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Autore: Viki_chan    12/12/2011    2 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.

Damnation of a lonely soul

XII.

La morte è questo: la completa uguaglianza degli ineguali
(Jankélévitch, Vladimir)


 

Quando Hermione si svegliò, sapeva che tutto era compiuto.
Se ne rese conto trovando il dottore a fissarla con le lacrime agli occhi.
“Dov'è?”
“All'ufficio Misteri. Ma potrebbe essere troppo tardi.”



***


“Ma tu sei.. Harry... Harry Potter!”
Il barista della bettola in cui si era rifugiato lo guardò con attenzione.
“Festeggi così l'ingresso di ogni avventore, tu?” chiese lui, sentendo ogni fibra del suo corpo urlare dal dolore.
Doveva bere, subito.
E aveva tutto il denaro per farlo.
“No, certo che no. Che ti servo?”
“Qualcosa che mi scaldi, fuori si gela.”
Un bicchiere di Whisky era quello che ci voleva.
Vedendo l'uomo sceglierne uno troppo piccolo, lo guardò torvo.
“Ah, tu si che mi capisci barista. Tu si che mi capisci.” disse poi vedendolo cambiare idea, optando per uno più grande.
“Vieni da un posto caldo?”
Harry si rese conto solo in quel momento di essere scappato con una giacca troppo leggera.
“Un posto caldo dici? Vengo dal centro dell'inferno.”



***


Hermione lesse le pergamene che il dottore le aveva dato prima di uscire sempre più incredula.
Melinda Falk.
La donna della fontana.
Le aveva strappato la memoria, la vita, Harry.
La attese a lungo, accanto agli ascensori del Ministero.
“LEI!” urlò vedendo l'ascensore risalire.
Era sola.
La Falk la prese per un braccio e la portò all'interno dell'ascensore.
Le porte si chiusero proprio dietro la sua schiena.
“Lei. Io... Dov'è Harry?”
“Se n'è andato.”
Erano sole.
Qualcosa dentro di lei le consigliò di ucciderla.
“Dove?”
“Voleva bere. Non sono fatti miei.”
“Ah no? Lei mi ha lasciato questa memoria difettosa. Lei lo ha portato a fare quegli esperimenti. Lei.. io...”
Hermione riprese fiato.
L'ascensore si fermò davanti all'imbocco del corridoio dell'ufficio Misteri.
Melinda Falk scese e le puntò la bacchetta alla gola, sorprendendola.
“Miss Smemorella, mettiamo due cose in chiaro: primo, Potter ha scelto di fare questo esperimento e secondo... è stato lui a volerla obliviare. Ora, io non sono cupido. A me delle vostre tormentate storie d'amore non importa. Barty Crouch, Harry Potter. Sono corpi. Corpi donati per la scienza.”
“Tu non sei umana. No.” sibilò Hermione. “Tu sei una puttana. Ed è inutile che ti nascondi dietro a Harry... io.. Dov'è lui?”
Una fitta alla testa le fece cedere le ginocchia.
Sentì la bacchettà della Falk bruciarle il mento, ma non vi badò.
“Spera solo che lui sia ancora vivo. Verrò a prenderti. Io... io ti ucciderò.”



***


Harry Potter non si reggeva in piedi.
Eppure qualcosa nel profondo lo spinse a dirigersi verso il Ministero della Magia.
Lentamente, sempre più debole, si incamminò.
La magia non sarebbe servita.
La magia era una cosa inutile per gente folle, ne era convinto.
Eppure si sentiva in dovere di andare al Ministero.
Non sapeva perché.
Non ricordava, o forse non ci era mai stato.
Tossì.
Gli abitanti babbani di Londra lo guardavano.
Lui si sentiva sempre più debole.
Si accasciò a terra, in un angolo.
E non sentì più freddo.



***


Quando Hermione ricevette quella telefonata di Conrad Smith, lo stava ancora cercando.
Nel posto sbagliato.
Grimmauld Place era deserta.
Harry si stava avvicinando lentamente al Ministero, forse a lei.
L'indicibile era seduto accanto a lui, sembrava gli stesse parlando.
Lei gli si gettò addosso.
Era dimagrito, pallido.
Ma bollente.
Lo chiamò.
Gli sussurrò tutto quello che da tempo voleva dirgli.
Che sapeva che lui si era preoccupato, che l'aveva cercata.
Che aveva condiviso con lei la teca di vetro, mentre lei gli parlava di Ron.
Che l'aveva amata.
E che, in tutta quella folle esperienza, in quel momento in cui nulla le sembrava reale tranne la follia, lui era l'unico punto fermo.
“Io ti perdono, Harry. Anche se hai permesso che mi cancellasse la memoria, se mi hai mentito. Io, ti perdono, lo giuro. Sei un pazzo, Harry. Sei... Dovevi dirmelo. Dovevi dirmi che questa cosa ti stava consumando. Io ti avrei fermato, come sempre. Harry... io ti amo.” disse con voce commossa.
Lui si voltò, la guardò.
Sapeva che non poteva essere, ma lei ci vide la solita luce.
Harry era lì.
“Io non so chi sei.”
La sua voce era un soffio di vento.
Hermione gli strinse una mano, forte.



***


Melinda Falk osservò il contenuto dell'ampolla che aveva davanti.
Un liquido denso, dorato.
Sembrava Felix Felicis.
Più denso, oro fuso.
Amore condensato.
Era talmente concentrata su quel prezioso tesoro, che non si rese conto dei passi dietro di lei.
“Avada Kedavra”.
Il suo ultimo pensiero andò all'anima pura di Hermione Granger



***


Quando Harry Potter lo aveva definito un codardo, Conrad Smith non aveva fatto una piega.
Era vero.
Era ancora più vero detto dalle labbra di chi, poco tempo prima, aveva ucciso il mago oscuro più potente di tutti i tempi.
Aveva conosciuto meglio Potter e si era reso conto che dell'eroe non era rimasto niente.
Era anche lui umano.
Era anche lui un codardo.
Così codardo da lasciarsi morire su una strada.
Così codardo da farsi usare come un puntaspilli da una pazza piuttosto di riconoscere i suoi sentimenti.
Piuttosto che provare paura.
Gli disse tutto questo mentre aspettava Hermione.
Potter guaiva come un cane.
Nessuno meritava una fine del genere.
Nemmeno un'anima dannata.
Nemmeno un uomo privo d'amore.
Harry Potter andava vendicato.
   
 
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