino alle spalle con gli occhi verdi dalle striature dorate e i vestiti del tutto neri. La maglietta aveva un due enormi ossi incrociati sul davanti. Sul naso aveva un piercing a forma di teschio.
 Non li avevo mai visti a scuola… forse erano nuovi anche loro.
 Ma quanta gente si era trasferita a Heyl?!
 Mi domandai come una ragazza così bella e dall’aspetto delicato potesse andare in giro con un tipo del genere.
 << Scusa potremmo farti una domanda? >> chiese gentilmente la ragazza.
 << Fagliela e basta! >> gli ribatté contro il ragazzo.
 La ragazza lo guardo scocciata. << Gliela stavo per fare se tu non mi avessi interrotto. Sai che noi non dovremmo essere qui, Layo sa fare benissimo il suo lavoro, ovviamente, ma… >>
 << Ma… un corno! >> ribatté maleducato l’altro. Ormai sembrava che si fossero dimenticati di me e della loro domanda. << Gwen, tu qui non dovevi venire ma hai voluto seguirmi a tutti i costi >>.
 << Non mi fido di te, Gilderoy! >> esclamò lei alzando la voce e facendo girare alcuni ragazzi che passavano per i tavoli << Insomma non ha ancora fatto la Scelta: è Neutra. E tu non poi iniziare >>.
 Li guardai strabiliata. Ma di che accidenti stavano parlando quei due?
 Sperai che non fossero dei maniaci dei gruppi di fantascienza come “Che la forza sia con te” e “Battiamo i marziani che invadono la terra” che mi avevano perseguitato l’anno precedente, cercando di farmi entrare nella loro setta di fanatici ad ogni costo.  
 << Ehm… scusate? >> li interruppi scocciata.
 Finalmente al suono della mia voce, i due si ricordarono finalmente della mia presenza.
 << Oh scusaci tanto >> disse la ragazza zittendo l’altro con una gomitata tra le costole << Allora sei tu Allie Samantha Fox? >>
 << Sì >> risposi un po’ scocciata. Quella domanda stava iniziando a darmi sui nervi, forse dovevo appendermi un cartello sul petto con scritto “Sono io Allie Fox”. Un momento! Ma come facevano a conoscere il mio secondo nome?
 << Hai scritto il tuo nome sul Libro? >> domandò il ragazzo con voce strozzata massaggiandosi il petto dolorante per la gomitata. Lanciò un’occhiata assassina all’altra e poi aggiunse tornando a guardare me: << Hai scritto il tuo nome sul Grimorio? >>
 Ora ci si mettevano pure loro?! Sospettai di una congiura.
 << Sì, l’ho scritto. Ma come fate a sapere che… >>
 << Allie eccoci! Scusa il ritardo! >> esclamò Judith avvicinandosi con il fratello al suo tavolo.
 I due strani ragazzi se ne andarono senza rispondere alla mia domanda, cercai di fermarli ma erano già spariti tra la folla che assediava la mensa.
 << Ma chi erano quei due? >> mi domandò Genevieve arrivando anche lei e sedendosi al tavolo.
 << Giuro che non lo so >> risposi perplessa << Ogni tanto qui a Heyl compaiono facce strane >>
 << Bonjour ragazzi! >> disse Jo ai due gemelli.
 Li guardai stupita. << Vi conoscete? >>
 << Sì, eravamo alla sua festa di benvenuto >> rispose Mark senza guardarla e arrossendo leggermente.
 Lanciai un’occhiata a Judith che si sporse con aria cospiratrice verso di me. << Mark ha una piccola cotta per Jo >> mi sussurrò all’orecchio << Però lei non se n’è ancora accorta >>.
 << Sta zitta Judy! >> sibilò Mark seccato.
 << Tranquillo, non dirò niente a Jo >> bisbigliai a Mark la mia promessa e lui si rilassò.
 << Che cosa state confabulando voi tre? >> chiese Genevieve perplessa.
 << Ehm, allora perché ti sei trasferita qui dalla Francia? >> esclamai per cambiare discorso.  
 << Precisamente da Nizza, però è una storia un po’ lunga >>.
 << Mi piacciono le storie lunghe >> la incitai, curiosa.
 << Beh ecco… i miei genitori hanno divorziato quando io ero piccola e qualche anno fa mia madre ha conosciuto un americano che era venuto a passare le vacanze a Nizza, che è una famosa località balneare >> precisò puntigliosa << Si sono innamorati e dopo un po’ si sono sposati. Mamma ha deciso di venire a vivere qui in America tutti insieme. Secondo me è perché ha sempre odiato la mer… >> rifletté per un attimo e poi continuò << Così ho fatto un corso di inglese accelerato per due anni e dopo aver appreso abbastanza bene la lingua siamo venuti a vivere qui >>.
 Per tutto il tempo che aveva parlato, Mark aveva l’aveva guardata ammirato: pendeva letteralmente dalle sue labbra.
 Ma come faceva Genevieve a non accorgersene?!
 << Una piccola cotta? >> mormorai a Judy che ridacchiò << Quello è completamente innamorato >>.
 << Tu, invece? >> domandò Jo, guardandomi curiosa.
 << Io, cosa? >> ribattei confusa non avendo seguito cosa stava dicendo.
 << Insomma tu di chi sei figlia? Loro >> indicò i gemelli << Hanno i genitori che gestiscono il negozio di alimentari, tu? >>
 << Mio padre lavora all’ospedale >>
 << E tua madre? >>
 A quella domanda i gemelli mi guardarono preoccupati.
 << Mia madre è morta quand’ero piccola >> risposi con voce atona.
 << Mi dispiace >> disse Jo con un filo di voce e gli occhi lucidi.
 << Ehm… a chi va dell’altro budino? >> domandò Judy cambiando discorso.
 A quel punto la campanella suonò e ci alzammo per ritornare in classe.
 << Ah, quasi mi dimenticavo! >> esclamò Mark dandosi con la mano un colpo sulla fronte. << Questa sera ci sarà la Festa della Pannocchia nel campo dei McRoot prima che riseminino. Ci vieni? >>
 << Balleremo il ballo del Granoturco? >> chiesi ironica.
 << Dai, ci divertiremo >> disse Judy ridendo.
 << Sì, dai vieni Al >> aggiunse Jo contenta.
 Trattenni una risata.
<< D’accordo >>.
 Questo era davvero il paese dei Cereali!
  
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