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Autore: Ranessa    31/07/2006    6 recensioni
«Severus» ha aggiunto poi come per ricordarmi chi fossi. Ricordarmi di non stringere troppo i braccioli della mia improvvisamente scomoda sedia. Di tornare a respirare.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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[ Nulla è veramente successo ]


Mi concentro sulle mani.
Non so se e quando riuscirò a sollevare lo sguardo e fissare il riflesso pallido del mio volto nello specchio.
Mi concentro sulle linee stilizzate che percorrono i miei palmi, profonde. Per la prima volta in tutta la mia vita mi ritrovo a desiderare di poter realmente leggere il futuro in questi piccoli solchi, sempre uguali gli uni agli altri.
Cosa vedrei?
Una cella ad Azkaban? L'ira del mio Signore e la sua sconfitta? Nuovamente una cattedra ad Hogwarts e studenti ingrati?
Mi concentro sulle mani che hanno stretto in pugno la bacchetta e rievoco nella mente quelle due fatidiche, funeste parole. Ma nulla è veramente successo: l'aria che sferzava il mio viso mentre raggiungevo correndo la cima della torre, la solida consistenza del pavimento millenario sotto i miei piedi... Nulla è mai accaduto.
«Il Signore Oscuro ha affidato un compito a Draco Malfoy. Ho ragione di credere che sia particolarmente importante»
«Davvero?» mi ha domandato in tono curioso, congiungendo lentamente le mani sul ripiano lucido della scrivania.
Mi sono concentrato sulle mani.
«Sì, Preside»
«E cosa, esattamente, ti induce a crederlo?» ha chiesto ancora, alzando un sopracciglio stranamente divertito, come se già sapesse la risposta e volesse unicamente giocare con me, costringermi a parlare.
«Sua madre è venuta a casa mia a Londra... insieme a Bellatrix Lestrange» mi sono sentito in dovere di aggiungere, mentre pensavo a come avrei potuto far sembrare meno stupida la mia improvvisata decisione di sottopormi al Patto Inviolabile nonostante non sapessi a cosa stessi andando incontro.
«Non è stata affatto stupida» ha commentato lui poco dopo «Hai pensato al giovane Malfoy e alla sua famiglia, alle utili informazioni che avresti potuto ottenere per l'Ordine. Sei stato coraggioso»
Mi sono mosso a disagio sulla sedia, imbarazzato come sempre quando ricevo complimenti per pregi che ritengo di non possedere.
«Tuttavia, considerata la natura della missione che Voldemort ha affidato al ragazzo, suppongo che Narcissa Malfoy abbia fatto bene a rivolgersi a te: suo figlio certamente non riuscirà nell'impresa e temo che questo ti metterà in una spiacevole situazione, Severus»
Lisciava accuratamente la lunga barba albina mentre pronunciava queste esatte parole, in un gesto che, tutt'ora, non so se volesse esprimere profonda tristezza o semplice e quieta rassegnazione.
«Lei sa cosa l'Oscuro pretende da Draco?»
Come, avrei voluto chiedergli stupito, ancor prima di cosa.
Ha annuito sereno e mi ha sorriso benignamente.
«Vuole che mi uccida entro la fine del prossimo anno scolastico»
Severus, ha aggiunto poi come per ricordarmi chi fossi.
Ricordarmi di non stringere troppo i braccioli della mia improvvisamente scomoda sedia.
Di tornare a respirare.

Mi concentro sulle linee nette che si intrecciano sui miei palmi.
Un antico proverbio irlandese dice che sino a quando si riesce a distinguere la figura del proprio Patronus tra queste semplici righe, si è al sicuro. Non credo affatto nella Divinazione, ma mi è sempre dispiaciuto, in qualche strano modo, di non essere mai stato in grado di individuare l'immagine del mio Protettore.
Mi concentro sul ricordo di quel sorriso benevolo e cerco di convincermi che nulla sia veramente successo. Non ho miseramente svenduto anche quella piccola parte di candida anima che ancora mi era rimasta. Non ho costretto la mia ennesima vittima a non poter nemmeno odiare il suo carnefice.
Eroe mi ha chiamato, prima che notassimo la presenza di Hagrid.
Abbasso lentamente la manica della veste e mi concentro sul Marchio. Se riuscissi a sollevare lo sguardo e fissare il riflesso pallido del mio volto nello specchio, non vedrei altro che questo.
Un teschio nero e senza occhi.
Dalla lingua di serpente.
Torno indietro col pensiero ad un passato ancor più lontano, quando quelle macabre pennellate sul mio braccio erano ancora una novità.
No ho pensato, Non può essere successo.
Alzo lo sguardo a fissare lo specchio.
Nulla è veramente successo.

   
 
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