ANGELO CUSTODE
Passeggiavo sulla spiaggia, in cerca di risposte ai miei mille perché. Erano le cinque del mattino, la spiaggia era deserta, il silenzio interrotto solo dal rumore delle onde. Era come trovarmi su un altro pianeta, dove regnava la pace assoluta. Improvvisamente, tra il rumore delle onde, udii un altro suono. Una voce calma, cristallina, che sembrava essere un tutt’uno con quell’atmosfera.
“Le rispose che cerchi non le
troverai in questo modo.”
Mi voltai in direzione della voce.
Il mio cervello mi suggeriva di farlo di scatto, ma quiete mi era entrata nelle
ossa, e lo feci lentamente, come al rallentatore. Un ragazzo biondo, con gli
occhi azzurri, che emanava uno spirito che potrei attribuire solo ad un angelo,
mi guardava sorridendo. I suoi occhi, dello stesso colore del cielo, fissavano
i miei, trasmettendomi un senso di pace neanche lontanamente paragonabile a
quello di pochi istanti prima. Il ragazzo stava seduto vicino alla riva, il
corpo rivolto verso il mare. Lo fissai, senza aprire bocca. Mi limitai ad
interrogarlo con lo sguardo.
“Camminare in riva al mare
riflettendo sui perché della vita non ti aiuterà a sentirti in pace con te
stessa.”
“E tu a cosa pensi, quando resti
seduto a guardare il mare?”
“Ringrazio il sole, per sorgere
ogni giorno; il mare, per continuare a bagnare tutte le spiagge; mia madre e
mio padre, per essersi amati abbastanza a lungo da permettermi di venire al
mondo.”
“Tu sei soddisfatto della tua
vita?”
“Sì.”
“Non è sempre così semplice. Non
tutti possono avere una vita che li soddisfa.”
“Essere felici non equivale
necessariamente ad avere una vita comoda e semplice. Una persona sola al mondo,
malata e priva di prospettive, può essere più felice di una che vive in
famiglia, circondata da persone che dicono di volerle bene. Basta sapersi
accontentare e trarre gioia da ogni piccola cosa. E’ questo il segreto della
felicità.”
“Parli così per esperienza
personale, forse? Sei il primo tipo di persona?”
Il sorriso scomparve dal suo volto
e i suoi occhi assunsero il colore del mare in tempesta.
“Io non c’entro. Io non ho il
diritto di vivere felice in mezzo alla gente. Per questo mi limito a trarre
gioia da cose come il sole ed il mare. Almeno a loro non posso fare del male. E
il tuo esempio? E’ forse il secondo tipo di persona?”
Lo guardai, stupita. Poi mi voltai
da un’altra parte.
“Come puoi parlarmi in questo
modo? Cosa sai, tu, di me?”
“Che se continuerai su questa
strada non potrai mai conoscere la vera felicità. Per gioire fino in fondo
della vita, bisogna prima essere coscienti della propria natura. Noi tutti
viviamo perché la natura ci ha permesso di venire al mondo. Eppure moltissime
persone non ci pensano e commettono crimini orrendi. Dal semplice
maltrattamento di un animale all’omicidio di un’altra persona. Quando riuscirai
a comprendere quanto tutto questo sia sbagliato ed ingiusto, troverai le
risposte che cerchi. E sarai in grado di commuoverti nello scorgere un fiore
nato in mezzo alle erbacce.”
Il silenzio. Volevo che
continuasse a parlare e a farmi compagnia. Tornai a guardarlo, ma non c’era più
nessuno. Solo una voce cristallina, che si confondeva con il rumore delle onde.
“La vera felicità deriva dalle
piccole cose.”
Lo rividi, alcuni anni dopo. Ero
diventata famosa grazie ad alcuni libri pubblicati. Stavo firmando autografi,
quando davanti a me vidi un volto conosciuto. Un uomo biondo mi guardava
sorridendo e porgendomi una copia del mio ultimo libro “La voce delle onde”.
“Tu…”
Feci per parlare, ma vidi il suo
sorriso splendente e, rendendomi conto che, in quel momento, le parole erano
superflue, mi limitai a ricambiarlo. Poi firmai il suo libro, scrivendo, come
dedica:
“Al mio angelo custode, nella
speranza di rincontrarci ancora.”