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Autore: pleinelune    11/12/2011    9 recensioni
Fanfiction delena, liberamente ispirata al film "The Family Man", rivisitato. Stavolta sarà l'opposto, Elena ha rtinunciato al suo lato paranormale, eliminando ogni contatto con il mondo dei vampiri, licantropi e con la stregoneria. Un angelo, 10 anni dopo le farà dare un'"occhiatina" a quella che sarebbe stata la sua vita se non avesse preso quella decisione.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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02 – TOMORROW TOMORROW
 
Mi svegliai con l’odore del sapone da bucato di mia madre nelle narici, lo percepii tra migliaia di profumi, tutti bene impressi nella mia mente. Riconobbi le note del gelsomino e della pesca del detersivo, l’unica cosa rimasta invariata dopo la morte di mia madre, sentii l’aroma di caffè salire le scale e mi chiesi se fosse stato Jeremy a prepararlo.
Mi decisi ad aprire gli occhi dopo vari secondi di riflessione, mi sembrava tutto molto più nitido e preciso del solito. Una lieve luce mi si insinuò tra le fessure degli occhi e riconobbi un sospiro provenire dalla parte sinistra del mio letto. Mi guardai attorno, rivedendo la mia stanza, e poi posai lo sguardo sulla parte del letto da cui proveniva il sospiro, ed improvvisamente mi tirai su con le braccia.
“Buongiorno Elena”, nulla era invariato, la voce chiaramente impastata dal sonno, ma così melodiosa, e il viso erano rimasti identici, intatti e perfetti. I capelli biondo cenere perfettamente spettinati avrebbero fatto invidia a chiunque e notai la sua sorpresa nel vedermi altrettanto sorpresa. 
“C-cosa..”, riuscii a biascicare. 
“Ti vado a prendere la colazione”, poi scomparve, in un batter d’occhio, per poi ricomparire con un vassoio che mi porse sulle lenzuola, sopra le gambe. 
Stefan era li, con il suo sorriso e i suoi denti da vampiro ben nascosti. Era li.
Velocemente spostai il vassoio, lo colsi di sorpresa e mi diressi verso lo specchio, non volevo mostrargli le mie rughe, la mia vecchiaia, non volevo che su di me si vedessero quei dieci anni trascorsi l’uno lontana dall’altro, ma quando scorsi il mio volto nulla di ciò che la sera prima era bene impresso su di esso, i solchi accanto alle labbra e agli occhi, c’era più, al loro posto il viso giovane e levigato di una adulta, ma ancora nel pieno della vita, poco più che una ragazza, con i capelli ancora color cioccolato e nemmeno una doppia punta. Rimasi scioccata, lui dietro di me, interdetto. 
Tornai sul letto e mangiai con calma, ripensando a ciò che era successo, al sogno, a quell’angelo che non era stato solo un incubo. Non riuscivo a rendermi conto della situazione, eppure ora mi ritrovavo nella mia camera accanto a un ragazzo che non vedevo da un secolo, e col viso di una venticinquenne. 
Credetti che mi avesse riportato indietro, ma appena assaggiai il primo sorso del caffè sul vassoio mi resi conto che non aveva il solito retrogusto di verbena, e mangiando il croissant accoccolato in un tovagliolo di stoffa sentii di non volerlo realmente, ma di avere una strana sete. 
Spalancai gli occhi guardando Stefan e lui mi sorrise, non riuscendo a capire cosa mi stesse succedendo. Fissai i suoi occhi, le mani intrecciate l’una all’altra, più per paura che fosse un sogno, per riuscire a sentire che ero concreta, reale, e che potevo toccarmi e sentire ciò che toccavo. 
“Hai dimenticato l’aranciata, vado giù io”, dissi, spostando il vassoio e dirigendomi verso la porta. Me lo trovai di fronte, tra il mio braccio e la porta semichiusa, e non ne fui sorpresa, mi scoccò un bacio sulle labbra, dolce e fresco. Nessun sentimento in quel gesto quasi meccanico. Poi aprii la porta e uscii. 
La casa era la stessa, identica anche lei, nulla era cambiato, il colore del legno, le ammaccature del parquet, tutto ritornava a 10 anni prima, a quando tutto era accaduto. Scorsi la porta della camera di Jeremy semichiusa e lo vidi dormire, tra le pieghe delle coperte, sembrava sereno. 
Immaginai Alaric nella camera che una volta era stata sua e di Jenna, come sempre, ma non osai aprire la porta, evitando sorprese. 
Scesi le scale con riluttanza, sperai fosse stato Stefan a preparare la colazione, ma sentivo la mancanza di un pezzo del puzzle che pian piano si stava andando a formare. Chiusi gli occhi e mi appoggiai alla ringhiera della scala, scesi l’ultimo scalino.
“Attenta”, sentii la sua voce, un sussurro, a pochi centimetri dal mio viso, il suo sospiro sulla mia guancia, aprii gli occhi e lo vidi, spalla contro spalla, e nonostante tutto cercava di non farmi del male, di salvarmi dal cadere.
Aveva lo stesso viso, tutto era uguale in lui, tranne gli occhi. Li incrociai per un istante e non potei fare a meno di sentire la sofferenza profonda in quei pozzi azzurri. 
“Buongiorno”, quasi gridai. La voglia di capire il motivo di quel profondo sconforto mi spinsero ad essere un po’ troppo espansiva, e mi guardò come fossi pazza.
“Che ti succede oggi, Elena?”, i suoi occhi mi scrutarono da capo a piedi, in cerca di un particolare che svelasse il motivo della mia stranezza. 
Evidentemente non lo trovarono, perché tornarono a fare avanti e indietro tra il mio viso e le scale, come a lasciarmi intendere che volesse andarsene.
“Non posso chiederti come stai?”, chiesi, a metà tra l'arrabbiato e il frustrato, non riuscivo a capire granchè di quella strana situazione.
“Non lo fai mai, non più”, i suoi occhi fissi nei miei, accusatori. D’un tratto scorsi, in cima alle scale, il volto contratto di Stefan.
 “Beh, vado a prendere l’aranciata”, sussurrai e sparii dietro la porta della cucina. 
 
Non sapevo cos'era successo, ma la sete mi stava divorando e mi avvinghiai al bicchiere, famelica. 
"Già finito il tuo sciopero della sete?", sentii Stefan avvicinarsi, dalla porta della cucina. 
"Che sciopero?", chiesi io, confusa. 
"Davvero Elena? Ma cos'hai oggi? E' da tre giorni che non bevi per la battaglia contro la sperimentazione sugli animali.", si concesse il lusso di abbracciarmi e di baciarmi il collo, come se niente fosse, come se i dieci anni passati, in realtà non fossero neanche mai esistiti. Non mi trasmise nulla, tranne un leggero senso di nostalgia. Dieci anni erano un lungo periodo, ma Stefan aveva la capacità di farmi sentire a casa, di farmi sentire normale. 
"Che cosa stupida", dissi in un sussurro, dimenticando la sua possibilità di sentirmi a qualsiasi volume decidessi di portare la mia voce. 
"Come?", chiese, staccandosi per potermi vedere in faccia. 
"E' un po' un controsenso, cioè, non dovrei proprio essere io la persona che chiede pietà per quei poveri animali, non se sto con te.", abbassai lo sguardo sul bicchiere vuoto.
"Buogiorno Elena!", sentii la voce di Alaric provenire dal salotto e sospirai, finalmente rassicurata dalla presenza di una persona che non era mai stata lontana, che non mi aveva lasciato. 
Quasi gli corsi incontro per poterlo vedere, per sentire che non stavo diventando pazza, ma che era veramente la voce di Rick. Lo trovai a parlare con Damon, che appena mi vide biascicò le ultime parole di quella loro conversazione e si allontanò, abbassando lo sguardo mentre mi passava accanto. 
 
"Elena, non c'è bisogno che tu te ne vada.", i suoi occhi quasi alle lacrime, il suo viso contratto in una smorfia di dolore e frustrazione. 
"Invece si.", in un sussurro riuscii a dire, per l'ennesima volta, quello che avevo ripetuto per mesi nella mia testa, autoconvincendomi, e poi altrettanto tempo a voce alta, per convincere gli altri. Abbadonare tutti, o quasi. 
"Non rendere tutto più complicato di quello che è, ti prego.", le ultime due parole quasi soffocate da un singhiozzo trattenuto. 
"Non rendo niente più difficile di nulla, tutto questo non è necessario, stai esagerando elo sai. Non c'è bisogno che tu te ne vada. Io non lo permetterò!", guardai i suoi occhi fissi nei miei, con convinzione. Era sicuro di riuscire a smuovere la mia convinzione, e per un attimo lo credetti anche io. Quella fiamma di speranza nei suoi occhi era qualcosa che non avrei mai dimenticato. La passione, l'amore e la forza che metteva in una relazione, in un rapporto era la cosa che mi aveva fatto innamorare di lui. E anche il motivo per cui me ne sarei andata per sempre.
 
Guardai la schiena di Damon scomparire alla fine delle scale e mi rigirai verso Rick, con uno sguardo interrogativo. Lui si profuse in un sorriso e mi si avvicinò.
"Andiamo a scuola", disse, prendendomi per un braccio.
 


-note poco serie-
non iniziate a dire che sono corti i capitoli, perchè i miei capitoli sono così, devo fermarmi in tempo perchè sennò in un capitolo vi dico praticamente tutto, quindi fidatevi, meglio così xD
-c'è una canzone anche per questo capitolo, che da poi il titolo allo stesso, ed è tomorrow tomorrow, ascoltatela u.u 
-c'è molta carne al fuoco secondo me (blatera da sola xD), spero che i personaggi siano IC, perchè odierei avere un Damon (soprattutto) OOC. Stefan è il soliot smielato appiccicoso xD 
-fatemi sapere che ne pensate suvvia. 
-continuiamo a fare punti a caso u.u prima o poi qualcosa in mente di sensato da scrivere mi verrà. 
-Ecco, si, per il prossimo capitolo ho già il titolo ed è perfetto, lo amerete anche voi sicuramente <3<3 
-piccole precisazioni: non ho detto esplicitamente chi è l'interlocutore di Elena nel flashback, così rimanete sulle spine (come sono scontata io non lo è nessuno YEAH!); Alaric è amoroso in ogni caso. Oggi ho visto una puntata della prima stagione, ed era proprio quella in cui arriva Alaric Saltzman, l'insegnante figo che tutte vorrebbero avere, e mi è venuta l'illuminazione (se lo state sperando, no, questa FF continuerà ad essere DELENA xD non passerò mai al ELARIC (?))
-inutili digressioni sono, appunto, inutili. spero il capitolo vi sia piaciuto, LASCIATE-UN-COMMENTO. ahah un bacio, pleinelune aka sonia u.u
   
 
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