Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraLuna21    12/12/2011    4 recensioni
Ecco la continuazione di "Vendetta personale"!
Mica potevo lasciare Ben così per troppo tempo?! xD
Koch non è ancora sto preso, e Ben è ancora in ospedale.
E' passato un po' di tempo, ma nessuno sembra volersi arrendere...
Spero di non deludere nessuno, ma soprattutto che vi piaccia!! =D
A Presto!
Chiara ^-^
Genere: Azione, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Non c'è due senza tre!'
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 Tracce fresche  

Who wants to live forever?
(Chi vuole vivere per sempre?)
Who wants to live forever . . . . . ?
(Chi vuole vivere per sempre. . . . .?)
Oh ooo oh
(Oh ooo oh)
There's no chance for us

(Non c’è scelta per noi)
It's all decided for us

(É tutto già deciso per noi)
This world has only one sweet moment set aside for us

(Questo mondo ha un solo dolce momento messo da parte per noi)

 
Tom dormiva beatamente in mezzo a quelle scartoffie, con ancora la penna stretta nella mano.
Si era fatto giorno, e non se ne era neanche accorto.
«Tom!» urlò Susanne entrando nell’ufficio.
L’uomo si sveglio di colpo, sollevandosi rapidamente e facendo volare un miliardo di fogli ovunque.
«Chi?! Cosa?! Che… eh?» balbettò guardandosi attorno preoccupato.
Quando vide la segretaria si tranquillizzò e iniziò a strofinarsi gli occhi, assonnato. «Susanne! È già mattina? Che succede??»
La donna fece un largo sorriso, di quelli come non se ne vedevano più da tempo al comando. Alzò una mano e mostrò un mucchio di fogli a Tom. «Sai cosa sono questi?»
«No! Cosa sono?»
«Sono tutti i numeri di cellulare che ha avuto Koch! E indovina cosa ho trovato…»
 
Semir si era addormentato su una sedia in camera di Ben, come ormai succedeva almeno quattro volte ogni settimana.
Erano le sei quando il suo telefono squillò facendolo sobbalzare insieme a Ben.
Un’infermiera si affacciò e iniziò a fare storie, visto che era presto e che i pazienti avevano bisogno di riposo.
Ben provò a scusarsi, mentre Semir rispose al cellulare.
«Gerkhan!»
«L’abbiamo trovato!»urlò la voce di Tom dall’altra parte della cornetta.
«‘L’abbiamo trovato!’? Chi abbiamo trovato?» chiese Semir cercando di connettere il cervello, che ancora si rifiutava di svegliarsi del tutto.
«Koch, Semir! Abbiamo trovato il segnale del suo cellulare!»
«Cosa?!» disse l’altro, incredulo.
«Stiamo andando a prenderlo! Se sei qui tra dieci minuti ti faccio guidare la macchina e ti lascio l’onore di mettergli le manette!»
«Dammene cinque! E preparami il giubbotto antiproiettile!» concluse soddisfatto.
Lanciò uno sguardo a Ben. «Hanno rintracciato Koch! Andiamo ad arrestarlo!» gli spiegò prendendo la giacca al volo e infilandosela.
«L’avete trovato?» disse Ben dubbioso.
«Sì! Hanno rintracciato il cellulare!»
Il ragazzo ci pensò un attimo. No… Koch era un calcolatore! Non poteva farsi prendere così…
«Sei… sei sicuro non sia una trappola?»
Anche Semir si fermò un secondo a riflettere. «Una trappola?! Dopo sei mesi?! No, ne dubito!» aprì la porta. «Ti faccio sapere come è andata!» gli disse uscendo di corsa.
No… era troppo facile!
 
Il segnale del cellulare li condusse ad una specie di magazzino abbandonato.
Avevano mobilitato tutti: squadre speciali, polizia di stato, autostradale,…
Tom e Semir furono i primi ad avvicinarsi. Sfondarono la porta, entrarono e…
E niente! Il magazzino era vuoto! Il cellulare, ancora acceso, era poggiato a terra, con un foglietto vicino…
«“Il fine di uno scherzo non è degradare l’essere umano, ma ricordargli che è già degradato!”...» lesse Semir.
Li stava prendendo in giro! Continuava a prenderli in giro, e ci trovava gusto!
Semir era fuori di sé. Accartocciò il foglio e lo lanciò forte, poi si girò verso i colleghi. «Voglio che la scientifica analizzi ogni granello di polvere in questo magazzino, sono stato chiaro?!» e così dicendo si avviò fuori, rosso in volto.
«Semir, aspetta!» gli urlò Tom, andandogli dietro. «Capisco che ti dia fastidio che questo si stia prendendo gioco di noi, però…»
Semir si fermò di scatto e si voltò verso l’amico. «Dare fastidio?! Dare fastidio è riduttivo! Tom, sono vicino tanto così ad ammazzarlo appena lo vedo! Davvero!»
«Faresti il suo gioco, Semir! Gliela daresti vinta! So che non vuoi farlo vincere! Non risolverebbe niente…»
«Avremmo un pazzo in meno a cui dare peso!»
«Avremmo un uomo in meno sulla terra!»
Semir provò a calmarsi, senza grossi risultati. «Non può passarla liscia…»
Tom annuì. «Lo so!»
L’altro allontanò lo sguardo. «Che succede se Ben non si rialza più? Lui non c’entrava niente…» disse piano.
«Non devi neanche pensare una cosa così, chiaro? Ben si riprenderà, e tornerà tutto come prima…»
«Sono passati sei mesi, Tom! Sei! Io… io continuo a sperarci… continuo  a pregare che succeda, ma la realtà è che non ci credo più neanche io…». Semir sospirò e cominciò ad allontanarsi.
Tom lo fissò qualche attimo: non ce la faceva a vederlo così…
«Se oggi… o ieri… o quando ci ha consegnato l’antidoto… o qualsiasi altro istante dopo che l’aveva preso, avessimo arrestato Koch, cosa sarebbe cambiato?» gli urlò.
Semir si girò, con le lacrime agli occhi. «Mi sarei convinto di non aver deluso Ben…»
 
Ben sentì bussare e alzò lo sguardo.
La porta si aprì e comparvero Andrea e Aida. «È permesso?» chiese la prima.
Il ragazzo fece un sorriso amaro. «Ciao!»
Aida gli saltò in braccio. «Ciao zio Ben! Come stai oggi?»
«Meglio visto che sei qui, piccola!» le disse.
La donna sorrise. «Aida ha insistito perché ti portassi questa…» disse Andrea mostrando un contenitore nero.
Lo poggiò sul letto e lo aprì, tirandone fuori la chitarra del ragazzo.
«Suoni per me, zio Ben?» chiese la bambina.
«Io… io, non so, piccola! Ecco...»
Aida scese e si avvicinò allo strumento. «Ti preeeeeeego!» disse facendogli gli occhioni dolci.
Il ragazzo ci pensò un attimo, poi sospirò. «Va bene! Ma solo per te, Aida, okay?» sorrise.
La bambina annuì, felice, e Andrea gli allungò lo strumento. Ben lo prese e lo poggiò sulle gambe. Non sentire il peso della chitarra era strano… irreale!
Fece vibrare le corde, cercando di accordarla, ma le lacrime gli riempirono gli occhi.
Quella chitarra racchiudeva in sé troppi ricordi… troppi momenti che, temeva, non si sarebbero mai ripetuti…
«Che succede, zio? Perché piangi?»
«Niente, piccola… niente…»
Non voleva farsi vedere così da Aida… non voleva far sentire anche a lei il suo dolore…
Andrea si piegò vicino alla bambina. «Amore, mi sa che è meglio che andiamo…»
«Ma zio Ben deve suonarmi la canzone…» si lamentò.
«Magari domani, amore! Ora è meglio che andiamo è lasciamo lo zio Ben da solo, okay?»
La piccola annuì. «Va bene. Ti aspetto fuori, mamma! Ciao zio Ben!» e così dicendo uscì.
Appena la porta si richiuse, il ragazzo si lasciò andare e iniziò a singhiozzare forte. «Mi… mi dispiace… io… io non volevo…» provò a discolparsi.
Andrea gli strinse la spalla con una mano. «Non devi scusarti di niente! Cercherò di portarti di nuovo Aida domani! Tu, però, devi tenere duro! E non ti devi arrendere mai! Mai, okay? Mai!»
Ben annuì, asciugandosi le lacrime. «Grazie!»
La donna gli sorrise e lo abbracciò forte. «Mai!» gli mormorò di nuovo in un orecchio. Poi andò verso la porta e uscì.
Ben fissò ancora la chitarra sulle sue gambe. Fu attraversato da un senso di rabbia infinito.
La afferrò e la scaraventò sul letto.
Abbassò lo sguardo sulle sue gambe.
“Muovetevi… vi prego muovetevi…” pensò mentre le lacrime gli facevano brillare gli occhi.
Continuava a pensare a tutto quello che gli avevano detto… al fatto che poteva farcela…
“Muoviti! Ti supplico, muoviti!” pensò, come se la sua gamba destra potesse realmente ascoltarlo.
Non voleva arrendersi… non voleva abbandonare…
“Muoviti! Una cosa qualsiasi, ma muoviti!”
Concentrò il suo sguardo su uno dei suoi piedi nudi, poggiati inerti sulle pedane della sedia a rotelle.
“Ti prego… ti imploro, muoviti…”
Si sentiva impotente… inutile!
Neanche il suo corpo gli dava più retta… neanche i suoi arti lo ascoltavano!
Un’ultima lacrima solitaria gli attraversò il volto, gli scivolò sotto il mento e gocciolò, cadendo sul dorso del piede…
… e Ben sentì il suo calore…
 

 
Ciao!!
Come promesso, nessun proemio infinito per arrivare al dunque! xD
La frase che ho utilizzato prima è di George Orwell! Mi sembrava giusto dargli i suoi meriti!
Grazie ancora a tutti quelli che stanno seguendo, e in particolare a 1rebeccam, sophie97, Spencer Tita, De33y e _MyOwnForgottenWorld_ per le loro recensioni!
Aggiornerò il prima possibile!
Grazie!
Ciao!!
Chiara ^-^

   
 
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